Tutti noi, da piccoli, avevamo paura del buio. Non era solo per le figure più o meno folcloristiche o per i racconti del terrore dei nostri genitori e dei nostri nonni.
Era una diffidenza ancestrale, qualcosa che difficilmente è possibile spiegare. La paura dell’ignoto. Uno studio pubblicato sul Journal of Abnormal Psychology e condotto dai ricercatori dell’Università dell’Illinois, ha rivelato come questa paura sia un tratto comune in chi soffre di attacchi di panico, ansia e fobie sociali.
Secondo Stephanie Gorka, assistente ricercatrice di psicologia e psichiatria clinica dell'Istituto di Medicina dell'Università dell'Illinois e co-autore dello studio: "Un trattamento o un insieme di trattamenti focalizzati sulla paura dell’ ignoto risulterebbe in una modalità di trattamento più efficiente e di forte impatto destinata a numerosi disturbi e sintomi d’ansia". Le persone sensibili a questo tipo di paura possono finire con il passare l'intera giornata alle prese con l'ansia e gli attacchi di panico, vi è sempre un dettaglio che può far credere che qualcosa di brutto stia per succedere. Al contrario, le minacce prevedibili non sortiscono lo stesso effetto e possono essere controllate con più facilità. La risposta, in questi casi è di 'attacco-o-fuga' e la crisi si riduce non appena la minaccia scompare.
Durante lo studio, i ricercatori hanno analizzato i dati emersi da due diversi esperimenti condotti su soggetti di età compresa fra i 18 e i 65 anni. I soggetti erano così suddivisi: 41 con Fobia Sociale, 29 con Disturbo d'Ansia Generalizzata, 25 con Depressione Maggiore e 24 con Fobia Specifica, più 41 persone senza alcuna diagnosi. Ai partecipanti è stato chiesto di completare un'esperienza basata su stimoli che innescavano la paura. Sono stati misurati i battiti di ciglia di ogni partecipante come risposta a piccole scosse elettriche indotte tramite i polsi, alcune prevedibili, altre imprevedibili.
Inoltre, ai soggetti venivano somministrati tramite cuffie alcuni suoni. Stephanie Gorka ha spiegato: "Non importa chi sei o qual è il tuo stato di salute mentale, strizzerai gli occhi, battendo le ciglia, in risposta al suono. È un riflesso naturale, tutti lo fanno, senza alcuna eccezione". Per comprendere come funzionava il meccanismo, i ricercatori hanno misurato, tramite appositi elettrodi posizionati sotto gli occhi dei partecipanti, la forza dei battiti di ciglia, confrontando la risposta a scosse prevedibili e imprevedibili.
Dai dati è emerso che chi soffriva di Ansia Sociale, strizzava gli occhi in maniera più forte quando subiva scosse elettriche imprevedibili, rispetto ai partecipanti che non avevano alcuna diagnosi o che soffrivano di Depressione Maggiore o attacchi di panico e ansia. Luan Phan, un altro autore dello studio e docente di psichiatria, ha concluso: "Sapere che la paura dell’ ignoto sottostà a tutti i disturbi d’ansia basati sulla paura suggerisce inoltre che i farmaci che agiscono in modo specifico su questa sensibilità potrebbero essere usati o sviluppati per trattare questi disturbi".
* Il contenuto riportato è di carattere orientativo a fini informativi: non sostituisce diagnosi e trattamenti medici. Non deve essere utilizzato per prendere decisioni in merito ad assunzione o sospensione di terapie farmacologiche e non può sostituire il parere di un professionista afferente a qualsiasi disciplina medico scientifica autorizzata.
urbanpost.it
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