domenica 6 maggio 2018

Le emozioni negative come chiave del nostro benessere



Sentirsi tristi o arrabbiati è essenziale per il nostro benessere psicologico. La cultura del sorriso per anni ci ha costretto a negarle. Ma psicologi ed esperti invece ne evidenziano la positività

La scienza oggi dimostra le conseguenze adattive degli stati d’animo negativi. Ci fa capire che sentirsi tristi o arrabbiati è essenziale per il nostro benessere psicologico. Ad esempio è stato visto che la tristezza aiuta la memoria, incrementa la motivazione, smuove empatia e che la nostalgia aiuta a dare continuità al nostro percorso, un senso a ciò che abbiamo vissuto, che la rabbia svolge funzioni di difesa, se gestita. Ma soprattutto è emersa l’importanza di esprimere e riconoscere l’intera gamma delle emozioni. Accettarle. Accoglierle. Non esserne spaventati, non rifuggirle, non cercare di ricacciarle. Facendo della vulnerabilità la chiave della nostra autenticità e delle avversità, occasioni di rinascita.


NON EVITARE LE EMOZIONI NEGATIVE
Gli studi dicono che il tentativo di sopprimere pensieri e sentimenti negativi è controproducente. Perché provare a bypassare le emozioni dolorose aggirandole con sorrisi e pensiero positivo è come tagliare parte di ciò che siamo. Non saper stare in sintonia con la complessità, e il disordine se vogliamo, della nostra vita profonda.
Il senso delle emozioni è aiutarci a comprendere gli eventi, valutare le nostre esperienze per poi adattarsi e crescere. Quindi attraversarle ed elaborarle. I sentimenti “cattivi”, che vorremmo scrollarci di dosso come sabbia, hanno valore di sopravvivenza. Ci segnalano problemi di relazione, di rapporto con se stessi. Il dolore non è mai insignificante perché parla di noi, dice che qualcosa va rivisto, ripensato, che ci ha fatto male, che dobbiamo interessarci a quello che sta accadendo, cambiare qualcosa. Innesca strategie adattive. Ci porta ad evolverci, come i Pokemon - i pupazzetti di un noto cartone animato - a stadi avanzati di noi. I nostri stati affettivi si modulano sulla base di cosa ci accade, della nostra vita interiore. Momenti di buio, sconforto, lacrime sono risposte adattive importanti, aiutano a reagire e a ristrutturarci sulla base delle nuove esigenze. Sciogliersi e lasciarsi piegare dal dolore nelle situazioni più traumatiche è necessario per ritrovarsi. Rifiuti, frustrazioni, delusioni, perdite sono in ognuno di noi, inutile fingere di stare sempre bene per forza. Il nostro benessere è un processo che si assesta attraverso stati d’animo complessi. 

LE EMOZIONI NEGATIVE SONO FONTE DI BENESSERE
Quando ci sentiamo sconvolti, agitati, depressi c’è bisogno di riconoscere questi stati invece di schiacciarli dentro di noi. Ciò che cerchiamo di allontanare dalla nostra coscienza non sparisce nel nulla ma diventa una grande presenza, un’ombra che acquista potere, prende altre vie e, a volte, diventa malattia. Che arriva nei nostri sogni, come indicano alcuni studi, con una specie di effetto rimbalzo. Più evitiamo sentimenti e pensieri negativi, in effetti, più diamo loro potere. Ricerche recenti stanno scoprendo che questi stati d’animo sono funzionali al nostro benessere. Secondo un nuovo studio tedesco, pubblicato sulla rivista Emotion, la relazione tra frequenza di umore basso ed esiti dannosi in termini di salute fisica e mentale cambia sulla base degli atteggiamenti che le persone hanno nei confronti delle emozioni negative. I soggetti che rifiutano, che non accettano questi stati d’animo, ne pagano le conseguenze più alte in termini di salute e benessere. 


LA CULTURA DEL SORRISO
Il nostro corredo emozionale è ampio, si muove dalla gioia all’angoscia, e questo ha un significato. La cultura del sorriso, del pensiero positivo a tutti i costi, della felicità che ha imperversato negli ultimi decenni, ha tolto profondità alla vita psichica e spessore ai nostri stati d’animo. Inducendo a farci perdere contatto con parti di noi, sfuggendole o banalizzandole. Facendoci credere che la sofferenza vada solo curata, anestetizzata e annullata. Indagini recenti mostrano invece che le esperienze traumatiche smuovono, nella maggioranza dei casi, una crescita psicologica positiva. Dopo un trauma, per quanto devastante, possiamo migliorare la nostra vita, e vivere esperienze di miglioramento che certe volte si rivelano intense come relazioni più profonde, senso di forza interiore, individuazione di nuove possibilità per la propria esistenza.
Si parla a tal proposito di crescita post-traumatica. Secondo gli psicologi statunitensi Richard Tedeschi e Lawrence Calhoun, dell’università del North Carolina, il trauma smuove un progresso personale quando riesce a sfidare le convinzioni, le credenze consolidate nel tempo. Abbiamo bisogno di scuotere e smantellare la nostra visione del mondo, la nostra stessa identità, per ricostruirci in modo nuovo. Più vacilliamo, più lasciamo andare le idee e ripartiamo da zero, meglio possiamo riorganizzarci per inseguire altre opportunità, aprire nuove vie.

 EVADERE DALLA BANALITA'
Dopo perdite importanti, eventi avversi, accadimenti “sismici” - dal punto di vista psicologico -possiamo elaborare ciò che è successo, e arrivare, proprio attraverso lo sconforto, a vederci come non lo abbiamo mai fatto, a formulare domande alle quali non siamo mai arrivati. Lo smarrimento ci costringe a riesaminare il modo di pensare, di dare peso alle cose, può farci evadere dalla banalità degli stessi pensieri. La sofferenza permette di costruire nuovi obiettivi, schemi, significati. Di essere creativi. Soprattutto può offrire l’occasione di ricostruire noi stessi in modo più autentico, più fedele al nostro Io e al suo percorso di vita. Che è unico.

di Brunella Gasperini
Dal Sito: d.repubblica.it

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