lunedì 9 febbraio 2015


Al di sopra di tutto,
 

Al di sopra del niente,
 

trasportato da una leggera nuvola,
 

la mia anima rincorre il sole,
 

per avere eterna luce.

(Anonimo)
                                              

venerdì 6 febbraio 2015

Agorafobia: come liberarsene

Il solo pensiero di ritrovarvi bloccati in ascensore o in una fila d’attesa vi angoscia? Che sia accompagnata o meno da attacchi di panico, l’agorafobia si può curare grazie alla psicoterapia.


Spesso l’agorafobia è considerata come una forte paura della folla e degli spazi aperti. In realtà, si tratta di un disturbo ansioso caratterizzato dal fatto di evitare luoghi o situazioni da cui potrebbe essere difficile (o imbarazzante) scappare e/o in cui non sarebbe possibile essere soccorsi in caso di attacco di panico. Le paure agorafobiche comprendono un insieme di situazioni che includono il fatto di ritrovarsi soli fuori casa, l’essere “chiusi” in una folla compatta o in una fila d’attesa, che sia a piedi, in macchina o in treno.

Agorafobia e attacchi di panico

Gli agorafobici evitano tutte le situazioni che considerano a rischio oppure le subiscono volente o nolente, con enorme sofferenza. Alcuni ad esempio non possono entrare nei luoghi muniti di porte automatiche, nei luoghi sotterranei oppure negli spazi deserti.
A seconda dei casi, l’agorafobia può essere accompagnata da attacchi di panico. L’una e gli altri possono esistere indipendentemente ma spesso sono legati.
Gli attacchi di panico sono imprevedibili e, nel caso dell’agorafobia, possono prodursi in previsione di una situazione a rischio oppure durante la situazione stessa. Sono momenti di intenso terrore durante i quali la persona perde il controllo di sé. La crisi può durare dai 10 ai 20 minuti, che sembrano un’eternità, e raggiunge il suo apice in pochi minuti.

Accettare l’ansia

Che si tratti di un’agorafobia isolata oppure associata ad attacchi di panico, le strategie per riprendere il controllo di sé sono le stesse.  In un primo momento è necessario discuterne con il proprio medico curante per porre le basi della diagnosi. Il medico potrà indirizzarvi verso uno psicologo per affinare la diagnosi da un lato e per proporre soluzioni adeguate dall’altro.

Prima di tutto, occorre poter prendere coscienza dei vostri sintomi e distinguerli in modo preciso. Imparate a riconoscerli quando arrivano. Al contrario, è inutile obbligarsi ad affrontare le situazioni che creano angoscia fin da subito. Controllare le  proprie emozioni non è una cosa facile. Ma almeno riuscirete a superare l’ansia, senza tuttavia farla scomparire. Ad esempio, accetterete più serenamente le sensazioni fisiche e le situazioni angoscianti se imparerete a controllare le vostre angosce. A tale scopo gli esercizi di respirazione e di rilassamento possono risultare utili. Per le persone soggette ad attacchi di panico è necessario mettere in atto una vera e propria terapia per evitare che il problema si cronicizzi.

La psicoterapia

Per le forme meno gravi di agorafobia, il trattamento comprende di solito un percorso di psicoterapia, talvolta associata a medicinali. Il terapeuta aiuta il paziente a riconoscere le modalità di pensiero che lo inducono a interpretare in modo sbagliato le reazioni del proprio corpo, a diventare meno sensibile alle manifestazioni fisiche del terrore e ad affrontare le situazioni a rischio. 

Per le forme più gravi, la psicoterapia può essere accompagnata dalla somministrazione di antidepressivi allo scopo di prevenire attacchi di panico. A chi soffre di questo disturbo possono essere prescritti anche degli ansiolitici. Non esistono regole fisse: ecco perché è fondamentale rivolgersi a un medico per risolvere il problema.

Elena Bianchi
27/01/2015
Magazine Delle Donne 

Copyright foto: Istock

giovedì 5 febbraio 2015

Attacco di panico? No, Grazie

Un attacco di panico è solitamente descritto da chi ne soffre come un opprimente ed improvviso aumento di angoscia e paura. Il cuore batte all’impazzata, si ha l’impressione di non riuscire a respirare e la paura di essere sul punto di morire attanaglia. Spesso si ha la sensazione di essere sul punto di impazzire e tutto ciò che rappresenta l’ambiente circostante diventa un pericolo. Se non trattati immediatamente, gli attacchi di panico potrebbero portare a problemi seri di depressione, agorafobia e disturbo da panico. Ma, quello che spesso si dimentica è che gli attacchi di panico possono essere curati e, soprattutto, prima si cerca aiuto meglio è. Con i trattamenti adeguati, è possibile ridurre o eliminare i sintomi di panico e riprendere in mano il pieno controllo della propria vita.
I segni ed i sintomi di un attacco di panico si sviluppano improvvisamente e di solito raggiungono il loro picco entro 10 minuti. La maggior parte di questi episodi finiscono entro i 20 e i 30 minuti, e raramente durano più di un’ora. Purtroppo, se non curati immediatamente possono portare al “disturbo da panico”; la memoria della paura intensa e il terrore che si sentiva durante gli attacchi può avere un impatto negativo sulla propria autostima e causare gravi disagi per la vita di tutti i giorni. Alla fine, questo comporta i seguenti sintomi:
ansia anticipatoria – Invece di sentirsi rilassato in assenza di attacchi di panico, ci si sente ansioso e teso. Questa ansia deriva da una paura di avere futuri episodi; la “paura della paura” è presente la maggior parte del tempo, e può essere estremamente invalidante.
“Evitamento” fobico – Si cominciano a evitare certe situazioni o ambienti basandosi sulla convinzione che si sta evitando una situazione che precedentemente ha causato un attacco di panico. Oppure si potrebbe voler evitare i luoghi dove la fuga sarebbe difficile o l’aiuto non immediatamente disponibile. Portato agli estremi, l’evitamento fobico diventa agorafobia .
Gli attacchi di panico e disturbo da panico sono condizioni curabili. Essi possono essere trattati con successo con le strategie di auto-aiuto e con una serie di sedute di terapia. Dopo aver consultato un medico, aver fatto le opportune analisi per escludere patologie fisiche che non sto qui ad elencare, e aver iniziato la terapia medica, consiglio di associare a tutto questo delle terapie complementari.
L’accoppiata vincente tra le tante opzioni di cura disponibili, che nel corso degli anni mi ha dato più risultati con i clienti afflitti da attacchi di panico è il Reiki associato ad EFT (Tecniche di liberazione emozionale) .
Il trattamento Reiki dona una rilassatezza ed una pace interiore ineguagliabile già dal primo trattamento, riequilibra tutto il flusso energetico del corpo umano andando a riorganizzare le incongruenze energetiche e guarendo nel corso dei trattamenti le cause che scatenano i sintomi, piuttosto che i sintomi stessi, inoltre elimina i blocchi emotivi riducendo la preoccupazione, lo stress e la sensazione di nervosismo.
EFT è una tecnica di digitopressione utilizzata, soprattutto, per facilitare la guarigione emotiva. È un metodo meravigliosamente efficace e sicuro per il bilanciamento dei sistemi energetici del corpo e per l’assistenza nel rilascio di emozioni indesiderate, tra cui la rabbia, la paura, il dolore, e il trauma.
EFT si basa sugli stessi meridiani energetici utilizzati in agopuntura tradizionale per il trattamento di disturbi fisici ed emozionali da oltre 5000 anni, ma senza l’invasività degli aghi.
Anche se è ancora trascurata, la salute emotiva è fondamentale per la salute fisica e spesso, nonostante uno stile di vita attento e salutare, le barriere emotive si frappongono alla guarigione.
Solitamente dopo una serie di sessioni settimanali (il tempo e le sessioni variano da persona a persona) con un operatore qualificato, chi soffre di stati d’ansia e attacchi di panico può iniziare ad utilizzare EFT da solo, senza il supporto dell’operatore, che comunque rimane a disposizione per ogni emergenza e le sessioni possono iniziare ad essere più sporadiche, da una a due al mese, fino a non servire più.
Nonostante gli attacchi di panico abbiano sintomi pressoché molto simili in chi ne soffre, le cause che le producono sono totalmente soggettive. È per questo che è molto importante, in presenza di questo problema, andare da specialisti qualificati, che siano medici od operatori di cure naturali, affinché possano valutare la situazione da un punto di vista personale e non generalizzato.
Se soffri di attacchi di panico chiedi immediatamente aiuto, non aspettare che la paura si impossessi della tua vita.
Marianna Liberatore
Leggo@Tenerife 

domenica 25 gennaio 2015

David Guetta, condizionato dagli attacchi di panico

Il leggendario dj francese rivela che la sua carriera è stata condizionata dagli attacchi di cui ha cominciato a soffrire nel 2012

David Guetta, condizionato dagli attacchi di panico David Guetta

David Guetta, condizionato dagli attacchi di panico. La carriera musicale del dj francese sembrava essere arrivata ad un punto morto quando ha cominciato a soffrire di terribili attacchi di panico. Guetta ha cominciato ad avvertire i primi attacchi di ansia nel 2012 e da quel momento è stato in più occasioni costretto a mettere in attesa la sua carriera per fare i conti con quello che gli stava succedendo: “C'è stato un momento in cui non riuscivo a fare musica. Volevo entrare in studio di registrazione ma poi succedeva qualcosa che mi bloccava. Gli attacchi di panico sono qualcosa di assurdo perché è come se non avessi ì più il controllo del tuo cervello” ha rivelato nel corso di un'intervista con il quotidiano britannico The Times.

Il problema. Guetta ha rivelato anche di aver avuto troppa vergogna per parlare della sua condizione con amici e familiari ed ha trovato il coraggio di affrontare il problema solo dopo che un suo amico ne ha parlato nel corso di una cena: “Stavo ascoltando quello che diceva ma non ho avuto il coraggio di dire che ne soffrivo anche io. Provavo grandissima vergogna in quel momento. Ma poi questo amico mi diede anche un consiglio molto prezioso, mi fece capire che era qualcosa che potevo affrontare. Il miglior modo per affrontare una cosa del genere è farlo apertamente, senza paura, perché sai che non ne morirai”. Ora il dj rivela di aver quasi completamente superato il suo problema: “Non posso dire che sia completamente alle spalle, ma adesso la situazione è decisamente migliorata”.

 Radio 105 Network

martedì 13 gennaio 2015

Adesso so.....

Adesso so che quando si avanza uniti ci sono possibilita' di successo.
 

Adesso so che se non andro' in meta io, ci andra' un mio compagno.
 

Adesso so che cosa vuol dire rispettare un avversario che e' a terra.
 

Adesso so che potro' cadere e perdere il pallone, ma un compagno sara'  pronto a raccoglierlo e a lavorarlo per me.
 

Adesso so che bisogna avere sempre qualcosa da portare avanti.
 

Adesso so che si puo' anche perdere, ma non ci si deve mai arrendere.
 



Adesso so che per ottenere qualcosa bisogna essere determinati.
 

Adesso so che correre non vuol dire scappare, ma andare incontro al futuro.
 

Adesso so che affrontare la vita sara' un gioco da ragazzi e che, se la vita e' un gioco, il rugby e' una gran bella maniera di viverla!
Mirko Petternella (giornalista)

martedì 30 dicembre 2014

Amaxofobia: quando ti prende la paura di guidare

Per tante persone mettersi al volante costituisce una vera e propria fobia, in costante crescita in tutta Europa. Ecco i consigli dell’esperto psicologo e i rimedi naturali per vincere e affrontare al meglio questa paura

Al solo pensiero di metterti al volante ti viene la pelle d’oca? Potrebbe non essere il freddo… Può essere, invece, che tu sia vittima di una nuova forma di paura: quella di guidare. La neonata fobia del ventunesimo secolo.  Un vero e proprio disagio emotivo. Certo, la prospettiva di doversi infilare nella giungla metropolitana, con tanto di code, automobilisti indisciplinati e una valanga di  stress, farebbe passare la voglia a chiunque. Ma qui le cose stanno diversamente.
I DATI A DISPOSIZIONE – Il 33% della popolazione ha letteralmente il terrore di guidare. La percentuale tra i maschi supera il 36%. Ma tra le donne il panico da guida è ancora più diffuso: si parla del 64%. Insomma, una significativa fetta di italiani è concretamente avversa all’idea di prendere l’auto per muoversi. Ma a esserne afflitti non sono solo gli automobilisti della nostra Penisola, bensì quelli dell’intera Europa. Il Portale della Sicurezza Stradale (ASAPS) riporta, per esempio, un drammatico incremento di casi in Spagna: una persona su tre è terrorizzata al solo pensiero di guidare: una vera e propria fobia che prende il nome di amaxofobia. Dal greco antico amaxos, «carro»: in definitiva, il rifiuto irrazionale a condurre un determinato mezzo di trasporto.
UNA DISTORSIONE DELLA REALTÀ – Qualsiasi forma di paura – dalla semplice ansia all’attacco di panico – genera una distorsione della realtà. Tutto appare ingigantito e anche i piccoli gesti quotidiani che fino al giorno prima erano considerati normalità vengono considerati problemi e motivo di agitazione. In molti casi i motivi scatenanti possono essere veri e propri traumi come un incidente o un faccia a faccia con una situazione pericolosa. I sintomi, sono molto personali, ma possono comprendere «tachicardia, respiro affannato, tremori, sudorazione eccessiva, disturbi intestinali, nausea e vertigini», spiega la dottoressa Monica Cappello, psicologa di Torino.
LE CAUSE ALL’ORIGINE DEL DISTURBO – Secondo uno studio condotto dalla MAPFRE, una multinazionale spagnola che opera nel campo assicurativo, il 40% delle persone che soffrono di amaxofobia ha visto o vissuto in prima persona un evento traumatico sulla strada. «Chi ne soffre in molti casi è stato coinvolto in un incidente stradale o ne è stato testimone. In altri casi il soggetto ha accusato un attacco di panico mentre era alla guida: la paura che la crisi possa ripresentarsi porta inevitabilmente la persona a evitare la guida del veicolo», continua Monica Cappello.
LE SOLUZIONI (E I RIMEDI NATURALI) – «È necessario imparare a controllare i pensieri ansiogeni e ristrutturare i pensieri negativi, esponendosi gradualmente alla situazione temuta. In molti casi può essere utile l’aiuto di uno psicologo-psicoterapeuta», dice l’esperta. Per gli amanti delle “cure dolci”, nel caso in cui l’ansia sia divenuta nostra sgradita compagna, possiamo trovare aiuto nella floriterapia di Bach: Rock Rose, per esempio, è un fiore che aiuta a mantenere la calma, adatto quando la persona si sente “paralizzata”, ha un’eccessiva sudorazione e trema. Sul fronte della fitoterapia, delle “erbe utili”, l’olio di maggiorana contribuisce a riequilibrare il sistema nervoso: seda l’agitazione, il panico e l’ansia. Tiglio e biancospino mitigano, invece, tachicardie, palpitazioni ed eccessi emozionali. Insomma, con la prospettiva di mettersi al volante e di dover affrontare l’ennesimo stress urbano, mantenete nervi e cuore saldi.
lm&sdp
Oggi 

domenica 21 dicembre 2014

In questi giorni prima di Natale



In questi giorni prima di Natale,
non ho girato tra bancarelle piene di presepi,
e negozi illuminati al neon,
non ho visto gente con le mani piene di niente
e bambini in cerca di sogni,
in questi giorni prima di Natale
serrato nel mio cuore ho cercato il tuo silenzio,
in questi giorni prima di Natale 

Peter Pan mi ha regalato un fiore di primavera.



Anonimo




venerdì 19 dicembre 2014

L’Ansia Da Natale: Che Cos’è e Come Affrontarla

C’è l’ansia da matrimonio, l’ansia da esame, l’ansia da prestazione e poi, c’è l’ansia da Natale.
Proprio così: sempre più persone vanno letteralmente in panne in occasione delle feste natalizie.
Quello che dovrebbe essere un momento di massimo relax, ristoro e condivisione rischia di trasformarsi, spesso, in una fonte di stress non indifferente (nuovi cadeau, cibi, intingoli, manciate di auguri da “equidistribuire” a destra e a manca, rischiano letteralmente di fagocitarci).

L’ansia da vacanza (in questo caso da Natale) è una vera e propria patologia“, insiste Cal Adler, professore di psichiatria e neuroscienze comportamentali presso l’Università di Cincinnati, “questo succede a causa della mole eccessiva di cose da fare in vista di un evento vacanziero“.
Adler ed il suo collega Scott Ries, professore associato di psichiatria clinica alla UC e un membro del team Mood Disorders Center, offrono quindi una varietà di tecniche tese ad affrontare il problema.

Per prima cosa, dobbiamo capire che cosa innesca l’ansia da vacanza: paura di stare in pubblico, timidezza, senso di obbligo nel condividere la tavola con pseudo amici o pseudo parenti.
In questi casi, sentenziano gli esperti, “alcune tecniche di terapia comportamentale possono aiutarci“.

Bisogna che il paziente, infatti, giunga alle seguenti conclusioni: 1) non devo avere nulla da temere in quanto non può succedere qualche cosa di irreparabile se condivido una cena con persone che non ho in animo. 2) Male che vada le feste saranno rovinate ma non accadrà nulla di irrimediabile.
Un recente studio sul processo decisionale“, dicono i due studiosi, “ha dimostrato che lo stress dettato dalle mille attività cui ci dedichiamo in preparazione delle vacanze, ci rende deboli e vulnerabili e quindi più esposti anche alle paure“.

Ecco quindi quali sono le soluzioni da mettere in campo, in occasione delle festività.

L’APPROCCIO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

Che cosa mi aspetto da queste feste e perché? Passare le vacanze con amici e parenti è davvero quello che voglio? Posso declinare gli inviti scomodi?
Sono alcune delle domande che dobbiamo porci in vista delle festività ed alle quali dobbiamo dare le risposte che comportano, per noi, il maggior beneficio.
Mantenere la consapevolezza che l’ansia è un fenomeno temporaneo e non comporta problemi permanenti è altresì importante per ridimensionare la portata di ciò che sentiamo.

BEVANDE RILASSANTI

Fare incetta di bevande rilassanti è molto importante per sedare l’ansia e le emozioni negative.
In questo caso, quindi, potremmo bere tisane rilassanti alla camomilla, valeriana, passiflora, melissa.


CONFIDARSI CON I PROPRI FAMILIARI

Condividere le proprie emozioni con i membri della famiglia, è la cosa più giusta ed importante da fare, durante le situazioni particolarmente delicate.
Questa abitudine ci aiuterà a stemperare le cattive emozioni e a pacificarci.
Fate outing di emozioni e registrerete vantaggi notevoli, in termini di umore e salute!

Marirosa Barbieri 
Salute e Benessere

lunedì 15 dicembre 2014

Violante Placido: attacchi di panico, il terrore di morire

«La prima volta è successo in albergo», racconta Violante Placido, Fata Turchina nel nuovo Pinocchio televisivo . «Mani fredde, battito cardiaco impazzito, una debolezza infinita. E io che penso: "Oddio, ho un infarto...". Avevo già sentito parlare di attacchi di panico e confesso di aver pensato che fossero solo un modo inconscio per attirare l'attenzione degli altri. Invece sono un disturbo vero. Io mi sto curando e piano piano spero di uscirne...».
Ecco la confessione dell'attrice a OK.

«Mani fredde. Naso ghiacciato. Una debolezza infinita. Il cuore a mille... E la paura di morire d'infarto. È iniziata così, circa nel 2004, la storia dei miei attacchi di panico. Ero sola, in albergo: mi sono stesa sul pavimento, con i piedi in alto. Niente da fare, la crisi non passava. Allora ho chiamato il portiere: "Sto malissimo, mi mandi un dottore". Mi tremavano le mani, non riuscivo a reggere la cornetta.
La crisi si è risolta in modo inaspettato. Il portiere ha ritelefonato: "Vuole un'ambulanza?". È stato come se mi risvegliassi: no, non stavo per morire. "Mi basta una camomilla". Quando ho visto il cameriere (un essere umano, sveglio a quell'ora di notte, simbolo della normalità, della vita che scorre tranquilla), mi sono ripresa.
Non avevo idea di cosa fosse un attacco di panico: una mia amica, un anno prima, mi aveva parlato di questo problema, ma io non ero riuscita a capire... Confesso di aver pensato che fosse un suo modo, sia pure inconscio, di attirare l'attenzione. Non potevo proprio immaginare, io così forte e sicura, di cadere in balia di una simile difficoltà. Dopo quella notte ho avuto altri attacchi. In albergo, ma più spesso in macchina. Quando percorro una strada a scorrimento veloce, magari con tanti tunnel, o senza corsia d'emergenza, inizio a pensare a cosa farei se mi arrivassero quei sintomi terribili. È un circolo vizioso, la paura favorisce la crisi...

E appena l'aereo decolla mi monta l'ansia
Mi sono sentita male mentre ero al volante e tante volte ho abbandonato l'autostrada a un'uscita che non era la mia, per trovare sollievo dalla sensazione di essere intrappolata. Ma che stress...
E dire che sono sempre stata una guidatrice provetta, una specie di Schumacher al femminile: correvo, e tanto. E invece mi ritrovo ad andare a 60 all'ora come una vecchietta, o a fare viaggi in treno o addirittura in pullman, pur di non mettermi al volante. E non parliamo dell'aereo: io, che volo fin da quando ero piccola, adesso all'idea di dover fare un viaggio di 10/12 ore vengo colta dall'ansia, dalla paura irragionevole che il cuore inizi a battermi al decollo, e di arrivare morta a destinazione. Un'esperienza terribile. Ma forse inevitabile: sono convinta che questi problemi siano un segnale della psiche, che ci avverte quando stiamo ignorando una parte di noi che chiede aiuto.

Faccio yoga, medito, respiro...
Ho trovato un medico meraviglioso, che mi ha proposto di provare strade alternative ai farmaci. Per me si è rivelata una scelta vincente. Ho fatto diversi colloqui, poi su suo consiglio ho intrapreso la via della meditazione, della respirazione, dello yoga. In America, quando avevo 22 anni, ho incontrato Yogananda, una guida spirituale per me. Ho ripreso quella strada, e nel 2005 ho fatto anche un ritiro di una settimana in un centro in Umbria, che mi ha fatto benissimo.

Non sono ancora giunta alla fine del percorso: gli attacchi di panico si sono diradati e mi fanno meno paura, ma ogni tanto arrivano ancora. E non so se ho colto fino in fondo il messaggio del disturbo. Ma qualche ipotesi inizio a farla.
Per esempio ho capito di essere cresciuta troppo in fretta. Ho avuto un'infanzia e un'adolescenza in fondo felici, ma con tanti cambiamenti forse destabilizzanti per l'età che avevo: una serie di traslochi, un trasferimento di un anno in America (avevo 12 anni), che ha comportato l'allontanamento prima dagli amici e da mio padre e poi, in un secondo momento, da mia madre. E c'era il rapporto altalenante tra i miei genitori, e mio padre spesso assente per lavoro...

Con le persone più care mi sento protetta
Problemi e solitudine non mi hanno mai fatto particolarmente paura e ho sempre contato soprattutto su di me. Ma ora sospetto che tanta precocità non mi abbia permesso di creare basi salde di sicurezza e forse mi ha portato a negare la mia parte più fragile e dipendente. L'ho capito anche notando che, se ho vicino una persona cara, come il mio fidanzato, mi sento più sicura, l'attacco non arriva.
Sono più cosciente del fatto di aver bisogno degli altri, e questo mi ha portato ad aprirmi di più, a dare maggiore valore ai rapporti: sono diventata più affettuosa e indulgente. Continuo a condurre una vita un po' randagia, sono sempre in giro per il mondo, e questo mi piace. Ma ho capito quanto sia fondamentale per me puntare sugli affetti di riferimento: per esempio ora sento più spesso gli amici della mia infanzia, passata in libertà in una campagna a nord di Roma. La meditazione mi ha aiutato tanto. Purtroppo non sono costante. Però poi mi ricordo che basta prendersi un quarto d'ora, chiudere gli occhi e respirare: arrivano meravigliose sensazioni di leggerezza e di chiarezza mentale. Divento più serena e ansia e panico si diradano. Fino a scomparire».
Violante Placido 

(testo raccolto da Emma Chiaia nel luglio 2006 per OK La salute prima di tutto)

Ok Salute e Benessere 

martedì 9 dicembre 2014

A Natale crescono ansia e stress

Natale uguale ansia e depressione durante e dopo. “Soprattutto per coloro che si buttano nello shopping per comprare regali a tutta la famiglia. Un investimento emotivo proiettato sul Natale, dal quale ci si aspetta molto, ma che nasconde nella maggior parte dei casi profondi disagi”.
Lo afferma Paola Vinciguerra, Direttore dell’Unità Operativa Attacchi di Panico, presso la Clinica Paideia di Roma e Presidente dell’EURODAP, Associazione Europea Disturbi Attacchi di Panico.
“Osservando i nostri pazienti abbiamo notato che prima delle feste presentano, a livello sintomatologico, un contenimento di ansia e depressione che invece aumentano durante e dopo il periodo festivo - dice l’esperta - Ma questi stati emotivi sono diffusissimi anche tra le persone che non sono in psicoterapia”.
“A Natale la maggior parte della gente si lancia nella corsa sfrenata degli acquisti - spiega - spiega - si deve pensare a tutti i parenti che puntualmente sono proprio quelli che si vedono solo una volta l’anno e quindi quelli meno vicini. Si deve pensare ad ognuno di loro, si deve scegliere in fretta, guai a non far bella figura, si deve appagare il bisogno di piacere e si dimenticano i continui addebiti sulla carta di credito. Si comprano così tanti dolciumi che solo la metà basterebbe a far contente tre famiglie e si dà sempre la solita giustificazione: ‘Tanto è Natale!’”.
“Tutto questo può scatenare attacchi di ansia - dice la Vinciguerra - e comportamenti compulsivi di riempimento della nostra ansia senza averne minimamente coscienza.

Il punto è che tutti investiamo emotivamente troppo nel Natale. E’ come se ci aspettassimo che questo evento facesse scomparire per magia le nostre frustrazioni e ci aiutasse a sentirci meno soli. Accade però che finite le feste i disagi di cui non eravamo assolutamente coscienti ci avvolgono e arrivano depressione e ancora ansia”
”Ciò di cui abbiamo veramente bisogno - consiglia - è “scambiare” e non “riempire”, quindi dobbiamo scegliere con cura le persone con cui stare ed insieme a loro dove stare. Organizzate tutti insieme e aiutatevi a vicenda a sistemare gli addobbi.
Per quanto riguarda i regali bisogna farli se davvero si sente il desiderio e in quel caso sceglierli in relazione alla persona sapendo che un piccolo pensiero curato nella presentazione sarà sempre più gradito di un grande oggetto buttato lì senza amore. Cercate di far tornare questo momento di festività ad una riunione basata sull’amicizia e l’affetto e non un compulsivo correre nell’illusione di riempire un vuoto. Ritrovate e valorizzate i vecchi riti, come il taglio del panettone, l’attesa della mezzanotte per farsi gli auguri. Tutto questo unisce davvero se fatto con desiderio e coscienza”.



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