giovedì 19 febbraio 2015

Boccetta, 20 gocce, buio..di Martino Corti (Cantante-Attore)

È facile fare il santone in India o in cima a un monte.
Qui a Milano li voglio vedere.
Portate quel santone indiano, quello che stanno studiando da anni per capire come possa sopravvivere senza mangiare né bere, con quell'espressione di pace e serenità stampate in faccia... Ecco, quello lì... Se lo portaste a vivere qui lo troverebbero dopo 10 giorni a un semaforo con una rosa in una mano, un Big Mac nell'altra mentre tira calci alle portiere isterico...
Qualcosa non va e il nostro corpo ce lo fa notare: tremori, mancanza di fiato, nausea, ogni pensiero si trasforma in tragedia.

Il dottore sorride: "Si tratta di attacchi di panico".
"Oh mio Dio dottore è grave???".
"Ma no basta prendere 20 gocce quando arrivano e via".
"Ah beh ma allora...".
Per un po' bastano le sue parole, basta sapere che esista una soluzione.
È tutto perfetto: non vi ha visto nessuno a parte chi vi vuole bene (sarà facile convincerla/o che sia stata una congestione, una reazione caldo-freddo).
Ahhhh perfetto, pronti a ripartire.

Eccolo... Eccolo, lo sapevo, sta tornando.
Sta tornando, torna, è arrivato.
Boccetta, 20 gocce, buio.

Vi svegliate dopo un'ora e siete incredibilmente convinti di aver trovato la soluzione.
Poi succedono due cose: la prima è che dopo due o tre mesi andate a vedere la partita con i soliti amici e a 10 minuti da fine primo tempo realizzate di aver lasciato a casa la boccetta. Da questo momento vi rendete conto, in meno di 5 minuti, di essere più dipendenti dalle gocce di quanto lo siete stati da vostra madre nei primi 3 mesi di vita.
Una volta "franati" in casa (sudati, occhi a palla etc.) maturate la convinzione - prima di "bere a canna" le gocce - di aver capito che qualcosa non va e che quindi cercherete altre soluzioni.
Una volta calmi vi giustificate dicendovi che si tratti solo di un momento. In realtà si tratta di un modo per prendere tempo.

Arrivati al sesto mese vi rendete conto che probabilmente prendere 20 gocce e svenire non è La Soluzione. E questa sensazione diventa ancora più forte dopo aver sentito casualmente il pezzo di Giusy Ferreri -Piccoli dettagli - nel passaggio in cui dice "perché un momento può durare un momento oppure non passerà" (lì ha un altro senso ovviamente ma voi pensate che il testo l'abbiano scritto per voi, proprio per voi).
Ecco a questo punto siete pronti per svegliarvi!
Un'amica di un'amica della sorella di vostra cugina viene a sapere che soffrite di attacchi di panico. Lascia passare un po' di tempo e poi vi fa arrivare voce che anche lei ci è passata. E vi racconta che anche lei non usciva più di casa finché non ha iniziato un percorso diverso... Non avete capito bene ma dev'essere qualcosa che ha a che fare con la meditazione.

Meditazione?
Meditazione = Wanna Marchi.
"Guarda grazie mille, non per giudicare, ognuno può fare quello che vuole, ma a me di sciogliere il sale nell'acqua mentre batto le mani a tempo e ripeto sale grosso via il rimorso... Io guarda con la meditazione proprio... Grazie mille è... Ciao, ciao!"
Dall'altra parte una risata, un "ok" e un "quando e se vorrai io sarò qui".
Mettete giù e capite perché quella persona fosse considerata "strana".

Va bene, ma adesso?
Proverete senza gocce.
Vi capiterà, magari in un'occasione del tutto diversa dalle altre in cui vi era venuto, che vi arrivi un altro attacco di panico. Quasi un treno in faccia.
Un attacco che nella scala "Ansier" (la scala Richter del panico) è molto vicino al primo. Una bomba.
A questo punto avete ancora più paura perché eravate convinti che se aveste evitato le "situazioni-detonanti" (per esempio tanta gente, oppure il bere alcol, l'ascensore etc.) l'avreste scampata.
Eravate pronti a barattare tutte le feste, da qui alla vostra morte, pur di non provare più quella paura.
Ma lei vi ha fregato.

Va bene, ma adesso??
Adesso siete pronti a provare tutto.
Se Wanna Marchi fosse ancora in televisione partireste da lì.
Fortunatamente però potete saltare quel passaggio quindi richiamerete l'amica dell'amica della sorella di vostra cugina - quella strana - per chiederle un incontro.

Da qui ragazzi la strada è in discesa. È tutto più semplice, tutto più chiaro e piano piano sarete pronti non solo ad accettare gli attacchi di panico ma anche la difficoltà di accettare voi stessi.
Vedrete tutto da un'altra prospettiva e potrete persino scrivere un post per sorridere insieme a chi, come voi, non soffre ma gode di attacchi di panico.
Un post per dire loro che va tutto bene... (E comunque dirlo, scriverlo, ripeterlo come un mantra, lo fa sembrare un po' più vero!).
Viva tutto!

L' Huffington Post 
Martino Corti 

8 commenti:

stefanover ha detto...

bellissimo !!!!!

Unknown ha detto...

Si bellissimo

Anonimo ha detto...

Si bellissimo.... Peccato che dopo 15 di questo disturbo-malattia non posso essere entusiasta come Martino per i miei attacchi di panico.. Mah...... Roberto

Unknown ha detto...

Vorrei raccontarvi la mia storia simile ma diversa da altre...vorrei condividere per capire e vorrei parlare anche invece di scrivere...
Posso lasciarvi la mia mail e se volete possiamo parlarne.
manisluigi@gmail.com.
Ciao!

Unknown ha detto...

Ciao!

FLORARTIGIANATO ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Flora...vero

Unknown ha detto...

Esatto Martino
Prendiamo con ironia questa situazione.....
Io la vivo da vent'anni e più........cerco di riderci sopra,ma a volte sono costretto ad attraversarla con difficoltà