Il rimuginio
Preoccuparsi è del tutto normale! Capita a tutti di avere pensieri e dubbi e spesso pensarci un po’ su è utile per trovare una soluzione o comprendere meglio il nocciolo della questione.
Capita anche, però, che questi ragionamenti durino intere ore, se non addirittura giornate e che non apportino nessun beneficio, anzi: peggiorano il nostro umore e finiscono col farci sentire ancor più angosciati.
Spesso usiamo e sentiamo frasi del tipo “ci ho rimuginato per ore” oppure “è sempre lì a rimuginare”. Vediamo di comprendere cos’è davvero il rimuginio e che ruolo gioca nei disturbi d’ansia.
1. Cos’è?
Rimuginiamo quando ci preoccupiamo per un tempo prolungato, immaginando situazioni e scenari negativi che potrebbero capitare (soprattutto in condizioni di incertezza) senza elaborare concretamente strategie per fronteggiare il pericolo.
Il rimuginio è orientato al futuro, a differenza della ruminazione che è rivolta al passato.
Attenzione: è uno dei fattori di mantenimento dei disturbi d’ansia, poiché mantiene alto e costante il livello di attivazione fisica e mentale anche in assenza di uno stimolo ansiogeno reale.
2. Ma allora perché rimuginiamo?
Il rimuginio è la strategia che usiamo per gestire pensieri intrusivi del tipo “e se domani mi licenziano?”.
I vantaggi (apparenti) del rimuginio:
3. Qualche piccolo suggerimento.
Cosa fare:
• Definire il problema in termini pratici e concreti
“C’è una situazione da risolvere oppure mi sto preoccupando per un pensiero, per qualcosa che mi è venuto in mente?”
• Pensare a una o più soluzioni
• Ce ne sono? Se si, metterle subito in pratica
• Se non c’è nessuna soluzione non allarmarsi ma riflettere proprio su questo: sul fatto che a quel problema non c’è soluzione! Quindi perché continuare a ragionare?!
• Accettare un minimo grado di incertezza e imprevedibilità, che tanto nella vita è ineliminabile, malgrado i nostri sforzi.
“Sarà quel che sarà, tanto purtroppo io non posso farci niente”
• Concentrarsi su ciò che si stava facendo, sul “qui ed ora” e ripetersi anche mille volte se necessario “A che mi serve pensarci ora se tanto non c’è soluzione?”
Rimuginiamo quando ci preoccupiamo per un tempo prolungato, immaginando situazioni e scenari negativi che potrebbero capitare (soprattutto in condizioni di incertezza) senza elaborare concretamente strategie per fronteggiare il pericolo.
Il rimuginio è orientato al futuro, a differenza della ruminazione che è rivolta al passato.
Attenzione: è uno dei fattori di mantenimento dei disturbi d’ansia, poiché mantiene alto e costante il livello di attivazione fisica e mentale anche in assenza di uno stimolo ansiogeno reale.
2. Ma allora perché rimuginiamo?
Il rimuginio è la strategia che usiamo per gestire pensieri intrusivi del tipo “e se domani mi licenziano?”.
I vantaggi (apparenti) del rimuginio:
- Il rimuginio ci da l’impressione che scannerizzando gli eventi negativi che potrebbero capitare riusciremo ad evitarli
- Ci da anche l’impressione che ragionando e riflettendo su di essi saremo maggiormente in grado di gestirli qualora si verificassero
- Rischiamo di sprecare tutte le nostre energie fisiche e mentali determinando così un peggioramento delle nostre performance
- Finiamo col pensare che esso sia incontrollabile (e noi un po’ deboli)
- Ci spaventiamo, credendo sia pericoloso e in grado di condurci all’esaurimento fisico e mentale
Cosa fare:
• Definire il problema in termini pratici e concreti
“C’è una situazione da risolvere oppure mi sto preoccupando per un pensiero, per qualcosa che mi è venuto in mente?”
• Pensare a una o più soluzioni
• Ce ne sono? Se si, metterle subito in pratica
• Se non c’è nessuna soluzione non allarmarsi ma riflettere proprio su questo: sul fatto che a quel problema non c’è soluzione! Quindi perché continuare a ragionare?!
• Accettare un minimo grado di incertezza e imprevedibilità, che tanto nella vita è ineliminabile, malgrado i nostri sforzi.
“Sarà quel che sarà, tanto purtroppo io non posso farci niente”
• Concentrarsi su ciò che si stava facendo, sul “qui ed ora” e ripetersi anche mille volte se necessario “A che mi serve pensarci ora se tanto non c’è soluzione?”
Cosa non fare:
• Riflettere e ragionare per ore su problemi che non sono risolvibili. Le soluzioni, quando ci sono, vengono in mente dopo pochi minuti
• Pensare di avere poteri magici con cui poter prevedere ciò che accadrà in futuro
• Pensare di avere poteri magici con cui poter evitare che situazioni negative si verifichino in futuro
• Bocciare soluzioni in quanto imperfette: la certezza e la prevedibilità al 100% non esistono!
• Ritenere che preoccupandosi e riflettendo per ore si troverà la soluzione o ci si calmerà….è proprio il contrario!
• Ritenere che sia nostro dovere preoccuparci fino allo sfinimento. Dove sta scritto?!
4. In sintesi.
È molto importante distinguere i fatti reali dalle emozioni e dai pensieri.
Per es. al pensiero “il capo potrebbe licenziarmi” non è detto che corrisponda un evento reale negativo. Vuol dire solo che sto avendo quel pensiero, come tanti altri nel corso della giornata.
I pensieri sono solo e semplicemente immagini della mente. Non vuol dire che hanno il potere di influenzare gli eventi né, quindi, è obbligatorio dargli un seguito arrovellandocisi per ore.
Possiamo imparare a prendere consapevolezza dei nostri pensieri e a guardarli per quello che sono, con distacco; e a non dargli seguito.
Quando questo si rivela particolarmente arduo non facciamoci scoraggiare; in questi casi è meglio affidarsi con fiducia ad un professionista con cui ci sentiamo a nostro agio e che possa diventare un supporto esperto nel percorso verso il benessere.
Dott.ssa Cristiana Aprile
Psicologa
Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale in formazione
(Non si tratta nè di un articolo scientifico ne di un'elaborazione esaustiva sull'argomento; bensì solo di una riflessione con qualche piccolo suggerimento pratico che parte dall'esperienza clinica con i pazienti.)
Bibliografia:
“Accertare l’ansia: Assessment cognitivo comportamentale dei disturbi d’ansia” Incerti Alessia, Scarinci Antonio - 2008 – Erikson
“Il benessere della mente con la terapia cognitivo comportamentale per negati” Willson Rob, Branch Rhena – 2009 – Oscar Mondadori
“La relazione terapeutica in terapia cognitivo comportamentale” Gilbert P.; Leahy R. L. - 2009 - Eclipsi
“Psicoterapia cognitiva dell'ansia. Rimuginio, controllo ed evitamento” Sassaroli Sandra, Lorenzini Roberto, Ruggiero Giovanni Maria – 2006 - Raffaello Cortina Editore
“Terapia metacognitiva dei disturbi d'ansia e della depressione” Wells Adrian - 2012 - Eclipsi
Bibliografia:
“Accertare l’ansia: Assessment cognitivo comportamentale dei disturbi d’ansia” Incerti Alessia, Scarinci Antonio - 2008 – Erikson
“Il benessere della mente con la terapia cognitivo comportamentale per negati” Willson Rob, Branch Rhena – 2009 – Oscar Mondadori
“La relazione terapeutica in terapia cognitivo comportamentale” Gilbert P.; Leahy R. L. - 2009 - Eclipsi
“Psicoterapia cognitiva dell'ansia. Rimuginio, controllo ed evitamento” Sassaroli Sandra, Lorenzini Roberto, Ruggiero Giovanni Maria – 2006 - Raffaello Cortina Editore
“Terapia metacognitiva dei disturbi d'ansia e della depressione” Wells Adrian - 2012 - Eclipsi
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