domenica 29 luglio 2018

Paura di impazzire e di perdere il controllo: Psicopatofobia


Si manifesta con i sintomi dell’ansia e con una costante ricerca di rassicurazione, continue visite specialistiche, consulti di siti dediti all’argomento.

La paura di impazzire è una delle paure più diffuse alla base del Disturbo da Attacchi di Panico o del Disturbo Ossessivo.

Detta anche psicopatofobia si manifesta con i sintomi dell’ansia e con una costante ricerca di rassicurazione, continue visite specialistiche, consulti di siti dediti all’argomento.

La sensazione di perdita di controllo è percepita molto grave, pericolosa e temuta, viene considerata insopportabile e rischiosa. La paura di stare perdendo o di poter perdere il controllo sul proprio comportamento motorio e verbale o della propria attività di pensiero rappresentano esperienze mentali comunemente vissute in chi sperimenta un momento di intensa paura o di uno stato prolungato di ansia.

E’ possibile definire questi fenomeni come dei pensieri interni che si manifestano in modo soggettivo sotto forma di immagini mentali, di frasi verbali o più semplicemente di sensazioni, come se ogni volta ci si trovasse alle prese con un vissuto di intensa paura o di ansia. Spesso la paura di perdere il controllo della propria mente e la conseguente paura di fare del male a qualcuno o a se stessi conduce la persona a mettere in atto delle soluzioni che, se reiterate nel tempo, conducono ad un incremento dei sintomi e della paura.

Il non sentirsi più di avere il controllo di mente e corpo, il forte senso di irrealtà, la sensazione di estraneità dal corpo e da ciò che lo circonda, le palpitazioni, i brividi sono tutti sintomi d’ansia che possono stordire a tal punto da far credere al soggetto di non essere in grado di riprendere il controllo della situazione e di stare impazzendo.

Le persone non diventano “pazze” improvvisamente e il solo fatto di analizzare la propria sanità mentale è già indice di normalità.

Questa fobia è di per se paradossale, dato che nelle patologie psichiatriche come ad esempio le psicosi, uno dei sintomi principali è proprio la mancanza di insight, cioè di consapevolezza di malattia.

I soggetti affetti da disturbo psicotico non hanno potere sugli episodi psicotici che possono durare per giorni o addirittura per settimane, periodo durante il quale non vi è la percezione della perdita di controllo. Cosi, anche se l’ansia può far sentire la persona “come se“ stesse impazzendo, resta comunque una sensazione che non ha nulla a che vedere con un vero episodio psicotico.

A volte la paura di impazzire è momentanea, ma ci sono casi in cui diventa un’ossessione. Solitamente le persone mettono in atto dei meccanismi per cercare di ridurre il disagio come ad esempio l’evitamento di tutte le situazioni ad “alto rischio” di panico, ciò però può produrre una riduzione progressiva delle normali attività del quotidiano, iniziando da quelle che comportano l’esposizione diretta con i luoghi o le situazioni potenzialmente pericolosi, fino ad arrivare, nei casi più gravi, a periodi più o meno lunghi di vero e proprio ritiro sociale ed isolamento da qualunque contatto interpersonale.

Si crea un circolo vizioso che alimenta il Disturbo di Panico, impegnandosi in un’attività costante di evitamento di tutte le situazioni ritenute responsabili dell’esperienza di panico, rafforzerebbe indirettamente il convincimento che l’interazione diretta con questi eventi porti alla perdita di controllo temuto.

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo potrebbe rispondere allo stato ansioso percepito con quel rituale compulsivo ritenuto utile a ridurre la probabilità di insorgenza dei pensieri temuti e del vissuto emotivo ad essi associati (lavarsi frequentemente le mani, ripetere mentalmente delle frasi), rinforzando conseguentemente la presenza di tali credenze disfunzionali.

Il trattamento è basato sulla terapia farmacologica e un percorso di psicoterapia con l’obiettivo di imparare a gestire pensieri, emozioni e comportamenti attraverso tecniche di rilassamento, di respirazione e meditazione.

Lo scopo è quello di far abbassare “la temperatura della caldaia” per diminuire il livello di emotività che “come un vaso colmo d’acqua, basta una minima goccia per far traboccare il vaso” e far scattare i meccanismi di difesa.

Dott.ssa Daniela Lazzarotti

Dal Sito: riviera24.it

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