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lunedì 7 novembre 2016

Perché gli attacchi di panico sono in aumento

Le testimonianze di chi ha sconfitto i disturbi di ansia e 7 consigli per prevenirli. 

«Ero a un concerto con amici, quando ho sentito un senso di oppressione al petto e un formicolio alle mani e ai piedi. Mi sembrava di impazzire. Sono stata sopraffatta da un improvviso bisogno di scappare e, senza dirlo a nessuno, sono corsa fuori», spiega Amanda Freed, una donna di 36 anni che si occupa di comunicazione presso Aylesbury, descrivendo il suo primo attacco di panico. Ha dato subito la colpa alla stanchezza, poi poche settimane dopo è successo di nuovo, mentre stava facendo la spesa. Ha studiato i sintomi online, ma non ha cercato aiuto. «Qualche mese dopo evitavo di andare nei negozi o nei luoghi affollati per paura di avere altri attacchi. Se mi allontanavo troppo da casa o dal lavoro, temevo che sarebbero tornati».

Negli ultimi cinque anni, nel Regno Unito si è verificato un aumento del 10% delle telefonate ai centri di aiuto specializzati, una su dieci riguarda un attacco di panico e, di queste, due terzi sono fatte da donne. Le visite ambulatoriali per i disturbi d'ansia, di cui gli attacchi di panico sono la forma più comune, sono aumentati di cinque volte dal 2007, e i ricoveri ospedalieri sono aumentati di 1/3. Le prescrizioni di tranquillanti come lo Xanax e il Valium sono aumentate del 13% negli ultimi quattro anni, e di antidepressivi, spesso usati per trattare gli attacchi di panico, del 38%.
Quando l’organismo produce una reazione di panico risponde ad uno stimolo psichico inconscio secernendo ormoni tra i quali adrenalina e noradrenalina, necessari a predisporre l’organismo alla reazione di fuga. Quando la minaccia è emotiva, l'adrenalina non viene utilizzata, e l'effetto sul corpo è una combinazione di vampate di calore, vertigini, tensione muscolare, formicolii e palpitazioni. In alcuni casi si prova una sensazione di soffocamento o sbalzi del battito cardiaco.
Questo disturbo può colpire chiunque e a qualunque età. La makeup artist Jemma Kidd ha ammesso di avere sofferto per 20 anni di attacchi di panico che le davano la «sensazione di essere in una zona di guerra». La presentatrice Anna Williamson ha recentemente ammesso di avere sofferto di forti attacchi di panico al culmine della propria carriera, di averlo tenuto nascosto per mesi fino a quando ebbe un vero e proprio tracollo.
«L'aumento gli attacchi di panico negli ultimi cinque anni si è riscontrato principalmente nelle donne di successo con lavori ad alta pressione, la cui vita è un gioco di equilibri tra casa, carriera, pagare le bollette e, a volte, anche figli. La crisi economica, la conseguente incertezza del lavoro e la mancanza di controllo su tutto può scatenare attacchi di panico», spiega Nicky Lidbetter, CEO di Anxiety UK ed ex "malata.
Con uno sguardo più attento, però, e si scopre che, mentre il lavoro crea ansia, l'attacco di panico può essere legato a un evento accaduto in passato. «Spesso capita che una donna che gestisce tranquillamente famiglia, vita sociale e lavoro, improvvisamente abbia attacchi di panico apparentemente senza motivo» dice Lidbetter. «In realtà c'è una causa esterna, di solito un evento che non si può controllare, come per esempio un lutto o un divorzio. In pratica problemi del passato che non sono stati risolti e tornano a galla. La vita, piena di cosa da fare, spesso ci impedisce di non affrontare problemi emotivi irrisolti. Con un attacco di panico il corpo ti costringe a guardare in faccia la tua vita emotiva».
«Il perfezionismo e una forte paura di fallire può predisporre ad attacchi di panico», afferma la dottoressa Vijaya Manicavasagar, psicologa clinica e autrice di Overcoming Panic and Agoraphobia (Constable & Robinson). «La paura di sbagliare per esempio una presentazione e per questo motivo di perdere poi il lavoro si trasforma in un circolo vizioso e in un attacco di panico a ogni presentazione. La terapia cognitivo-comportamentale può aiutare in quanto ci insegna a cambiare il nostro modo di pensare. Nel corso del tempo, questa persona può imparare che sbagliare sul lavoro è solo un errore sul lavoro e aiuta ad alleviare ansia e panico».
L'altra lezione da imparare è che gli attacchi di panico non sono dannosi per la nostra salute. Amanda spiega: «Avere la consapevolezza che gli attacchi di panico non sono pericolosi mi ha fatto capire che tutti i "se" che avevo inventato nella mia testa non erano reali». Charles Linden, ex malato di ansia, fondatore del Linden Method e autore di Stress Free in 30 Days (Hay House), afferma che gli attacchi di panico possono colpire le persone particolarmente creative che non riescono a canalizzare le loro idee e di conseguenza sviluppano una sorta di nevrosi.
La chiave del suo metodo è, banalmente, non pensarci. La dimostrazione è Lisa Dawson, una ragazza di 30 anni che ha sofferto di attacchi di panico per due anni. «Sono arrivata al punto che non andavo nemmeno al supermercato, perché, pensavo avrei avuto un attacco. Dopo aver letto il libro di Charles tutto di un fiato un sabato, la domenica sono andata in un negozio, ho comprato qualche ingrediente, sono tornata a casa e ho fatto una torta. Ero totalmente concentrata nelle cose che stavo facendo, la ricerca della ricetta, la spesa, la preparazione, le ore passavano e non ho mai pensato alla mia ansia una sola volta. Mi sono sforzata di mettere a fuoco le cose mentre le stavo facendo e gli attacchi di panico sono spariti».
Un altro rimedio efficace è l'attività fisica. Amanda è stata aiutata dalla corsa: «Lavorare sulla resistenza mi ha permesso di avere un controllo maggiore sul mio corpo. Ora corro tre volte a settimana e faccio yoga, che mi ha insegnato a controllare il respiro. Lo scorso ottobre, ho iniziato un nuovo lavoro e ho avuto un altro attacco di panico. Ho smesso di fare quello che stavo facendo, mi sono ripetuta nella mente che quello che stavo provando era solo un sintomo fisico del mio stress dovuto al nuovo lavoro. Non stavo morendo! Ho fatto dei lunghi respiri ed è passato».
Ecco come prevenire o gestire gli attacchi di panico in 7 mosse
1. L'esercizio fisico regolare riduce l'ansia e panico del 30% in quanto utilizza l'eccesso di adrenalina prodotta dallo stress.
2. La terapia cognitivo-comportamentale da ottimi risultati contro questo disturbo.
3. La meditazione e il mindfulness riducono lo stress meditazione e gli attacchi di panico. Parlatene con il vostro medico.
4. La fitoterapia: la Rhodiola Rosea, per esempio, contrasta i sintomi e ha proprietà antistress.
5. I farmaci: le benzodiazepine vanno usate come ultima risorsa. Parlatene con il vostro medico.
6. Cosa fare se si ha un attacco di panico? Respirare per 10 volte in un sacchetto di carta. In questo modo si produce biossido di carbonio che va a compensare l'ossigeno che aumenta durante l'iperventilazione.
7. La respirazione controllata: respirare lentamente con lunghe espirazioni è una valida tecnica contro l'ansia.

marieclaire.it

marieclaire.co.uk 

martedì 25 ottobre 2016

Ansia: conoscerla per viverla meglio

L’ansia è la nostra risposta allo stress. Quando percepiamo il verificarsi di una situazione pericolosa e stressante, rispondiamo anticipando con atteggiamenti  contrastanti; da un lato ci prepariamo ad affrontare il pericolo, dall’altro tentiamo una via di fuga o di semplificazione del problema.
Se non siamo in grado di risolvere il problema oppure se allo stato di preoccupazione non corrisponde una reale difficoltà da affrontare e risolvere, allora l’ansia, si trasforma in una risposta inadeguata, i cui risultati possono diventare distruttivi. L’ansia esasperata all’ennesima potenza può trasformare la vita in un vero incubo.

Perché si utilizza la definizione “disturbi d’ansia”?

Si utilizza la definizione “disturbi d’ansia” perché si tratta di un insieme di sintomi anche molto diversi tra di loro.
Si conoscono, infatti, differenti quadri clinici legati al disturbo ansioso, come:
  • Disturbo di panico
  • Agorafobia
  • Fobia Sociale
  • Fobia Specifica
  • Disturbo Ossessivo-Compulsivo
  • Disturbo Acuto da Stress
  • Disturbo Post-Traumatico da Stress
  • Disturbo d’Ansia Generalizzata
  • Disturbo d’Ansia NAS
  • Disturbo Ansioso-Depressivo Misto
Quali sono i sintomi dei disturbi d’ansia?
I disturbi d’ansia sono caratterizzati da una sintomatologia che comprende sia sintomi di natura sia psichica che somatica, come:
  • Tachicardia
  • Depressione
  • Sudorazione
  • Insonnia
  • Mancanza di respiro
  • Affanno
  • Pensieri negativi
  • Sensazione di avere il cuore in gola

Quali sono le cause dell’ansia?

Gli scienziati ritengono che le due cause alla base dei disturbi d’ansia sono la genetica e lo stress.  Spesso la causa è da ricercare nelle dinamiche e nei rapporti familiari. I disturbi d’ansia possono anche essere il risultato di eventi stressanti o traumatici, come malattie, morte di una persona cara, problemi economici.
I disturbi d’ansia e depressione sono stati associati a bassi livelli di serotonina, un neurotrasmettitore che ricercatori ritengono responsabile del mantenimento dell’equilibrio dello stato d’animo. Tuttavia, un altro studio ha dimostrato che è, invece, lo stato d’ansia che abbassa i livelli di serotonina e non il contrario.

Come viene trattato lo stato d’ansia?

Psicoterapia, tecniche di rilassamento, farmaci antidepressivi e rilassanti sono i trattamenti più utilizzati.
Considerando che si tratta di livelli emozionali, il tipo di trattamento varia a seconda dello specifico disturbo di una persona.

Le conseguenze sociali del disturbo d’ansia

I soggetti con disturbo d’ansia possono essere esclusi e discriminati. È evidente un carente supporto sociale nei diversi contesti e ne deriva una scarsa qualità della vita di chi ne soffre.
L’ansia e la risposta sociale di limitata comprensione e accettazione causano bassa autostima nei soggetti ansiosi.

L’ansia può causare attacchi di panico?

L’amplificazione dei sintomi del disturbo d’ansia può portare ad avere attacchi di panico. Si parla di attacchi di panico quando improvvisamente si avverte una paura molto intensa nei confronti di un pericolo non reale. Tra i sintomi  somatici e psicologici sono inclusi:
  • Palpitazioni
  • Sudorazioni
  • Tremori
  • Sensazioni di dispnea o di soffocamento
  • sensazione di asfissia
  • Dolore o oppressione al petto
  • Nausea o disturbi addominali
  • Vertigini o sensazione di testa leggera
  • Depersonalizzazione
  • Paura di perdere il controllo o di “impazzire”
  • Paura di morire
  • Parestesie
  • Brividi o vampate di calore
In questi casi non temete, parlatene al vostro medico per capire insieme qual è la soluzione migliore per il vostro caso!

Pazienti.it 

venerdì 30 settembre 2016

Conoscere meglio l'ansia. Tra normalità e patologia. Ecco come riconoscerla

Secondo l’Istituto Nazionale della salute mentale, ansia, panico e disturbi correlati colpiscono circa 19 milioni di uomini di età superiore ai 18 anni in Europa. Il termine ansia deriva dal latino angere che significa stringere. Il termine stesso comunica la sensazione di disagio di chi sperimenta uno stato ansioso. Ma cosa è l’ansia?



L’ansia è uno stato psichico di un individuo associato ad una condizione di allerta e paura nei confronti di uno stimolo esterno. Tale stato emotivo è spesso  generato da una sottostima delle proprie capacità nella gestione di un evento o da una sovrastima della difficoltà dell’evento stesso.    
Non è corretto attribuire all’ansia un’accezione totalmente negativa. La maggior parte degli individui si ritrovano a sperimentare stati ansiosi che, se giustificati, restano una sensazione transitoria e con effetto positivo; la manifestazione di ansia ci allerta e ci permette di mettere il nostro corpo in una situazione di prontezza di fronte al presunto pericolo.
Al contrario, gli episodi ansiosi che insorgono senza una reale motivazione, sono all'origine di reazioni eccessive caratterizzanti l'ansia patologica o negativa.  L’ansia infatti, può diventare  un problema nel momento in cui la percezione di pericolo è soltanto nella nostra mente piuttosto che proveniente da un reale ed oggettivo pericolo.  

Nella maggior parte dei casi l'ansia patologica è accompagnata da attacchi di panico e crisi acute. Tra i sintomi di ansia possiamo sicuramente elencare: tremori, perdita di appetito, crampi allo stomaco,  insonnia, preoccupazione eccessiva ed immotivata, perdita di fiducia in se stessi, frequente sensazione di paura, facile irritabilità con le persone, difficoltà a mantenere la concentrazione, difficoltà a rilassarsi, paura o sensazione di fastidio in mezzo alla gente, diminuzione o perdita dell’interesse sessuale, predisposizione ad evitare le situazioni ansiogene, senso di paura al pensiero di dover affrontare la quotidinità.  
Come distinguere l’ansia normale da quella patologica?  
La differenza principale tra ansia normale e ansia come problema è nell’origine e nell’intensità dell’esperienza e il fatto che ostacoli le normali funzioni vitali. Se si sospetta di avere un disturbo d’ansia, è importante chiedere aiuto. L’ansia è facilmente controllabile, e le sue complicanze sono facilmente evitabili con il trattamento adeguato.

Castelvetranonews.it 

mercoledì 11 maggio 2016

Attacchi di panico: le 10 cose cretine che dice la gente che non ha idea di cosa stia parlando

Le dieci cose che chiunque soffra di ansia o attacchi di panico si è sentito dire almeno una volta nella vita: frasi figlie di ignoranza davvero insopportabile.
 
Gli attacchi di panico sono una patologia altamente diffusa quanto seria. Purtroppo quando si parla di questo tipo di problematiche le persone che hanno la fortuna di non sperimentarle sulla propria pelle hanno la cattiva tendenza a dare opinioni, o ancor peggio, consigli non richiesti. Il fatto che questa malattia non abbia sintomi evidenti come la febbre o un ginocchio che sanguina non significa che chi la viva non stia tremendamente male. A peggiorare una situazione spesso compromessa ci si mettono proprio i giudizi continui e del tutto basati sul nulla di coloro che si improvvisano terapeuti di amici o parenti in difficoltà.
Sistematicamente, al posto che aiutare, queste sparate non fanno che alimentare il senso di essere “sbagliati” e “deboli” nei soggetti che soffrono di questa patologia. Se non avete una laurea in medicina evitatevi queste frasi e se proprio volete dare una mano accompagnate chi amate e si trova in difficoltà da un professionista, non si tratta di capricci e non basta la tanto millantata buona volontà. Ci vuole aiuto concreto e professionale.  
 
Ecco le frasi che almeno una volta nella vita chi soffre o ha sofferto di attacchi di panico e ansia cronica si è sentito dire. In quel momento ha pensato “Non bastava la sfiga di avere questa roba da gestire? Doveva pure toccarmi di sentire queste idiozie?“.
 
1 Ma di cosa hai paura? Non vedi che non succede niente? 
2 Sei tu che te li fai venire
3 Tieniti impegnato: chi ha tante cose da fare non ha tempo per farsi venire le paturnie
4 C è gente che ha dei problemi veri
5 Lo psicologo non serve a niente
6 I farmaci li prendono i pazzi, danno dipendenza e fanno male: curati con questo infuso di bacche che usava Nube Che Corre ne la signora del West.
7 Dai, calmati
8 Dipende solo dalla tua forza di volontà
9 È una moda
10 Vuoi fare la vittima. È un modo per attirare l’attenzione
 
 

domenica 1 maggio 2016

Attacchi di panico: quando la vergogna supera la realtà

L’attacco di panico è un mostro subdolo, un infiltrato che, lentamente, prende possesso della nostra vita ed entra dentro di noi senza chiederci il permesso. Può essere un giorno qualsiasi, un piovoso pomeriggio settembrino, una serata di calda estate, lui è lì che aspetta, che accumula e, lentamente, come un parassita, filtra nel nostro cervello e cambia il modo in cui percepiamo la realtà.

La vergogna è un monito che l'attacco di panico non manca di ricordarci. Quando siamo al parco con i nostri figli, quando spingiamo il passeggino lungo la strada di ghiaia accanto al naviglio. I nostri piccoli guardano i pesci, mentre noi speriamo di non vederli mai fare i conti con il mondo fatto di terrore, palpitazioni, tachicardie e visite mediche inutili che ci siamo creati. Perché non esiste umiliazione peggiore del trovarsi faccia a faccia con il panico mentre cerchiamo di passare una bella giornata, la nostra bella giornata, assieme agli amici. Cosa penserebbero di noi se ci vedessero boccheggiare, annaspare con gli occhi sbarrati e la paura di morire?
E allora inghiottiamo ogni cosa, diventiamo il serbatoio di noi stessi. Un barile che, prima o poi, è destinato a scoppiare sotto forma di sudore freddo, attacchi notturni ed elucubrazioni labirintiche senza vie di fuga. Non esiste nulla di più inumano dell'umiliazione ed è il regalo che l'attacco di panico ci lascia quando prende congedo in attesa di tornare. Questa non è una semplice battaglia, ma una guerra e noi dobbiamo alzare la testa e sconfiggere questo parassita a ogni costo. Dobbiamo parlarne, uscire allo scoperto, raccontare le nostre sensazioni e il nostro mondo interiore: la vergogna è il lucchetto con il quale il panico tenta di blindarci per sempre, ma abbiamo la chiave giusta e si chiama linguaggio. Molte persone si bloccano all'idea di provare vergogna per loro stessi, si sentono inadatte, troppo piccole e sole. Comunicare il nostro stato d'animo, invece, è il primo passo con cui si intraprende la via della guarigione. Parlatene con i vostri mariti, le vostre mogli, gli amici, i parenti, gli psicologici, urlate se lo sentite necessario, la salvezza può essere anche negli altri.
Photo Credit: Antonio Guillem/Shutterstock.com

Urbanpost.it 

Michele Iacovone 

lunedì 4 aprile 2016

Attacchi di panico, il corso per prevenirli

Ad aprile il via alla 29esima edizione che non contempla l'uso di farmaci nella cura del disturbo. La struttura delle lezioni, come iscriversi

PONTEDERA — "Tachicardia, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, brividi o vampate di calore, paura di morire o di impazzire, sono solo alcuni dei sintomi che caratterizzano un attacco di panico - hanno spiegato dalla Asl - Chi ha provato questa esperienza la descrive come terribile, spesso improvvisa ed inaspettata. La paura di un nuovo attacco può diventare immediatamente forte e dominante. Il singolo episodio può portare facilmente in un vero e proprio disturbo di panico, più per paura della paura che altro. La persona si trova così invischiata in un circolo vizioso che spesso ha come conseguenza la "agorafobia", ovvero la paura di luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso di un attacco di panico. L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente: il soggetto si trova schiavo del suo disturbo, dipendente dagli altri (familiari , “accompagnatori”) e può sviluppare una depressione secondaria".
A partire dal 4 aprile 2016, nel poliambulatorio di via Fleming a Pontedera, avrà inizio la 29esima edizione del “Trattamento non farmacologico del disturbo di panico”.
Il corso si articolerà in dieci sedute di gruppo, di due ore ciascuna, che si terranno ogni lunedì. Gli incontri saranno condotti da un medico psichiatra e da un infermiere della psichiatria. I partecipanti avranno la possibilità di avere informazioni sulla natura del disturbo; imparare tecniche utili a controllare i sintomi fisici degli attacchi acuti d’ansia (controllo del respiro e della tensione muscolare); addestrarsi ad affrontare attraverso l’esposizione graduale le situazioni temute o evitate; identificare e modificare le convinzioni errate alla base del disturbo.
La 28esima edizione si è recentemente conclusa con grande soddisfazione dei partecipanti, i quali hanno apprezzato, tra l’altro, la possibilità di parlare apertamente del loro disturbo con gli operatori e gli altri membri del gruppo, senza più considerare l’attacco di panico un “tabù”. L’equipe di lavoro è composta dalla dottoressa Laura Pellegrini e dagli infermieri Federico Giunti e Paola Galardini.
Per l’appuntamento ci si potrà rivolgere agli infermieri Giunti e Galardini dal lunedì al venerdì (8-20) telefonando allo 0587-273341.

Qui News Valdera 

lunedì 21 marzo 2016

Ansia: ecco i 6 tipi più comuni

L’Ansia è un disturbo molto frequente che spesso può sfociare in vere e proprie crisi di panico, ne esistono di diverso tipo: ecco quali sono i più comuni

L’ansia è uno stato d’animo con una valenza sempre negativa: chiunque la provi, infatti, associa un profondo senso di disagio. Spesso rientra nei sintomi degli attacchi di panico e della depressione, pochi però sanno che esistono diversi tipi di ansia: ecco i 6 più comuni.

Ansia da panico: insorge con attacchi di estrema paura e causa disagio poiché giunge inaspettatamente e senza preavviso. Una caratteristica che la distingue è la paura di perdere il controllo sulle nostre azioni, impazzire o non essere in grado di prendere decisioni adeguate. In molti casi, poi, si parla di veri e propri attacchi di panico.
Ansia da stress: viene definita più tecnicamente disturbo da stress. La sua insorgenza è caratterizzata da reazioni eccessivamente ansiose rispetto a situazioni e stati emotivi stressanti. Iperattività, tensione, rabbia, disperazione, sono sintomi di questo tipo di ansia.
Ansia da ossessioni: spesso definito come disturbo ossessivo compulsivo, la sua insorgenza è caratterizzata da pensieri che noi stessi riusciamo a identificare come eccessivi o poco ragionevoli ma di cui non riusciamo a fare a meno o a liberarci. Un esempio è l'ossessione per l'ordine o per le malattie. Si è coscienti di questo tipo di ansia, ma non si riesce a trovare una via di fuga che ci renda indipendenti da essa.
Ansia da fobia: è definita come una paura immotivata, irrazionale e spesso incontrollabile nei confronti di una situazione, un'azione, un animale o degli oggetti. Viene classificata in due modi: fobia semplice e fobia sociale. La prima è la paura per un oggetto o una situazione, mentre con la seconda si teme il giudizio altrui, i luoghi affollati o una situazione che potrebbe comportare un'umiliazione.
Ansia da trauma:  viene definito come disturbo da stress post traumatico e, come dicono le parole stesse, è causata da un trauma vissuto nel passato e rimasto fra i ricordi. Gli eventi tragici possono riguardare lutti, violenze, incidenti gravi.
Ansia da pessimismo: questo tipo di ansia ha come caratteristica principale la negatività verso ogni pensiero o situazione. Infatti i pensieri ricorrenti sono pessimistici, catastrofici molte volte, si crede sempre che stia per succedere una qualche disgrazia, un evento che peggiorerà la nostra situazione.
Photo credit: Makkler0008/Shutterstock.com

Urbanpost.it 

Michele Iacovone 

domenica 13 marzo 2016

Depressione stagionale: a causarla potrebbe essere un gene

I ricercatori dell’Università della California hanno trovato la causa dell’insorgenza della depressione stagionale e dei disturbi legati al ritmo sonno-veglia, nello specifico l’insonnia: ecco di cosa si tratta

Quali sono le cause della depressione stagionale e dell’insonnia? La Scienza sembra aver trovato una risposta a questa eterna domanda. La causa, infatti, potrebbe risiedere nella mutazione di uno specifico gene. Ecco di cosa si tratta
La depressione stagionale affligge ogni anno migliaia di persone, in Europa ha preso piede ormai da molti anni e la sua diffusione è in rapida crescita. I sintomi più comuni della depressione stagionale includono ansia e, in alcuni casi, attacchi di panico. Spesso si presenta nei cambi di stagione dall’estate all’autunno e dall’autunno all’inverno. Infatti, una riduzione delle ore di sole ha effetti negativi sul metabolismo. Gli scienziati, ora, sono riusciti a trovare una speranza. La possibilità di combattere la depressione stagionale, infatti, potrebbe risiedere in uno specifico gene; nel dettaglio, potrebbe trattarsi del gene PER3. Nell’organismo la sua funzione è quella di regolare il ritmo sonno-veglia.
Uno studio condotto all’Università della California guidato dal dottor Louis Ptáček, ha evidenziato un possibile difetto di questo gene: una sua mutazione, infatti, sarebbe alla base dell’insorgenza della depressione stagionale e dell’insonnia. Lo studio è stato condotto sul DNA di una famiglia i cui membri avevano l’abitudine di andare a letto molto presto – attorno alle 19:30 – svegliandosi in piena notte – attorno alle 4:30. Da questo monitoraggio i ricercatori hanno scoperto la responsabilità del gene PER3.
Photo Credit: Photographee.eu/Shutterstock.com

Urbanpost.it 

Michele Iacovone 

mercoledì 9 marzo 2016

Attacchi di panico: 7 miti da sfatare

Gli attacchi di panico sono un disturbo d’ansia sempre più comune fra la popolazione, in Italia ne soffrono almeno 10 milioni di persone, il primo modo per riuscire a sconfiggerli è la corretta informazione: ecco quali sono i luoghi comuni da sfatare










Gli attacchi di panico sono un disturbo sempre più diffuso in Italia, le persone affette sono circa 10 milioni e il numero continua a crescere anno dopo anno. Conoscere il modo in cui insorgono, le cause che li scatenano o, ancora, come riuscire a fermali o prevenirli è solo l’inizio di un percorso che spesso dura anni. La strada da intraprendere, però, è quella della corretta informazione. Ecco allora i 7 miti più comuni da sfatare sugli attacchi di panico.
Scopri di più sugli Attacchi di Panico
Gli attacchi di panico non sono un vero disturbo: falso. La patologia di cui stiamo parlando è riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, questo disturbo, se non correttamente trattato e preso per tempo, può diventare cronico e peggiorare.
Dagli attacchi di panico non si può guarire: falso. Sono due le strade con le quali è possibile curarli, quella psicoterapeutica e quella farmacologica. Spesso, per non dire sempre, le due vanno a braccetto. Se con la psicoterapia, infatti, la remissione è garantita nel 70% dei casi, i farmaci specifici servono per aiutare questo percorso di guarigione, attenuando i sintomi e, in molti casi, aiutando il cervello a ritrovare il proprio equilibrio biochimico.
Durante gli attacchi di panico perdiamo il controllo delle nostre azioni: falso. Non è corretto definirlo una perdita vera e proprio di controllo sulle nostre azioni, invece si ha la sensazione di perdere il controllo di noi stessi. Si tratta quindi di una paura del soggetto di poter non controllare più se stesso e non una vera realtà clinica.


Gli attacchi di panico conducono alla pazzia: falso. Uno dei sintomi principali è chiamato depersonalizzazione; il soggetto prova un senso di estraneità nei confronti dell'ambiente e di se stesso. Molte persone pensano quindi di essere affetti da una grave patologia mentale. Gli attacchi di panico sono disturbi meno gravi rispetto al bipolarismo o alla schizofrenia, ma possono comunque essere estremamente invalidanti.


Per risolvere gli attacchi di panico basta seguire una dieta sana: falso. Bere meno caffè, smettere di fumare e fare attività fisica sono senz'altro utili e necessari per alleviare la tensione e diminuire lo stress, soprattutto quello lavorativo. Nonostante questo, tutte le attività sopra citate non sono in grado di curare gli attacchi di panico, per farlo è necessaria una terapia psicologica nella quale il soggetto esplora e comprende l'origine delle sue paure e delle sue ansie, in casi nei quali è necessario, si associa, come già indicato, la giusta terapia farmacologica.
Gli attacchi di panico derivano da traumi infantili: falso. La causa esatta della loro origine non è ancora del tutto nota agli esperti. Molti studi concordano sulla possibilità che questa derivi da una disfunzione dell'Amigdala, chiamata ipersensibilità dell'Amigdala, una struttura cerebrale posta in entrambi gli emisferi del nostro cervello. I fattori individuati sono due: il fattore biologico e il fattore psicologico e di norma si influenzano a vicenda.
Gli attacchi di panico possono dare luogo a un infarto: falso. I sintomi più comuni sono tachicardia, palpitazioni, sudorazione, tremori, paura di morire. Queste caratteristiche, però, non danneggiano il cuore e non si rischia quindi un infarto.


urbanpost.it 

Michele Iacovone 


venerdì 29 gennaio 2016

Attacchi di panico: una lettera struggente di una persona che ne ha sofferto per 12 anni

“La paura della paura, le ossessioni perché se la porta si chiude resto intrappolato, il terrore di uscire a cena, la paura di un concerto, i percorsi alternativi che studi per non prendere la metropolitana per andare al lavoro, cercare le uscite di sicurezza…”

La nostra sezione Benessere si è spesso occupata di attacchi di panico trattandosi di una disturbo massivamente diffuso nella società contemporanea che interessa molti lettori. Riceviamo spesso commenti e richieste di informazioni più approfondite sull’argomento. La vigilia di Natale, però, ho ricevuto una mail di una nostra lettrice che racconta in maniera davvero struggente cosa significhi convivere con questo tipo di disturbo, quello che può arrivare a “prendersi” e l’inferno che ne deriva. La parte più importante del suo scritto, però, è nel finale in cui viene dimostrato come sia possibile uscire da questo tunnel superando i retaggi legati a vergogna e alle cure farmacologiche che spesso, a causa di pressapochismo informativo e profonda ignoranza, vengono stupidamente demonizzate. Abbiamo quindi deciso di pubblicare questa testimonianza, su richiesta di chi l’ha scritta e rigorosamente in forma anonima, per dimostrare che il dolore privato spesso è un dolore comune a molti dal cui giogo è possibile liberarsi.


Ho letto i vostri articoli sugli attacchi di panico (in particolare questo: Attacchi di panico come aiutare, 5 cose che dovete ricordarvi di dire a chi amate e che ne soffre) e ho provato un senso di sollievo. Sono una donna separata di 42 anni che soffre di questo male da 12 anni. Il senso di legittimazione che mi ha dato leggere tutti quei commenti di persone sconosciute che parlavano precisamente di quello che io provo ogni giorno, chiusa nella vergogna e nella solitudine di comunicarlo, mi ha fatto riflettere. Io non ho mai accettato di soffrire di una cosa tanto difficile da spiegare, in parte mi aspettavo che dicendolo a qualcuno non avrebbe capito. Per una volta nella vita, anche se in forma anonima, vorrei invece liberarmi e condividere con il mondo intero, protetta dall’anonimato, quello che una persona che soffre di attacchi di panico prova. Magari qualcuno troverà conforto nel riconoscersi, si sentirà meno solo e più “normale”. Altri, forse, che hanno persone che amano a fianco che ne soffrono potranno sforzarsi di capire quello che a loro pare indecifrabile.
La prima cosa che odio del panico è che è invisibile: un occhio pesto, un’allergia, persino un singhiozzo li puoi vedere ma il panico ti si agita dentro e ti fa scoppiare le bombe nel corpo senza dare alcun segnale esterno. Questo ti fa pensare che sei pazzo, perché è tutto nella tua testa, perché fuori non c’è niente, perché gli altri sono tranquilli. Questo fa anche credere agli stupidi, agli ignoranti, agli insensibili che tu finga. Come se ti piacesse il ruolo della malata.
Il panico ti lega a lui, ti sposa, ti entra sottopelle e non sparisce all’esaurirsi di un attacco. Nel frattempo resta l’ansia, iniziano i meccanismi perversi: la paura della paura, le ossessioni perché se la porta si chiude resto intrappolato, il terrore di uscire a cena, la paura di un concerto, i percorsi alternativi che studi per non prendere la metropolitana per andare al lavoro. La macchina che di colpo hai paura di guidare e il senso di umiliazione profonda che deriva dalla coscienza di essere diventato dipendente dagli altri. Da solo è impensabile, fa troppa paura. Se succede mentre guido? Se sbando e vado fuoristrada? Se succede in autostrada? I posti a teatro sempre vicini all’uscita di sicurezza, le scuse che ci si inventa per evitare un aperitivo, il terrore dei luoghi affollati e che manchi l’aria, la paura che venga un infarto mentre cammino. E’ come se si potesse avere una sorta di visione della morte senza morire davvero. L’ansia ti cambia, ti umilia, ti mette all’angolo, si mangia la tua personalità, si divora la tua vita. Tu non decidi più nulla, semplicemente vivi in punta di piedi per non svegliarla. E’ l’esperienza assoluta: nascere e morire insieme.
E poi la nascondi, te ne vergogni. Diventi bravissimo a mentire, a inventare le scuse migliori e più credibili per abbandonare una cena, una riunione, una festa. Non ti muovi senza un piano di emergenza per la fuga. Ho sbagliato, mi sono nascosta e mi sono vergognata a lungo. Mi sono colpevolizzata perché nonostante gli sforzi non passava, mi impegnavo ma non passava. L’anno scorso un’amica carissima, che ha capito senza che io le dicessi nulla, mi ha letteralmente trascinata da uno psichiatra. Già dalla prima seduta ho capito quanto tempo avessi perso: lui traduceva i miei sintomi e miei disagi come fossero la cosa più normale e più diffusa del mondo. Mi ha anche detto sorridendo che si tratta di una delle patologie più diffuse in assoluto e che quindi di cure ce ne sono davvero parecchie. Lo psichiatra mi ha detto che prima si cura l’urgenza, ovvero si fa rientrare l’attacco farmacologicamente e poi, quando sono serena, si lavora anche a livello terapico. Così abbiamo fatto. Mese dopo mese ho iniziato a smettere di soffrire, gli attacchi sono spariti anche se l’ansia generalizzata è rimasta. In 12 anni non avevo mai avuto una tregua di 10 mesi, ora facciamo anche terapia. Ho paura a dirlo, perché mi sembra troppo bello per poterci credere davvero, ma inizio a credere, per come stanno andando le cose, che curarsi e uscirne sia possibile. L’unica cosa che non è possibile è dimenticarli: non si torna mai più gli stessi dopo averne sofferto.
Grazie se pubblicherete questa lettera che spero di cuore possa servire ai tanti che conoscono questo dramma.”

Valeria Panzeri 

Urban Post 

mercoledì 23 settembre 2015

Un infarto o un attacco di panico? Attacchi di panico o ansia?

“GUARDA LA PAURA IN FACCIA E QUESTA CESSERÀ DI TURBARTI” - SRI YUKTESWAR

È capitato a tutti, nella vita, di provare ansia: prima di un esame, quando si affrontano momenti importanti, come andare all’altare, al primo giorno di lavoro o di scuola o durante un’importante riunione.
L'ansia si caratterizza per alcuni sintomi comuni: sudorazione, accelerazione del battito cardiaco, respiro corto, tremolio della voce e/o delle mani e delle gambe, giramenti di testa. Questi sintomi sono un chiaro segnale del nostro corpo per dirci che c’è un allarme, e che dobbiamo proteggerci. Sono sintomi che derivano dall’evoluzione e servono per la continuazione della specie: se un animale non si attivasse quando sente la paura non scapperebbe. Allo stesso modo accade quando un essere umano prova ansia per qualcosa che sta per accadere: il suo corpo si attiva come per “scappare”, ma questa attivazione può essere a volte causa di un’ulteriore paura, la paura di avere qualche malattia, o di stare per morire.
Molto spesso si sente parlare di attacchi di ansia e attacchi di panico come sinonimi ma in realtà si tratta di due fenomeni diversi, sia nella sintomatologia, sia nelle cause scatenanti.
L'attacco di panico si caratterizza per la sua intensità e brevità: infatti esso ha un inizio improvviso e non dura più di una ventina di minuti. I principali sintomi sono palpitazioni, dolori toracici, sudorazione, sensazione di perdita di controllo, sensazione di asfissia, paura di morire... Succede spesso che chi ha un attacco di panico vada al pronto soccorso con la convinzione di avere un infarto, un ictus o qualche patologia che possa mettere in pericolo la sua sopravvivenza.
Si tratta di pochi minuti, che però a volte possono cambiare drasticamente la vita di chi viene colpito anche solo da un unico attacco. Infatti una conseguenza peculiare dell’attacco di panico è la paura della paura: succede spesso che dopo il primo episodio la persona inizi a mettere in atto meccanismi di evitamento di determinati luoghi, persone e situazioni per la paura che un altro attacco si presenti, arrivando a soffrire di una vera e propria agorafobia (cioè la paura di trovarsi in spazi aperti e affollati e non riuscire a scappare o chiedere aiuto in caso di malore). Può capitare che per anni o addirittura per sempre non si verifichino altri attacchi, ma questo non è sufficiente a far sì che la persona si convinca ad uscire di casa. Anzi, proprio questa assenza di ulteriori episodi può fungere da conferma alla propria teoria secondo cui se si evita un determinato posto o si sta chiusi in casa non succederà più, e quindi alimentare ulteriormente la condotta di evitamento. Questo comportamento può diventare molto invalidante per la persona che lo mette in atto e per le persone ad essa vicine.
A differenza di un attacco d’ansia, che è generalmente associato a particolari eventi ansiogeni per l’individuo, l’attacco di panico solitamente è improvviso e chi ne è colpito non riesce quasi mai a definirlo come tale, magari proprio perché avviene in un momento di relativa tranquillità. Ma se si va più a fondo, si scopre che anche solo un piccolo particolare di una situazione può averlo scatenato. Riuscire a scoprire a cosa sono dovuti questi attacchi è spesso la chiave di volta per prevenirli e far sì che non ricapitino.
Se gli attacchi di panico perdurano nel tempo allora di parla di Disturbo di Panico. Sia che si sia trattato di un episodio singolo, sia che siamo di fronte ad un vero proprio disturbo, è importante chiedere aiuto agli specialisti per capire cosa è successo e darne un senso. Dagli attacchi si guarisce grazie al lavoro combinato di psichiatri, per la cura farmacologica quando necessaria, e di psicologi.
Esistono differenti tipi di terapie per trattare gli attacchi di panico: tra queste, quelle cognitivo-comportamentali sono state valutate come particolarmente efficaci. In questi casi l’intervento è su molteplici fronti: un intervento psicoeducativo, volto a fornire alla persona informazioni e chiarimenti rispetto alla patologia; tecniche comportamentali di esposizione agli stimoli temuti; e tecniche cognitive che lavorano sulle convinzioni, sugli atteggiamenti e sulle aspettative. L’obiettivo principale di questa terapia, che unisce l’intervento sul comportamento con quello sulle cognizioni, è quello di modificare progressivamente la “lettura” di tali sensazioni per darne un nuovo senso e significato e saperle affrontare quando si presentano.

Cuneocronaca.it
 Dott.sse Giulia Mattalia e Debora Bessone
Facebook: “Lunettes studio di psicologia – Giulia Mattalia e Debora Bessone”
E-mail: lunettes.studiodipsicologia@gmail.com

lunedì 7 settembre 2015

Attacchi di panico e intelligenza: ecco perché chi ne soffre è più acuto della media

Da alcune ricerche è stato dimostrato che esiste una stretta relazione tra ansia e intelligenza, le persone ansiose, infatti, sono più acute della media. Una notizia che potrebbe essere di conforto a coloro che convivono ogni giorno con questo stato, anche se forse l’unico loro desiderio è trovare il modo che l’ansia scompaia per sempre.

Dallo studio dello psichiatra Jeremy Coplan è emerso come chi soffre di forti stati ansia abbia un quoziente di intelligenza più elevato, rispetto agli individui che non ne soffrono. Inoltre, è stato messo in evidenza, come coloro che vivono perennemente in questo stato riescano a fare un’analisi più approfondita di un problema, un’azione che li porta a non correre rischi e ad avere un tasso di sopravvivenza più alto.
La persona ansiosa, infatti, prima di agire si trova a vagliare ogni possibile aspetto della situazione, sia considerando gli eventi passati sia facendo previsioni sui possibili scenari futuri che potrebbero presentarsi, questo ha come conseguenza l’organizzazione di ogni cosa nei minimi particolari e un maggior impegno nel portarle a termine. Chi soffre d’ansia e di attacchi di panico, secondo quanto emerso, mette in atto una strategia che assicura l’evoluzione della specie perché ogni situazione viene sviscerata, per fare in modo che si abbia tutto sotto controllo e non si presenti nessun tipo di pericolo.

Urbanpost.it 

Cristin Stella 

venerdì 19 giugno 2015

Filma il suo attacco di panico in un video virale sul web

Non è il più divertente del mondo, e certo non compete con i teneri o buffi filmati di gattini che impazzano sui social, ma il video postato da un giovane che ha filmato e messo su YouTube il suo attacco di panico ha totalizzato in pochi giorni quasi 600 mila 'mi piace'. Lacrime e pallore, il viso sofferente, l'autore del filmato - che su YouTube si firma Casey Throwaway e nella realtà è l'americano Casey Cahill, 27 anni - coraggiosamente mostra gli effetti di un "brutto attacco di panico. Ne ho di tanto in tanto - spiega con la voce rotta dall'emozione - più spesso di quanto si dovrebbe. Voglio fare questo video per mostrare che è" un problema "reale. Non posso farci nulla".

A scatenare l'attacco filmato, spiega Casey, potrebbe essere stato il nuovo lavoro. "Ho la mente in fiamme, pensieri folli" nella testa. Il video, rilanciato dalla stampa britannica e pubblicato sul sito del 'Telegraph', potrebbe contribuire a contrastare lo stigma e spingere le persone a comprendere meglio questi problemi. Ma non solo. "Parlarne, comunicare sensazioni e timori, confrontarsi ed aprirsi agli altri e al mondo è il primo passo verso la liberazione dal macigno che incombe su chi soffre di attacchi di panico", dice all'AdnKronos Salute Paola Vinciguerra, psicoterapeuta, presidente di Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico) e direttore della Clinica dello stress.
"Oggi oltre 8 milioni di italiani soffrono di attacchi di panico, una vera e propria malattia che condiziona ed inibisce molte delle semplici attività della vita, e non se ne può tacere. Il disturbo si manifesta generalmente tra i 15 e i 35 anni, con una seconda punta d'insorgenza tra i 44 e i 55 anni; diffuso in misura maggiore nella popolazione femminile, è in aumento tra gli uomini, soprattutto professionisti e manager. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità - aggiunge l'esperta - entro il 2020 sarà la seconda patologia più diffusa al mondo dopo i disturbi cardiovascolari".
"Ancora oggi, ci si vergogna di ammettere di soffrire di attacchi di panico - osserva Vinciguerra - e il numero che emerge dai sondaggi potrebbe nasconderne uno assai maggiore. Sono la vergogna e la paura di avere qualcosa di strano: non ci permettono di chiedere aiuto, ma anche quando riusciamo a farlo non è detto che si riesca a trovare la risposta".
"In uno studio recente - ricorda la psicoterapeuta - è stato rilevato come una persona sofferente di attacchi di panico arriva a contattare anche dieci specialisti prima di riuscire ad avere una diagnosi del problema, e solo una persona su quattro riceve il trattamento di cui ha bisogno. E' pertanto estremamente importante riconoscere i sintomi per poter fornire tempestivamente la migliore terapia possibile, per prevenire gli eventuali ulteriori disagi e apportare gradualmente un miglioramento nella qualità della vita".
"Durante l'attacco - prosegue Vinciguerra - compare un mix di sintomi. I più comuni sono: difficoltà di respirazione; palpitazioni e tachicardia; dolore al torace; sensazione di soffocamento; vertigini, sensazione di sbandamento e instabilità; nausea, dolori addominali; sudorazione; cefalea; vampate di calore alternate a brividi; tremore; rallentamento della nozione del tempo; modificazione della percezione della distanza; intorpidimento; sensazione di catastrofe che sta per accadere; sensazione di irrealtà; paura di perdere il controllo o di impazzire; paura di perdere coscienza; paura di provocare disastri; paura di attirare l'attenzione; paura di morire. Se si hanno anche solo 4 di questi sintomi, vuol dire che si è affetti da disturbo da attacchi di panico", conclude.


 Adnkronos

martedì 16 giugno 2015

Come si affrontano gli attacchi di panico


Un famoso psicoterapeuta ha appena scritto un libro con una tesi rivoluzionaria: queste crisi non vanno combattute ma assecondate. Perché lasciano fluire l’energia repressa dentro di noi.

Chi lo ha provato, lo descrive come un’ondata di energia che travolge. Il cuore accelera, le mani sudano, il respiro si fa affannoso, le gambe cedono. «Il panico è il disturbo di oggi; ne soffrono due milioni e mezzo di persone e due su tre sono donne» spiega Raffaele Morelli, medico psicosomatista e autore con Vittorio Caprioglio del libro Vincere il panico (Mondadori).
«Il problema è che viviamo ingabbiati in ruoli precisi e in una routine tutta rivolta ad assecondare le nostre e le altrui aspettative. Ma così dimentichiamo che dentro di noi c’è un’energia pronta a rompere gli argini». L’attacco di panico spesso ci dice che siamo troppo compressi. «Ecco perché non è un nemico da combattere, ma la manifestazione della nostra parte più vitale che ci chiede di prenderci cura di noi».
Ma come dialogare con questo intruso che invade la nostra vita in modo così doloroso? Con tecniche precise, suggerite dal dottor Morelli.

Così previeni l'attacco di panico:

Rompere gli automatismi e uscire dagli schemi è un modo per tenere lontane le crisi di panico. Con questi esercizi impari a lasciarti andare.
● Indossa la maschera  Disegna su un cartoncino maschere con espressioni diverse (rabbia, tristezza, gioia, stupore). Allo specchio, indossane una e immedesimati in quello stato d’animo; poi toglila e guardati. Fai la stessa cosa con tutte le altre.
Ti aiuta perché  La consapevolezza che in te possono convivere umori diversi è utile per accettarti nella tua complessità e diventare più flessibile.
● Lasciati cadere  Insieme a un’amica o a un compagno, mettiti in un luogo appartato e togliti le scarpe. In piedi, voltagli la schiena, ondeggia avanti e indietro e poi abbandonati all’indietro tra le sue braccia.
Ti aiuta perché  Ti insegna a lasciarti andare e ad affidarti agli altri.
 

Così accogli e contieni la crisi di panico:

Molti vivono l’attacco come un mostro da scacciare. In realtà, lottare è sbagliato; quando la crisi s’avvicina, l’unica cosa da fare è assecondarne il flusso e cercare di contenerlo. Ecco come.
● Attiva la respirazione profonda  Appena senti di essere in una situazione a rischio, rannicchiati in un luogo comodo e concentrati sull’ombelico. Rallenta il respiro e fissa lo sguardo su un oggetto.
Ti aiuta perché Il respiro comunica le nostre emozioni: calmandolo, ti rilassi e distogli l’attenzione dai pensieri ossessivi che scatenano l’attacco.
● Recupera i 5 sensi  Chiudi gli occhi e pensa a un momento di felicità. Riporta alla mente i profumi, i suoni, i sapori, i colori. Poi cerca di capire perché ti senti a disagio: la stanza ha un cattivo odore? Ci sono rumori fastidiosi? Vedi qualcosa che non ti piace? Quindi ritorna alle sensazioni gradevoli e lascia che si sovrappongano a quelle negative.
Ti aiuta perché Quando sta per arrivare l’attacco, il corpo perde la capacità di provare piacere e sente solo malessere. L’esercizio ti aiuta a rompere questo circolo vizioso.

Così superi l'attacco di panico:

 Quando la crisi è già arrivata, le mosse giuste ti aiutano a superarla.
● Abbandona il luogo in cui ti trovi  Se non puoi farlo, cerca di estraniarti mentalmente.
● Mettiti comoda Slaccia gli indumenti stretti, togli le scarpe; più sei a tuo agio, più velocemente passerà l’attacco.
● Apri una finestra Se invece sei all’aperto cerca una zona d’ombra.
● Affidati agli altri  Fatti abbracciare da chi ti sta vicino; con il contatto inneschi i meccanismi di autoguarigione. Se sei da sola, telefona a un’amica e racconta quello che ti sta succedendo.
● Quando l’attacco è al culmine, non trattenerti Urla, gesticola, salta, batti i piedi. Ti aiuta ad abbreviare la crisi.
 Chicca Belloni
Donna Moderna 

giovedì 4 giugno 2015

Attacchi di panico: cosa fare? Chi colpiscono? Si guarisce? Quanti ne soffrono?

Considerati da molti medici la malattia del secolo gli attacchi di panico sono un fenomeno in costante ascesa. Ecco qualche dato: chi ne soffre maggiormente? Come guarire? Cosa fare? A chi affidarsi?

 

L’altro giorno una professoressa che insegna da molti anni alle scuole superiori sottolineava quanto gli attacchi di panico fossero in vertiginoso incremento fra gli adolescenti. L’incidenza di episodi ansiosi è effettivamente in rapida ascesa nella popolazione mondiale, dati alla mano. Molti dottori definiscono gli attacchi di panico il male del secolo per la capillarità con la quale colpiscono trasversalmente sempre più nutrite fasce di persone.
Iniziamo con il mettere un pochino di ordine: I sondaggi clinici più recenti asseriscono che almeno 2 milioni di italiani soffre in maniera sistematica del DAP (Disturbo da Attacco di Panico) ma che, in realtà, nel corso della propria vita un individuo su tre ha sperimentato almeno un episodio di panico o ansia sotto forma di attacco senza che vi sia stata, successivamente, un cronicizzazione. Le donne sono maggiormente soggette a questo tipo di espressione patologica di disagio ma anche gli uomini che ne soffrono sono un numero ingente. La fascia d’età maggiormente a rischio va dai 20 ai 54 anni ma, come già anticipato a inizio articolo, anche gli adolescenti si ritrovano sempre più spesso a fare i conti con questo male. Anche la genetica ha un ruolo importante: spesso chi soffre di attacchi di panico ha almeno un parente stretto che ne ha a sua volta sofferto.
I cosiddetti lavoratori digitali (obbligati a spendere molto tempo al pc e spesso socialmente isolati e con uno stile di vita sedentario) sono una categoria particolarmente a rischio e sempre più colpita da episodi di panico. La buona notizia è che guarire è possibile a patto che non ci si affidi a rimedi fai da te e si consulti personale altamente specializzato. La terapia cognitivo-comportamentale è accreditata come uno degli strumenti migliori ma fate molta attenzione a chi rifiuta sistematicamente la cura farmacologica che risulta altrettanto fondamentale nei momenti in cui gli episodi sono particolarmente acuti. L’errore più diffuso, infatti, è quello di non affidarsi alla figura dello psichiatra erroneamente considerato “dottore dei matti” che ha, invece, facoltà di prescrivere anche un supporto farmaceutico.
 Valeria Panzeri

URBANBENESSERE 

venerdì 28 giugno 2013

Psicologo-Psichiatra- Disturbo d'Ansia-Informazione


Il Neurologo. Lo Psichiatra. Lo Psicologo. Lo Psicoterapeuta. 

Questi sconosciuti…

Conoscere i professionisti per scegliere con consapevolezza il percorso più adatto a sé.


Il neurologo è un medico specializzato nelle patologie del sistema nervoso (centrale, periferico somatico e periferico autonomo).
Il neurologo cura -quindi- patologie neurologiche organiche (malattie neurologiche, malattie vascolari, malattie infettive e infiammatorie, malattie neoplastiche, malattie degenerative, sottocorticali e traumatiche) attraverso l’utilizzo di interventi chirurgici e farmaci.
In sintesi. Chi è? 1- Un medico. 2- Cosa cura? Patologie organiche. 3- Come? Attraverso l’utilizzo di farmaci.

Lo psichiatra è un laureato in medicina che ha intrapreso successivamente la specializzazione in psichiatria.
Egli si occupa della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali dal punto di vista teorico e pratico. 
La psichiatria è una pratica medica focalizzata strettamente sull'uso del metodo scientifico-sperimentale come mezzo di indagine conoscitivo, sull'uso prevalente dei farmaci come mezzo curativo e con l'utilizzo accessorio di metodologie altrimenti tipiche della psicologia (colloquio, test etc.).
In sintesi. 1- Chi è? Un medico. 2- Cosa cura? Disturbi mentali. 3- Come? Principalmente attraverso l’utilizzo di farmaci.

Lo psicologo ha conseguito una laurea quinquennale in psicologia e l'Esame di Stato, che consente l'iscrizione all'Ordine degli Psicologi, che abilita alla professione.
Lo Psicologo è formato e preparato per il primo ascolto, valutazione, diagnosi, orientamento e supporto, riguardo a tutti i disagi e disturbi psicologici, ed è la principale figura di riferimento per tutti coloro che vedono compromessa la propria salute psicologica.
Lo psicologo non prescrive farmaci. I farmaci sono "esclusiva" competenza del medico, quindi un laureato in medicina.
In sintesi. 1-Chi è? Uno psicologo. 2-Cosa cura? Disagi emotivi. 3-Come? Attraverso colloqui di supporto.

Lo psicoterapeuta è un laureato in psicologia o in medicina, che ha conseguito una specializzazione post-universitaria in Psicoterapia.
La psicoterapia è una branca specialistica della psicologia che si occupa della cura di disturbi psicopatologici di diversa gravità che vanno dal modesto disadattamento all'alienazione profonda e possono manifestarsi in sintomi tali da nuocere al benessere di una persona fino ad ostacolarne lo sviluppo causando fattiva disabilità.
Lo psicoterapeuta con laurea in psicologia non prescrive farmaci. I farmaci sono "esclusiva" competenza del medico, quindi un laureato in medicina.
In sintesi. 1-Chi è? Uno psicologo o un medico. 2-Cosa cura? Disturbi psicopatologici. 3-Come? Principalmente attraverso la relazione terapeutica.

In sintesi.
a) Psicologo/Psicoterapeuta e Psichiatra
La differenza sostanziale tra Psicologo/Psicoterapeuta e Psichiatra risiede nel modo di vedere la persona e nell’approccio utilizzato; mentre i primi due guardano la persona nel suo insieme, evitando di concentrarsi solo sul disturbo, lo Psichiatra utilizza un metodo che può essere definito di diagnosi/cura. In sostanza egli focalizza la sua attenzione sul problema cercando di risolvere solo quello, esattamente come fa il Medico. Egli cura i disturbi psichici e le malattie mentali attraverso l’utilizzo dei metodi propri della Psichiatria, che comprendono l’utilizzo di farmaci.
c) Farmaci
Lo psichiatra, è un laureato in medicina con specializzazione in psichiatria e per questo motivo, tratta i disturbi psichici e le malattie mentali attraverso l'utilizzo di farmaci.
Lo psicologo-psicoterapeuta NON può prescrivere farmaci in quanto non abilitato dalla sua formazione professionale. Per questo motivo, spesso psichiatri, psicologi e psicoterapeuti collaborano per fornire supporto ad una stessa persona.

(Dott.ssa Cristiana Aprile-Dott.ssa Elena Mattiello)