sabato 16 maggio 2015

Attacchi di panico: quando è la paura a bloccare occorre rivolgersi ad un esperto

Eventi o periodi di particolare stress emotivo possono portare, anche nel medio periodo, a sviluppare una sintomatologia che insorge all’improvviso, che spaventa e disorienta la persona e viene definita come “attacco di panico”. Sono 10 milioni gli italiani che almeno una volta nella vita hanno sperimentato quella somma di sensazioni e malessere che viene riassunta con questa definizione. Ma cos’è un attacco di panico?
Chi l’ha provato lo descrive come un momento inaspettato in cui una forte sensazione di paura e morte blocca ogni possibilità di reagire portando, nella maggioranza dei casi, a ricorrere alle cure del Pronto Soccorso: il soggetto infatti, spaventato da questa sensazione inedita e quindi poco riconoscibile, innesca un meccanismo di “paura della paura” che lo porta a percepire una totale impotenza e oppressione. Gli attacchi di panico sono classificati all’interno del “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali” come "panic attack" o "panic disorder ": sono una classe di disturbi d'ansia, con una sintomatologia complessa e piuttosto diffusa. Ma quali sono i sintomi di un attacco di panico?
Come si è detto l’esordio è improvviso e la durata complessiva dellacrisi” si aggira intorno ai 20 minuti.
I sintomi più caratteristici (che possono variare di molto da persona a persona) sono:

  • Tachicardia
  • Oppressione al petto
  • Vertigini, nausea
  • Tremori molto profondi
  • Sudorazione (anche fredda), brividi
  • Sensazione di soffocamento e nodo alla gola
  • Irrigidimento degli arti
  • Parestesie
  • Un senso di straniamento dalla realtà circostante
  • Paura di perdere i freni inibitori
Contrariamente a quanto si potrebbe credere in molti casi il panico si manifesta nel momento del relax successivo ad una parentesi di forte stress lasciando ancora più disorientata la persona. La diagnosi del disturbo d’ansia, così come dello specifico attacco di panico, si basa su segni e sintomi caratteristici: molti soggetti risultano predisposti al disturbo d’ansia ed hanno la tendenza ad “ereditare” la predisposizione da familiari o genitori.
Capita che l’attacco di panico sia un episodio isolato ma, più spesso, si tratta di un vero e proprio disturbo che può colpire con attacchi ripetuti, ansia e fobie tali da rendere la qualità della vita compromessa.
Spesso l’insorgenza del disturbo da panico innesca un meccanismo che porta alla paura di avere un nuovo attacco costringendo la persona a un isolamento forzato (agorafobia) finalizzato a un presunto benessere. Quando si ha la certezza che tutti i sintomi siano riferibili a questo disturbo possiamo concentrarci sulla richiesta di aiuto per fare diventare il panico soltanto un brutto ricordo. Ma a chi rivolgersi?

Una volta individuata la problematica non resta che accettare il momento di fragilità e rivolgersi a un esperto che possa aiutarci fornendoci gli strumenti per uscire dall’impasse.
Non resta dunque che rivolgersi a uno psicologo specializzato nel trattamento dell’attacco di panico trovando così il professionista che possa dare supporto in un momento di difficoltà, se pur passeggera.
Nel trattamento del disturbo di panico infatti la terapia psicologica è un supporto fondamentale: l'attacco di panico è la manifestazione fisica di interpretazioni fortemente drammatizzate di alcuni eventi fisici o mentali; il trattamento del disturbo di panico ha dunque nella terapia cognitivo comportamentale (con protocolli di intervento di comprovata efficacia) il trattamento d'elezione.
Nella psicoterapia cognitivo-comportamentale il paziente e il terapeuta condividono infatti obiettivi terapeutici molto pratici: la presa di coscienza di quei circoli viziosi che innescano la reazione di panico mette la persona nella condizione di liberarsene progressivamente acquisendo comportamenti funzionali a uno stato di benessere.
In rari casi, quando la sola terapia psicologica non dia i frutti sperati, anche la terapia farmacologica può venire in soccorso; in questo caso sono due le tipologie di farmaci utilizzate: le benzodiazepine e gli antidepressivi, che devono però essere prescritti soltanto da un medico e che possono rappresentare una breve parentesi in un percorso di ritrovata serenità e guarigione. Cosa evitare assolutamente? Non fingere che tutto vada bene nella speranza che il disagio non si manifesti nuovamente. Cercare invece di vivere la situazione contingente aiutandosi con la respirazione e ricorrere, al più presto, all’aiuto di un esperto.
Credit foto: © alexskopje - Fotolia.com
Sapere.it 

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