venerdì 3 settembre 2010

Sintomi e Cura- Attacchi di panico - Ansia - Agorafobia

Un attacco di panico è un periodo di paura o disagio intensi, tipicamente con un inizio improvviso e solitamente della durata inferiore ai trenta minuti. I sintomi includono tremore, respirazione superficiale, sudore, nausea, vertigini, iperventilazione, parestesie (sensazione di formicolio), tachicardia, sensazione di soffocamento o asfissia. La manifestazione è significativamente diversa da quanto avviene negli altri tipi di disturbi di ansia, in quanto gli attacchi sono improvvisi, non sembrano provocati da alcunché e spesso sono debilitanti. Un episodio è spesso categorizzato come un circolo vizioso dove i sintomi mentali accrescono i sintomi fisici, e viceversa.
La maggior parte delle persone che ha un attacco, poi ne ha altri in seguito. Se una persona ha attacchi ripetuti, oppure sente una forte ansia riguardo la possibilità di avere un altro attacco, allora si dice che ha un "disturbo da attacchi di panico" o DAP.
La maggior parte delle persone che soffre di attacchi di panico riferisce la paura di morire, “impazzire” o perdere il controllo di emozioni e comportamento. L'esperienza generalmente provoca un forte bisogno di evitare o scappare dal posto in cui comincia l'attacco (risposta “combatti o fuggi”) e, quando è associata a dolori nel petto, tachicardia o respiro affannoso, un senso di morte imminente e/o visione del tunnel, sempre risulta nel cercare aiuto al pronto soccorso di un ospedale o ad altri tipi di assistenza urgente.
L'attacco di panico si distingue da altre forme di ansia dall'intensità e la sua natura improvvisa ed episodica. Gli attacchi di panico sono spesso esperiti dalle persone che soffrono di disturbi d'ansia, agorafobia, claustrofobia, fobia sociale, ipocondria e altre condizioni psicologiche che comprendono l'ansia, sebbene gli attacchi di panico non siano sempre indicativi di un disturbo mentale.
Fino al 10% di persone altrimenti sane, esperiscono un attacco di panico isolato ogni anno, e negli Stati Uniti una persona su sessanta soffre di disturbo di panico ad un certo punto nella vita. Le persone con fobie esperiscono attacchi di panico, spesso come risultato diretto dell'esposizione al loro elemento scatenante. Questi attacchi di panico sono di solito brevi e si attenuano rapidamente una volta che è stato evitato l'elemento scatenante. In condizioni di ansia cronica un attacco di panico può spesso finire in un altro, portando ad un esaurimento nervoso nel giro di pochi giorni e a comportamenti di evitamento. Quando si instaura una sindrome da attacco di panico l'elemento predominante che si impadronisce del soggetto affetto è "la paura della paura". Infatti quasi sempre, tra un attacco e l'altro l'individuo vive nel terrore che si possa ripetere l'attacco di panico. Secondo qualcuno, coloro che soffrono di Disturbo di Panico portano in sé una forma di depressione reattiva cioè dovuta alla condizione in essere. Alcune ricerche sull'eziologia del disturbo sono indirizzate, dalle neuroscienze, verso una base biogenetica: la mancata ricaptazione della serotonina (neurotrasmettitore delle sinapsi chimiche) sembrerebbe essere fra le cause di attacchi di panico. È stato chiamato in causa il gene numero 5 preposto al controllo della serotonina. Per chi soffre del disturbo, un aspetto importante per avere padronanza sugli attacchi di panico sarebbe il saper riconoscere variazioni ordinarie: molte volte variazioni fisiologiche normali del nostro organismo possono indurre attacchi di panico in questi pazienti. Per esempio lo sbalzo termico che il nostro corpo può avere spostandosi da un ambiente più areato ad uno più chiuso; oppure una palpitazione del nervo vago dovuta al sistema vegetativo, o altro come, a volte succede, sentirsi la famosa testa vuota, confusa. Anche elementi percettivi possono scaturire nelle persone preposte dei veri e propri attacchi di panico come ad esempio la variazione della luce. Secondo l'approccio cognitivo-comportamentale imparare a riconoscere questi aspetti normalissimi possiamo cominciare già in un certo qual modo tenere a bada un improvviso attacco di panico.
I sintomi di un attacco di panico appaiono improvvisamente, senza alcuna causa apparente. Possono includere:
  • Aumento della frequenza cardiaca o palpitazioni
  • Cefalea
  • Confusione mentale (difficoltà nell'organizzare pensieri)
  • Sudorazione
  • Dolori al petto
  • Vertigini, stordimento, nausea, conati di vomito, senso di sbandamento
  • Difficoltà di respirazione (dispnea), affanno
  • Formicolio o intorpidimento alle mani, al viso, ai piedi o alla bocca
  • Grida ed urla strazianti
  • Incapacità di comunicare a voce
  • Nodo alla gola
  • Rossore al viso e al petto o brividi
  • Sensazioni di sogno o distorsione percettiva (derealizzazione)
  • Dissociazione, la percezione che non si è connessi al corpo o perfino che si è disconnessi dal tempo e dallo spazio (depersonalizzazione) o come un automa
  • Terrore, una sensazione che qualcosa di inimmaginabilmente orribile sta per succedere e si è impotenti per prevenirlo
  • Parti distali fredde e sudate (mani e piedi)
  • Paura di perdere il controllo e fare qualcosa di imbarazzante o di diventare matti
  • Paura di morire
  • Paura e sensazione di svenire
  • Sensazione di morte imminente
  • Sensazione di lingua e bocca asciutta
  • Sapore metallico in bocca
  • Tremori fini o a scatti
  • Vampate di calore o brividi di freddo
  • Pianto
  • Sensazioni di rivissuto (deja-vu)
Un attacco di panico tipicamente dura dai 2 agli 8 minuti, ed è una delle condizioni più spaventose e stressanti di cui una persona può avere esperienza nella vita, ci sono casi però in cui possono durare anche molto di piu dalle due alle tre ore.
I vari sintomi di un attacco di panico possono essere compresi come segue. Per primo arriva l'improvviso inizio di una paura con poco o nessuno stimolo. Questo porta al rilascio di adrenalina (epinefrina) che causa la cosiddetta risposta “attacca o fuggi”, per cui il corpo si prepara ad un'attività fisica importante. Questo porta a sua volta ad una frequenza cardiaca accresciuta (tachicardia), respirazione rapida (iperventilazione) e sudorazione (che aumenta la presa e aiuta la perdita di calore). Siccome l'attività vigorosa succede raramente, l'iperventilazione porta ad abbassare i livelli di anidride carbonica nei polmoni e quindi nel sangue. Questo porta al cambiamento di pH del sangue che a sua volta porta a tanti altri sintomi, come formicolio o intorpidimento, vertigini e stordimento. Da parte di qualcuno è anche possibile sentire di non essere in grado di trattenere l'aria che respira, e di conseguenza cominciare a respirare più profondamente: anche questo fa decrescere i livelli di anidride carbonica nel sangue.
Chiunque si iperventila per un breve periodo di tempo può mostrare questi sintomi. Per le persone sofferenti di attacchi di panico che sanno questo, questi sintomi sono visti spesso come prova ulteriore di quanto sia seria la loro condizione. Un circolo vizioso di rilascio di adrenalina alimenta e peggiora i sintomi fisici e lo stress psicologico.

Fobie provocate 

Le persone che hanno avuto un attacco di panico, per esempio mentre stavano guidando, facendo shopping in un negozio affollato o stando in ascensore, possono sviluppare paure irrazionali, chiamate fobie, riguardo le situazioni e cominciare ad evitarle. Alla fine, lo schema di evitamento e il livello di ansia riguardo un altro attacco possono raggiungere il punto in cui individui con disturbo di panico possono essere incapaci di guidare o perfino di mettere un piede fuori casa. A questo stadio, si dice che la persona ha un disturbo di panico con agorafobia. Quindi il disturbo di panico può avere un serio impatto sulla vita quotidiana di una persona come altre patologie più gravi. A volte coloro i quali soffrono di disturbo di panico sviluppano agorafobia: le situazioni sociali possono scatenare attacchi e guidare può risultare impossibile. Questo può essere uno degli effetti collaterali più dannosi del disturbo di panico, in quanto può impedire ai malati di cercare la cura in prima battuta.

Occorrenza 

Il disturbo di panico negli Stati Uniti è un problema grave. Si stima che l'1,6% della popolazione americana soffre di disturbo di panico. Tipicamente colpisce nella prima età adulta; all'incirca la metà di tutti coloro che soffrono di disturbo di panico sviluppano la condizione prima dei 24 anni, con le donne in numero doppio rispetto agli uomini.
Il disturbo di panico può continuare per mesi o anni, a seconda di come e quando si cerca la cura. Se viene lasciato non curato può peggiorare fino al punto in cui la vita della persona è influenzata gravemente dagli attacchi di panico e dai tentavi di evitarli o di nasconderli. Di fatto, molte persone hanno avuto problemi con gli amici e la famiglia o con la perdita del lavoro mentre si affannavano a lottare con il disturbo di panico. Di solito non passa a meno che la persona riceva cure progettate specificatamente per aiutare persone con il disturbo di panico.
Per le persone che cercano cure efficaci dall'esordio del disturbo, la maggior parte dei sintomi può scomparire in poche settimane, con nessun effetto negativo permanente dopo che la cura è completata.

Trattamento

Psicoterapia

Il disturbo di panico è reale e potenzialmente debilitante, ma può essere controllato con cure specifiche. A causa dei sintomi che accompagnano il disturbo di panico, può essere scambiato erroneamente per una cardiopatia o altre malattie mediche pericolose. Questo malinteso spesso aggrava o scatena attacchi futuri nelle persone disinformate. Spesso le persone vanno al pronto soccorso quando hanno un attacco di panico, e possono essere fatti test medici completi per escludere queste altre condizioni di salute.
Altri spesso cercano di rassicurare le persone che hanno un attacco di panico che non sono in un grande pericolo. Espressioni del tipo “niente di serio”, “tutto nella tua testa” o “niente di cui preoccuparsi” possono dare l'impressione che non vi è alcun problema reale e che la cura non sia possibile oppure non sia necessaria. Comunque, mentre i sintomi e la serietà del disturbo di panico è molto reale, la sensazione del panico o del morire che accompagnano molti attacchi di panico sono esagerate. Una notizia importante che molti medici danno a chi soffre di disturbo di panico è che mentre il corpo è sotto l'effetto di un attacco, non si è in pericolo di vita (a parte le reazioni supplementari come fare un incidente con la macchina, correre in mezzo al traffico, suicidarsi, ecc.). Dunque se chi soffre di disturbo di panico può anticipare un attacco e trovare un posto sicuro dove sfogare la crisi, vi sono pochi rischi immediati.
Psicoterapie appropriate condotte da un professionista esperto possono ridurre o prevenire gli attacchi di panico nel 70-90% di persone con disturbo di panico. La maggior parte dei pazienti mostrano un significativo progresso dopo poche settimane di terapia. Se si è scelta una terapia breve, possono capitare delle ricadute, ma spesso tali ricadute possono essere trattate come l'episodio iniziale.
In molti casi, un miglioramento significativo può essere già visto nelle prime settimane di terapia.
Oltre a tutto il resto, in alcuni casi le persone che soffrono di disturbo di panico possono avere bisogno di cure per altri problemi. La depressione clinica viene spesso associata con il disturbo di panico, così come l'alcolismo e l'abuso di sostanze. Circa il 30% delle persone che soffrono di disturbo di panico fanno uso di alcol e il 17% fanno uso di sostanze come cocaina o marijuana per alleviare l'angoscia e lo stress causati dalla propria condizione. Se viene intrapreso un percorso di terapia breve spetta al paziente la scelta di lavorare su altri sintomi concomitanti il problema degli Attacchi di panico e in questo caso il clinico dovrebbe occuparsi solo di quello che risulta più invalidante per il soggetto in quel momento; secondo questa prospettiva ci si aspetta che, una volta superato efficacemente il problema principale, la persona sperimenti un innalzamento del suo tono d'umore che si rifletterà positivamente in altri ambiti della vita.
Come spesso accade per tutte le forme strettamente correlate ai disturbi d'ansia, parte dei soggetti che soffrono del disturbo da attacco di panico, trovano nell'abuso di alcol un momentaneo apparente sollievo. Questa forma di "automedicamento" è in realtà responsabile, oltre ai rischi correlati all'abuso di alcolici, dell'acutizzarsi degli episodi di panico, tanto nella frequenza quanto nell'intensità oltre ad un generale peggioramento del quadro clinico. L'abuso di alcol, come quello di sostanze, è pertanto assolutamente da evitare.
Come per molti altri disturbi, avere una struttura di supporto o una famiglia e amici che sanno come affrontare la situazione può aiutare ad aumentare la rapidità di guarigione; ecco perché l'intervento può comprendere i famigliari o il partner del paziente. Meno indicati (nonostante la loro larga diffusione) i gruppi di auto/mutuo aiuto, nei quali spesso il sintomo viene amplificato dalla risonanza emotiva costituita dagli altri pazienti. Per questo motivo, i gruppi auto/mutuo aiuto dovrebbero essere sempre accompagnati o monitorati da psicoterapeuti esperti.

Terapia farmacologica 

La terapia farmacologica è prescrivibile in associazione alla psicoterapia là dove quest'ultima trova indicazione, valutati i casi soggetto per soggetto. Essa è solitamente rappresentata dagli ansiolitici benzodiazepinici a emivita = > alle 48 ore in abbinamento ad antidepressivi di nuova generazione (SSRI); a volte, e in seguito a valutazione specialistica, possono essere utilizzati anche gli antidepressivi triciclici (TCA}, buspirone e/o betabloccanti. Va ribadito che la terapia farmacologica deve tassativamente essere stabilita dal medico - possibilmente specialista - di concerto con il paziente, tenuto conto della sua storia personale pregressa (anamnesi patologica remota e recente), delle sue abitudini di vita, dell'età, della situazione familiare e di ogni altro elemento, soggettivo e oggettivo, che a giudizio del medico possa assumere rilievo a tali fini.
Una fra le molecole, facenti parte della famiglia degli (SSRI), che nei casi più gravi, in clinica, ha dimostrato la maggior efficacia nella cura del disturbo da panico, è la Paroxetina somministrata a dosi medio-alte (di norma 40 mg al giorno). A prescindere da questo dato oggettivo, sia il tipo di farmaco che la posologia, deve sempre essere necessariamente quella indicata dal medico.

Cause 

Spesso i primi attacchi sono scatenati da una malattia fisica, uno stress severo o alcuni farmaci. Alcune persone che tendono a prendersi troppe responsabilità possono sviluppare la tendenza a soffrire di attacchi di panico. Anche i pazienti con DPTS mostrano una maggiore frequenza di disturbo di panico rispetto alla popolazione generale. Le cause esatte del disturbo da panico sono ancora in fase di studio [1][2]. Alcuni [3] attribuiscono il disturbo alla scarsa autonomia dell'Io e quindi, in un certo senso, alla sua debolezza. La dipendenza dell'Io farebbe sì che l'individuo soggetto agli attacchi abbia un' "Intenzionalità" (Husserl) praticamente assente che lo costringerebbe a dipendere dagli altri. Quando questo si rivela troppo distante o addirittura in opposizione al proprio "Desiderio" profondo e autentico, si scatena la crisi. In questa direzione interpretativa, si individua un conflitto fra bisogno di appartenenza/integrazione sociale (la dipendenza dell'Io) e bisogno di opposizione/individuazione (la tensione dell'Io verso l'autonomia morale e decisionale). L'attacco di panico sorge allo scopo di reprimere l'istanza autonomizzante, che attaccando il legame di dipendenza ingenera la paura. In questo senso, la manifestazione somatica del panico (registrata dalle tecniche di neuroimaging e dai rilievi neuroendocrini) rappresenta l'interfaccia del pattern emozionale. In senso filosofico, occorre recuperare la distinzione di Husserl fra "corpo anatomico" e "corpo intenzionato". In questa direzione interpretativa l'intenzionalità entra in conflitto con l'adattamento alla realtà ambientale, tale da produrre la "crisi" nelle certezze e lo squilibrio registrato dal corpo anatomico.
Studi condotti su animali ed umani si sono concentrati nel localizzare le aree specifiche del cervello che sono coinvolte nei disturbi di ansia come il disturbo di panico. La paura, un'emozione che si è evoluta per affrontare il pericolo, causa un'automatica, rapida risposta protettiva, che avviene senza il bisogno di pensiero cosciente [2]. È stato scoperto che la risposta di paura è coordinata da una piccola ma complicata struttura all'interno del cervello, chiamata amigdala[3].
Anche l'ipoglicemia può causare attacchi di panico. In questa condizione i recettori dell'insulina non rispondono in maniera appropriata all'insulina, interferendo con il trasporto di glucosio attraverso le membrane delle cellule. Il cervello dipende da un rifornimento sostenuto di glucosio, la sua unica fonte di energia. Quando si verifica una caduta improvvisa dei livelli di zucchero nel sangue, il cervello manda un segnale ormonale alle ghiandole adrenergiche per produrre adrenalina. Questo ormone agisce innalzando il livello di zuccheri nel sangue convertendo il glicogeno in glucosio, perciò prevenendo la mancanza di energia al cervello, ma è anche un ormone del panico che è responsabile degli attacchi di paura.[senza fonte]
Anche problematiche relative alla tiroide, specialmente in casi di gozzo, portano frequentemente il soggetto che ne soffre ad avere attacchi di panico. Anche la semplice familiarità con problemi tiroidei (avere parenti che hanno sofferto o soffrono di un disturbo legato alla tiroide) può essere ricollegabile ad attacchi di panico del paziente (Wikipedia)

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