giovedì 22 giugno 2017

Estate, aumentano attacchi di panico e depressione ma l’ironia ci salverà


La chiamano la bella stagione ma non è vero per tutti: chi soffre di disturbi psichici d’estate rischia di stare peggio. È dimostrato che le fasi maniacali nella sindrome bipolare possono aumentare, con rischi di insonnia, uso massiccio di alcool e tutto ciò che ne consegue. Peggiorano anche la depressione e per gli ansiosi aumentano gli attacchi di panico.
Ma il sole non dovrebbe farci stare meglio?
Certo, ma riflettiamo: durante l’inverno siamo occupati con il lavoro, si esce meno la sera e si può dire che la routine e il nido casalingo ci proteggono. Durante l’estate le difese e le nostre strutture si allentano, la gente esce di casa, ci sbatte in faccia la sua felicità e si gode le vacanze, siamo via dal lavoro e “costretti” a stare bene. È evidente che questi fattori possano influire negativamente su chi di colpo si trova a quattr’occhi con la sua sofferenza. Quando si vuol misurare la prosperità psichica di un bambino una delle prime cose da osservare è la sua capacità di giocare; questo vale anche per un adulto. Se sei capace di giocare, di godere del tempo libero, di stare da solo e vedere come un privilegio il tempo dedicato a te stesso, vuol dire che non devi fuggire da nulla, puoi concederti la presenza della tua persona e goderne.
Molte persone nascondono dietro un’iperattività la loro angoscia, e allora tutto è vissuto con ansia, con un’irrequietezza maniacale, una fretta che deve compensare il terrore di fermarsi e trovarsi faccia faccia con quello che non va. Alcuni credono che bastino poche ore a settimana da un terapeuta per scontare questo incontro con se stessi, non rendendosi conto che il vero lavoro analitico e di conoscenza di se stessi lo si fa stando da soli, elaborando, pensandosi.
L’estate diventa così un momento in cui investire la propria angoscia nella fretta: organizzare la vacanza come fosse un lavoro, decidere dove andare, cosa vedere, come fosse una tabella di marcia!
Uscire dal guscio fa paura, e come un bimbo che viene preso dal panico per l’allontanamento della mamma, così l’attacco di panico coglie chi si vede costretto alla libertà dal lavoro. L’estate ti denuda, ti scopre; e se si è pieni di coltri, si soffre.
Un depresso sa di non riuscire a divertirsi e questa consapevolezza aumenta nel vedere il divertimento altrui. I Disturbi d'Ansia possono peggiorare d'estate, probabilmente anche per via delle condizioni climatiche estreme che tendono a provocare sintomi simili all’ansia, e avviare un circolo vizioso a causa della suggestione.

Cosa fare? la risposta è in tre parole: umiltà, coraggio e autoironia. Umiltà nel chiedere aiuto: la nostra psiche è come un muscolo: non curarsi per anni, nascondere i disagi per vergogna o per superbia (“ce la faccio da solo”), porta il nostro muscolo psichico a invecchiare prima e i disagi a cronicizzarsi. Chiedere aiuto è un atto profondo di affetto verso noi stessi. Il nostro ideale dell’Io ci vuole perfetti e autonomi, ma togliamocelo dalla testa: siamo interdipendenti, legati agli altri e saremo autonomi solo nella nostra capacità di aiutare e chiedere aiuto. Questo è un primo passo ed è sano.

Coraggio: una psicoterapia o un farmaco non stravolgono la vita, non deleghiamo a questi rimedi la nostra serenità. Coraggio è uscire di casa anche se l’ansia ci occlude la mente: portiamo con noi una bottiglietta d’acqua, facciamo i primi passi. Arriva l’ansia dopo 10 passi? Beviamo un po’ d’acqua, accettiamo l’ansia e torniamo indietro: abbiamo fatto 10 passi. Il giorno dopo, come fossimo in palestra, prefiggiamoci di farne 20, poi di prendere un succo al bar e via via così. Ci vuol coraggio. Ma non ne moriremo.
Non apprezzo uno psicologo che dice: il tuo nemico è solo interno. Non è vero. Il mondo è pericoloso, pieno di gente volgare e anche un po’ stronza, diciamocelo. Questo non implica che dobbiamo spezzarci le gambe da soli. Ci sarà di certo chi lo vorrà fare al posto nostro e per evitarlo non basta non uscire per non incontrarla.
La vita è bella? Il film di Benigni lo è, la vita è una gran meretrice e distribuisce a tutti la sua dose di bellezza e di disgrazia, non siamo speciali, nessuno lo è in questo.
Umiltà: il nevrotico non sa che come lui ci sono mille persone bloccate, con assurdi rituali e ridicole ma terribili paranoie. Il nevrotico pecca di presunzione; con umiltà, si renda conto che mentre lui conta i passi prima di riscappare in casa, nel tram che gli passa accanto c’è di certo chi si laverà venti volte la mano sinistra e venti volte la destra, convinto di aver toccato chissà quali pericolosissimi germi.
E se hai un limite anche quello va accettato: se hai paura dell’altezza non sei costretto da nessuna prova con te stesso o con gli altri a fare Bungee Jumping; se temi di stare sotto terra puoi non prendere la metro con buona pace di chi ti dice che ti devi vergognare e superare i tuoi limiti a tutti i costi. Certi limiti sono come certi punti di forza, ti caratterizzano, e a meno che non inficino perniciosamente la tua vita quotidiana non c’è da vergognarsi né da diventare super uomini o super donne.
Coraggio: attacchi di panico, depressioni reattive, stagionali e ossessioni fanno parte della vita, non della vita di tutti certo, ma se Jung diceva “ Datemi un uomo normale ed io lo guarirò”, ci sarà un motivo, nevvero?

P.S Lavarsi le mani prima di portarle alla bocca dopo essere stati su un mezzo pubblico è una sana abitudine, se dovete farlo venti volte per mano usate un buon detergente che non secchi la pelle e che l’autoironia sia con noi, sempre.


di Barbara Collevecchio

Dal Sito: www.unonove.org

1 commento:

Smart ha detto...

Certi limiti sono come certi punti di forza, ti caratterizzano, e a meno che non inficino perniciosamente la tua vita quotidiana non c’è da vergognarsi né da diventare super uomini o super donne

Quindi se, come nel mio caso, ho fobie che limitano veramente la mia vita quotidiana, me ne devo vergognare?