“La gente non capisce, un po’ come se quello che succede nell'anima
fosse sempre meno importante di ciò che accade nel corpo”. Il problema è
che il corpo non è fatto a compartimenti stagni. Giovanni ne è la
prova. E' stato in balìa delle somatizzazioni per tanti anni della sua
vita. “Quando racconto questa storia tutti si aspettano che abbia avuto
chissà quale passato per arrivare a soffrire tanto, ma non è così”.
Giovanni non ha una backstory di chissà quali episodi, si definisce il
risultato particolare di una famiglia normale, di relazioni sociali
normali, di un passato normale. E’ un giorno come un altro quando mentre
cammina per andare all’Università, si blocca improvvisamente: “Non
riuscivo più a proseguire. Ho guardato indietro, non riuscivo neanche
più a tornare indietro”. Descrive una serie di percezioni ovattate, le
voci delle persone, che gli chiedevano come stesse, lontane, volti
sfumati.
Il cuore che batte forte, la sensazione dello svenimento.
Questi episodi hanno accompagnato la vita di Giovanni per anni. “Quando
non svenivo, vomitavo, avevo nausea. Stavo proprio male fisicamente. Non
so neanche io quanti esami mi sono stati fatti, ho una cartella clinica
da far invidia a mio nonno”. Un paio di anni di analisi, ricoveri,
visite e il pensiero costante di avere qualcosa di gravissimo che non
veniva capito, la rabbia verso i medici che non sapevano dirgli cosa
avesse perché la frase dopo ogni esame era sempre la stessa “non c'è
nulla”. “Poi un giorno, un medico una diagnosi me l’ha fatta, attacchi
di panico’. Mi ci sono voluti altri due anni per convincermi che aveva
ragione. Avevo sintomi fisici”. E poi c’è un'altra ragione: “Sembra
assurdo, ma le persone certe malattie le capiscono meglio”. Perché nel
sentire comune c’è l’idea che alcune malattie psicologiche, e
psicosomatiche dipendano sempre da una volontà personale.Non è così.
“Non voglio dare agli attacchi di panico tanto potere da dire che hanno
rovinato la mia vita, certo però che ne hanno condizionato buona parte.
Le mie relazioni sociali, l’Università , lo sport. Alla fine quando ho
fatto pace con l’idea che non avevo nulla di fisico, mi sono messo a
sedere davanti ad uno psicologo e ho poco a poco ripreso una vita
normale. Vorrei dire che è stato facile, vorrei raccontare che da un
giorno all’altro si è tutto risolto, ma non è stato così”. La paura di
sentirsi male per Giovanni è stata spesso peggio del sentirsi male
stesso. Oggi può dire che ce l'ha fatta: “La psicoterapia mi ha aiutato
non solo a uscire dagli attacchi di panico, ma a capire perché
capitavano e a rivedere le relazioni che avevo col mondo, quali errori
commettevo”. Giovanni oggi ha una compagna, è riuscito a laurearsi con
un po’ di ritardo e ha tanti progetti. Un po’ come una vita che è
ricominciata, come se quella sensazione di intorpidimento della paura lo
avesse fatto vivere per anni in un mondo ovattato, dove tutto era
lontano e sfumato:suoni, voci, colori, come se la vita stesse scorrendo
mentre lui restava immobile. “Oggi la vita scorre anche per me. Come se
dopo essere stato tanti anni in stand by, adesso qualcuno avesse premuto
il tasto pla”." E quel qualcuno è stato proprio lui.
Corriere di Arezzo
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