sabato 11 aprile 2020

Attacchi di panico e disturbi d'ansia. Sai riconoscerli?




Che cosa si intende esattamente per disturbi d'ansia?

Si tratta di un insieme di disturbi caratterizzati da un'ansia incontrollabile e sproporzionata rispetto alla situazione, che modifica in modo negativo la vita della persona. Fanno parte dei disturbi d'ansia non solo gli attacchi di panico, ma anche le fobie (paure immotivate), il disturbo ossessivo-compulsivo (idee o comportamenti che diventano rituali obbligati), il disturbo post-traumatico da stress e l'ansia generalizzata.

Quanto dura una crisi?

L'attacco di panico dura solitamente da pochi secondi a pochi minuti, fino a un massimo di 0,5-1 ora. Tuttavia, la persona perde la percezione del tempo e ha la sensazione che la crisi sia interminabile. L'attacco di panico si accompagna ad angoscia che crea ulteriore angoscia, in un circolo vizioso che si autoalimenta e sembra non arrestarsi mai. Gli attacchi di panico possono essere sporadici e occasionali oppure presentarsi con più frequenza (quotidianamente, settimanalmente o mensilmente). In questi casi, la persona soffre della cosiddetta sindrome da attacco di panico (DAP), che consiste in episodi ricorrenti seguiti da almeno un mese di preoccupazione persistente di avere altri attacchi.

Vi sono luoghi più a rischio per le persone che soffrono di attacchi di panico?

In un certo senso sì. Recenti ricerche hanno dimostrato che i luoghi molto affollati, caldi e poco ventilati, come i vagoni delle metropolitane, i treni nelle ore di punta e gli aerei, favoriscono le crisi di panico. Infatti, contengono alte concentrazioni di anidride carbonica che, secondi alcuni studi, è una delle cause degli attacchi di panico. I ricercatori hanno scoperto che se il tasso di anidride carbonica inalato con la respirazione è superiore alla soglia limite (1000 ppm), nelle persone geneticamente predisposte si attivano alcuni recettori del cervello che vanno a stimolare l'amigdala, una piccola regione a forma di mandorla che ha il compito di reagire con prontezza di fronte alle situazioni di crisi, per proteggere l'organismo. Quando è stimolata, come in questo caso, fa scattare velocemente una sorta di codice rosso, che coinvolge altre parti del cervello e sfocia in un attacco di panico violento. A quel punto, la persona viene travolta da un istinto insopprimibile, urgente: trovare una via di fuga per allontanarsi dal luogo in cui si trova e dove l'aria è diventata irrespirabile.

Che cosa succede dopo una crisi di panico?

Alla crisi acuta in genere segue un periodo di stanchezza e spossatezza: la persona sente la testa confusa, fa fatica a camminare e a mantenersi in equilibrio e ha percezioni annebbiate e sfuocate.

Il primo attacco viene ricordato come un momento di svolta. Sono tipiche degli individui che soffrono del disturbo frasi come "Da quel momento la mia vita è cambiata". In genere, dopo il primo attacco si verificano altri episodi, sempre improvvisi e occasionali, che aumentano di frequenza e intensità. L'ansia che possa ripetersi la crisi in situazioni simili a quella del primo episodio crea reazioni di isolamento, auto-limitazione e allontanamento dai luoghi ritenuti a rischio, che limitano la libertà personale.

L'attacco di panico può associarsi ad altre paure?

Sì. L'attacco di panico spesso si accompagna alla fobofobia e all'agorafobia. La fobofobia è la paura di aver paura, ossia il terrore di poter rivivere quella sensazione di paura verificatasi durante l'attacco di panico. Ecco perché chi soffre di attacchi di panico fa il possibile per evitare i luoghi a rischio e trova tutte le scuse per non entrare in un locale dove teme di sentirsi male. L'agorafobia è la paura di allontanarsi da alcuni luoghi ritenuti rassicuranti per la paura di entrare in altri luoghi, dove vi è il timore di non trovare una vita di uscita o un soccorso adeguato in caso di attacco di panico.

Vi sono fasi della vita più delicate di altre per lo sviluppo di crisi di panico?

Gli attacchi di panico sono più frequenti in momenti particolari della vita, momenti che si potrebbero definire "di passaggio" da una fase all'altra. Uno dei periodi più a rischio è quello compreso tra la fine dell'adolescenza e l'inizio dell'età adulta: le persone cominciano ad assumersi le prime grandi responsabilità e a cercare una propria identità. Questa ricerca può comportare un senso di smarrimento e difficoltà, che potrebbero scatenare attacchi di panico. Lo stesso può succedere a metà della vita adulta: le persone iniziano a fare i primi bilanci fra aspettative e risultati ottenuti. Se ci si accorge, anche a livello inconscio, di aver trascurato una parte importante di sé per privilegiarne altre possono nascere le prime crisi. Anche la menopausa aumenta le probabilità di crisi di panico: infatti, oltre a comportare stravolgimenti dell'umore, causa una caduta del livello di estrogeni ed endorfine, ormoni e sostanze che aiutano a essere meno vulnerabili all'ansia e agli attacchi di panico.

È possibile prevenire il problema?

In un certo senso sì. Basta iniziare ad ammettere certi sentimenti e smettere di ignorare certe emozioni. Tutte le persone devono capire che avere delle paure è una cosa normale e addirittura naturale, che può capitare a tutti e che è insita nel proprio processo di crescita. Se si continua a non ammettere la paura dell'abbandono, della morte, del rifiuto e a nasconderla, soffocandola, prima o poi esploderà. Se, invece, si accetta il fatto di poterla provare, allora si inizia a capirla e a riconoscerla, per cui non è più necessario adottare strategie di "evitamento" (evitando i luoghi e i comportamenti di cui si ha inconsciamente paura): si diventa in grado di accogliere i cambiamenti perché si sa di poterli affrontare.


Dal Sito: dica33.it

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