martedì 27 novembre 2018

L'ipocondriaco è un malato, anche se immaginario: come vincere la paura di ammalarsi



L'ipocondria è la paura di ammalarsi che fa "ammalare" chi ne soffre: l'intervista alla psicologa Annalisa Bello.

La paura di ammalarsi può diventare una malattia che a sua volta può far “ammalare” anche i bilanci familiari. Ipocondria, nel termine popolare di derivazione greca, indica un dolore sotto la fascia addominale: è un disturbo conosciuto anche dagli antichi, che i medici chiamano “patofobia” (paura della malattia). Oggi l’ipocondria si è evoluta nell’angoscia di contrarre tutta una serie di malattie. L’ipocondriaco passa intere giornate a controllarsi, fare esami e visite specialistiche: l’atteggiamento può diventare maniacale e ossessivo tanto da avere delle ricadute pesantissime sulla propria qualità di vita. Chi è afflitto da questo disturbo si allarma quando sente parlare di malattie e si preoccupa di poter contrarre la stessa malattia che è capitata a qualcuno dei suoi conoscenti. Nella comèdie-ballet di Molière l’ipocondriaco Argante si circonda di medici inetti e furbi farmacisti contenti di alimentare le sue ansie per trarne vantaggio economico. Il protagonista è prigioniero della sua paura tanto da stravolgere anche le vite di chi gli sta intorno (vuole maritare la figlia con un medico). E’ l’ironico affresco teatrale di un problema che era molto conosciuto anche nel ‘700.

Alcuni eventi potrebbero aver stravolto la vita di chi matura questo disturbo tanto da convincerlo che da un momento all’altro potrebbe contrarre una terribile malattia. I sintomi più ricorrenti sono dolori gastrointestinali, muscolari e palpitazioni. Spesso l’ipocondriaco non si fida fino in fondo del proprio medico e anche quando i sintomi sono legati a una lieve patologia immagina che si tratti sempre di qualcosa di più grave. Spesso questa forma di nevrosi è collegata a un disturbo d’ansia: nelle forme più gravi si può arrivare anche a deliri e allucinazioni. Dunque, il consiglio è sempre quello di non sottovalutare mai le nostre angosce: meglio affrontarle con un bravo psicologo. La patofobia non è altro che un disturbo psichico paragonabile alle malattie psicosomatiche. La fascia maggiormente colpita da questa malattia e quella dei quarantenni e cinquantenni: si tratta del 2 per cento della popolazione.


INTERVISTA ALLA DOTTORESSA ANNALISA BELLO, PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA


Quando si parla d’ipocondria non si può che pensare al “malato immaginario” di Molière. Ma in realtà si tratta pur sempre di un disturbo: quindi, un po’ si è malati davvero?

“L’ansia per la salute è una condizione di disagio caratterizzata da una preoccupazione eccessiva e infondata riguardo la propria salute, tanto che qualsiasi sintomo fisico, anche lieve, viene interpretato come segno di patologia. Pertanto, si associa a un importante stato di sofferenza al pari di altri disturbi di interesse organico”.

Come si diagnostica l’ipocondria? Quando c’è la certezza di essere affetti da questo disturbo? Quali sono i segnali?

“Per porre diagnosi in tal senso è necessaria la presenza di alcuni marker quali, ad esempio, la preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia. Per ciò che concerne la presenza di sintomi somatici, si tratta, quando presenti, di sintomi di lieve intensità. Nel caso in cui, invece, è presente un’altra condizione medica o vi è un rischio elevato di svilupparla, la preoccupazione risulta eccessiva o sproporzionata. Si riscontra, inoltre, un sostenuto livello di ansia riguardante la salute e un alto livello di allarme su questi temi che portano l’individuo a mettere in atto eccessivi comportamenti correlati alla salute, come controllare di continuo il proprio corpo alla ricerca di segni di malattia piuttosto che, specularmente, evitare visite mediche e ospedali”.


A quali conseguenze porta l’ipocondria? I danni si limitano solo al portafoglio o c’è molto di più?


“Immaginiamo di avvertire dei bruciori di stomaco da qualche giorno e allarmarci pesantemente al pensiero di poter avere un tumore allo stomaco tanto da cercare immediatamente impegni piuttosto che controllare continuamente il nostro corpo alla ricerca di sospetti sintomi. Chi lamenta questo tipo di problematica è letteralmente tormentato dalla preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia. Risulta così facilmente evincibile immaginare come, oltre al dispendio di risorse economiche dissipate in continue visite specialistiche, l’ansia per la salute, implica un netto peggioramento della qualità della vita: compromette la sfera lavorativa, relazionale, scolastica. Si cercano continuamente rassicurazioni on-line compromettendo le attività quotidiane e gli impegni”.

Cosa c’è, invece, dietro l’ipocondria? È un’ansia dovuta a un trauma o cosa? Quali sono le cause?


“Non vi è un’unica causa, piuttosto si possono individuare nella storia di vita di persone che ne soffrono eventi che ricoprono una particolare salienza episodica ed emotiva: come la presenza di una malattia che ha messo a repentaglio la vita dell’individuo e delle persone a lui care può scatenare la comparsa del disturbo. Oppure, anche un’infanzia difficile o traumatica può predisporre una persona a sviluppare tale disturbo”.


Alcuni medici di base spesso sono pigri: prescrivono medicinali anche agli ipocondriaci speranzosi in un effetto placebo. Forse bisognerebbe indirizzare il paziente dallo psicologo: dovrebbero imparare a farlo in primis i medici di base, oppure gli specialisti a cui si rivolge il paziente, vero?


“Considerando l’elevata incidenza della psicopatologia nella popolazione, sarebbe auspicabile un approccio multidisciplinare per accogliere le richieste dei pazienti che quotidianamente popolano gli ambulatori della medicina di base, avvalendosi della figura dello psicologo a vantaggio del paziente e della spesa pubblica sanitaria”.


Come si cura l’ipocondria? Come si vince questa grande paura di morire? Ci sono diverse scuole nell’ambito della psicologia: qual è la più efficace nella cura di questo disturbo, secondo lei?


“Per ciò che riguarda il trattamento psicologico, la psicoterapia ?cognitivo-comportamentale è ritenuta a oggi la forma di intervento più efficace per affrontare con successo il disturbo d’ansia da malattia”.

Possono esserci malati veri che hanno comunque un disturbo di ipocondria?


“Assolutamente, sì. Oltretutto, la presenza di una malattia organica potrebbe aggravare e alimentare la preoccupazione verso il proprio stato di salute, alimentandone il disturbo”.




Gaetano Gorgoni




Dal Sito: leccesette.it

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