Tu chiamale se vuoi… Emozioni.
Tu chiamale se vuoi… Emozioni.
Io ho un problema con le emozioni.
Prima non “sentivo” o sentivo poco quello che provavo, poi mi sono educata ed ho imparato, ho imparato che un cuore che batte troppo veloce non è sempre e solo un cuore innamorato, ma spesso è un cuore impaurito… Ho imparato che i miei pensieri mi provocano terribili emicranie e che, qualche volta, sarebbe meglio lo spegnessi il mio cervello. Ho imparato che la sede delle emozioni è la pancia. Per quello si dice “sentire di pancia, ecc” perché li c’è la sede delle nostre difese (immunitarie e umane) e da li passa tutto… Ecco il perché di coliche, dolori e somatizzazioni varie.Ho imparato che il mio “non sentire” era una difesa per non “sentire troppo”, perché io sono fatta così, sento troppo e sempre.
Me la sono raccontata per anni, ho pensato di esser fatta di ghiaccio, o meglio… Di aver costruito un gran bel muro di pietra intorno a me, al mio cuore e alle mie emozioni. Il mio corpo però, non sa mentire…
Ora sento, sento tanto, per la maggior parte della gente sento fin troppo. E c’è quest’empatia, con le persone, con i cambiamenti della natura, con la terra, che mi tende diversa. Che non è necessariamente un male eh… Ma che in un mondo così incentrato sulla superficialità e sulle cose banali, mi porta a star da sola.
Perché si, a volte quello che non è uguale a noi spaventa ed è più semplice lasciar andare che rimanere. È più facile pensare a se stessi prima che agli altri. È facile dire “ti capisco” quando non tu sei messo le mie scarpe e non hai camminato nella mia storia e nella mia vita. Camminare in quelle scarpe non è stato sempre facile, per nulla, ma da fuori tutto è semplice, tutto è comprensibile. Invece per esserlo davvero si dovrebbe andare oltre. Oltre al pregiudizio di cosa è “normale” e cosa no, oltre all’età, alla vita che uno può avere, o aver avuto. Ci dobbiamo render conto che noi siamo così anche grazie alla nostra storia, al nostro passato, bello o brutto che sia… Sta a chi abbiamo di fronte provare a capire davvero, andando oltre, cosa può averci portati a stare così, ad avere questa “sensibilità” così spiccata da isolarci da un mondo troppo impegnato per badare alle cose che escono dallo standard. Non siamo un’azienda… Basta pensare per numeri e per standard. Ognuno è quello che è, e ognuno è ciò che prova. (Valentina Cucchierato)
Dal Blog di Valentina
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