venerdì 21 luglio 2017

Da non dire in caso di panico




Oggi vorrei rivolgermi a chi vive (o si trova di passaggio) accanto a un soggetto in prossimità o completamente immerso in un attacco di panico.
Inizio con un consiglio: se non conoscete il disturbo per esperienza diretta, se non godete di straordinarie doti empatiche, vi conviene tacere e ascoltare (come per qualsiasi altro argomento); va benissimo tenere la mano e massaggiarla, offrire un bicchiere d'acqua, persino recitare La pioggia nel pineto con voce calma e partecipe; ma MAI, ed è un mai maiuscolo, dire una delle frasi che trovate qui sotto.
Non è per cattiveria, lo so che ci volete bene e cercate di aiutarci, il problema è che vi è quasi impossibile comprendere di cosa si tratti in realtà, e quindi rischiate di dire qualcosa di estremamente irritante, fuori luogo e persino dannoso.

Ecco alcune delle frasi che potrebbero trasformare il soggetto DAP e l'agorafobico in un killer (se solo noi non fossimo di animo tanto sensibile e buono).
Vado in ordine sparso, non stilo una classifica perché scrivo di getto, assecondando quello che mi gira per la testa, e la mia testa non gira alla perfezione. E comunque, ognuno di noi custodisce una sua personale graduatoria; anzi, mi scuso in anticipo se non prenderò in esame qualche "perla" uscita dalla bocca di un vostro conoscente, casomai mandatemi un appunto.

  1. E' solo panico! - di solito questa affermazione è accompagnata da un tono perentorio, a volte infastidito da tanta ansia per una bazzecola. In questi casi mi verrebbe da rispondere "questo è solo un badile, ma se te lo dessi di taglio tra capo e collo ne soffriresti parecchio". Quando mi sento male, tendo ad essere un po' aggressiva.
  2. Il problema è che non t'impegni per uscirne: con un po' di volontà... - in un'unica soluzione ci abbassano l'autostima, già provata da anni di crisi, e ci insinuano dubbi che abbracciano tutte le sfere della nostra vita. Ci sente come a scuola, quando i professori dicevano di noi qualcosa tipo "non è stupido, ma non si applica" e poi toccava ripetere l'anno. È una situazione abbastanza deprimente. 
  3. Allarme spoiler: questa è per gli agorafobici. Ma non ti piacerebbe partire per un bel viaggio, visitare un luogo che hai sempre sognato di vedere? Mi piacerebbe anche vincere il Nobel per la fisica, ma ancora oggi non mi so spiegare come diamine faccia la forza di gravità a non farci cadere nello spazio profondo quando la rotazione terrestre ci mette a testa all'ingiù. Non è questione di volere, qui si tratta di potere. Io voglio ma non posso. E ci provo, non puoi sapere quanto.
  4. Cosa te lo impedisce? Una cosuccia che si chiama agorafobia.
  5. Sempre sull'agorafobia: Oh poverina, capisco, che brutta situazione. Senti, una sera di queste andiamo a prenderci un gelato e ne parliamo un po' - il "capisco" di prima era una specie d'intercalare, un riflesso incondizionato o cosa? Perché se ti dico che sono anni che non riesco a fare una passeggiata degna di questo nome né a entrare in un locale pubblico, il gelato dove lo prendiamo? Avrei un'idea ma sono una signora.
  6. Dovresti curarti, sai - tutti i risparmi andati tra psichiatri, neurologi, analisi e controanalisi, medici convenzionali e non, medicine a palate e conseguente stato catatonico, rimedi provenienti dalla tradizione di ogni angolo del mondo (compreso il solito beverone africano di cui non vi do la ricette, è inutile che restiate ad aspettarla; lo faccio per il vostro bene), mistici e mistificatori... e mi chiedi perché non mi curo? Mi manca solo un trapianto di cervello, tuttavia questa è una strada ancora impraticabile.
  7. Se tu fossi ricca guariresti in un amen. Una permanenza di una mese in una spa delle Fiji e passa tutto - sbagliato! Non solo i soldi non fanno la felicità, ma è statisticamente dimostrato che nei Paesi più poveri del globo terracqueo la gente non è depressa e tanto meno impanicata o agorafobica. Forse sarà perché è troppo impegnata a cercare di non morire di fame per trovare il tempo da dedicare ai disturbi di tipo ansioso, anime sante.
  8. Sei pallida come un cadavere. Sei sicura di stare bene? No che non sto bene, e ora mi sento ancora peggio perché mi si sta sovrapponendo l'ipocondria al panico e mi sembra d'essere ad un rave party della follia.
Detto ciò, quando vi trovate con una persona in preda al panico... niente panico!


Alessandra Scagliola

Dal Sito: aliceinphobicland.blogspot.it


Sono una giornalista professionista agorafobica, Una cosa esclude l'altra, lo so o almeno dovrebbe. Alessandra Scagliola, cinquantuno anni di Torino ha esordito in questo modo nella chat di facebook in cui mi chiedeva consigli per far conoscere il suo blog. Ho così deciso di essere io la prima a darle ospitalità su "La stampella di Cenerentola". Da circa venti anni Alessandra soffre di depressione e fobie di vario genere, che le impediscono quasi di uscire, lavorare, frequentare gruppi di amici. Per reagire alla situazione ed essere di aiuto alle moltissime persone con i suoi stessi problemi, a maggio la mia amica ha deciso di creare Alice in phobicland, un blog in cui racconta giorno per giorno progressi e fallimenti nel tentativo di uscire dalla malattia o almeno da casa. Si tratta di una sorta di diario scritto a modo mio - mi ha spiegato Alessandra - nulla di lamentoso, parecchia ironia, ma soprattutto tanta autoironia. Perché attacchi di panico, nevrosi, depressione, ansia generalizzata e fobie sono disturbi gravi e molto più invalidanti, di quanto la gente pensi, ma se li si prende troppo sul serio, si auto alimentano, fino a portare a conseguenze gravi. Detto tra me e me, senza l'autoironia, non avrei mai affrontato questa vita finora! Ora mi fa un gran male vedere quanta gente soffre di questi disturbi e quanto li vivano male perché non trovano il coraggio di esporsi. Sono davvero felice di invitarvi a prendere solo un po' di coraggio per consultare il sito di Alessandra; scrive in modo avvincente ed accativante. Non ve ne pentirete!

Dal Sito: www.lastampa.it

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