Tra gli effetti a lungo termine del lockdown e della pandemia ci sono, purtroppo, i disturbi di ansia che sempre più spesso vengono diagnosticati sia tra gli adulti che tra i bambini.
La reclusione e la mancanza di interazione sociale in tutte le sue forme, dalla scuola all’attività sportiva alle uscite con i coetanei hanno destabilizzato moltissime persone.
E’ normale che un genitore si preoccupi per il proprio figlio, soprattutto se lo vede disorientato e sofferente.
Per parlare, però, di attacchi di panico c’è bisogno che ci sia una certa frequenza e non siano episodi isolati e poi vanno esclusi altri tipi di disturbi. Vediamo nello specifico in cosa consiste un attacco di panico.
Si parla di attacco di panico quando c’è un improvviso picco di terrore e di ansia, in assenza di un reale pericolo,che si protrae per la durata di almeno dieci minuti e che si associa anche ad altre manifestazioni.
Le manifestazioni che si associano al terrore riguardano sia la sfera psicologica che quella fisica. Tra queste menzioniamo
- dolore a livello toracico
- vertigini, tremori, tendenza all’instabilità o allo svenimento
- paura dei sintomi e di morire
- sensazioni di irrealtà, estraniamento o distacco dalla realtà
- vampate di calore, sudorazione o brividi
- nausea, vomito, mal di stomaco o diarrea
- intorpidimento o sensazioni di formicolio
- palpitazioni o tachicardie
- respiro affannoso o sensazione asfissia e di soffocamento
In realtà per poter parlare di attacchi di panico, gli esperti spiegano che di questi sintomi psicofisici ne devono insorgere almeno 4.
Fino a qualche mese fa sembrava improbabile parlare di questo tipo di manifestazioni anche nei bambini o negli adolescenti che non attraversavano momenti particolarmente difficili, purtroppo sembrano ormai problemi che possono interessare tutti, a prescindere dall’età.
Nei giovanissimi, però, sono forse ancora più preoccupanti gli effetti. Gli attacchi di panico possono influire sul rendimento scolastico e sulle interazioni sociali, ma possono anche portare all’agorafobia (paura degli spazi aperti), alla reticenza ad uscire di casa e a svolgere attività quotidiane e ansia da separazionedai genitori.
Negli adolescenti possono portare a conseguenze ancora più drastiche come l’uso di sostanze stupefacenti e idealizzazione del suicidio e disturbi dell’umore.
Dunque, un problema da non sottovalutare. Inoltre, dagli studi finora condotti su questi disturbi associati alla pandemia e al lockdown, sembrerebbe che le famiglie dove i genitori stanno soffrendo di questo tipo di disturbi di ansia siano maggiormente a rischio perché i bambini e i ragazzi risentirebbero direttamente del problema dei genitori e delle loro preoccupazioni a livello economico e di salute.
Ciò che possono fare i genitori per aiutare i propri figli è innanzitutto cercare di fargli vivere una situazione familiare serena e di dargli la possibilità di esprimere le proprie emozioni senza reprimerle. Al momento dell’attacco, invece, l’unico modo per stargli vicino è quello di consolarlo e fargli sentire il proprio amore.
Bisogna comunque saper notare i segnali di allarme e rivolgersi prima al proprio pediatra, poi eventualmente a degli specialisti che sapranno dirvi di più.
Come si curano gli attacchi di panico
Gli attacchi di panico sembrano manifestarsi in condizioni di normalità. E’ vero, però, che alcuni eventi della vita possono risultare particolarmente stressanti e generare malessere psicologico e forme di somatizzazione, negli adulti come nei bambini, che risultano più inesperti ad affrontare le avversità e i cambiamenti della vita.
Tra i principali fattori di rischio degli attacchi di panico troviamo infatti
- fonti di stress come un divorzio, un lutto, la nascita di un fratello o di una sorella, le ospedalizzazioni, le difficoltà scolastiche o di socialità
- la presenza di disturbi di questo tipo in ambito familiare
- una personalità più fragile e vulnerabile
L’approccio più utilizzato ed efficace per questo tipo di disturbo di ansia in medicina è quello cognitivo -comportamentale, come suggerito anche dai medici dell’ospedale Gaslini di Genova che hanno attivato un monitoraggio sulle famiglie e sui bambini dai 3 ai 18 anni. E’ nato infatti un ambulatorio dedicatoproprio alla prevenzione e al trattamento dei disturbi post traumatici. Proprio grazie ai risultati del monitoraggio si sta cercando di fare prevenzione su questo tipo di disturbi, per evitare che si associno ad altre patologie.
Vengono utilizzate anche delle cure farmacologiche, sulle quali però persistono delle perplessità. Tra queste antidepressivi e/o farmaci ansiolitici, che però agiscono sui sintomi e non sulle cause.
Gli altri disturbi nei bambini che possono creare confusione
Come abbiamo accennato, gli attacchi di panico devono essere diagnosticati da uno specialista perché i sintomi possono essere facilmente confusi con altri disturbi, soprattutto quando si manifestano di notte.
Di notte infatti molti bambini vanno incontro a risvegli più o meno bruschi, che però possono avere varie cause e definizioni:
- gli incubi, cioè dei sogni in cui il bambino si sente minacciato
- i terrori notturni e il sonnambulismo, in cui il bambino non si sveglia completamente e viene assalito da terrore o panico improvviso e inconsolabile, che però non viene ricordato al momento del risveglio
- apnea ostruttiva del sonno, che ostruisce la respirazione durante la notte provocando risvegli, insonnia e sonnolenza
Per parlare di attacchi di panico notturni c’è bisogno innanzitutto di un risveglio completo, non legato a rumori improvvisi, e di una piena coscienza di ciò che sta accadendo. I sintomi poi sono quelli descritti per gli attacchi diurni, dalla tachicardia alla paura di morire.
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