martedì 27 agosto 2013

La storia di Vale.



La premessa che voglio fare è che questa é la mia storia, la mia esperienza, e che come tale va letta. Ognuno di noi può farcela a modo suo e con i mezzi che meglio gli si confanno, l'importante é che voglia guarire a tutti i costi, poi come ci riesca è del tutto soggettivo.


Sono entrata nel nero tunnel dell'ansia e degli attacchi di panico due anni fa, circa un anno dopo la morte improvvisa di mia madre nel settembre del 2010, evento che ha letteralmente strappato la mia vita in due.

Nell'estate del 2011 ho cominciato ad avere tachicardie e palpitazioni, nervosismo e sensazioni di inquietudine...dormivo male, piangevo spesso, ero intrattabile. Non sapevo quel che stava per succedere, ne ignoravo la portata, sapevo solo che stavo male.

Un pomeriggio, al cinema, arriva il primo attacco di panico. Stretta al petto, sensazione di soffocamento, di impazzimento, di morte imminente. Scappo dal cinema, comincio a piangere disperata, non so cosa mi succede, le mie amiche nemmeno, il mio pianto dura due giorni, la morsa al petto anche, poi il mostro si placa e io con lui.

Racconto tutto alla mia psicoterapeuta, da cui ero in cura già da tempo per il mio lutto. Da un po' mi aveva avvertita che secondo lei non stavo bene e che la psicoterapia da sola non ce l'avrebbe fatta. Ma io non l'avevo nemmeno ascoltata. Mi consiglia di rivolgermi ad uno psichiatra e io, di malavoglia, ci vado. Seduta breve, diagnosi di depressione secondaria e nevrosi fobica (per la precisione fobia di morire all'improvviso, come mia madre), prescrizione di farmaci, antidepressivi e stabilizzatori dell'umore.

La mia ansia travestita da orgoglio mi fa decidere, a quel punto, che io dei farmaci non ho bisogno e che posso farcela benissimo anche da sola.

Ci penso su, congedo la psichiatra, e comincio un percorso tutto mio, leggo libri, faccio meditazione, vado da un omeopata. Tengo a bada il mostro, certo ma é come combattere un drago con un frustino.

Il mio malessere striscia, mi ritrovo ogni sera a piangere sul letto, senza sapere perché, pensando ormai di essere impazzita. Ogni volta che esco di casa, ecco la morsa al petto. Ogni volta che entro in un supermercato, ecco lì quella sensazione di soffocamento. Deglutisco a fatica, ho gli occhi perennemente sbarrati, i muscoli tesi, il cervello in tilt. Non sono più io. Sono altro da me, sono impazzita dalla paura.

Il mio percorso 'fai da te' va avanti, io arranco ma non mi arrendo alla verità che sto male e devo curarmi.

Finché un giorno arriva l'attacco di panico più spaventoso...in ufficio, all'improvviso mi manca l'aria...capisco che devo calmarmi, ma non ci riesco, tutto è inutile, chiamo l'omeopata che mi dice di respirare, prendere i granuli omeopatici, ma non funziona niente, sono una nave alla deriva. Mentre mi ripeto come un disco rotto che sto morendo soffocata (senza rendermi conto che mentre lo ripeto sto respirando!!!), una collega mi porta di corsa al Pronto Soccorso del Sant'Eugenio di Roma, dove capiscono subito che sto avendo un attacco di panico, mi danno delle gocce e mi spediscono dal loro psichiatra che, dopo avermi fatta parlare due minuti, mi dice delle parole che non dimenticherò mai...mi dice "Lo sai che sei fobica, sì? E anche depressa? Trova uno psichiatra che ti va a genio e comincia una cura. Fai presto." Se quelle parole me le avesse dette in modo meno brusco forse non mi sarebbero entrate in testa così bene. Il giorno dopo, era il 16 dicembre del 2011, comincio le mie sedute dalla psichiatra, accompagnate sempre da quelle con la psicoterapeuta.

Mentre lavoro con loro, imparo a conoscere l'ansia, il panico e le cause che li scatenano, e man mano che li conosco li temo anche di meno, e quando arrivano li riconosco, e li fermo in tempo, specialmente gli attacchi di panico.

Sento quando gli attacchi di panico bussano forte alla mia porta, ma io non apro. Respiro, ragiono. Non mi fanno più paura. Ascolto il panico, cerco di capire cosa vuole dirmi.

L'ansia invece è per ora più strisciante, non entra a colpi d'ariete come il panico, si insinua nelle crepe, e pian pianino me la trovo dentro, e allora lì dipende molto da come sto, da che giornata è, se sto bene, se sono stanca e preoccupata per altro, se si conclude tutto con un pianto liberatorio, se suonando un po' la batteria o coccolando la mia adorata gatta, o se l'ansia deve esplodere per forza e poi scemare.

Di certo, comunque, quegli episodi orribili, improvvisi, devastanti non si sono più ripetuti.

Non ce l'avrei mai fatta senza l'aiuto di quelle specialiste. Ho concluso la terapia farmacologica, non ancora la psicoterapia ma manca poco.

Non tornerò più quella di prima, ma oggi sono più forte e più consapevole.

Il percorso é stato lungo ma dopo il superamento del primo ostacolo - accettare di aver bisogno di aiuto! - tutto il resto è stato relativamente facile.

L'amore delle persone che mi circondano, la competenza dei medici e soprattutto la mia caparbietà mi hanno portata alla guarigione. Ho sempre trattato il mio malessere come una cosa normale, non mi sono mai nascosta né vergognata di parlarne, e d'altronde perché avrei dovuto?

Non vi dico che sono certa di esserne uscita del tutto, d'altronde io sono sempre stata un soggetto ansioso...però so che il peggio é passato, so che è una battaglia infinita, ma adesso ho le armi per combatterla, a volte vince l'ansia, più spesso vinco io, magari un giorno arriveremo ad una tregua definitiva, chi lo sa. E' quello che spero e a cui miro.

Tutto questo solo per farvi capire che si guarisce, se ne esce, vogliatelo con tutta la forza che avete e la strada verso la guarigione vi si spalancherà davanti.

Il nostro nemico lo abbiamo creato noi, e come lo abbiamo creato possiamo distruggerlo.


Credo che spiegare un attacco di panico o di ansia a chi non ne ha mai provato uno sia un'impresa veramente ardua.

Sono sensazioni talmente impalpabili eppure così violente che io personalmente non sono mai riuscita a verbalizzarle andando oltre il solito "Ti sembra di soffocare, di impazzire, di morire"... Come se la gente sapesse come ci si sente quando si pensa di impazzire.

Quando stavo particolarmente male, c'erano giorni in cui avrei voluto solo stare sotto le coperte, con gli occhi chiusi, ad aspettare che la crisi passasse. C'erano poi giorni in cui, stremata, quasi imploravo la mia ansia di fare di me un solo boccone, portandomi definitivamente alla follia. Mi immaginavo imbottita di farmaci, con lo sguardo perso, la mente assente ma finalmente 'in pace'. Tutto pur di non sentire più quella sensazione di perdita totale di controllo, il dominio dei mostri su ogni mio pensiero, ogni mia azione, sul mio cuore, le mie mani, il mio respiro.

Qualcosa però, per fortuna, mi ha sempre impedito di arrendermi, e credo che quel qualcosa sia l'amore per la vita, che quelli come noi nutrono, nonostante le apparenze, molto più di tante persone che l'ansia e il panico non sanno nemmeno cosa siano.

Che sia per ipersensibilità, o perché abbiamo vissuto esperienze che ci hanno segnato, quale che sia la ragione, il nostro sarà sempre un cammino in salita, ma più saliremo, più belli saranno i panorami che vedremo quando arriveremo in cima.

Auguri a tutti noi naufraghi, di trovare presto e definitivamente la terraferma.

Vi abbraccio.

Vale F.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Vale

Anonimo ha detto...

S iamo speciali e sensibili. COME SAPPIAMO NON SAREMO MAI QUELLI DI PRIMA , ma abbiamo capito come affrontare la battaglia

Anonimo ha detto...

Che bella la tua testimonianza, grazie di averla condivisa con tutti noi.

Anonimo ha detto...

Bellissima Donna!

Anonimo ha detto...

Grazie di cuore mi sono commossa.
Grazie Vale.

Anonimo ha detto...

grazie vale.....mi sono commossa davvero delle bellissime parole ti sono vicina con il cuore.....anch'io come te soffro di questa maledetta malattia dico cosi perche per me è come una malattia ......e come se mi sentissi persa dal mondo intero......ti abbraccio da Vale... <3

Anonimo ha detto...

Bellissimo il tuo racconto... <3

Anonimo ha detto...

CarissimA Vale hai descritto a pennello ciò che si prova quando arriva il "mostro "ed in effetti proprio da soli non c si salta fuori....nonostante la buona volontà....occorre trovare uno psichiatra su cui contare e soprattutto aver stima di Lui......dopo tutto diventa più normale.
Grazie per questa tua testimonianza....un forte abbraccio.Ciao!

Anonimo ha detto...

É notte fonda e sono sveglia in preda a una forte ansia che non mi ha impedito, comunque, di leggere la tua storia!!!! Ho paura e non vedo l'ora che passi perché voglio tornare nel letto!!! Mi hai dato un po' di coraggio e ti ringrazio!!!

Anonimo ha detto...

nonostante la grande difficolta' dell'argomento hai descritto in poche parole e semplici quello che realmente si prova, ho una storia simile alla tua e spero di trovare presto il coraggio di abbandonare i farmaci grazie Vale della tua testimonianza