domenica 15 dicembre 2019

Lasciamo Spazio Nella Nostra Vita Per Un Po’ Di Sana Solitudine




“La solitudine è pericolosa. È dipendenza. Una volta che ti rendi conto di quanta pace c’è in lei, non vuoi avere a che fare con le persone.”

(Carl G. Jung)

La solitudine non è sempre negativa e da intendere come un senso di assenza o mancanza che ci deve pesare o deprimere, a volte può essere benefica ed avere un effetto salutare: può diventare un modo per ritrovarsi e non per isolarsi del mondo, per ripartire da noi stessi.

A volte essere soli è l’unico modo per ritrovare la nostra compagnia.

Essere soli per ritrovare se stessi

Possiamo usare la solitudine a nostro favore per capire cosa conta davvero nella nostra vita, in cosa vogliamo veramente investirci, anche al livello relazionale. Darsi la possibilità di fare una pausa dal mondo esterno può essere salutare quando ci rendiamo conto di non aver fatto scelte autentiche che rispecchiano ciò che siamo realmente. In questo caso, la solitudine funge un po’ da space-clearing “metafisico”: ci diamo la possibilità di contemplare lo spazio vuoto senza la necessità di fuggire da esso o di riempirlo frettolosamente perché abbiamo paura del silenzio.

Stare soli ci permette di non fuggire da noi stessi, ma di accoglierci ed accettarci così come siamo, di guardarci dentro con benevolenza, di ascoltare quella voce interiore che di solito mettiamo a tacere con la confusione e il rumore che creiamo nella nostra vita; ci permettiamo di essere gentili con noi stessi, comprensivi, pazienti e di essere la nostra propria priorità.

“Comincia sempre da te; in tutte le cose e soprattutto con l’amore. Amore è portare e sopportare sé stessi. La cosa comincia così. Si tratta veramente di te; tu non hai ancora finito di ardere; devono arrivarti ancora altri fuochi finché tu non abbia accettato la tua solitudine e imparato ad amare.”

(Carl G. Jung)

La solitudine come momento purificatorio

La solitudine ci permette di ritagliarci del tempo e dello spazio per noi, di dedicarci ai nostri interessi; se è vero che può diventare un peso quando si prolunga oltre misura, quando è equilibrata invece la solitudine ci permette di allontanarci da ciò che non ci corrisponde: luoghi, modi di vivere, persone, ecc. ; e di recuperare nello stesso tempo il contatto con tutto ciò che magari abbiamo dimenticato o trascurato di noi in passato: i nostri hobby e interessi, per esempio.

Quando siamo soli, possiamo focalizzare la nostra attenzione e la nostra energia su di noi, sfruttando quel momento per coltivare un sano egoismo, utile soprattutto alle persone che tendono ad essere sempre disponibili per gli altri e ad essere incastrate in relazioni a senso unico. In effetti, la solitudine ci permette anche di interrompere le relazioni vampirizzanti, di tagliare i rami secchi, ma soprattutto ci consente di recuperare e sanare la relazione con noi, perché se manchiamo a noi stessi, ci sentiremo soli anche in mezzo a 7 miliardi di persone.

Di certo, la solitudine ci insegna a prenderci per mano e a capire quanto ci siamo lasciati indietro, quanto poco amore ci siamo dati finora; magari i suoi doni potranno sembrarci difficili da accettare: pianti, sensazione di vuoto, silenzio,… Ma se accoglieremo questi aspetti senza aggrapparci a loro, vivendoli nel momento e permettendoci di lasciar scorrere le emozioni senza volerle trattenere, ci daremo la possibilità di liberarci, di liberare spazio dentro di noi e di capire con più chiarezza chi siamo e cosa vogliamo (o non vogliamo) dalla vita.





“La solitudine non deriva dal fatto di non avere nessuno intorno, ma dalla incapacità di comunicare le cose che ci sembrano importanti, o dal dare valore a certi pensieri che gli altri giudicano inammissibili. La solitudine cominciò con le esperienze dei miei primi sogni, e raggiunse il suo culmine al tempo in cui mi occupavo dell’inconscio. Quando un uomo sa più degli altri diventa solitario. Ma la solitudine non è necessariamente nemica dell’amicizia, perché nessuno è più sensibile alle relazioni che il solitario, e l’amicizia fiorisce soltanto quando ogni individuo è memore della propria individualità e non si identifica con gli altri.”
(Carl G. Jung)

Un po’ di solitudine per ricaricare le batterie





La solitudine può rappresentare anche una pausa benefica per ricaricare le batterie prima di lanciarsi nel mondo, oppure per guarire gli aspetti della propria vita che ci hanno fatto soffrire. In entrambi i casi, possiamo sfruttare questo momento di ritiro come opportunità invece che come fatalità, e capire come trarre da questo periodo qualcosa di positivo per noi.

Forse questo momento funziona come un trampolino di lancio: prima la vita ci dà la possibilità di prepararci, di rimettere assieme i pezzi di noi che abbiamo sparpagliato in giro per relazioni che non avrebbero mai fiorito, di recuperare le forze e leccare le nostre ferite, per poi aprirci a relazioni, questa volta più sane? Può darsi. Sta di fatto che se avremmo sfruttato questo momento per entrare in contatto con il nostro sentire, saremo cambiati profondamente. E già questo basterà a cambiare la natura delle relazioni che si andrà a tessere poi in futuro.

È probabile che allora, avendo scoperto il potere salutare della sana solitudine, decideremo di coltivarla in modo equilibrato nella nostra vita anche se non saremo più soli. In effetti, ritagliarsi uno spazio vuoto può aiutarci a ritrovare il nostro centro ed evitarci di smarrirci, di farci violenza lasciandoci influenzare troppo dall’esterno, può essere utile per ritornare alla nostra fonte interiore per capire se stiamo ancora rispettando noi stessi e le nostre aspirazioni. Ma forse il motivo principale sarà semplicemente che dopo esserci ritrovati grazie al silenzio della solitudine, avremo la necessità di continuare a stare in nostra compagnia.

Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e operatrice in discipline Bio-Naturali
www.risorsedellanima.it

Dal Sito: eticamente.net 

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