lunedì 24 giugno 2013

Disturbo da Attacco di panico e Ansia-Sintomi e cura-Informazione.



Disturbo da attacco di panico

Secondo il D.S.M. IV una persona su venticinque, in relazione al sesso di appartenenza e all’età, soffre del disturbo di attacco di panico.
Questo disturbo compare soprattutto durante l’adolescenza o la prima età adulta ma anche in qualunque momento della vita.
Il primo attacco solitamente insorge dopo uno stress, un evento traumatico, in modo del tutto spontaneo e spesso mentre ci si trova in luoghi affollati oppure di notte causando un risveglio improvviso e molto agitato.
L’attacco di panico, di solito, dura al massimo mezz’ora e in questo periodo la persona prova un’improvvisa e intensa apprensione associata alla paura di perdere il controllo di se stessa o di morire.
Per diagnosticare un attacco di panico è necessario che la persona avverta almeno quattro dei seguenti sintomi:
§        palpitazioni;
§        vertigini o giramenti di testa;
§        respiro affannoso;
§        sensazione di soffocamento;
§        sudorazione;
§        senso di dolore al torace;
§        formicolii alle mani;
§        sensazione di svenimento;tremori;
§        nausea;
§        vista annebbiata;
§        vampate di caldo o sensazione di freddo;
§        debolezza alle gambe;
§        bocca secca;
§        tensione muscolare;
§        impressione di non riuscire a parlare o a pensare;
§        impressione che le cose intorno non siano reali;
§        paura di perdere il controllo.
Quasi sempre la forte intensità di alcuni di questi sintomi porta la persona che li prova a ritenere di avere un grave problema organico tanto  da rivolgersi spesso al Pronto Soccorso.
La persona colpita teme ovviamente che possa accadere di nuovo innescando così un circolo vizioso che può trasformare il singolo attacco di panico in un vero e proprio disturbo.
In sostanza, dopo il primo attacco di panico, la persona ha la sensazione che la vita non sarà più come prima e vive in un continuo stato di ansia per il timore che il fatto possa ripetersi.
La persona perciò mette in atto tutte le precauzioni per prevenire l’attacco (evitamenti, comportamenti proiettivi, …) e in questo caso si parla di Disturbo di Panico senza agarofobia.
Sentirsi in trappola, senza via di fuga, in uno stato di allerta estremo come nell’imminenza di una catastrofe: questo è lo schema degli attacchi di panico.
Non si conoscono con certezza le cause del loro insorgere, però possono incidere su di essi i seguenti fattori:
·        genetica;
·        stress;
·        alcune modifiche nel funzionamento di determinate parti del cervello.
Gli attacchi di panico possono portare complicanze notevoli nel normale svolgimento della vita quotidiana.
Si possono, infatti, sviluppare fobie specifiche come:
Ø     paura di guidare;
Ø     paura di uscire di casa;
Ø     tendenza a evitare situazioni sociali;
Ø     problemi al lavoro o a scuola;
Ø     abuso di sostanze stupefacenti o di alcool;
Ø     depressione.
Il trattamento per gli attacchi di panico ha come obiettivo l’eliminazione di tutti i sintomi legati agli episodi per riprendere la gestione normale delle attività quotidiane.
L’uso di farmaci e la psicoterapia possono essere entrambi efficaci nel trattamento per gli attacchi di panico.
Un altro strumento per combattere gli attacchi di panico è rappresentato anche dai gruppi di aiuto-mutuo-aiuto (AMA).
Sono gruppi formati da persone che, avendo in comune lo stesso problema, sperimentano con gli altri momenti di solidarietà, di condivisione.
Questi gruppi sono gestiti da un “facilitatore” che, agevolando i rapporti fra i componenti, aiuta il gruppo a raggiungere con efficacia i propri obiettivi.
E’ opportuno che la figura del “facilitatore” sia supervisionata da uno psicoterapeuta che ha il compito di riuscire a cogliere i contenuti emotivi che non vengono comunicati espressamente nella discussione e di comunicarli in termini comprensibili ed espliciti al facilitatore.
L’obiettivo principale del gruppo è quello di permettere ai membri di acquisire una consapevolezza maggiore di sé e dell’altro per tendere al benessere e alla risoluzione dei propri problemi.
In America sono una realtà ormai diffusa e praticata ma anche in Italia sono sempre più richiesti come risposta a forme di disagio e malessere non raggiungibili con altre forme più tradizionali di cura.
Lo scopo essenziale del gruppo di aiuto-mutuo-aiuto è dare l’opportunità di condividere le esperienze e di aiutarsi a mostrare l’uno all’altro come affrontare i problemi comuni.
Ciascuno riceve aiuto e contemporaneamente dà aiuto perché lo sforzo individuale teso alla risoluzione dei propri problemi diventa sforzo per risolvere un problema comune.
Alla base di questa esperienza gruppale esistono delle regole stabilite all’inizio degli incontri:
·        numero dei partecipanti;
·        incontri settimanali, giorni e orari;
·        gruppo aperto;
·        gruppo chiuso;
·        riservatezza, ciò che si dice nel gruppo deve rimanere al suo interno;
·        responsabilità personale: ogni persona è protagonista del proprio star bene.
I gruppi offrono ai membri la possibilità di sentirsi inseriti in una sorta di piccolo sistema sociale in cui smettono di essere portatori di un disagio e diventano membri di una rete quasi familiare.
I gruppi, pur costituendo un’opportunità di supporto, non possono essere considerati sostitutivi di un’adeguata terapia individuale o di gruppo nella quale lo psicoterapeuta non si limita al ruolo di “Supervisione” ma assume un ruolo terapeutico diretto.   


 Dott. Lorenzo Flori                                                                             
Psicologo Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR
Pesaro via Giolitti G. 113

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