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sabato 22 agosto 2020

Nell'ipocondriaco un doloretto diventa un malanno, ma è sempre uno stato di sofferenza




L'ipocondria è una vera e propria patologia che si ritrova in chi abbina un piccolo dolore a una grande malattia, nei grandi consumatori di riviste mediche, nella consultazione di migliaia di pagine e siti internet con domande e risposte sulle sindromi più improbabili. Circa il 20 - 30% delle persone sane presentano periodicamente preoccupazioni eccessive sul proprio stato di salute e dal 30 all'80% di chi si rivolge al medico, lamenta sintomi che non hanno riscontri obiettivi. Ma è sempre uno stato di sofferenza.

La malattia colpisce in eguale misura uomini e donne e così pure per l'età. Esistono dei fattori che possono incrementare il rischio di sviluppare l'ipocondria, come l'aver avuto un problema di salute importante nella infanzia, parenti affetti da patologie gravi o la morte di una persona cara.

La gravità del disturbo è direttamente proporzionale al grado di convinzione di essere in pericolo di vita, cioè strettamente legato al modo di interpretare il proprio stato di salute e al significato che si attribuisce alle sensazioni corporee.

La diagnosi di ipocondria, non è facile; chi ritiene di essere ammalato nel fisico, accetta con grande difficoltà di soffrire nello spirito.

Nessun trattamento psichiatrico dovrebbe essere iniziato prima di aver escluso malattie fisiche. Il fulcro generale dell'ansia per la salute nasce dalla preoccupazione di avere una malattia fisica e di essere in pericolo di vita, quindi è abbastanza normale aspettarsi una certa incredulità nei confronti di un trattamento che ha lo scopo di interrompere la preoccupazione.

L'ipocondria si cura e sono disponibili terapie efficaci, sia farmacologiche che psicoterapiche. I dati più significativi si riferiscono alle terapie ad orientamento cognitivo comportamentale che dovrebbero essere considerate di prima scelta.

La patologia, in una diversa gradualità di forme e sintomi è molto diffusa. Spesso, alcune persone tengono le medicine in uso, nelle tasche, oppure, riforniscono spazi nei mobiletti di casa di ampie forniture di farmaci, di vario genere, tenuti per affrontare eventuali necessità o emergenze!

"Il malato immaginario" di Molière (Jean Baptiste Poquelin, drammaturgo francese) è un concentrato di paradossi terapeutici e assurdità farmacologiche, perché Argante, il protagonista, credulone beffato, un uomo ricco che vive circondato da medici e farmacisti imbroglioni e che si crede perennemente malato, in realtà, non soffre nel fisico, ma nell'animo. La sua patologia si chiama "male di vivere" e proprio la maniacale ricerca di conferme alla gravità al proprio stato di salute è a suo modo patologica e molti guardano all'ipocondriaco come ad un malato immaginario - spiegano gli psichiatri e psicoterapeuti.

La realtà è invece molto diversa: l'ipocondria determina un reale stato di sofferenza, però, mentre il soggetto lo attribuisce alla presenza di un disturbo organico, il problema ha una origine prevalentemente psicogena e si può parlare di un disturbo d'ansia per la salute.

L'Argante di Molière evidenzia che le malattie, anche quelle solo immaginarie, indeboliscono il fisico e alleggeriscono le tasche...Il rimedio consiste nel coraggio della realtà, nell'amore di parenti affezionati e veri amici.

In letteratura sono celebri gli eccessi del pianista canadese Glenn Gould che, ossessionato dai germi, vestiva pesante anche d'estate e non stringeva la mano a nessuno. Il biologo Charles Darwin conviveva con attacchi di panico e disturbi gastrici attribuiti ad un parassita tropicale.

Florence Nightingale, subì gli effetti di un misterioso virus contratto in Crimea, la cosa non gli impedì di vivere 90 anni, ponendo le basi dell'Assistenza infermieristica moderna.


Dal Sito: ilpiacenza.it

martedì 11 febbraio 2020

Ipocondria, perché nasce la paura di essere malati




L'ipocondriaco vive nel terrore di avere gravi malanni e a nulla servono le rassicurazioni mediche. La terapia mira a restituire il giusto peso ai segnali del corpo. Ne parliamo con la psicoterapeuta Lucia Montesi.
L’ipocondria è la preoccupazione di avere o di contrarre una malattia grave. Ogni piccolo malessere o sensazione corporea inusuale sono interpretati come segno di qualche grave patologia, spingendo a consultare  specialisti e a sottoporsi ad esami che però procurano un sollievo di breve durata: accantonato un sintomo, presto se ne ripresenta un altro e ricomincia il pellegrinaggio dai medici, in cerca di una rassicurazione impossibile da ottenere. In altri  casi, all’opposto, la persona rifugge dalle visite mediche per la paura di una conferma negativa e si sottrae così a controlli ed esami anche quando sarebbero opportuni.

La caratteristica del disturbo è proprio l’impossibilità di essere rassicurati: malgrado pareri medici anche autorevoli, la persona continua a dubitare: e se il medico si fosse sbagliato? E se non fosse esperto della sua problematica? E se la sua fosse una patologia rara o sconosciuta? 

L’attenzione è focalizzata sul proprio corpo, che viene controllato di continuo nel tentativo di identificare la malattia e controllarne l’evoluzione. Anche sensazioni fisiche innocuecome un battito cardiaco leggermente accelerato o un movimento intestinale legato alla digestione, sono ingigantite e viste come espressione di una malattia sottostante. La persona ipocondriaca si allarma facilmente, anche sentendo altri parlare dei loro disturbi o ascoltando notizie relative alla salute.

Attualmente, in realtà, il termine “ipocondria” continua ad essere usato solo nel linguaggio comune, mentre in psichiatria è stato sostituito da due diverse etichette diagnostiche: il disturbo da ansia di malattia e il disturbo da sintomi somatici. Il disagio può infatti manifestarsi in due forme: ansia di avere una malattia, ma senza presentare particolari sintomi fisici, oppure ansia collegata a dei sintomi fisici effettivamente presenti, ma sproporzionata rispetto alla loro gravità. In ogni caso, il disagio sperimentato non dipende dal sintomo in sé, ma dall’ansia derivante dal significato che gli viene attribuito.

Le relazioni affettive e sociali possono essere compromesse, perché la persona ipocondriaca spesso si rivolge a familiari e amici lamentandosi, facendo dei propri disturbi il centro della conversazione e chiedendo una rassicurazione che peraltro ha vita breve, fino al nuovo dubbio. Può aspettarsi una considerazione speciale dagli altri, che possono reagire con irritazione, stanchi che tutto debba ruotare intorno ai problemi di salute “immaginari” del soggetto: perché è così che viene infine percepito, un malato immaginario che scoccia gli altri pur non avendo nulla. Ogni invito a considerare una spiegazione psicologica per il suo malessere è violentemente respinto; tipicamente, una persona ipocondriaca rigetta l’ipotesi che i suoi disturbi possano, anche solo in parte, avere natura psicologica e insiste nel cercare una causa e un rimedio di tipo medico.

Perché si diventa ipocondriaci? In alcuni casi il disturbo insorge in seguito a esperienze di malattia personali o familiari, in altri è collegato a certe caratteristiche stabili della personalità, come la tendenza al controllo e il percepirsi deboli e vulnerabili. L’ipocondria, attraverso i tentativi di tenere sotto controllo il corpo e le malattie, rappresenta anche una difesa dalla paura della morte. Può essere anche un modo per attirare l’attenzione su di sé, per essere protagonisti, o invece per evitare di assumersi responsabilità, grazie all’alibi della malattia. Può essere una modalità indiretta di esprimere aggressività, “ammorbando” gli altri con le proprie lamentele e richieste di rassicurazioni che però vengono sistematicamente rifiutate.

Il trattamento psicologico può essere di difficile attuazione perché la persona ipocondriaca per definizione rigetta l’ipotesi di una spiegazione psicologica del suo malessere, oppure la accetta in parte ma raramente ne è davvero convinta. La psicoterapia (soprattutto quella di tipo cognitivo-comportamentale, particolarmente efficace) favorisce  la consapevolezza e l’abbandono di pensieri e comportamenti rigidi e disfunzionali: ad esempio, la convinzione che smettere di preoccuparsi anche per poco tempo sia pericoloso, la tendenza a svalutare i pareri medici, l’attenzione selettiva solo per certe caratteristiche dei sintomi tralasciandone altre, il controllo continuo delle sensazioni corporee, la tendenza a sovrastimare la pericolosità  di sensazioni innocue,  l’evitamento di attività temute come pericolose.

Alcune indicazioni utili prevedono di non discutere delle proprie paure con altri, perché c’è il rischio di ottenere ulteriori informazioni su malattie alimentando altre paure; non rivolgersi agli altri per avere rassicurazione, perché questo alimenta la convinzione di essere incapaci e vulnerabili; evitare di cadere nel circolo delle visite e degli esami medici; imparare a dare interpretazioni alternative e meno drammatiche alle sensazioni corporee; smettere di cercare informazioni su Internet e affidarsi a un solo medico.

La psicoterapia aiuta inoltre la persona ipocondriaca a rinunciare a un controllo illusorio sulla malattia e la morte, accettando che questi eventi sono inevitabili e imparando a vivere tollerando il rischio connaturato all’esistenza. Da un punto di vista relazionale, permette di trovare modalità più adeguate e sane per richiedere attenzione, per suscitare interesse o sollecitudine, per esprimere aggressività.

Dott.ssa Lucia Montesi

Dal Sito: centropagina.it

giovedì 13 giugno 2019

Ipocondria: come combatterla e come aiutare un ipocondriaco

Come si combatte l'ipocondria? E come possiamo aiutare un ipocondriaco a superare la malattia?


Ipocondria: cos'è e quali sono i sintomi

"Quell’agente patogeno, mille volte più virulento di tutti i microbi, l’idea di essere malati." (Marcel Proust)

Ipocondria come combatterla? Per prima cosa dobbiamo tutti metterci in testa che è una malattia. Che si presenta per cause ben precise e sintomi che non dobbiamo mai sottovalutare. E poi dobbiamo chiederci come aiutare un ipocondriaco: sia un nostro famigliare, ma anche un nostro amico o un collega di lavoro.

L'ipocondria è una malattia che colpisce quelle persone che vivono in ansia la propria salute. La patologia si presenta attraverso il disturbo da sintomi somatici e il disturbo da ansia da malattia. Nel primo caso il paziente sente di provare dei sintomi che associa a particolari malattie, mentre nel secondo caso ha paura di ammalarsi. E poi esiste anche la cybercondria o ipocondria digitale, l'ansia che deriva dall'abitudine di cercare online informazioni sulle malattie.

Il disturbo da sintomi somaticicolpisce tra il 4 e il 6% della popolazione. Quali sono i sintomi da tenere d'occhio? 

L'ipocondriaco è sempre attento a monitorare le sue condizioni di salute, in ogni momento della giornata.

L'ipocondriaco cerca in rete e sui libri informazioni inerenti al disturbo, riconoscendosi in malattie che non sono quelle di cui soffre.

Cerca confronti e pareri, ma anche rassicurazioni.

Va spesso dal medico, da specialisti, fa esami che non sempre sono necessari.


Mentre i fattori di rischio che aumentano le possibilità di essere ipocondriaci sono i seguenti: 

scarsa scolarizzazione

storia famigliare di malattie croniche

storia di abusi sessuali o altri traumi

donne

storia di malattia cronica nell'infanzia

basso livello socioeconomico

presenza di disturbi fisici o psichici


Come curare l'ipocondria e aiutare chi ne soffre

Chi soffre di ipocondria può essere aiutato con trattamenti psicoterapici o con farmaci. La psicoterapia cognitivo-comportamentale è sicuramente consigliata, proprio come i farmaci di modulazione della neurotrasmissione serotoninergica, anche se questi ultimi non sono privi di effetti collaterali che devono comunque essere tenuti in considerazione.

Per aiutare un ipocondriaco, ecco i consigli degli esperti: 

non rimproveratelo, non umiliatelo, perché il disturbo è reale

incoraggiatelo a seguire un percorso terapeutico

no ai test fai da te per calmare l'ansia 
non sminuite le sue preoccupazioni, ma parlate con loro

evitate che si rinchiudano in sé stessi

Dal sito: scienzaesalute.blogsfere.it

martedì 27 novembre 2018

Chi è il paziente immaginario o ipocondriaco?



Il paziente ipocondriaco assume di essere debole, sia sul piano fisico, per la facile stancabilità e vulnerabilità alle malattie, sia sul piano psicologico per la difficoltà a controllare preoccupazioni, ansia e paura di impazzire, che egli stesso considera esagerate ma da cui teme di essere sopraffatto. Qualcosa di simile accade in chi soffre di soli attacchi di panico. Sia nell’attacco di panico che nell’ipocondria la persona ha una percezione riguardo a sé e una riguardo alla realtà.

In entrambi i disturbi le persone hanno un’immagine di sé come fisicamente vulnerabili ed entrambe tentano di esercitare un controllo sulle proprie reazioni fisiologiche spontanee: o cercando informazioni su di esse o evitando, sia in modo passivo, senza più frequentare le fonti di disagio, sia in modo attivo, facendosi accompagnare verso di esse da un figura di cui si fida, come accade specificamente per l’attacco di panico con agorafobia. Tuttavia, mentre nell’attacco di panico le strategie di controllo funzionano, nell’ipocondria falliscono il tentativo di rassicurazione. Quindi, una prima questione per capire l’ipocondriaco è domandarsi: perché la credenza di essere malato è particolarmente resistente alle disconferme e al cambiamento nonostante si abbiano le competenze cognitive e le informazioni utili a contraddirle? Le ragioni vanno ricercate in fattori strettamente cognitivi come quelli

 strutturali: la credenza di essere persona debole nell’ipocondriaco è molto credibile-sostenuta storicamente dalle esperienze di apprendimento ed attaccamento-, ed epistemicamente importante (Castelfranchi, Miceli, 1995)

 funzionali: il pregiudizio confirmatorio, l’ancoraggio, la rappresentabilità, e la manipolabilità attraverso i copioni agiscono nel mantenimento delle credenze nucleari

 interattivi: si tratta di due particolari tipi di circoli viziosi ( Salkovskis, 1996). Il primo parte dallaper cezione della minaccia che incrementa risposte fisiologiche di difesa e attiva sensazioni che sono interpretate come conferma di malattia. Il secondo invece parte dai comportamenti di controllo, fare analisi ematiche ad esempio può costringere la persona a digiunare e questo indurre di nuovo sensazioni di debolezza e vulnerabilità, lette come condizioni preliminari e prodromiche della malattia temuta. Oppure se alla richiesta di prescrizioni di accertamenti specialistici il medico collude col paziente e ne aggiunge altre, più di quelle richieste e necessarie, il paziente interpreta tale collusione e prudenza del medico come prova di possibile conferma di malattia.

 motivazioniali. L’ipocondriaco avrebbe lo scopo di non essere debole, non essere malato, e adottare una regola prudenziale di responsabilità (Mancini, 1998). Poiché i primi due scopi sono rappresentatati nella mente dell’ipocondriaco in modo negativo, come assenza di un male piuttosto che come stato definito di benessere da raggiungere, ne deriva in primo luogo l’assenza dei segnali minimi entro i quali potersi rassicurare circa la propria salute e poter cambiare la credenza di essere debole e malato; in secondo luogo un alto costo di dispendio di energie con ricadute sullo stato psicofisiologico e la riattivazione di uno dei circoli viziosi di mantenimento; in terzo luogo ne deriva l’ultimo degli scopi citati, che consiste nell’adozione di una regola prudenziale, così severa da dover garantire i primi due scopi, cioè non essere debole e non ammalarsi. La regola prudenziale tenta di fare prevenzione attraverso la previsione di scenari negativi e attraverso il meccanismo del pensiero magico, per il quale avere presenti i pericoli non solo tiene alta la guardia ed implica la possibilità di prevenire ma è già di per sé è una prevenzione che azzera tutti i rischi. La regola prudenziale è attivata a sua volta anche dall’alta attenzione selettiva e sensibilità per i sintomi, che ne aggrava la percezione di pericolosità e dalla loro disfunzionale interpretazione. La responsabilità della prudenza che impedisce di accettare qualunque rischio è particolarmente presente, nei casi di ipocondria con temi ossessivi.

La percezione che riguarda la realtà invece differisce nei due disturbi. Nell’ipocondria essa riguarda lo stato di incertezza circa la salute contingente e futura, l’impatto futuro di sintomi, percepiti già come altamente pericolosi, l’evoluzione di un’eventuale malattia oggettivamente dichiarata e l’affidabilità delle fonti di rassicurazione, cioè degli accertamenti medici e dei pareri di familiari, che non bastano mai. Nell’attacco di panico invece la percezione della realtà è connotata da un senso catastrofico di pericolo e di minaccia imminenti, sia interni (‘’ho un giramento di testa, un aumento della frequenza cardiaca.. e sicuramente non lo reggerò..non avrò le forze per resistere..svenirò..impazzirò’’) che esterni (‘’ mia moglie ha avuto una diagnosi di cancro, rischio di vederla soffrire o perderla e potrei non riuscire a sopportare il suo dolore o a separarmi da lei’’), sia reali- (se per esempio in presenza di un reale fortissimo mal di testa che mette a rischio la stabilità fisica o se davvero l’ipotetico coniuge ha una diagnosi di cancro che rischia di riformulare la qualità di vita di entrambi)-, che supposti – (se per esempio si immagina che il coniuge possa avere un cancro o che il paziente stesso possa avere un cancro perché una cognata o un fratello o il migliore amico hanno appena avuto una diagnosi di cancro). Inoltre, poiché l’ipocondria è sostenuta dall’incertezza, l’emozione che si associa è prevalentemente l’ansia, invece nell’attacco di panico, sostenuto dalla percezione reale o soggettiva di pericolo e minaccia imminente, l’emozione prevalente associata è la paura. L’ipocondriaco tenta perciò di gestire l’ansia prevalentemente tramite accurate ricerche di informazioni sullo stato di salute, sull’evoluzione della malattia e sull’accuratezza degli accertamenti e terapie, mentre colui che soffre di attacco di panico tenterà di gestire la paura prevalentemente allontanandosi dalla fonte di pericolo, quindi evitando di esporsi ad essa o facendosi accompagnare ad essa. Tuttavia, mentre l’evitamento previene la paura dell’attacco di panico, cioè la paura della paura, ma non risolve e anzi mantiene attivi i meccanismi che generano l’attacco di panico in sé, invece la ricerca delle informazioni e la rassicurazione che l’ipocondriaco riceve sullo stato di salute non permette alcun vantaggio, perché il dubbio persiste. Si può sostenere che il dubbio ipocondriaco, dando per assodato il costrutto di vulnerabilità personale, abbia la funzione di controllare e prevenire la probabilità di eventi avversi futuri o di immediato futuro, ma non contingenti, riguardo la propria salute, percepiti come molto minacciosi per i propri scopi .

E’ un dubbio che lavorando in assenza di fatti nel tentativo di anticipare i fatti, senza mai incontrarli, non può trovare certezze e rassicurazioni e finché non li incontra non può probabilmente neanche mitigarne l’impatto altamente temuto.

Ciò farebbe pensare ancora una volta ad una non accettazione dei rischi di malattia, come già sosteneva Mancini (1998), e della malattia in sé, di cui chi ha una malattia reale è fattualmente costretto a prendere atto e chi ha un attacco di panico vive come soggettivamente o oggettivamente imminente ma non come rischio lontano da prevenire.

Va infine aggiunto che la resistenza al cambiamento della credenza di essere debole e malato e all’accettazione dei rischi e dell’eventuale malattia rimane tale anche quando il paziente sia consapevole dell’esagerazione delle proprie preoccupazioni e ne faccia autocritica. Infatti, l’autocritica, poiché non è orientata a smontare i contenuti della credenza in sé ma al fatto di essere esageratamente ansiosi preoccupati e impauriti, ha come effetto paradossale di riconfermare l’idea di debolezza e vulnerabilità personale, che rimane quindi fra tutte la credenza cruciale su cui lavorare.




Dal Sito: tagmedicina.it

L'ipocondriaco è un malato, anche se immaginario: come vincere la paura di ammalarsi



L'ipocondria è la paura di ammalarsi che fa "ammalare" chi ne soffre: l'intervista alla psicologa Annalisa Bello.

La paura di ammalarsi può diventare una malattia che a sua volta può far “ammalare” anche i bilanci familiari. Ipocondria, nel termine popolare di derivazione greca, indica un dolore sotto la fascia addominale: è un disturbo conosciuto anche dagli antichi, che i medici chiamano “patofobia” (paura della malattia). Oggi l’ipocondria si è evoluta nell’angoscia di contrarre tutta una serie di malattie. L’ipocondriaco passa intere giornate a controllarsi, fare esami e visite specialistiche: l’atteggiamento può diventare maniacale e ossessivo tanto da avere delle ricadute pesantissime sulla propria qualità di vita. Chi è afflitto da questo disturbo si allarma quando sente parlare di malattie e si preoccupa di poter contrarre la stessa malattia che è capitata a qualcuno dei suoi conoscenti. Nella comèdie-ballet di Molière l’ipocondriaco Argante si circonda di medici inetti e furbi farmacisti contenti di alimentare le sue ansie per trarne vantaggio economico. Il protagonista è prigioniero della sua paura tanto da stravolgere anche le vite di chi gli sta intorno (vuole maritare la figlia con un medico). E’ l’ironico affresco teatrale di un problema che era molto conosciuto anche nel ‘700.

Alcuni eventi potrebbero aver stravolto la vita di chi matura questo disturbo tanto da convincerlo che da un momento all’altro potrebbe contrarre una terribile malattia. I sintomi più ricorrenti sono dolori gastrointestinali, muscolari e palpitazioni. Spesso l’ipocondriaco non si fida fino in fondo del proprio medico e anche quando i sintomi sono legati a una lieve patologia immagina che si tratti sempre di qualcosa di più grave. Spesso questa forma di nevrosi è collegata a un disturbo d’ansia: nelle forme più gravi si può arrivare anche a deliri e allucinazioni. Dunque, il consiglio è sempre quello di non sottovalutare mai le nostre angosce: meglio affrontarle con un bravo psicologo. La patofobia non è altro che un disturbo psichico paragonabile alle malattie psicosomatiche. La fascia maggiormente colpita da questa malattia e quella dei quarantenni e cinquantenni: si tratta del 2 per cento della popolazione.


INTERVISTA ALLA DOTTORESSA ANNALISA BELLO, PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA


Quando si parla d’ipocondria non si può che pensare al “malato immaginario” di Molière. Ma in realtà si tratta pur sempre di un disturbo: quindi, un po’ si è malati davvero?

“L’ansia per la salute è una condizione di disagio caratterizzata da una preoccupazione eccessiva e infondata riguardo la propria salute, tanto che qualsiasi sintomo fisico, anche lieve, viene interpretato come segno di patologia. Pertanto, si associa a un importante stato di sofferenza al pari di altri disturbi di interesse organico”.

Come si diagnostica l’ipocondria? Quando c’è la certezza di essere affetti da questo disturbo? Quali sono i segnali?

“Per porre diagnosi in tal senso è necessaria la presenza di alcuni marker quali, ad esempio, la preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia. Per ciò che concerne la presenza di sintomi somatici, si tratta, quando presenti, di sintomi di lieve intensità. Nel caso in cui, invece, è presente un’altra condizione medica o vi è un rischio elevato di svilupparla, la preoccupazione risulta eccessiva o sproporzionata. Si riscontra, inoltre, un sostenuto livello di ansia riguardante la salute e un alto livello di allarme su questi temi che portano l’individuo a mettere in atto eccessivi comportamenti correlati alla salute, come controllare di continuo il proprio corpo alla ricerca di segni di malattia piuttosto che, specularmente, evitare visite mediche e ospedali”.


A quali conseguenze porta l’ipocondria? I danni si limitano solo al portafoglio o c’è molto di più?


“Immaginiamo di avvertire dei bruciori di stomaco da qualche giorno e allarmarci pesantemente al pensiero di poter avere un tumore allo stomaco tanto da cercare immediatamente impegni piuttosto che controllare continuamente il nostro corpo alla ricerca di sospetti sintomi. Chi lamenta questo tipo di problematica è letteralmente tormentato dalla preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia. Risulta così facilmente evincibile immaginare come, oltre al dispendio di risorse economiche dissipate in continue visite specialistiche, l’ansia per la salute, implica un netto peggioramento della qualità della vita: compromette la sfera lavorativa, relazionale, scolastica. Si cercano continuamente rassicurazioni on-line compromettendo le attività quotidiane e gli impegni”.

Cosa c’è, invece, dietro l’ipocondria? È un’ansia dovuta a un trauma o cosa? Quali sono le cause?


“Non vi è un’unica causa, piuttosto si possono individuare nella storia di vita di persone che ne soffrono eventi che ricoprono una particolare salienza episodica ed emotiva: come la presenza di una malattia che ha messo a repentaglio la vita dell’individuo e delle persone a lui care può scatenare la comparsa del disturbo. Oppure, anche un’infanzia difficile o traumatica può predisporre una persona a sviluppare tale disturbo”.


Alcuni medici di base spesso sono pigri: prescrivono medicinali anche agli ipocondriaci speranzosi in un effetto placebo. Forse bisognerebbe indirizzare il paziente dallo psicologo: dovrebbero imparare a farlo in primis i medici di base, oppure gli specialisti a cui si rivolge il paziente, vero?


“Considerando l’elevata incidenza della psicopatologia nella popolazione, sarebbe auspicabile un approccio multidisciplinare per accogliere le richieste dei pazienti che quotidianamente popolano gli ambulatori della medicina di base, avvalendosi della figura dello psicologo a vantaggio del paziente e della spesa pubblica sanitaria”.


Come si cura l’ipocondria? Come si vince questa grande paura di morire? Ci sono diverse scuole nell’ambito della psicologia: qual è la più efficace nella cura di questo disturbo, secondo lei?


“Per ciò che riguarda il trattamento psicologico, la psicoterapia ?cognitivo-comportamentale è ritenuta a oggi la forma di intervento più efficace per affrontare con successo il disturbo d’ansia da malattia”.

Possono esserci malati veri che hanno comunque un disturbo di ipocondria?


“Assolutamente, sì. Oltretutto, la presenza di una malattia organica potrebbe aggravare e alimentare la preoccupazione verso il proprio stato di salute, alimentandone il disturbo”.




Gaetano Gorgoni




Dal Sito: leccesette.it

sabato 3 marzo 2018

Guarire dalla malattia che non c'è

Chi soffre di ipocondria vive nella costante paura delle malattie e spesso rifiuta qualsiasi aiuto; per liberarsi dall'ipocondria, largo alle nuove passioni.



L'iponcondria fa soffrire "per davvero"

Chi non ne soffre non riesce a capirla e la considera una paturnia o un'invenzione. Ma l'ipocondria, per chi la vive, è un vero inferno: si vive in uno stato di costante paura che il corpo produca una malattia grave se non letale. Si continua a ricorrere a consulti e diagnosi, sia in seguito a piccoli sintomi reali che in loro assenza, e quand'anche una patologia temuta venga esclusa, subito l'ipocondria si sposta sul fantasma di un altro disturbo orribile. Tumore, ictus, infarto sono i più temuti, ma oggi, con la divulgazione televisiva e la possibilità di ricerca su Internet, chi soffre di ipocondria conosce molti più nomi di malattie rispetto a un tempo e talora, ad esempio, si fissa su una forma rara di leucemia o di malattia autoimmune, per la semplice coincidenza di un solo sintomo, peraltro transitorio, con quel quadro patologico. Entra nel panico, la sua mente è ossessionata fino a quando non trova una momentanea pace nell'evidenza clinica che non ha nulla o nelle rassicurazioni di un medico di cui si fida, ma poco dopo ricomincia.

L'ipocondria nasconde un narcisismo irrisolto

L'ipocondria è un disturbo che può avere alla base cause differenti, non di rado traumi psichici, ma in molti casi il problema centrale è un bisogno narcisistico irrisolto, un'ansia da prestazione di chi cerca continue conferme. In pratica l'ipocondriaco, inconsciamente, cerca di attirare l'attenzione su di sé, di essere protagonista attraverso le sue devastanti paure e la sua drammatica "pantomima" sintomatica. La soluzione deve necessariamente passare dalla presa di coscienza che l'ipocondria è la "maschera accettabile" di questo bisogno di essere amati e approvati e al contempo l'alibi per non affrontare la vita e le sue prove in modo più maturo.

Cosa fare subito

In primis occorre spostare l'attenzione:

dal proprio corpo a se stessi, imparando a chiedere in modo sano e lineare ciò di cui si ha davvero bisogno

da se stessi alla realtà esterna, trovando un'attività che piaccia veramente e che distragga dall'idea della prestazione. La vera pace dell'ipocondriaco non è la fuga dalle malattie, ma il non dover essere qualcosa che non si è.

Ipocondria: le cose da non fare

Fare diagnosi "personali" cercando su Internet

Parlarne con tutti alla ricerca di aneddoti tranquillizzanti

Consultare troppi medici fino a non capirci più nulla

Trascurare la problematica psicologica che è alla base

Puoi uscire dall'incubo se prendi la strada che senti tua

Un nuovo centro
Se soffri di ipocondria, osserva bene la tua vita e vedrai che va rimessa a fuoco: troppe cose che non ti appartengono o non ti interessano, nessuna vera passione in atto. Puoi risolvere tutto in un sol colpo se individui o ritrovi un ambito che ti piace e ti "rapisce" e lo metti al centro. A volte servono svolte radicali, ma non puoi pensare di guarire senza un po' di coraggio.

Rispetta di più lo "spazio vitale" degli altri
L'ipocondria mette alla corda anche chi ti vive accanto: le tue paure continue agitano, destabilizzano, annoiano. Trova momenti precisi in cui incanalare le tue ansie (ad esempio psicoterapia o counselling), evitando di pesare quotidianamente su chi, in ogni caso, non sei disposto ad ascoltare.

Scegli un medico, UNO!
Evita di sostituirti ai dottori facendo tu diagnosi tramite Internet ed enciclopedia medica. Eleggi un medico di riferimento e impegnati seriamente a fidarti di ciò che dice. Ciò non significa tempestarlo di telefonate ma dare importanza alle sue parole. Questo tuo impegno, perseguito nel tempo, si trasformerà in un maggior senso di sicurezza.

Dal Sito: www.riza.it

martedì 7 novembre 2017

Ipocondria (disturbo d’ansia per la salute)


Che cos'è l'ipocondria

L'ipocondria o disturbo d’ansia per la salute è una condizione di disagio caratterizzata da una preoccupazione eccessiva e infondata riguardo la propria salute, tanto che qualsiasi sintomo fisico, anche lieve, viene interpretato come segno di patologia. Chi presenta questo disturbo viene solitamente considerato “malato immaginario” o ipocondriaco, a causa delle sue convinzioni infondate di essere malato.
La prevalenza dell'ipocondria comprende tra l’1,3 % ed il 10% della popolazione, mentre considerando le persone ricoverate in ambulatori medici le percentuali vanno dal 3 all’8 % (Fonte: DSM – 4, 2000). Non si riscontrano differenze tra maschi e femmine nella presenza del disturbo.


Sintomi dell'ipocondria

Per una corretta diagnosi del disturbo d’ansia per la salute è necessario riscontrare la presenza di alcuni tratti specifici:
Preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia.
I sintomi somatici non sono presenti o, se presenti, sono di lieve intensità. Se è presente un’altra condizione medica o vi è un rischio elevato di svilupparla, la preoccupazione risulta eccessiva o sproporzionata.
È presente un elevato livello di ansia riguardante la salute e un alto livello di allarme su questi temi.
L’individuo attua eccessivi comportamenti correlati alla salute (come controllare di continuo il proprio corpo alla ricerca di segni di malattia) o presenta un evitamento che potrebbe danneggiare la sua vita quotidiana (evita visite mediche e ospedali).
La preoccupazione per la malattia è presente da almeno 6 mesi, anche se la specifica patologia temuta può cambiare nel corso di questo lasso di tempo.

I comportamenti correlati all'ipocondria

Si evidenziano due tipi di comportamenti tipici, opposti tra loro, che si presentano qualora si soffra di ipocondria:
Eccessiva richiesta di assistenza medica.
Evitamento dell’assistenza medica.

Il disturbo ipocondriaco infatti può portare una persona ad allarmarsi al punto da voler controllare ogni minimo sintomo fisiologico, con la speranza di prevenire le malattie. Viceversa tale preoccupazione può venire volontariamente evitata, per timore di scoprire una grave patologia.
È tipico delle persone che sperimentano il disturbo rivolgersi sempre a centri per la salute fisica, risultando sani a tutti i controlli. Alcuni medici possono reagire negativamente, a causa dell’insistenza nelle richieste dei pazienti, creando incomprensioni. Viceversa i pazienti possono aumentare il loro livello di ansia se i medici sono interessati al loro caso e vogliono approfondire le visite.


Ipocondria e altri disturbi

Per diagnosticare correttamente l'ipocondria è necessario differenziarla da altri disturbi affini. In molte condizioni mediche, per esempio, quando una persona è affetta da una malattia, è normale manifestare uno stato d’ansia. Tuttavia se quest’ansia è sproporzionata rispetto alla gravità della malattia e non si limita nel tempo (ma supera i 6 mesi), può essere diagnosticato il disturbo d’ansia per la salute.

Nel Disturbo da sintomi somatici sussiste una sintomatologia fisica concreta e ben individuabile nel paziente, mentre nel Disturbo d’ansia da malattia i sintomi sono minimi ed è la preoccupazione del paziente ad essere rilevante.

In altri disturbi d’ansia, quali Ansia Generalizzata e Attacchi di Panico, le preoccupazioni sono generali o legate strettamente a ciò che scatena l’attacco, mentre nel Disturbo d’Ansia da malattia il contenuto della preoccupazione riguarda esclusivamente la salute.

Nel Disturbo ossessivo-compulsivo i pensieri possono riguardare la salute, ma risultano intrusivi e riguardano il timore di contrarre una malattia futura, mentre l’ansia da malattia riguarda la situazione presente. Inoltre nell’ipocondria non si riscontrano ossessioni e compulsioni.
Anche nel Disturbo depressivo maggiore possono essere presenti preoccupazioni circa il proprio stato di salute o l’insorgenza di malattie, tuttavia tali pensieri sono legati agli episodi depressivi e mancano della continuità tipica del disturbo ipocondriaco. È possibile diagnosticare entrambi i disturbi nel caso tale continuità sia invece presente.

Infine a differenza dei Disturbi psicotici, nel Disturbo d’ansia per la salute non sono presenti idee deliranti: la persona è consapevole che la malattia che teme non è presente, ma ne avverte comunque i sintomi, mentre lo psicotico è fermamente convinto della presenza della sua malattia immaginaria. Inoltre nei disturbi di tipo psicotico le idee sono esagerate e bizzarre, mentre nell'ipocondria non si sviluppano credenze estremamente distorte.

Esordio e decorso dell'ipocondria

L’esordio e il decorso del Disturbo d’ansia da malattia sono poco definiti. In generale si presenta la prima volta nei giovani adulti e permane fino alla mezza età; sembra essere una condizione pervasiva se non avviene un intervento di cura. Vi è un aumento dell’ansia collegato all’avanzare dell’età, mentre nell’infanzia il disturbo è molto raro.

Cause dell'ipocondria

La causa del disturbo può essere identificata su più fronti, molti dei quali sono tuttora indagati. Tuttavia un singolo evento traumatico (come una malattia che mette a repentaglio la vita dell’individuo) può scatenare la comparsa del disturbo. Anche un’infanzia difficile o traumatica può predisporre una persona a sviluppare tale disturbo. Circa un terzo delle persone affette da ansia da malattia possono manifestare una forma più lieve di ipocondria, ma comunque da analizzare e tenere sotto controllo.

Costrutti psicopatologici caratteristici dell'ipocondria

Il Disturbo d’ansia da malattia può costringere la persona che ne è affetta a continue visite mediche, anche molto approfondite, per verificare la fondatezza dei sintomi che percepisce. Un riscontro negativo da parte del medico non arresta il comportamento del paziente, che continua a chiedere attenzione sulle sue presunte malattie. Tali convinzioni possono far sì che la persona si limiti nella vita di tutti i giorni: chi crede di essere malato si comporta ben diversamente da chi si considera sano. Possono risultare compromesse le relazioni interpersonali, il lavoro e i rapporti familiari.

Il trattamento dell'ipocondria

La terapia per il Disturbo d’ansia da malattia è di tipo farmacologico, psicoterapeutico o un’integrazione dei due. L’approccio farmacologico è utile per alleviare i sintomi o per meglio controllarne alcune fasi più acute, o come supporto alla psicoterapia. È da considerare che, per la natura del disturbo, una persona potrebbe rifiutarsi di assumere i farmaci per paura di ammalarsi o di avere danni alla salute, dato che il contesto medico può allarmare chi soffre del disturbo.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale è ritenuta a oggi la forma di intervento più efficace per affrontare con successo il Disturbo d’ansia da malattia. (Fonte: National Institute for Health and Clinical Excelence, NICE, 2011).
Chi soffre di ipocondria interpreta erroneamente le sue sensazioni corporee e ve ne attribuisce una pericolosità esagerata rispetto alla realtà. L’intervento di psicoterapia cognitivo-comportamentale è volto a sostituire l’idea che i sintomi sperimentati siano generati da una grave malattia, costruendo un’ipotesi alternativa, più adeguata e vicina alla realtà. Se i pazienti sono riluttanti ad affidarsi a un percorso di psicoterapia è utile agire con un intervento psicoeducativo (un passaggio intermedio) che meglio delinei sia la situazione della persona che si rivolge al terapeuta, sia gli obiettivi della terapia stessa. Evidenze da studi scientifici (Fonte: Lukens & McFarlane, 2004) confermano l’efficacia dell’intervento psicoeducativo, in particolare se eseguito in gruppo. Il paziente, intrapresa la psicoterapia, viene guidato attraverso un percorso atto a renderlo maggiormente consapevole dei suoi processi mentali, dei meccanismi che governano il suo comportamento. Con l’aiuto del terapeuta vengono individuati i circoli di mantenimento del disturbo e le sue ripercussioni su aspetti comportamentali, con un graduale miglioramento della qualità della vita, fino a quel momento compromessa dal timore di avere una grave malattia.

Dal Sito: studicognitivi.it

venerdì 21 luglio 2017

Ipocondria: come riconoscerla e curarla


L’ipocondria è, in sostanza, la paura ossessiva di essere malato, di essere minati da una malattia grave che si ritiene di avere per colpa di una errata interpretazione delle sensazioni corporee.

Detto in maniera molto succinta questa è l’ipocondria, mentre invece si tratta di un disordine, o sarebbe meglio dire, ossessionemolto più complessa.

Perchè si possa parlare di ipocondria, questo disturbo deve perdurare per almeno sei mesi, in assenza di una vera e reale patologia, senza che vi siano altresì concomitanti disturbi di ordinepsicologico o neurologico.

In effetti il nostro corpo è una entità rumorosa, che continuamente invia dei segnali o dei messaggi con in quali ci informa del suo stato di salute.

L'ipocondriaco, in definitiva, ha una percezione errata di tali messaggi, o meglio, li interpreta nella maniera sbagliata, per cui anche un semplice fastidio viene per lo più interpretato come il segnale premonitore di una grave malattia che lo sta minando severamente.

E allora le corse dal medico sono sempre più frequenti e a nulla valgono le sue assicurazioni, anche se confortate da risultati inequivocabili e certi di esami strumentali, che verranno eseguiti praticamente quasi senza soluzione di continuità.

La vita di un ipocondriaco, del così detto malato immaginario, è una vita difficile, triste, piena di preoccupazioni, anche solitaria, così come magistralmente rappresentato anche nel film con l’indimenticato Alberto Sordi, film tratto dall’omonimo romanzo di Molière.

La sua ossessione lo porta a parlare, ma per lo più a lamentarsi dei suoi mali immaginari con tutti coloro che gli capitano a tiro, con il solo risultato di allontanare da se tutti gli amici, conoscenti, e perfino i familiari, visto che tutti cercheranno di evitarlo.

Uscire da questa situazione è possibile, anche se oggettivamente difficile, ma non è possibile riuscirci da soli.

E’ necessario farsi aiutare da uno specialista, anche perchè l’approccio terapeutico non è dei più semplici visto che, in sostanza, una vera malattia non esiste, ma è presente solo un disturbo della personalità.

Dal Sito: benessere.atuttonet.it

Ipocondria: forse ho qualcosa di brutto


Proprio come la commedia di Molière de Il malato immaginario, chi soffre d’ipocondria pensa di avere tutti i mali possibili. Delle volte però, questa forma di ansia è difficile da gestire.

Hai spesso e volentieri paura di avere una grave malattia? Passi interi quarti d’ora a toccarti le ghiandole del collo, te le senti gonfie e poi esclami con sicurezza: “mi sa che ho qualcosa di brutto!”… Bhe allora è molto più probabile che tu sia una persona ipocondriaca, soffri di un disturbo chiamato ipocondria.

Una persona che soffre d’ipocondria pensa continuamente di essere gravemente malato, nonostante tutte le adeguate valutazioni mediche e le rassicurazioni sulla sua ottima salute. Una persona con ipocondria pensa che funzioni fisiche normali come battiti del cuore, sudorazione e movimenti intestinali siano i sintomi di una grave malattia o di una condizione seria di salute. Anche piccoli disturbi, come il naso che cola, linfonodi leggermente gonfi o un piccolo mal di testa vengono subito interpretati come sintomi di qualcosa di grave; invece si sbaglia, sono i sintomi dell’ipocondria.

La persona con ipocondria utilizza frasi vaghe come:

“Mi sento le vene stanche” oppure “ho mal di fegato “. Infatti non è raro che le persone ipocondriache si concentrino su un organo in particolare, come i polmoni, il cuore o su malattie molto gravi come il cancro. Sebbene dopo analisi accurate le loro supposizioni risultino errate, la loro ansia continua ad essere elevata e il loro desiderio di avere più attenzioni fisiche aumenta.

Non si hanno ancora numeri precisi di quanti nel Mondo soffrino d’ipocondria. Chi soffre di questo disturbo psicologico di solito vede il suo medico di Medicina Generale, piuttosto che un professionista che si occupi di salute mentale, ed è per questo che diventa difficile diagnosticare l’ipocondria come disturbo primario. Si stima che tra l’1% e il 7% della popolazione adulta dei Paesi sviluppati soffra di ipocondria. Uomini e donne soffrono d’ipocondria in misura uguale.

Ipocondria o normale paura?

Diciamolo pure, a tutti noi capita di preoccuparci di qualche dolorino e delle volte di credere che possa essere qualcosa di grave, ma questa non è ipocondria.
Chi invece si trascina questa paura per più di 6 mesi, è molto più probabile che sia affetto dal disturbo. Molti ipocondriaci soffrono di qualche altro disturbo psichiatrico o psicologico. Oltre il 60% dei pazienti ipocondriaci soffrono anche di grave depressione, attacchi di panico, di disturbo ossessivo-compulsivo , disturbo d’ansia generalizzato. Il disturbo psichiatrico di colui che soffre d’ipocondria può assumere forme particolari : se “il malato immaginario” o i suoi finti mali vengono ridicolizzati, può avere anche importanti attacchi d’ira.

Quanto può durare l’ipocondria?
Un individuo può soffrire di questo disturbo per mesi o addirittura per anni. Egli può avere anche lunghi periodi in cui la paura della malattia non si presenta. Gli esperti sostengono che circa il 30% dei pazienti ipocondriaci possono migliorare la loro condizione in modo significativo.
Il recupero è più probabile tra le persone con uno status socio-economico più elevato, tra coloro che non hanno un disturbo di personalità o che presentano problemi psicologici piuttosto che psichiatrici.

Quando ha inizio l’ipocondria?
Gli esperti ritengono che molti fattori giocano un ruolo nello sviluppo dei fenomeni ipocondriaci. L’ipocondria solitamente colpisce inizialmente le persone nella prima età adulta. Una persona può iniziare a soffrire di crisi d’ipocondria dopo essersi ripresa da una grave malattia, dopo che una persona cara o un amico si è ammalata, o dopo la morte di amici o persone care.

L’ipocondria può colpire anche chi subisce maggiore stress, o chi è facilmente influenzabile dalle malattie pubblicizzate dai media.
La maggior parte degli psicologi sostiene che le persone che sviluppano ipocondria tendono ad essere autocritiche, nevrotiche e narcisiste.
Gli attacchi possono essere scatenati anche da una condizione medica di base delicata: un paziente che ha problemi cardiaci può arrivare facilmente a gravi conclusioni e reagire con attacchi d’ansia e d’ipocondria verso sensazioni di malessere lieve.
Gli operatori sanitari inoltre sostengono che coloro che soffrono d’ipocondria hanno una bassa soglia del dolorereagendo prima di altri anche a minime variazioni.

Cura e trattamento
Recenti studi hanno dimostrato che la terapia cognitivo-comportamentale e la serotonina, sono efficaci nel trattamento dell’ipocondria. La terapia cognitivo-comportamentale aiuta la persona ansiosa ad affrontare e gestire i fastidiosi sintomi fisici e le preoccupazioni per la malattia. La preoccupazione ossessiva può essere ridotta se al paziente viene fornita la serotonina chiamata anche l’ormone del buon umore.

Fattori scatenanti dell’ ipocondria

Un elenco di tutto quello che scatena l’ansia per le malattie:
Cybercondria – effetto dato dalla ricerca su internet delle malattie e di conseguenza immedesimarsi e soffrire dei disturbi letti
La diffusione delle notizie sulle malattie data dai mass media
Spettacoli televisivi e pubblicità su gravi malattie, soprattutto quando le gravi malattie vengono definite come casuali, oscure e inevitabili
Informazioni sbagliate delle trasmissioni di rischio dai vari media
Le principali focolai di malattia
La pubblicazione delle statistiche riguardanti malattie croniche
Frequentare persone care malate seriamente
L’avvicinarsi di una morte prematura del genitore

Alessandro Cuminetti

Dal Sito: www.psicosocial.it

venerdì 21 aprile 2017

Ipocondria: quando ci si ammala della paura di ammalarsi


L' ipocondriaco non trova mai una risposta adeguata al suo malessere perché non viene mai affrontato il vero problema: il senso di fragilità personale.

L’ipocondria è un disagio legato all’idea o alla paura di avere una malattia grave o addirittura mortale. I pazienti tengono costantemente sotto controllo il loro fisico, controllandolo di continuo alla ricerca attiva della presenza di eventuali segni di malattia.

Il sapere produce forza, ma anche incertezza. Da quando abbiamo sviluppato una medicina scientifica siamo diventati più consapevoli dei mali che potrebbero affliggerci, nel corpo e nell’anima. A testimonianza di una modernità che è però antica, in occidente siamo diventati ipocondriaci da un paio di millenni: il termine ipocondria risale a Ippocrate che descrisse il ‘Male degli ipocondri‘, un disordine dello stomaco e della mente, che cagionava problemi digestivi, grande melanconia e paura di morire. La congiunzione di stomaco e tristezza non deve sorprendere: i greci credevano che nell’addome fosse situata la sede dei sentimenti e delle passioni umane.

Al giorno d’oggi la diagnosi riconosciuta in modo unanime è quella individuata in un manuale americano adottato universalmente, il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders). Esso definisce l’ipocondria come ‘La preoccupazione legata alla paura oppure alla convinzione di avere una malattia grave basata sulla erronea interpretazione di sintomi somatici da parte del soggetto‘; inoltre ‘la preoccupazione persiste nonostante la valutazione e la rassicurazione medica appropriata’, e ‘la durata dell’alterazione è di almeno 6 mesi’.

Il vero ipocondriaco, insomma, non riconosce la natura psicologica del suo problema e ricerca la soluzione medica della malattia. Dietro il timore di malattia vi è un grande senso di vulnerabilità e debolezza, gestito erroneamente ricercando un’impossibile certezza di perfetta sanità. Il paziente non riesce mai a trovare una risposta adeguata al malessere perché non viene mai affrontato il vero problema della sua ipocondria, che è il senso di fragilità personale.

L’ipocondria è rara nell’infanzia, più frequente nell’adolescenza e nella vecchiaia e la si riscontra in ambedue i sessi, anche se quello femminile sembra esserne maggiormente soggetto. Il decorso tende a prolungarsi, con andamento vario e sembra guarire spontaneamente solo in un decimo dei pazienti.

Numerosi sono stati gli studi che hanno cercato di dare una spiegazione. Alcuni suggeriscono una predisposizione genetica e l’aver sofferto di malattie gravi durante l’infanzia. Vi sono poi i vantaggi del ruolo di malato, perseguiti però non consapevolmente: aumento dell’attenzione da parte dei familiari ed evitamento delle responsabilità, come ad esempio la mancata frequenza scolastica. Altri studi includono anche gli abusi fisici e sessuali.

Insomma, l’ipocondria è un disagio legato all’idea o alla paura di avere una malattia grave o addirittura mortale, quale può essere un tumore o l’AIDS. I pazienti sono molto attenti ad ogni piccolo cambiamento somatico e tengono costantemente sotto controllo il loro fisico, controllandolo di continuo alla ricerca attiva della presenza di eventuali segni di malattia. Per tale ragione richiedono così di frequente ripetuti test diagnostici e visite mediche, diventando ospiti abituali di ambulatori e servizi di pronto soccorso. L’esito favorevole delle indagini non riduce, tuttavia, la preoccupazione e non riesce a rassicurare i pazienti. Gli ipocondriaci, purtroppo, nutrono la ferma convinzione che i medici con cui sono venuti a contatto non siano stati in grado di capire la vera natura del loro problema e quindi di fornirne una soluzione adeguata.

L’ipocondriaco interpreta in modo erroneo segnali fisici innocui, come se fossero l’evidenza di una grave malattia. Si preoccupa sia delle normali funzioni corporee (quali il battito cardiaco, la peristalsi o la sudorazione) che delle alterazioni fisiche di lieve entità (come ad esempio il raffreddore o un colpo di tosse). Sensazioni fisiche vaghe, come il cuore affaticato o le vene dolenti vengono sospettate di essere segni di malattia che devono essere indagati e, preoccupandosi per i quali, chi soffre di ipocondria mette in atto i comportamenti prima descritti.

I segnali fisici mal interpretati e la costante attenzione al proprio corpo non sono però l’unico punto di partenza dell’allarme del soggetto con ipocondria. Possono esserlo anche le notizie di malattia apprese dai mezzi di comunicazione con un certo impatto emotivo, come la notizia di epidemie o anche la semplice divulgazione scientifica. Parimenti il venire a conoscenza di patologie che hanno colpito amici o parenti può innescare la preoccupazione per un organo specifico o per una data malattia.

Che il paziente pensi, partendo da dati corporei futili, di avere una grave malattia, conferma il ruolo dei fattori cognitivi nelle sofferenze dell’anima. Lungi dall’essere inconscia, la convinzione di avere o stare per sviluppare una grave patologia, senza che un’accurata valutazione medica abbia identificato motivi sufficienti per giustificare questi timori è perfettamente consapevole e presente alla mente del paziente con ipocondria. Gli errori mentali più frequenti sono che i cambiamenti del corpo sono sempre segno di grave malattia; che ogni sintomo deve potersi ricondurre ad una causa specifica e perciò riconoscibile; poi che quando c’è qualcosa di poco chiaro, occorre fare subito un controllo medico; e infine che se non ci si preoccupa per la propria salute, ci si può ammalare. Inoltre la convinzione che tenere sempre presente di continuo i pericoli è un modo per prevenirli fa sì che l’ipocondriaco non si possa mai permettere di abbassare la guardia e distrarsi.

Sicuramente i tratta di un disagio della modernità e della tensione contemporanea al benessere assoluto e certo. Tuttavia, il termine era già presente nella Grecia classica, civiltà già segnata dall’ambizione tecnica di controllare la realtà. Tutto sta nel mettersi d’accordo sul significato del termine modernità. L’ipocondria ci dice che la modernità è antica, più di quanto possiamo sospettare.

Scritto da: Giovanni Maria Ruggiero

Dal Sito: www.stateofmind.it


Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2016/02/ipocondria-paura-societa/