lunedì 18 febbraio 2019

Ansia adattiva e ansia patologica

Quando il segnale che ottimizza le nostre risorse diviene un ostacolo al nostro benessere

L’ansia è come una sedia a dondolo: sei sempre in movimento ma non avanzi di un passo.
Jodi Picout

Io non ingrasso di un grammo perché la mia ansia funziona da aerobica.
Woody Allen

Secondo gli studiosi l’ansia è un’eredità dei nostri antenati preistorici ai quali era necessaria per prevenire eventuali pericoli di un mondo ostile.

È uno stato d’animo che comporta un’attivazione nell’organismo di fronte a una situazione che viene percepita soggettivamente come pericolosa. L’ansia coinvolge mente e corpo.
I nostri muscoli si contraggono per prepararci fisicamente all’attacco o alla fuga, il respiro si fa corto e veloce e la mente si concentra sulla situazione di pericolo da affrontare.

Dobbiamo distinguere tra un’ansia primaria, sintomatica, che ha un effetto disorganizzante e ci impedisce di affrontare le situazioni in maniera efficace e lucida; e un’ansia adattiva che ci mette in guardia rispetto a segnali di pericolo presenti o futuri e ci aiuta a concentrarci su difficoltà e compiti importanti senza, però, paralizzare la nostra capacità di pensare e prendere decisioni.

Una certa dose di ansia, quindi, può essere utile nell’affrontare la vita quotidiana e nel migliorare la nostra performance ad un compito. Si pensi, ad esempio, a quando si studia per un esame. Una certa quota di ansia permette un’attivazione psichica che ci aiuta a restare concentrati sul compito e a dare priorità allo studio. A volte, però, il meccanismo che sostiene l’ansia adattiva può bloccarsi, quindi può svilupparsi una reazione eccessiva, sintomatica, rispetto ad uno stimolo esterno o interno. Nell’esempio dell’esame da preparare potremmo avere uno studente talmente in ansia che sviluppa una difficoltà a concentrarsi o che, al momento dell’esame, di fronte all’insegnante non riesce a ricordare ciò che ha studiato.

L’ansia patologica si può strutturare in diverse organizzazioni cliniche che chiamiamo disturbi d’ansia. Essi sono: disturbo da attacchi di panico, fobie, disturbo ossessivo -compulsivo, disturbo post – traumatico da stress e disturbo d’ansia generalizzato.

Si parla di disturbi d’ansia quando il disagio diventa significativo per persistenza, intensità e frequenza. Gli stati d’ansia generano cambiamenti molto intensi nel corpo proprio perché l’ansia segnala un pericolo. In risposta a tale segnale o ad una situazione avvertita come critica, c’è un’intensa attivazione psicofisica e un surplus di lavoro per cuore, polmoni e rene. Quando si sperimenta ansia con molta frequenza e intensità c’è il rischio di alterare la normale funzionalità di questi organi.

I disturbi d’ansia danno luogo a sintomi di tipo cognitivo, fisici e comportamentali.
Tra i sintomi cognitivi abbiamo: sensazione di vuoto mentale; induzione di immagini, pensieri e ricordi negativi; sensazione di essere osservati e di stare al centro dell’attenzione.

Tra i sintomi comportamentali abbiamo: comportamenti evitanti, il paziente rifugge la situazione o lo stimolo che ritiene pericoloso; comportamenti di dipendenza dai familiari e dai farmaci, ansiolitici; comportamenti anassertivi e di sottomissione.

Tra i sintomi fisici abbiamo: tensione; tremore; sudore; palpitazione; nausea e disturbi gastrici; vertigini; formicolii; derealizzazione, sensazione di irrealtà; depersonalizzazione, sentirsi distaccati da se stessi.

Quando l’ansia è disadattiva e sfocia in uno di questi disturbi è necessario l’intervento psicoterapico che avrà la funzione non di cancellare l’ansia, perché in alcune situazioni è necessaria e adattiva, ma di aiutare a gestirla e a ricalibrare il meccanismo naturale che sta alla base della sua regolazione.


Dal Sito: expartibus.it

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