Al di sopra di tutto,
Al di sopra del niente,
trasportato da una leggera nuvola,
la mia anima rincorre il sole,
per avere eterna luce.
(Anonimo)
Il solo pensiero di ritrovarvi bloccati in ascensore o in una
fila d’attesa vi angoscia? Che sia accompagnata o meno da attacchi di
panico, l’agorafobia si può curare grazie alla psicoterapia.
Spesso l’agorafobia è considerata come una forte paura della folla e degli spazi aperti.
In realtà, si tratta di un disturbo ansioso caratterizzato dal fatto di
evitare luoghi o situazioni da cui potrebbe essere difficile (o
imbarazzante) scappare e/o in cui non sarebbe possibile essere soccorsi
in caso di attacco di panico. Le paure agorafobiche comprendono un
insieme di situazioni che includono il fatto di ritrovarsi soli fuori
casa, l’essere “chiusi” in una folla compatta o in una fila d’attesa,
che sia a piedi, in macchina o in treno.
Agorafobia e attacchi di panico
Gli agorafobici evitano tutte le situazioni che considerano a rischio
oppure le subiscono volente o nolente, con enorme sofferenza. Alcuni ad
esempio non possono entrare nei luoghi muniti di porte automatiche, nei
luoghi sotterranei oppure negli spazi deserti.
A seconda dei casi, l’agorafobia può essere accompagnata da attacchi di panico. L’una e gli altri possono esistere indipendentemente ma spesso sono legati.
Gli attacchi di panico sono imprevedibili e, nel caso
dell’agorafobia, possono prodursi in previsione di una situazione a
rischio oppure durante la situazione stessa. Sono momenti di intenso
terrore durante i quali la persona perde il controllo di sé. La crisi
può durare dai 10 ai 20 minuti, che sembrano un’eternità, e raggiunge il
suo apice in pochi minuti.
Accettare l’ansia
Che si tratti di un’agorafobia isolata oppure associata ad attacchi
di panico, le strategie per riprendere il controllo di sé sono le
stesse. In un primo momento è necessario discuterne con il proprio
medico curante per porre le basi della diagnosi. Il medico potrà
indirizzarvi verso uno psicologo per affinare la diagnosi da un lato e
per proporre soluzioni adeguate dall’altro.
Prima di tutto, occorre poter prendere coscienza dei vostri sintomi e
distinguerli in modo preciso. Imparate a riconoscerli quando arrivano.
Al contrario, è inutile obbligarsi ad affrontare le situazioni che
creano angoscia fin da subito. Controllare le proprie emozioni non
è una cosa facile. Ma almeno riuscirete a superare l’ansia, senza
tuttavia farla scomparire. Ad esempio, accetterete più serenamente le
sensazioni fisiche e le situazioni angoscianti se imparerete a
controllare le vostre angosce. A tale scopo gli esercizi di respirazione
e di rilassamento possono risultare utili. Per le persone soggette ad
attacchi di panico è necessario mettere in atto una vera e propria
terapia per evitare che il problema si cronicizzi.
La psicoterapia
Per le forme meno gravi di agorafobia, il trattamento comprende di
solito un percorso di psicoterapia, talvolta associata a medicinali. Il
terapeuta aiuta il paziente a riconoscere le modalità di pensiero che lo
inducono a interpretare in modo sbagliato le reazioni del proprio
corpo, a diventare meno sensibile alle manifestazioni fisiche del
terrore e ad affrontare le situazioni a rischio.
Per le forme più gravi, la psicoterapia può essere accompagnata dalla
somministrazione di antidepressivi allo scopo di prevenire attacchi di
panico. A chi soffre di questo disturbo possono essere prescritti anche
degli ansiolitici. Non esistono regole fisse: ecco perché è fondamentale
rivolgersi a un medico per risolvere il problema.
Elena Bianchi
27/01/2015
Magazine Delle Donne
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Un attacco di panico è
solitamente descritto da chi ne soffre come un opprimente ed improvviso
aumento di angoscia e paura. Il cuore batte all’impazzata, si ha
l’impressione di non riuscire a respirare e la paura di essere sul punto
di morire attanaglia. Spesso si ha la sensazione di essere sul punto di
impazzire e tutto ciò che rappresenta l’ambiente circostante diventa un
pericolo. Se non trattati immediatamente, gli attacchi di panico
potrebbero portare a problemi seri di depressione, agorafobia e disturbo
da panico. Ma, quello che spesso si dimentica è che gli attacchi di
panico possono essere curati e, soprattutto, prima si cerca aiuto meglio
è. Con i trattamenti adeguati, è possibile ridurre o eliminare i
sintomi di panico e riprendere in mano il pieno controllo della propria
vita.
I segni ed i sintomi di un
attacco di panico si sviluppano improvvisamente e di solito raggiungono
il loro picco entro 10 minuti. La maggior parte di questi episodi
finiscono entro i 20 e i 30 minuti, e raramente durano più di un’ora.
Purtroppo, se non curati immediatamente possono portare al “disturbo da
panico”; la memoria della paura intensa e il terrore che si sentiva
durante gli attacchi può avere un impatto negativo sulla propria
autostima e causare gravi disagi per la vita di tutti i giorni. Alla
fine, questo comporta i seguenti sintomi:
ansia anticipatoria – Invece di
sentirsi rilassato in assenza di attacchi di panico, ci si sente ansioso
e teso. Questa ansia deriva da una paura di avere futuri episodi; la
“paura della paura” è presente la maggior parte del tempo, e può essere
estremamente invalidante.
“Evitamento” fobico – Si
cominciano a evitare certe situazioni o ambienti basandosi sulla
convinzione che si sta evitando una situazione che precedentemente ha
causato un attacco di panico. Oppure si potrebbe voler evitare i luoghi
dove la fuga sarebbe difficile o l’aiuto non immediatamente disponibile.
Portato agli estremi, l’evitamento fobico diventa agorafobia .
Gli attacchi di panico e
disturbo da panico sono condizioni curabili. Essi possono essere
trattati con successo con le strategie di auto-aiuto e con una serie di
sedute di terapia. Dopo aver consultato un medico, aver fatto le
opportune analisi per escludere patologie fisiche che non sto qui ad
elencare, e aver iniziato la terapia medica, consiglio di associare a
tutto questo delle terapie complementari.
L’accoppiata vincente tra le
tante opzioni di cura disponibili, che nel corso degli anni mi ha dato
più risultati con i clienti afflitti da attacchi di panico è il Reiki
associato ad EFT (Tecniche di liberazione emozionale) .
Il trattamento Reiki dona una
rilassatezza ed una pace interiore ineguagliabile già dal primo
trattamento, riequilibra tutto il flusso energetico del corpo umano
andando a riorganizzare le incongruenze energetiche e guarendo nel corso
dei trattamenti le cause che scatenano i sintomi, piuttosto che i
sintomi stessi, inoltre elimina i blocchi emotivi riducendo la
preoccupazione, lo stress e la sensazione di nervosismo.
EFT è una tecnica di
digitopressione utilizzata, soprattutto, per facilitare la guarigione
emotiva. È un metodo meravigliosamente efficace e sicuro per il
bilanciamento dei sistemi energetici del corpo e per l’assistenza nel
rilascio di emozioni indesiderate, tra cui la rabbia, la paura, il
dolore, e il trauma.
EFT si basa sugli stessi
meridiani energetici utilizzati in agopuntura tradizionale per il
trattamento di disturbi fisici ed emozionali da oltre 5000 anni, ma
senza l’invasività degli aghi.
Anche se è ancora trascurata, la
salute emotiva è fondamentale per la salute fisica e spesso, nonostante
uno stile di vita attento e salutare, le barriere emotive si
frappongono alla guarigione.
Solitamente dopo una serie di
sessioni settimanali (il tempo e le sessioni variano da persona a
persona) con un operatore qualificato, chi soffre di stati d’ansia e
attacchi di panico può iniziare ad utilizzare EFT da solo, senza il
supporto dell’operatore, che comunque rimane a disposizione per ogni
emergenza e le sessioni possono iniziare ad essere più sporadiche, da
una a due al mese, fino a non servire più.
Nonostante gli attacchi di
panico abbiano sintomi pressoché molto simili in chi ne soffre, le cause
che le producono sono totalmente soggettive. È per questo che è molto
importante, in presenza di questo problema, andare da specialisti
qualificati, che siano medici od operatori di cure naturali, affinché
possano valutare la situazione da un punto di vista personale e non
generalizzato.
Se soffri di attacchi di panico chiedi immediatamente aiuto, non aspettare che la paura si impossessi della tua vita.
Marianna Liberatore
Leggo@Tenerife
Il leggendario dj francese rivela che la sua carriera è
stata condizionata dagli attacchi di cui ha cominciato a soffrire nel
2012

David Guetta
David Guetta, condizionato dagli attacchi di panico.
La carriera musicale del dj francese sembrava essere arrivata ad un
punto morto quando ha cominciato a soffrire di terribili attacchi di
panico. Guetta ha cominciato ad avvertire i primi attacchi di ansia nel
2012 e da quel momento è stato in più occasioni costretto a mettere in
attesa la sua carriera per fare i conti con quello che gli stava
succedendo: “C'è stato un momento in cui non riuscivo a fare musica.
Volevo entrare in studio di registrazione ma poi succedeva qualcosa che
mi bloccava. Gli attacchi di panico sono qualcosa di assurdo perché è
come se non avessi ì più il controllo del tuo cervello” ha rivelato nel
corso di un'intervista con il quotidiano britannico The Times.
Il problema. Guetta ha rivelato anche di aver avuto
troppa vergogna per parlare della sua condizione con amici e familiari
ed ha trovato il coraggio di affrontare il problema solo dopo che un suo
amico ne ha parlato nel corso di una cena: “Stavo ascoltando quello che
diceva ma non ho avuto il coraggio di dire che ne soffrivo anche io.
Provavo grandissima vergogna in quel momento. Ma poi questo amico mi
diede anche un consiglio molto prezioso, mi fece capire che era qualcosa
che potevo affrontare. Il miglior modo per affrontare una cosa del
genere è farlo apertamente, senza paura, perché sai che non ne morirai”.
Ora il dj rivela di aver quasi completamente superato il suo problema:
“Non posso dire che sia completamente alle spalle, ma adesso la
situazione è decisamente migliorata”.
Radio 105 Network
Adesso so che quando si avanza uniti ci sono possibilita' di successo.
Adesso so che se non andro' in meta io, ci andra' un mio compagno.
Adesso so che cosa vuol dire rispettare un avversario che e' a terra.
Adesso so che potro' cadere e perdere il pallone, ma un compagno sara' pronto a raccoglierlo e a lavorarlo per me.
Adesso so che bisogna avere sempre qualcosa da portare avanti.
Adesso so che si puo' anche perdere, ma non ci si deve mai arrendere.
Adesso so che per ottenere qualcosa bisogna essere determinati.
Adesso so che correre non vuol dire scappare, ma andare incontro al futuro.
Adesso so che affrontare la vita sara' un gioco da ragazzi e
che, se la vita e' un gioco, il rugby e' una gran bella maniera di
viverla!
Mirko Petternella (giornalista)
Per tante persone mettersi al volante costituisce una vera e
propria fobia, in costante crescita in tutta Europa. Ecco i consigli
dell’esperto psicologo e i rimedi naturali per vincere e affrontare al
meglio questa paura
Al solo pensiero di metterti al volante ti viene la pelle d’oca?
Potrebbe non essere il freddo… Può essere, invece, che tu sia vittima di
una nuova forma di paura: quella di guidare. La neonata fobia del
ventunesimo secolo. Un vero e proprio disagio emotivo. Certo, la
prospettiva di doversi infilare nella giungla metropolitana, con tanto
di code, automobilisti indisciplinati e una valanga di stress, farebbe
passare la voglia a chiunque. Ma qui le cose stanno diversamente.
I DATI A DISPOSIZIONE – Il 33% della popolazione ha
letteralmente il terrore di guidare. La percentuale tra i maschi supera
il 36%. Ma tra le donne il panico da guida è ancora più diffuso: si
parla del 64%. Insomma, una significativa fetta di italiani è
concretamente avversa all’idea di prendere l’auto per muoversi. Ma a
esserne afflitti non sono solo gli automobilisti della nostra Penisola,
bensì quelli dell’intera Europa. Il Portale della Sicurezza Stradale (ASAPS) riporta,
per esempio, un drammatico incremento di casi in Spagna: una persona su
tre è terrorizzata al solo pensiero di guidare: una vera e propria
fobia che prende il nome di amaxofobia. Dal greco antico amaxos, «carro»: in definitiva, il rifiuto irrazionale a condurre un determinato mezzo di trasporto.
UNA DISTORSIONE DELLA REALTÀ – Qualsiasi forma di
paura – dalla semplice ansia all’attacco di panico – genera una
distorsione della realtà. Tutto appare ingigantito e anche i piccoli
gesti quotidiani che fino al giorno prima erano considerati normalità
vengono considerati problemi e motivo di agitazione. In molti casi i
motivi scatenanti possono essere veri e propri traumi come un incidente o
un faccia a faccia con una situazione pericolosa. I sintomi, sono molto
personali, ma possono comprendere «tachicardia, respiro affannato,
tremori, sudorazione eccessiva, disturbi intestinali, nausea e
vertigini», spiega la dottoressa Monica Cappello, psicologa di Torino.
LE CAUSE ALL’ORIGINE DEL DISTURBO – Secondo uno
studio condotto dalla MAPFRE, una multinazionale spagnola che opera nel
campo assicurativo, il 40% delle persone che soffrono di amaxofobia
ha visto o vissuto in prima persona un evento traumatico sulla strada.
«Chi ne soffre in molti casi è stato coinvolto in un incidente stradale o
ne è stato testimone. In altri casi il soggetto ha accusato un attacco
di panico mentre era alla guida: la paura che la crisi possa
ripresentarsi porta inevitabilmente la persona a evitare la guida del
veicolo», continua Monica Cappello.
LE SOLUZIONI (E I RIMEDI NATURALI) – «È necessario
imparare a controllare i pensieri ansiogeni e ristrutturare i pensieri
negativi, esponendosi gradualmente alla situazione temuta. In molti casi
può essere utile l’aiuto di uno psicologo-psicoterapeuta»,
dice l’esperta. Per gli amanti delle “cure dolci”, nel caso in cui
l’ansia sia divenuta nostra sgradita compagna, possiamo trovare aiuto
nella floriterapia di Bach: Rock Rose, per esempio, è un fiore
che aiuta a mantenere la calma, adatto quando la persona si sente
“paralizzata”, ha un’eccessiva sudorazione e trema. Sul fronte della fitoterapia,
delle “erbe utili”, l’olio di maggiorana contribuisce a riequilibrare
il sistema nervoso: seda l’agitazione, il panico e l’ansia. Tiglio e
biancospino mitigano, invece, tachicardie, palpitazioni ed eccessi
emozionali. Insomma, con la prospettiva di mettersi al volante e di
dover affrontare l’ennesimo stress urbano, mantenete nervi e cuore
saldi.
lm&sdp
Oggi
In questi giorni prima di Natale,
non ho girato tra bancarelle piene di presepi,
e negozi illuminati al neon,
non ho visto gente con le mani piene di niente
e bambini in cerca di sogni,
in questi giorni prima di Natale
serrato nel mio cuore ho cercato il tuo silenzio,
in questi giorni prima di Natale
Peter Pan mi ha regalato un fiore di primavera.
Anonimo
C’è l’ansia da matrimonio, l’ansia da esame, l’ansia da prestazione e poi, c’è l’ansia da Natale.
Proprio così: sempre più persone vanno letteralmente in panne in occasione delle feste natalizie.
Quello che dovrebbe essere un momento di massimo relax, ristoro e
condivisione rischia di trasformarsi, spesso, in una fonte di stress
non indifferente (nuovi cadeau, cibi, intingoli, manciate di auguri da “equidistribuire” a destra e a manca, rischiano letteralmente di fagocitarci).
“L’ansia da vacanza (in questo caso da Natale) è una vera e propria patologia“, insiste Cal Adler, professore di psichiatria e neuroscienze comportamentali presso l’Università di Cincinnati, “questo succede a causa della mole eccessiva di cose da fare in vista di un evento vacanziero“.
Adler ed il suo collega Scott Ries, professore associato di psichiatria
clinica alla UC e un membro del team Mood Disorders Center, offrono
quindi una varietà di tecniche tese ad affrontare il problema.
Per prima cosa, dobbiamo capire che cosa innesca l’ansia da vacanza:
paura di stare in pubblico, timidezza, senso di obbligo nel condividere
la tavola con pseudo amici o pseudo parenti.
In questi casi, sentenziano gli esperti, “alcune tecniche di terapia comportamentale possono aiutarci“.
Bisogna che il paziente, infatti, giunga alle seguenti
conclusioni: 1) non devo avere nulla da temere in quanto non può
succedere qualche cosa di irreparabile se condivido una cena con persone
che non ho in animo. 2) Male che vada le feste saranno rovinate ma non
accadrà nulla di irrimediabile.
“Un recente studio sul processo decisionale“, dicono i due studiosi, “ha
dimostrato che lo stress dettato dalle mille attività cui ci dedichiamo
in preparazione delle vacanze, ci rende deboli e vulnerabili e quindi
più esposti anche alle paure“.
Ecco quindi quali sono le soluzioni da mettere in campo, in occasione delle festività.
L’APPROCCIO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE
Che cosa mi aspetto da queste feste e perché? Passare le vacanze con
amici e parenti è davvero quello che voglio? Posso declinare gli inviti
scomodi?
Sono alcune delle domande che dobbiamo porci in vista delle festività ed
alle quali dobbiamo dare le risposte che comportano, per noi, il
maggior beneficio.
Mantenere la consapevolezza che l’ansia è un fenomeno temporaneo
e non comporta problemi permanenti è altresì importante per
ridimensionare la portata di ciò che sentiamo.
BEVANDE RILASSANTI
Fare incetta di bevande rilassanti è molto importante per sedare l’ansia e le emozioni negative.
In questo caso, quindi, potremmo bere tisane rilassanti alla camomilla, valeriana, passiflora, melissa.
CONFIDARSI CON I PROPRI FAMILIARI
Condividere le proprie emozioni con i membri della famiglia, è la
cosa più giusta ed importante da fare, durante le situazioni
particolarmente delicate.
Questa abitudine ci aiuterà a stemperare le cattive emozioni e a pacificarci.
Fate outing di emozioni e registrerete vantaggi notevoli, in termini di umore e salute!
Marirosa Barbieri
Salute e Benessere

«La prima volta è successo in albergo», racconta Violante Placido, Fata Turchina nel nuovo Pinocchio televisivo . «Mani fredde, battito cardiaco impazzito, una debolezza infinita. E io che penso: "Oddio, ho un infarto...". Avevo già sentito parlare di attacchi di panico
e confesso di aver pensato che fossero solo un modo inconscio per
attirare l'attenzione degli altri. Invece sono un disturbo vero. Io mi
sto curando e piano piano spero di uscirne...».
Ecco la confessione dell'attrice a OK.
«Mani
fredde. Naso ghiacciato. Una debolezza infinita. Il cuore a mille... E
la paura di morire d'infarto. È iniziata così, circa nel 2004, la storia
dei miei attacchi di panico. Ero sola, in albergo: mi sono stesa sul
pavimento, con i piedi in alto. Niente da fare, la crisi non passava.
Allora ho chiamato il portiere: "Sto malissimo, mi mandi un dottore". Mi
tremavano le mani, non riuscivo a reggere la cornetta.
La crisi si è
risolta in modo inaspettato. Il portiere ha ritelefonato: "Vuole
un'ambulanza?". È stato come se mi risvegliassi: no, non stavo per
morire. "Mi basta una camomilla". Quando ho visto il cameriere (un
essere umano, sveglio a quell'ora di notte, simbolo della normalità,
della vita che scorre tranquilla), mi sono ripresa.
Non avevo idea
di cosa fosse un attacco di panico: una mia amica, un anno prima, mi
aveva parlato di questo problema, ma io non ero riuscita a capire...
Confesso di aver pensato che fosse un suo modo, sia pure inconscio, di
attirare l'attenzione. Non potevo proprio immaginare, io così forte e
sicura, di cadere in balia di una simile difficoltà. Dopo quella notte
ho avuto altri attacchi. In albergo, ma più spesso in macchina. Quando
percorro una strada a scorrimento veloce, magari con tanti tunnel, o
senza corsia d'emergenza, inizio a pensare a cosa farei se mi
arrivassero quei sintomi terribili. È un circolo vizioso, la paura favorisce la crisi...
E appena l'aereo decolla mi monta l'ansia
Mi
sono sentita male mentre ero al volante e tante volte ho abbandonato
l'autostrada a un'uscita che non era la mia, per trovare sollievo dalla
sensazione di essere intrappolata. Ma che stress... 
E
dire che sono sempre stata una guidatrice provetta, una specie di
Schumacher al femminile: correvo, e tanto. E invece mi ritrovo ad andare
a 60 all'ora come una vecchietta, o a fare viaggi in treno o
addirittura in pullman, pur di non mettermi al volante. E non parliamo
dell'aereo: io, che volo fin da quando ero piccola, adesso all'idea di
dover fare un viaggio di 10/12 ore vengo colta dall'ansia,
dalla paura irragionevole che il cuore inizi a battermi al decollo, e
di arrivare morta a destinazione. Un'esperienza terribile. Ma forse
inevitabile: sono convinta che questi problemi siano un segnale della psiche, che ci avverte quando stiamo ignorando una parte di noi che chiede aiuto.
Faccio yoga, medito, respiro...
Ho
trovato un medico meraviglioso, che mi ha proposto di provare strade
alternative ai farmaci. Per me si è rivelata una scelta vincente. Ho
fatto diversi colloqui, poi su suo consiglio ho intrapreso la via della
meditazione, della respirazione, dello yoga.
In America, quando avevo 22 anni, ho incontrato Yogananda, una guida
spirituale per me. Ho ripreso quella strada, e nel 2005 ho fatto anche
un ritiro di una settimana in un centro in Umbria, che mi ha fatto
benissimo.
Non sono ancora giunta alla fine del percorso: gli attacchi di panico
si sono diradati e mi fanno meno paura, ma ogni tanto arrivano ancora. E
non so se ho colto fino in fondo il messaggio del disturbo. Ma qualche
ipotesi inizio a farla.
Per esempio ho capito di essere cresciuta
troppo in fretta. Ho avuto un'infanzia e un'adolescenza in fondo felici,
ma con tanti cambiamenti forse destabilizzanti per l'età che avevo: una
serie di traslochi, un trasferimento di un anno in America (avevo 12
anni), che ha comportato l'allontanamento prima dagli amici e da mio
padre e poi, in un secondo momento, da mia madre. E c'era il rapporto
altalenante tra i miei genitori, e mio padre spesso assente per
lavoro...
Con le persone più care mi sento protetta
Problemi
e solitudine non mi hanno mai fatto particolarmente paura e ho sempre
contato soprattutto su di me. Ma ora sospetto che tanta precocità non mi
abbia permesso di creare basi salde di sicurezza e forse mi ha portato a
negare la mia parte più fragile e dipendente. L'ho capito anche notando
che, se ho vicino una persona cara, come il mio fidanzato, mi sento più
sicura, l'attacco non arriva.
Sono più cosciente del fatto di aver
bisogno degli altri, e questo mi ha portato ad aprirmi di più, a dare
maggiore valore ai rapporti: sono diventata più affettuosa e indulgente.
Continuo a condurre una vita un po' randagia, sono sempre in giro per
il mondo, e questo mi piace. Ma ho capito quanto sia fondamentale per me
puntare sugli affetti di riferimento: per esempio ora sento più spesso
gli amici della mia infanzia, passata in libertà in una campagna a nord
di Roma. La meditazione mi ha aiutato tanto. Purtroppo non sono
costante. Però poi mi ricordo che basta prendersi un quarto d'ora,
chiudere gli occhi e respirare: arrivano meravigliose sensazioni di
leggerezza e di chiarezza mentale. Divento più serena e ansia e panico
si diradano. Fino a scomparire».
Violante Placido
(testo raccolto da Emma Chiaia nel luglio 2006 per OK La salute prima di tutto)
Ok Salute e Benessere
Natale uguale ansia e depressione durante e dopo. “Soprattutto per
coloro che si buttano nello shopping per comprare regali a tutta la
famiglia. Un investimento emotivo proiettato sul Natale, dal quale ci si
aspetta molto, ma che nasconde nella maggior parte dei casi profondi
disagi”.
Lo afferma Paola Vinciguerra, Direttore dell’Unità Operativa Attacchi di
Panico, presso la Clinica Paideia di Roma e Presidente dell’EURODAP,
Associazione Europea Disturbi Attacchi di Panico.
“Osservando i nostri pazienti abbiamo notato che prima delle feste
presentano, a livello sintomatologico, un contenimento di ansia e
depressione che invece aumentano durante e dopo il periodo festivo -
dice l’esperta - Ma questi stati emotivi sono diffusissimi anche tra le
persone che non sono in psicoterapia”.
“A Natale la maggior parte della gente si lancia nella corsa sfrenata degli acquisti - spiega - spiega - si deve pensare a tutti i parenti che puntualmente sono proprio
quelli che si vedono solo una volta l’anno e quindi quelli meno vicini.
Si deve pensare ad ognuno di loro, si deve scegliere in fretta, guai a
non far bella figura, si deve appagare il bisogno di piacere e si
dimenticano i continui addebiti sulla carta di credito. Si comprano così
tanti dolciumi che solo la metà basterebbe a far contente tre famiglie e
si dà sempre la solita giustificazione: ‘Tanto è Natale!’”.
“Tutto questo può scatenare attacchi di ansia - dice la Vinciguerra - e
comportamenti compulsivi di riempimento della nostra ansia senza averne
minimamente coscienza.

Il punto è che tutti investiamo emotivamente troppo nel Natale. E’ come
se ci aspettassimo che questo evento facesse scomparire per magia le
nostre frustrazioni e ci aiutasse a sentirci meno soli. Accade però che
finite le feste i disagi di cui non eravamo assolutamente coscienti ci
avvolgono e arrivano depressione e ancora ansia”
”Ciò di cui abbiamo veramente bisogno - consiglia - è “scambiare” e non
“riempire”, quindi dobbiamo scegliere con cura le persone con cui stare
ed insieme a loro dove stare. Organizzate tutti insieme e aiutatevi a
vicenda a sistemare gli addobbi.
Per quanto riguarda i regali bisogna farli se davvero si sente il
desiderio e in quel caso sceglierli in relazione alla persona sapendo
che un piccolo pensiero curato nella presentazione sarà sempre più
gradito di un grande oggetto buttato lì senza amore. Cercate di far
tornare questo momento di festività ad una riunione basata sull’amicizia
e l’affetto e non un compulsivo correre nell’illusione di riempire un
vuoto. Ritrovate e valorizzate i vecchi riti, come il taglio del
panettone, l’attesa della mezzanotte per farsi gli auguri. Tutto questo
unisce davvero se fatto con desiderio e coscienza”.
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