sabato 23 gennaio 2021

Ansia di ammalarsi e ipocondria. Come riconoscerle e cosa fare





L’ansia è l’emozione anticipatoria di un potenziale o presunto pericolo di ammalarsi. L’ipocondria, o disturbo da ansia di malattia, è una preoccupazione eccessiva e non giustificata. Meglio rivolgersi a uno specialista.

In questo periodo di incertezza, la paura di ammalarsi è più facilmente associata all’infezione da Covid-19. Questa però, per molte persone, non è l’unica malattia che genera timore. Come riconoscere l’ansia di ammalarsi? 


Conoscere l’ansia e la paura nei loro aspetti normali e patologici è particolarmente prezioso

Ne parla Giampaolo Perna, responsabile del Centro per i Disturbi d’Ansia e di Panico di Humanitas San Pio X, in un articolo di Humanitas Salute che pubblichiamo.


Come riconoscere l’ansia?
Come ha evidenziato uno studio condotto dal nostro Centro durante la prima fase della pandemia, il 90% delle persone ha paura di infettarsi, il 77% di infettare i propri cari e il 65% di morire da Covid-19. La paura che oggi ci invade è sempre esistita come modalità di difesa dai pericoli, ma in alcuni è diventata patologica: significa che anziché essere un’emozione utile per spingerci a effettuare visite di screening e attuare stili di vita preventivi (come nel caso della dieta o dell’attività fisica contro tumori, infarto, ictus), e applicare correttamente le misure di prevenzione del contagio da virus, diventa un’emozione capace di limitarci nella vita e nella quotidianità.

Perché è importante riconoscerla?
Conoscere l’ansia e la paura nei loro aspetti normali e patologici è particolarmente prezioso, specie durante una pandemia, poiché in una simile emergenza questa emozione prende il comando della nostra mente e del nostro corpo.

Da dove nasce l’ansia di ammalarsi?
L’ansia di ammalarsi può nascere da attacchi di ansia e panico che scatenano crisi di sintomi fisici così forti (respiratori, muscolari, cardiaci) da indurre nella persona la paura di avere qualcosa di grave, ma anche dalla tendenza a rimuginare troppo sugli eventi o dall’ossessione per la salute. Gestire l’ansia vuol dire innanzitutto affidarsi a informazioni corrette, non solo sul pericolo in corso, sia che si tratti dell’infezione da Covid-19, sia che si tratti di un tumore o qualsiasi altra malattia, ma anche sulle sensazioni che ci colpiscono.

Imparare a riconoscere l’ansia di ammalarsi
L’ansia può trasformarsi in stati ansiosi patologici e in fobie, se eccessiva e immotivata. Infatti, quando la paura di ammalarsi supera certi limiti e diventa una vera e propria ipocondria, è una patologia che rovina la vita di chi ne soffre e di chi gli sta vicino. Saper distinguere l’esordio, saper riconoscere se si tratta di un momento di paura, di ansia ragionevole oppure non coerente con il reale pericolo, è importante per far fronte al problema chiedere aiuto a uno specialista, specie se il risultato è una limitazione della propria vita.

Temere di ammalarsi è un’emozione utile se serve a mettere in atto azioni protettive o preventive che siano commisurate al rischio. Per poter rispondere in maniera appropriata ai potenziali rischi di ammalarsi, è fondamentale avere dei punti di riferimento chiari rappresentati dalle informazioni che si possono ottenere. Se la nostra ansia di ammalarci è normale, più chiare sono le informazioni, più pertinente sarà la nostra reazioneemotiva. Quando le informazioni non sono chiare, l’ansia aumenta tendendo e prevedere il peggio come sta accadendo in questa fase pandemica.

Ansia di ammalarsi e ipocondria: due definizioni
L’ansia di ammalarsi è l’emozioneanticipatoria di un potenziale o presunto pericolo futuro di ammalarsi; può comparire in maniera graduale e durare a lungo. Questa si manifesta con tensione muscolare, apprensione, necessità di controllo, e dipende dall’effettivo rischio presente e dai comportamenti di protezione che si mettono in atto.

L’ipocondria, o Disturbo da ansia di malattia, è una preoccupazione eccessiva e non giustificata dai fatti nei confronti della propria salutefisica, con la convinzione poco realistica ma molto forte che qualsiasi sintomo fisico sia il segnale di una grave malattia. Controlli e ricerche ripetute di informazioni sul web sulla malattiae le loro manifestazioni e l’evitamento delle situazioni che possano scatenare questa ansia accompagnano la quotidianità di queste persone.

Gli attacchi di panico in adulti e bambini: come riconoscerli ed evitarli



Gli attacchi di panico sono in aumento sia tra gli adulti che tra i bambini. Ma in cosa consistono? E come è possibile evitarli o prevenirli? Le risposte degli esperti.

Tra gli effetti a lungo termine del lockdown e della pandemia ci sono, purtroppo, i disturbi di ansia che sempre più spesso vengono diagnosticati sia tra gli adulti che tra i bambini.

La reclusione e la mancanza di interazione sociale in tutte le sue forme, dalla scuola all’attività sportiva alle uscite con i coetanei hanno destabilizzato moltissime persone.

E’ normale che un genitore si preoccupi per il proprio figlio, soprattutto se lo vede disorientato e sofferente.

Per parlare, però, di attacchi di panico c’è bisogno che ci sia una certa frequenza e non siano episodi isolati e poi vanno esclusi altri tipi di disturbi. Vediamo nello specifico in cosa consiste un attacco di panico.

Si parla di attacco di panico quando c’è un improvviso picco di terrore e di ansia, in assenza di un reale pericolo,che si protrae per la durata di almeno dieci minuti e che si associa anche ad altre manifestazioni.

Le manifestazioni che si associano al terrore riguardano sia la sfera psicologica che quella fisica. Tra queste menzioniamo

  • dolore a livello toracico
  • vertigini, tremori, tendenza all’instabilità o allo svenimento
  • paura dei sintomi e di morire
  • sensazioni di irrealtà, estraniamento o distacco dalla realtà
  • vampate di calore, sudorazione o brividi
  • nausea, vomito, mal di stomaco o diarrea
  • intorpidimento o sensazioni di formicolio
  • palpitazioni o tachicardie
  • respiro affannoso o sensazione asfissia e di soffocamento

In realtà per poter parlare di attacchi di panico, gli esperti spiegano che di questi sintomi psicofisici ne devono insorgere almeno 4.

Fino a qualche mese fa sembrava improbabile parlare di questo tipo di manifestazioni anche nei bambini o negli adolescenti che non attraversavano momenti particolarmente difficili, purtroppo sembrano ormai problemi che possono interessare tutti, a prescindere dall’età.

Nei giovanissimi, però, sono forse ancora più preoccupanti gli effetti. Gli attacchi di panico possono influire sul rendimento scolastico e sulle interazioni sociali, ma possono anche portare all’agorafobia (paura degli spazi aperti), alla reticenza ad uscire di casa e a svolgere attività quotidiane e ansia da separazionedai genitori.

Negli adolescenti possono portare a conseguenze ancora più drastiche come l’uso di sostanze stupefacenti e idealizzazione del suicidio e disturbi dell’umore.

Dunque, un problema da non sottovalutare. Inoltre, dagli studi finora condotti su questi disturbi associati alla pandemia e al lockdown, sembrerebbe che le famiglie dove i genitori stanno soffrendo di questo tipo di disturbi di ansia siano maggiormente a rischio perché i bambini e i ragazzi risentirebbero direttamente del problema dei genitori e delle loro preoccupazioni a livello economico e di salute.

Ciò che possono fare i genitori per aiutare i propri figli è innanzitutto cercare di fargli vivere una situazione familiare serena e di dargli la possibilità di esprimere le proprie emozioni senza reprimerle. Al momento dell’attacco, invece, l’unico modo per stargli vicino è quello di consolarlo e fargli sentire il proprio amore.

Bisogna comunque saper notare i segnali di allarme e rivolgersi prima al proprio pediatra, poi eventualmente a degli specialisti che sapranno dirvi di più.

Come si curano gli attacchi di panico

Gli attacchi di panico sembrano manifestarsi in condizioni di normalità. E’ vero, però, che alcuni eventi della vita possono risultare particolarmente stressanti e generare malessere psicologico e forme di somatizzazione, negli adulti come nei bambini, che risultano più inesperti ad affrontare le avversità e i cambiamenti della vita.

Tra i principali fattori di rischio degli attacchi di panico troviamo infatti

  • fonti di stress come un divorzio, un lutto, la nascita di un fratello o di una sorella, le ospedalizzazioni, le difficoltà scolastiche o di socialità
  • la presenza di disturbi di questo tipo in ambito familiare
  • una personalità più fragile e vulnerabile

L’approccio più utilizzato ed efficace per questo tipo di disturbo di ansia in medicina è quello cognitivo -comportamentale, come suggerito anche dai medici dell’ospedale Gaslini di Genova che hanno attivato un monitoraggio sulle famiglie e sui bambini dai 3 ai 18 anni. E’ nato infatti un ambulatorio dedicatoproprio alla prevenzione e al trattamento dei disturbi post traumatici. Proprio grazie ai risultati del monitoraggio si sta cercando di fare prevenzione su questo tipo di disturbi, per evitare che si associno ad altre patologie.

Vengono utilizzate anche delle cure farmacologiche, sulle quali però persistono delle perplessità. Tra queste antidepressivi e/o farmaci ansiolitici, che però agiscono sui sintomi e non sulle cause.

Gli altri disturbi nei bambini che possono creare confusione

Come abbiamo accennato, gli attacchi di panico devono essere diagnosticati da uno specialista perché i sintomi possono essere facilmente confusi con altri disturbi, soprattutto quando si manifestano di notte.

Di notte infatti molti bambini vanno incontro a risvegli più o meno bruschi, che però possono avere varie cause e definizioni:

  • gli incubi, cioè dei sogni in cui il bambino si sente minacciato
  • i terrori notturni e il sonnambulismo, in cui il bambino non si sveglia completamente e viene assalito da terrore o panico improvviso e inconsolabile, che però non viene ricordato al momento del risveglio
  • apnea ostruttiva del sonno, che ostruisce la respirazione durante la notte provocando risvegli, insonnia e sonnolenza

Per parlare di attacchi di panico notturni c’è bisogno innanzitutto di un risveglio completo, non legato a rumori improvvisi, e di una piena coscienza di ciò che sta accadendo. I sintomi poi sono quelli descritti per gli attacchi diurni, dalla tachicardia alla paura di morire.

Dal Sito: universomamma.it

martedì 5 gennaio 2021

L'attacco di panico fa paura? Un aiuto viene dal senso del ritmo




È una crisi d'ansia acuta transitoria, non comporta danni alla salute. Ma attenzione, perché potrebbe trasformarsi in disturbo di panico e condizionare la quotidianità. Prima di tutto, fare respiri con regolarità.

Quando si parla di attacco di panico, s'intende una crisi d’ansia acuta, che si manifesta all’improvviso con una sintomatologia fisica ed emotiva, spesso senza stimoli che giustifichino la comparsa dei sintomi. Provoca un malessere intenso, e, se gli attacchi si ripetono, la quotidianità di chi ne soffre può essere compromessa, rendendo difficili semplici attività che fino a quel momento non creavano problemi. Ma cos’è davvero un attacco di panico? Come si manifesta, e soprattutto, come si cura? L’argomento è stato approfondito su un articolo apparso su Humanitasalute, con il contributo di Daniela Caldirola, psichiatra, specialista in disturbi d’ansia e panico in Humanitas San Pio X e ricercatore presso Humanitas University. Articolo che riportiamo di seguito integralmente.



Una crisi d'ansia acuta, ma transitoria


Un attacco di panico, la paura di morire
L’attacco di panico è un fenomeno che si presenta in maniera improvvisa e inaspettata, senza una diretta causa scatenante: può avvenire dal parrucchiere, mentre si fa la spesa, in qualsiasi momento e luogo, senza alcun preavviso. È caratterizzato da numerosi sintomi fisici, spesso molto intensi, accompagnati dalla paura di morire, perdere il controllo o impazzire. I sintomi raggiungono il picco d’intensità nell’arco di alcuni minuti e poi si risolvono spontaneamente. In alcuni casi possono però essere più prolungati o lasciare strascichi di malessere nelle ore successive. Pur essendo un fenomeno innocuo e senza dirette conseguenze sulla salute fisica, la sintomatologia dell’attacco di panico può essere tanto acuta da indurre la persona che ne fa esperienza a pensare di essere sul punto di morire per una qualche grave causa medica.  

Soffocamento, tachicardia... I sintomi dell'attacco di panico


L’attacco di panico si presenta con svariati sintomi fisici, tra cui difficoltà respiratorie (sensazione di mancanza di fiato o soffocamento), che sono i sintomi più frequenti, palpitazioni/tachicardia, dolore o fastidio al petto, sudorazione, tremore, formicolii o sensazione di intorpidimento, nausea o disturbi addominali, sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento, brividi o vampate di calore. 

Possono comparire anche sensazione di irrealtà (derealizzazione) o di sentirsi distaccati da se stessi (depersonalizzazione). In genere durante un attacco di panico la persona prova un’intensa paura di morire o di perdere il controllo o impazzire. Il fatto che l’attacco di panico possa essere erroneamente confuso, specialmente se la persona non l’ha mai vissuto prima, con un una patologia medica acuta, come un infarto del miocardio, un’aritmia, una crisi respiratoria, un ictus cerebrale, aumenta ancor di più il senso di terrore e rischio incombente.

Tuttavia, sappiamo che un attacco di panico si dissolve con la stessa velocità con cui si manifesta: può durare pochi minuti, ma questo non significa che debba essere sottovalutato il suo impatto emotivo. Per chi ha un attacco di panico in corso, cinque-dieci minuti sono percepiti come un’eternità.

Il rischio che l'attacco diventi disturbo di panico
L’attacco di panico è un fenomeno comune e di per sé innocuo. Si calcola che fino al 30% della popolazione può sperimentare in modo sporadico almeno un attacco di panico nella vita. In molti casi essi rimangono degli episodi isolati senza conseguenze, mentre in circa il 3%-4% della popolazione si sviluppa il vero e proprio Disturbo di Panico.



Questo disturbo è più comune nelle donne che negli uomini, con un rapporto di circa 2:1, e in genere insorge in età giovane adulta (20-30 anni). È una condizione clinica in cui gli attacchi si ripetono e chi ne soffre vive nel continuo timore che l’attacco possa ritornare, o che possa portare gravi conseguenze. Inoltre le persone affette hanno spesso sintomi fisici nella vita di tutti i giorni, anche al di fuori dell’attacco di panico, quali fatica a respirare, tachicardia, senso di instabilità, con un senso generale “di non essere in piena forma fisica”. 

Per questi motivi, la persona tende a modificare il proprio comportamento, per esempio sottoponendosi a ripetuti controlli medici nel timore di avere una malattia medica, o spesso limitando la propria libertà di movimento. Infatti la paura che i sintomi si manifestino in luoghi pubblici, in situazioni sociali, in luoghi chiusi, o, all’opposto, in spazi aperti, come centri commerciali, mezzi di trasporto, luoghi di lavoro, ascensori, strade/piazze, induce a evitare quei luoghi o quelle situazioni: pianificare e organizzare attività si fa sempre più difficile, la qualità della vita comincia sempre più a ridursi, la vita sociale, professionale e personale ne risulta invalidata. Se questa condizione è pervasiva, avremo un’agorafobia.    

Per uscire da un attacco di panico, cercare di ristabilire un ritmo regolare
È importante ricordarsi che, per quanto l’attacco di panico sia estremamente sgradevole, è un fenomeno transitorio, che scompare spontaneamente, non è un’emergenza medica e non comporta rischi per la salute fisica. Tentare di tenerlo presente quando capita l’attacco può contribuire a spegnere il circolo vizioso della paura che poi amplifica l’attacco stesso. È chiaro però che l’attacco di panico sia una condizione di allarme per la persona, per cui scattano dei meccanismi automatici difensivi, come per esempio andare in iperventilazione, cioè tentare di aumentare l’apporto d’aria con una respirazione frequente e superficiale, in risposta alla sensazione di soffocamento e mancanza d’aria tipica del panico.



Questa reazione però non è utile e innesca la cosiddetta alcalosi respiratoria, cioè un insieme di reazioni fisiche capaci di produrre delle sensazioni spiacevoli quali tremori, formicolii, sensazione di sbandamento e tachicardia che a loro volta incrementano la paura e quindi l’iperventilazione stessa, con ulteriore potenziamento dell’attacco.

È importante bloccare la risposta del nostro organismo all’allarme. Per far ciò, subito dopo che è scattato l’attacco si può controllare la respirazione cercando di ristabilire un ritmo regolare (per esempio immaginando un metronomo o un pendolo).

Si può anche provare a respirare in un sacchetto di carta, manovra che permetterà di evitare l’alcalosi respiratoria e le sue conseguenze, anche in presenza di una respirazione frequente e superficiale, perché induce a respirare la nostra stessa aria e quindi evita un’eccessiva eliminazione di anidride carbonica.

L’utilizzo di ansiolitici benzodiazepinici all’inizio dell’attacco non è raccomandato poiché questi farmaci iniziano a funzionare non prima di 15-20 minuti, quando l’attacco nella maggioranza dei casi è già scomparso da solo. Si rischia di creare una dipendenza psicologica, associando l’assunzione del farmaco alla risoluzione dell’attacco, che invece si è risolto spontaneamente.  

Consultare eventualmente uno specialista
Se la persona ha attacchi ricorrenti e sviluppa il disturbo di panico, con o senza agorafobia, è consigliato effettuare un colloquio con uno specialista psichiatra per valutare l’opportunità di intraprendere un trattamento specifico per bloccare gli attacchi e recuperare una piena libertà e serenità di vita.

I trattamenti di prima scelta consigliati dalle linee guida internazionali comprendono terapie farmacologiche, basate soprattutto sull’uso degli Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina, e la terapia psicologica di tipo cognitivo-comportamentale, e offrono ottimi risultati.



In associazione a essi, è possibile migliorare la propria respirazione attraverso esercizi respiratorispecifici, utili soprattutto per le persone con sintomi respiratori durante o al di fuori dell’attacco di panico, così come possono essere intrapresi programmi personalizzati di attività fisica o di miglioramento della postura e dell’equilibrio, utili per le persone con sintomi di instabilità o sbandamento. 


L'attacco di panico fa paura? Un aiuto viene dal senso del ritmo




È una crisi d'ansia acuta transitoria, non comporta danni alla salute. Ma attenzione, perché potrebbe trasformarsi in disturbo di panico e condizionare la quotidianità. Prima di tutto, fare respiri con regolarità.

Quando si parla di attacco di panico, s'intende una crisi d’ansia acuta, che si manifesta all’improvviso con una sintomatologia fisica ed emotiva, spesso senza stimoli che giustifichino la comparsa dei sintomi. Provoca un malessere intenso, e, se gli attacchi si ripetono, la quotidianità di chi ne soffre può essere compromessa, rendendo difficili semplici attività che fino a quel momento non creavano problemi. Ma cos’è davvero un attacco di panico? Come si manifesta, e soprattutto, come si cura? L’argomento è stato approfondito su un articolo apparso su Humanitasalute, con il contributo di Daniela Caldirola, psichiatra, specialista in disturbi d’ansia e panico in Humanitas San Pio X e ricercatore presso Humanitas University. Articolo che riportiamo di seguito integralmente.



Una crisi d'ansia acuta, ma transitoria


Un attacco di panico, la paura di morire
L’attacco di panico è un fenomeno che si presenta in maniera improvvisa e inaspettata, senza una diretta causa scatenante: può avvenire dal parrucchiere, mentre si fa la spesa, in qualsiasi momento e luogo, senza alcun preavviso. È caratterizzato da numerosi sintomi fisici, spesso molto intensi, accompagnati dalla paura di morire, perdere il controllo o impazzire. I sintomi raggiungono il picco d’intensità nell’arco di alcuni minuti e poi si risolvono spontaneamente. In alcuni casi possono però essere più prolungati o lasciare strascichi di malessere nelle ore successive. Pur essendo un fenomeno innocuo e senza dirette conseguenze sulla salute fisica, la sintomatologia dell’attacco di panico può essere tanto acuta da indurre la persona che ne fa esperienza a pensare di essere sul punto di morire per una qualche grave causa medica.  

Soffocamento, tachicardia... I sintomi dell'attacco di panico


L’attacco di panico si presenta con svariati sintomi fisici, tra cui difficoltà respiratorie (sensazione di mancanza di fiato o soffocamento), che sono i sintomi più frequenti, palpitazioni/tachicardia, dolore o fastidio al petto, sudorazione, tremore, formicolii o sensazione di intorpidimento, nausea o disturbi addominali, sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento, brividi o vampate di calore. 

Possono comparire anche sensazione di irrealtà (derealizzazione) o di sentirsi distaccati da se stessi (depersonalizzazione). In genere durante un attacco di panico la persona prova un’intensa paura di morire o di perdere il controllo o impazzire. Il fatto che l’attacco di panico possa essere erroneamente confuso, specialmente se la persona non l’ha mai vissuto prima, con un una patologia medica acuta, come un infarto del miocardio, un’aritmia, una crisi respiratoria, un ictus cerebrale, aumenta ancor di più il senso di terrore e rischio incombente.

Tuttavia, sappiamo che un attacco di panico si dissolve con la stessa velocità con cui si manifesta: può durare pochi minuti, ma questo non significa che debba essere sottovalutato il suo impatto emotivo. Per chi ha un attacco di panico in corso, cinque-dieci minuti sono percepiti come un’eternità.

Il rischio che l'attacco diventi disturbo di panico
L’attacco di panico è un fenomeno comune e di per sé innocuo. Si calcola che fino al 30% della popolazione può sperimentare in modo sporadico almeno un attacco di panico nella vita. In molti casi essi rimangono degli episodi isolati senza conseguenze, mentre in circa il 3%-4% della popolazione si sviluppa il vero e proprio Disturbo di Panico.



Questo disturbo è più comune nelle donne che negli uomini, con un rapporto di circa 2:1, e in genere insorge in età giovane adulta (20-30 anni). È una condizione clinica in cui gli attacchi si ripetono e chi ne soffre vive nel continuo timore che l’attacco possa ritornare, o che possa portare gravi conseguenze. Inoltre le persone affette hanno spesso sintomi fisici nella vita di tutti i giorni, anche al di fuori dell’attacco di panico, quali fatica a respirare, tachicardia, senso di instabilità, con un senso generale “di non essere in piena forma fisica”. 

Per questi motivi, la persona tende a modificare il proprio comportamento, per esempio sottoponendosi a ripetuti controlli medici nel timore di avere una malattia medica, o spesso limitando la propria libertà di movimento. Infatti la paura che i sintomi si manifestino in luoghi pubblici, in situazioni sociali, in luoghi chiusi, o, all’opposto, in spazi aperti, come centri commerciali, mezzi di trasporto, luoghi di lavoro, ascensori, strade/piazze, induce a evitare quei luoghi o quelle situazioni: pianificare e organizzare attività si fa sempre più difficile, la qualità della vita comincia sempre più a ridursi, la vita sociale, professionale e personale ne risulta invalidata. Se questa condizione è pervasiva, avremo un’agorafobia.    

Per uscire da un attacco di panico, cercare di ristabilire un ritmo regolare
È importante ricordarsi che, per quanto l’attacco di panico sia estremamente sgradevole, è un fenomeno transitorio, che scompare spontaneamente, non è un’emergenza medica e non comporta rischi per la salute fisica. Tentare di tenerlo presente quando capita l’attacco può contribuire a spegnere il circolo vizioso della paura che poi amplifica l’attacco stesso. È chiaro però che l’attacco di panico sia una condizione di allarme per la persona, per cui scattano dei meccanismi automatici difensivi, come per esempio andare in iperventilazione, cioè tentare di aumentare l’apporto d’aria con una respirazione frequente e superficiale, in risposta alla sensazione di soffocamento e mancanza d’aria tipica del panico.



Questa reazione però non è utile e innesca la cosiddetta alcalosi respiratoria, cioè un insieme di reazioni fisiche capaci di produrre delle sensazioni spiacevoli quali tremori, formicolii, sensazione di sbandamento e tachicardia che a loro volta incrementano la paura e quindi l’iperventilazione stessa, con ulteriore potenziamento dell’attacco.

È importante bloccare la risposta del nostro organismo all’allarme. Per far ciò, subito dopo che è scattato l’attacco si può controllare la respirazione cercando di ristabilire un ritmo regolare (per esempio immaginando un metronomo o un pendolo).

Si può anche provare a respirare in un sacchetto di carta, manovra che permetterà di evitare l’alcalosi respiratoria e le sue conseguenze, anche in presenza di una respirazione frequente e superficiale, perché induce a respirare la nostra stessa aria e quindi evita un’eccessiva eliminazione di anidride carbonica.

L’utilizzo di ansiolitici benzodiazepinici all’inizio dell’attacco non è raccomandato poiché questi farmaci iniziano a funzionare non prima di 15-20 minuti, quando l’attacco nella maggioranza dei casi è già scomparso da solo. Si rischia di creare una dipendenza psicologica, associando l’assunzione del farmaco alla risoluzione dell’attacco, che invece si è risolto spontaneamente.  

Consultare eventualmente uno specialista
Se la persona ha attacchi ricorrenti e sviluppa il disturbo di panico, con o senza agorafobia, è consigliato effettuare un colloquio con uno specialista psichiatra per valutare l’opportunità di intraprendere un trattamento specifico per bloccare gli attacchi e recuperare una piena libertà e serenità di vita.

I trattamenti di prima scelta consigliati dalle linee guida internazionali comprendono terapie farmacologiche, basate soprattutto sull’uso degli Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina, e la terapia psicologica di tipo cognitivo-comportamentale, e offrono ottimi risultati.



In associazione a essi, è possibile migliorare la propria respirazione attraverso esercizi respiratorispecifici, utili soprattutto per le persone con sintomi respiratori durante o al di fuori dell’attacco di panico, così come possono essere intrapresi programmi personalizzati di attività fisica o di miglioramento della postura e dell’equilibrio, utili per le persone con sintomi di instabilità o sbandamento. 


Il dramma di Laura Chiatti: "gli attacchi di panico sono tornati"





La bellissima attrice umbra Laura Chiatti, moglie di Marco Bocci e madre di due splendidi bambini, torna a parlare di un problema che la affligge da anni.

Laura Chiatti, volto tra i più apprezzati nella rosa delle attrici italiane, è tornata a parlare di un problema con cui deve fare i conti da anni: gli attacchi di panico. La Chiatti aveva superato la malattia dopo essere stata in cura da uno specialista ma dopo un anno difficile, in cui sia suo marito Marco Bocci, sia sua madre, sono stati male, l’attrice è ripiombata in questo terribile male, da troppi sottovalutato.

Credeva di essersi liberata per sempre da questo peso, e invece, dopo un anno pesantissimo, gli attacchi di panico sono tornati più prepotenti che mai nella vita di Laura Chiatti: “L’anno scorso sia Marco sia mia madre sono stati molto male. Adesso è tutto risolto, ma qualcosa si è comunque rotto: l’utopia per cui le cose brutte non accadono mai a te”.

Un problema ancora troppo sottovalutato e colpisce moltissime persone. Non c’è una vera e propria soluzione, o meglio c’è ma bisogna cercarla all’interno di se stessi con la guida di uno specialista. “Mi curo con la bioenergetica e con la psicoterapia. E’ sbagliato pensare di potercela fare sempre senza farsi aiutare, un errore in cui noi donne cadiamo spesso. Lavoriamo, ci occupiamo della casa, della famiglia: un sovraccarico di responsabilità che può schiantarti fisicamente” ha dichiarato l’attrice.

Nonostante suo marito Marco Bocci la aiuti e la sostenga nelle faccende quotidiane e con la crescita dei due figli della coppia, Enea e Pablo, l’attrice umbra dichiara: “Quando metti al mondo un figlio capisci per la prima volta che cos’è l’amore. Pensi: ah, ma allora è questo che aspettavo da sempre. Passiamo anni a cercare l’uomo o la donna della vita, non sapendo che solo un figlio ti porterà quell’amore che ti stacca la pelle. Ma il prezzo, ed è questo che tolgono, è che tu passi totalmente in secondo piano. Tu, i tuoi bisogni, il tuo lavoro“.


ck12.it

Ansia: quando il cuore sta per “scoppiare”



Quando il livello di ansia diventa incontrollabile, il cervello interpreta che c'è un rischio dalquale fuggire così attiva una reazione. Solo chi ha sperimentato in prima persona gli attacchid'ansia può comprendere cosa si prova nel corso del verificarsi di un simile episodio. Gli attacchi di panico (detti anche crisi di panico) sono episodi diimprovvisa ed intensa paura o di una rapida escalation dell'ansia normalmente presente. Sono accompagnati da sintomi somatici e cognitivi. Ad esempio palpitazioni, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, vertigini, paura di morire o di impazzire, brividi o vampate di calore. Questo momento critico può colpire non solo chi soffre del disturbo in modo cronico ma anche chi non ne soffre. A tutti gli effetti si tratta di un disturbo classificato nel manuale diagnostico dei disturbi mentali (DSM-V). Chi soffre di attacchi di ansia può viverli sia sporadicamente sia periodicamente.

Quali sono i sintomi dell'ansia?Diversi fattori possono scatenare un attacco di ansia. Come ad esempio: una situazione stressante, un evento dal grande impatto emotivo, unepisodio traumatico o anche le feste Natalizie. Dai racconti di chi hasperimentato un simile episodio, emerge che si ha la sensazione che si stia permorire. Si fa riferimento alla sensazione di: cuore che sta per scoppiare. Mail quadro dei sintomi fisici ed emotivi risulta alquanto variegato. Si deveprecisare che si tratta di una forma di crisi, perché in linea di massima l'ansia è una sensazione che ha un’utilitàper gli uomini. Di fatto è un campanello di allarme che segnala unaminaccia.

Quando l'ansia diventa un problema? Quindi un livello di ansia equilibrato spinge ad essere piùefficaci nella quotidianità. Invece il problema sorge quando il livello diansia diventa incontrollabile. In tal caso il cervello interpreta che c’è unrischio dal quale fuggire il prima possibile. Così, attiva una reazione di tipo organico con rilascio di adrenalina nel sangue, accelerazione del cuore, aumentodella pressione sanguigna. Allo stesso tempo la mente invia pensieri negativiche peggiorano la crisi in atto. Perciò, la persona si trova ad affrontare un attacco di ansia. Spesso può risultare più allarmante se chi ne è testimone nonsa cosa sta succedendo e non sa come comportarsi. La sintomatologia degli attacchi di ansia

Diversi fattori e situazioni personali possono innescare gli attacchi di ansia. Ad esempio alcune persone hanno paura di volare, altrepossono soffrire di paure come l'agorafobia o l’aracnofobia. Talvolta unattacco di ansia può nascere in una situazione di grande impatto emotivo. Secondo uno studio condotto all'Università di Seoul, il disturbo psicologico avolte rivela un'origine genetica. Per quanto riguarda il quadro dei sintomi sideve distinguere tra due piani di manifestazioni. Infatti si evidenzianosintomi emotivi quali: nervosismo, tensione, difficoltà di concentrazione, sentimentinegativi, sensazioni di apprensione, paura incontrollabile, pensierifatalistici.

Le caratteristiche del disturbo di panico La caratteristica essenziale del disturbo da attacchi dipanico è la presenza di attacchi ricorrenti e inaspettati. Questi sono seguitida almeno 1 mese di preoccupazione persistente di avere un altro attacco dipanico. La persona si preoccupa delle possibili implicazioni o conseguenzedegli attacchi d'ansia e cambia il proprio comportamento in conseguenza degliattacchi. Principalmente evita le situazioni in cui teme che essi possanoverificarsi. Il primo attacco di panico è generalmente inaspettato, cioè simanifesta “a ciel sereno”, per cui il soggetto si spaventa enormemente e, spesso,ricorre al pronto soccorso. Poi possono diventare più prevedibili. Mentre tra i sintomifisici si individuano di solito: vertigini, sudorazione, tremori e tic, tensionemuscolare, mal di testa, iperventilazione, minzione frequente, mal di stomaco, stanchezzae debolezza, frequenza cardiaca accelerata, aumento della pressione sanguigna difficoltàa respirare e sensazione di un attacco di cuore. Gli attacchi di ansia possono essere collegati alla depressione se si palesano difrequente. Di fatto l'ansia e la depressione derivano dal comune senso diincapacità di controllo. In genere l'ansia e la depressione sono due disturbidiversi. A volte però uno stato ansioso può essere un sintomo depressivo.

Come affrontare un attacco di ansiaNon è semplice superare questa crisi. Per affrontare gliattacchi di ansia è necessario affrontare i sintomi emotivi e razionalizzare lapaura ed il senso di minaccia. Quindi per soccorrere una persona che ha unattacco d'ansia si deve per prima cosa fare appello alla calma. Poi si può aiutarlo a respirare magari slacciando i vestiti che lo opprimono. Inoltre è bene portarlo in un posto all'aperto per farlo respirare meglio. Nel caso poidi iperventilazione si deve farlo respirare attraverso un sacchetto. Inmancanza di questo mezzo lo si può motivare a respirare come se stessesoffiando su una candela. In più è d'aiuto il sostegno delle parole. Quindioltre a ripetergli ‘tutto va bene’ si deve usare un tono pacato. È importanteregolare la respirazione per riportare la calma. Se i sintomi non si risolvonoin breve tempo ed il polso resta accelerato meglio chiamare un’ambulanza. Soprattutto se la persona soffre di: malattia cardiaca, diabete, obesità.

Cura del disturbo dipanico: Psicoterapia per gli attacchi di panico. Nella cura degli attacchi di panico con o senza agorafobia edei disturbi d'ansia in generale, la forma di psicoterapia che la ricercascientifica ha dimostrato essere più efficace è quella“cognitivo-comportamentale“. Si tratta di una psicoterapia relativamente breve, a cadenza solitamente settimanale, in cui il paziente svolge un ruolo attivo nella soluzione del proprio problema. Insieme al terapeuta, si concentra sull'apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali alla cura degli attacchi di panico. Ciò nell'intento di spezzare i circoli viziosi del disturbo. Per panico e agorafobia, una cura a base di terapia cognitivo comportamentale è altamente raccomandabile e di prima scelta.Sostanzialmente è controindicato affidarsi ai farmaci o ad altre forme dipsicoterapia senza intraprendere questa forma di trattamento. L'intera comunitàscientifica ha infatti dimostrato essere la più efficace per la cura deldisturbo di panico. 


Dal Sito: ragusanews.com

Charli D'Amelio svela: "Ho attacchi di panico, ma sto cercando di uscirne"

Charli D’Amelio svela: “Ho attacchi di panico frequenti, ma sto cercando di uscirne” – il suo toccante racconto



Nonostante il successo, i 100 e oltre milioni di follower su TikTok, la vita di Charli D’Amelio non è solo rose e fiori. Come molte ragazze della sua età, anche lei vive momenti difficili, di fragilità, che non ha mai nascosto al suo pubblico. Sia prima che dopo il boom sui social, Charli ha avuto a che fare con alcuni problemi psicologici, legati anche al disturbo alimentare contro cui ha lottato nei mesi passati.

Ospite del podcast Here For Itdell’amica Avani Gregg, Charli ha raccontato che alcuni problemi che l’affliggono da quando è bambina, nonostante la terapia che sta seguendo con un terapeuta, ancora la affliggono:

Avevo degli attacchi di panico così brutti in terza elementare. Questo è quello che è successo in passato, ed è ciò che mi ha colpito fino a letteralmente tre settimane fa. Mi ha fatto così male che non volevo parlarne. Piangerò per tre giorni di fila e non sono nemmeno più Charli!

La terapia “sta facendo la differenza”, ha sottolineato Charli nell’intervista, che ha sottolineato cosa le succede quando gli attacchi di ansia cercano di imporsi su di lei e cosa pensa delle persone che la giudicano:

Sono solo una persona emotiva che non funziona correttamente. […] Non sono me stessa, e non so cosa prende il sopravvento, ma è tutto così ammassato che sto cercando di uscirne tutto in una volta, ed è davvero difficile. Soprattutto quando ritieni che tutti abbiano un invito speciale a dire qualcosa su di te.

Charli D’Amelio si conferma nuovamente un modello da seguire, una “stella” dei social molto più vicina alla terra che al cielo!

Dal Sito: webboh.it