mercoledì 11 febbraio 2015

Giovanni ha sconfitto il male “invisibile”

“La gente non capisce, un po’ come se quello che succede nell'anima fosse sempre meno importante di ciò che accade nel corpo”. Il problema è che il corpo non è fatto a compartimenti stagni. Giovanni ne è la prova. E' stato in balìa delle somatizzazioni per tanti anni della sua vita. “Quando racconto questa storia tutti si aspettano che abbia avuto chissà quale passato per arrivare a soffrire tanto, ma non è così”. Giovanni non ha una backstory di chissà quali episodi, si definisce il risultato particolare di una famiglia normale, di relazioni sociali normali, di un passato normale. E’ un giorno come un altro quando mentre cammina per andare all’Università, si blocca improvvisamente: “Non riuscivo più a proseguire. Ho guardato indietro, non riuscivo neanche più a tornare indietro”. Descrive una serie di percezioni ovattate, le voci delle persone, che gli chiedevano come stesse, lontane, volti sfumati.
Il cuore che batte forte, la sensazione dello svenimento. Questi episodi hanno accompagnato la vita di Giovanni per anni. “Quando non svenivo, vomitavo, avevo nausea. Stavo proprio male fisicamente. Non so neanche io quanti esami mi sono stati fatti, ho una cartella clinica da far invidia a mio nonno”. Un paio di anni di analisi, ricoveri, visite e il pensiero costante di avere qualcosa di gravissimo che non veniva capito, la rabbia verso i medici che non sapevano dirgli cosa avesse perché la frase dopo ogni esame era sempre la stessa “non c'è nulla”. “Poi un giorno, un medico una diagnosi me l’ha fatta, attacchi di panico’. Mi ci sono voluti altri due anni per convincermi che aveva ragione. Avevo sintomi fisici”. E poi c’è un'altra ragione: “Sembra assurdo, ma le persone certe malattie le capiscono meglio”. Perché nel sentire comune c’è l’idea che alcune malattie psicologiche, e psicosomatiche dipendano sempre da una volontà personale.Non è così. “Non voglio dare agli attacchi di panico tanto potere da dire che hanno rovinato la mia vita, certo però che ne hanno condizionato buona parte. Le mie relazioni sociali, l’Università , lo sport. Alla fine quando ho fatto pace con l’idea che non avevo nulla di fisico, mi sono messo a sedere davanti ad uno psicologo e ho poco a poco ripreso una vita normale. Vorrei dire che è stato facile, vorrei raccontare che da un giorno all’altro si è tutto risolto, ma non è stato così”. La paura di sentirsi male per Giovanni è stata spesso peggio del sentirsi male stesso. Oggi può dire che ce l'ha fatta: “La psicoterapia mi ha aiutato non solo a uscire dagli attacchi di panico, ma a capire perché capitavano e a rivedere le relazioni che avevo col mondo, quali errori commettevo”. Giovanni oggi ha una compagna, è riuscito a laurearsi con un po’ di ritardo e ha tanti progetti. Un po’ come una vita che è ricominciata, come se quella sensazione di intorpidimento della paura lo avesse fatto vivere per anni in un mondo ovattato, dove tutto era lontano e sfumato:suoni, voci, colori, come se la vita stesse scorrendo mentre lui restava immobile. “Oggi la vita scorre anche per me. Come se dopo essere stato tanti anni in stand by, adesso qualcuno avesse premuto il tasto pla”." E quel qualcuno è stato proprio lui.

Corriere di Arezzo 

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