giovedì 16 marzo 2017

Effetti collaterali del cambio di stagione: il disturbo affettivo stagionale (SAD)



La primavera è finalmente arrivata!

Molti aspettavano con ansia l’uscita dall’inverno, altri guardano al nuovo cambio di stagione con un po’ di apprensione.

Può succedere, infatti, che il passaggio dall’ora solare a quella legale (e viceversa) rappresenti un momento critico in grado di scombussolare i nostri equilibri neurochimici, provocando uno stato di malessere molto vicino alla depressione.

Se all’inizio della primavera o con l’arrivo dell’autunno regolarmente cominciate a sentirvi stanchi, irritabili, apatici…con ogni probabilità soffrite di un Disturbo Affettivo Stagionale (SAD), legato all’influsso delle variazioni climatiche sul sistema endocrino.
Ma niente paura! A tutto c’è un rimedio…a volte più di uno!

L’inizio della primavera è sempre un periodo molto atteso ma è anche una fase piuttosto difficile dal punto di vista psicofisico per gli effetti che il cambio di stagione ha sulla nostra fisiologia, sullo stile di vita e sull’umore.

Così disturbi temporanei come stanchezza, sonnolenza, depressione, senso di malessere generale, possono essere frequenti.

E non solo: il cambio di stagione è un momento critico anche per chi già soffre di depressione poiché le sollecitazioni acutizzano i disturbi preesistenti.

Già Ippocrate nel 400 a.C. descriveva una depressione legata alle stagioni, ed anche oggi circa il 25% della popolazione, va incontro a cambiamenti dell’umore, del sonno e dell’attività socio-lavorativa.

In particolare, quando i mutamenti sono ciclici, ad ogni inizio di primavera (in percentuale minore) e d’autunno, si può presentare quello che scientificamente viene definito disturbo affettivo stagionale (SAD).

Il SAD (Seasonal Affective Disorder, sigla coniata da Rosenthal et al. nel 1984) è un disturbo ciclico dell’umore vero e proprio ed è descritto anche nella guida ai disturbi psichiatrici, il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder) come modalità di decorso dei disturbi dell’umore. Colpisce circa il 2-3% della popolazione europea in una fascia di età compresa fra i 20 e i 40 anni, con una maggiore incidenza nelle donne.

I sintomi sono facilmente diagnosticabili: stanchezza, irritabilità e sbalzi d’umore, scarsa concentrazione, apatia, eccessivo appetito con forte desiderio di mangiare cibi ad alto contenuto di carboidrati, ed infine ipersonnia e letargia.
Ma quali sono le cause che provocano il disturbo affettivo stagionale?

Le cause non sono ancora chiare, le ricerche condotte finora suggeriscono che la ragione è da ricercare nelle variazioni climatiche di temperatura, umidità e pressione, in grado di influenzare alcune sostanze chimiche (neurotrasmettitori) responsabili del nostro umore, primo tra tutti la serotonina. Soprattutto la variazione di luce solare influirebbe sulla produzione di questo neurotrasmettitore che regola anche il ciclo di sonno-veglia e di melatonina, ormone anch’esso coinvolto nella regolazione del sonno, “inceppando” la capacità di adeguare e sincronizzare i ritmi fisiologici e causando stress, inizialmente solo fisico e poi anche psicologico.

Nella maggioranza dei pazienti con SAD infatti i livelli di melatonina, che viene prodotta durante la notte, non presenterebbero le normali fluttuazioni, rimanendo alti per circa due ore in più rispetto al normale.

In primavera così, il nostro corpo si prepara al caldo con variazioni endocrine, e alla maggiore esposizione alla luce variando il livello di secrezione di melatonina. Se questa variazione provoca livelli di produzione anormali (troppo alti o troppo bassi), è stato documentato che possono comparire sintomi collegati a disturbi psichici.

Con il cambiamento dell’ora legale, inoltre, il nostro corpo deve adeguarsi alle modificazioni dell’orologio solare: un processo lento che si può paragonare a quello che avviene quando siamo soggetti ad un cambiamento di fuso orario.

Col passaggio alla stagione invernale, invece, quando l’esposizione alla luce diminuisce, si è osservato che i livelli di trasportatori della serotonina, che servono a rimuoverla, aumentano. Questi trasportatori troppo veloci provocherebbero una eccessiva riduzione della concentrazione del neurotrasmettitore, che trasformato permette, tra l’altro, la sintetizzazione della stessa melatonina.

A livello pratico dunque, come si può diagnosticare il SAD?

Rosenthal et al. hanno elaborato un questionario retrospettivo di facile somministrazione per valutare la suscettibilità ai cambiamenti stagionali. Il SPAQ (Seasonal Pattern Assessment Questionnaire) è suddiviso in quattro sezioni:


  1. la prima, considerata la più importante, permette di calcolare la tendenza dell’umore a variare nel corso delle stagioni, valutando in che misura sonno, rapporti sociali, umore, peso, appetito e livello di energia mutano;
  2. la seconda sezione permette di delineare un profilo stagionale individuale;
  3. la terza raccoglie informazioni sulla reattività ai cambiamenti climatici;
  4. la quarta parte indaga se l’esaminato percepisce come un problema le eventuali variazioni.

Vengono poste domande come, per esempio:

Ci sono state due o più settimane durante le quali:
Le è capitato di avere difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, oppure al contrario di addormentarsi?
Le è capitato di sentirsi stanco e con poca energia?
Le è capitato di avere poco appetito o di mangiare troppo?
Oppure di perdere o acquistare un peso considerevole nonostante fosse a dieta?


Dopo la diagnosi, il passo successivo è quello di curare il disturbo.

Con buoni risultati, ma ancora non scientificamente provati, il SAD potrebbe essere curato con la melatonina, già utilizzata contro la sindrome del jet-lag e, anche se i pareri medici sono discordanti, contro l’insonnia.

Inoltre, in Europa Settentrionale, non a caso la zona più colpita da questo tipo di depressione, nei mesi autunnali ed invernali è diffusa la “bright light therapy”, ovvero la fototerapia, in cui il paziente viene esposto a una sorgente luminosa superiore a 2000 lux.

Quando è efficace, la fototerapia si caratterizza per la precocità del miglioramento sintomatologico e la scarsità di effetti collaterali.

Forse meno specifiche, ma in ogni caso soluzioni significative, sono poi sia la terapia di gruppo, grazie alla quale ogni partecipante può condividere i propri vissuti e stati emotivi, uscendo dall’isolamento sociale, sia, a livello individuale, il mantenimento di uno stile di vita sano (un corpo forte e in buona salute avverte in maniera meno netta i disagi legati al cambio di stagione).


Dott.ssa Valeria Buono

Dal Sito: www.psicologiaok.com


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