Parlare di crescita personale vuol dire riferirsi a delle competenze specifiche quali la capacità di gestire le emozioni, la resilienza, l’empatia, l’adattabilità, la creatività.
Queste competenze vengono anche chiamate in gergo competenze trasversali o Soft Skills e sono utili non solo nella vita privata ma anche nella professione: la ricerca ha infatti dimostrato ampiamente che le conoscenze tecniche di settore e l’intelligenza personale costituiscono solo una parte delle qualità utili ad affermarsi nel proprio campo professionale. Vediamo allora che cosa intendiamo quando usiamo l’espressione gestire le emozioni. Per gestire qualcosa dobbiamo affinare una serie di abilità che possiamo allenare e migliorare nel tempo. Queste abilità dunque sono competenze che possono essere apprese da tutti, potenziate con l’esperienza nel corso della propria esistenza.
Gestire le emozioni vuol dire dunque: riconoscerle (dargli un nome), assumersene la responsabilità (cogliere le informazioni che contengono su noi stessi quando le esprimiamo) e legarle ai propri bisogni (utilizzarle per raggiungere i propri obiettivi nella vita). Imparare a gestirle in questo modo accresce il benessere perché permette di comprendere quello che ci accade intorno e di avere il potere di cambiare quegli aspetti che non portano nutrimento alla nostra vita. Inoltre poter dare un senso alle emozioni spiacevoli ci fornisce il vantaggio di non esserne travolti trovando la nostra personale modalità per affrontarle e farci qualcosa. Gestire le emozioni ci informa sul nostro modo di essere, sul nostro modo di guardare il mondo e sulla nostra modalità di rapportarci agli altri. Tutto questo aumenta la nostra crescita personale perché ci fornisce gli strumenti per guidare le nostre relazioni e per imparare a chiedere in maniera competente senza rischiare di ferire l’altro o di imbatterci cronicamente in situazioni che generano rifiuto e allontanamento da parte dell’altro.
Ragionare in quest’ottica significa da un lato sfruttare al meglio gli effettigenerati dall’espressione delle nostre emozioni nei diversi contesti e dall’altro imparare da questi feedback qualcosa in più su come è fatto l’altro e su quale sia il modo migliore di avvicinarsi a lui. Chiedere qualcosa all’altro utilizzando il potenziale insito nell’espressione competente delle emozioni lo dispone a darci quello che vorremmo e a comprendere il nostro punto di vista. In questo senso l’abilità di mettersi nei panni dell’altro che chiamiamo empatia smette di essere un concetto e diventa una concreta possibilità di costruire relazioni in cui c’è uno spazio reale per le persone che ne fanno parte.
Altra abilità importante è quella della resilienza che consiste nell’affrontare le avversità della vita attraversandole per uscirne trasformati traendo vantaggio da quello che ci accade. Essere resilienti non significa dunque essere intoccabili e invulnerabili alle emozioni, ma al contrario vuol dire avere la tenacia di viverle a pieno lasciandosi toccare da quello che hanno da dirci. Ogni emozione che sentiamo nel corpo comunica alla nostra mente e alla nostra anima cosa sarebbe più salutare per noi fare in quel determinato momento, imparare a farci caso e ad esserne consapevoli è uno strumento fondamentale per accrescere la resilienza.
Collegata alla resilienza è l’adattabilità che consiste nell’entrare in contatto con le situazioni della vita stando radicati nel qui e ora, un po’ come l’acqua che non essendo rigida nel suo essere, prende la forma del contenitore in cui la versiamo. L’utilità dell’adattabilità è presto detta: la vita stessa ci presenta situazioni dalle forme più diverse e affrontarle in base alla forma che assumono di volta in volta piuttosto che nella stessa rigida maniera porta benessere perché permette di utilizzare le proprie energie in modo mirato, senza disperderle trattenendo ciò che dobbiamo lasciar andare.
La creatività a questo proposito è l’abilità con cui possiamo trovare strade alternative al raggiungimento dei nostri obiettivi e dei nostri sogni. Quando un sogno non si realizza o ci blocchiamo sulla realizzazione di questo sogno con tutte le nostre forze perdendo di vista tutta una serie di altre possibilità, allora utilizzare la creatività e l’immaginazione può fare la differenza tra una vita piena di rancore e frustrazione e una vita in cui accanto alla porta principale dei sogni ci sono tante porticine cariche di altri desideri. Nel secondo caso la vita è più soddisfacente perché nel frattempo che un sogno non si realizza ci dedichiamo a un altro desiderio e dedicandoci a questo possiamo accumulare altra energia vitale che continuerà a muoverci nella direzione di progettare la nostra esistenza, anziché fermarla alla prima sconfitta.
Dal Sito: psicologionline.net
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