giovedì 18 giugno 2020

Disturbo di panico e coronavirus



Il Disturbo di Panico o Attacco di Panico è caratterizzato da un’acuta e intensa reazione d’ansia, che coinvolge mente e corpo attraverso una rapidissima sequenza di reazioni fisiche ed emotive.

Le crisi di panico iniziano in modo brusco e giungono alla loro massima espressione rapidamente.

Gli individui che le sperimentano, si trovano al cospetto di una paura intensa e sperimentano condizioni quali: “avere un infarto”;  “perdere il controllo”; “impazzire” o addirittura “essere sul punto di morire”.

Tutto ciò genera, in chi ne è colpito, un desiderio molto forte di abbandonare il luogo in cui si sta manifestando l’attacco.

Le sensazioni sperimentate durante un attacco di panico sono così spiacevoli, da indurre nel soggetto il timore di riprovarle, per cui si sviluppa la “paura della paura”.

E così si viene trascinati all’interno di un circolo vizioso, in cui la paura diventa patologica e si nutre di sé stessa.

In alcuni individui gli attacchi di panico sono così frequenti, che tendono a compromettere gravemente la qualità della vita.

La persona tenderà quindi a mettere in atto comportamenti di evitamento delle situazioni o ancor più comportamenti protettivi, fino a richiedere la presenza rassicurante di un’altra persona.

Proprio per i suoi aspetti legati al bisogno di avere delle persone o dei luoghi “rassicuranti”, il disturbo di attacchi di panico si può correlare all’attaccamento.

Secondo la Teoria dell’Attaccamento, infatti, ogni individuo che si trova in una situazione di pericolo tende a ricercare la vicinanza protettiva di un altro membro del proprio gruppo di appartenenza.

Questa condizione di sofferenza, generata dall’insorgere di questi stati, quasi sempre contribuisce a compromettere i rapporti interpersonali e, con la tendenza ad un ritiro dalla vita sociale, genera stati depressivi.

Nella situazione che stiamo vivendo attualmente, dove non tutti stanno rispondendo allo stesso modo al superamento dell’infezione da Covid-19, una delle espressioni comportamentali diffuse, potrebbe essere proprio lo sviluppo di una eccessiva preoccupazione, fino a sconfinare in panico da Coronavirus.

Avere paura ed essere preoccupati a causa di questa emergenza è comprensibile, ma è importante che la paura sia solo un campanello d’allarme e non la causa principale delle nostre ansie. Al fine di aiutarci a reagire in modo razionale e non a farci adottare comportamenti dettati dal panico.

Per cercare di reagire in modo appropriato rispetto a questa situazione attuale, sarebbe opportuno evitare una informazione eccessiva, ma privilegiare un aggiornamento equilibrato fornito da fonti ufficiali. E, di conseguenza, cercare di condurre una vita normale, caratterizzata se possibile da attività rilassanti e che possano stimolare il nostro interesse, pur nel rispetto delle indicazioni e delle precauzioni consigliate.

La Terapia Cognitivo Comportamentale rappresenta l’intervento che ha dimostrato maggiore efficacia nel trattamento del Disturbo da Attacchi di Panico e potrebbe essere impiegata verso la psicosi di massa creata dal Coronavirus.

Infatti, nella condizione attuale sono diversi i meccanismi di pensiero che alterano la percezione della minaccia del virus.

Il modello cognitivo afferma che non è la situazione in sé a spaventare le persone coinvolte, ma il modo in cui esse interpretano quella determinata situazione.

Solitamente il trattamento comprende:

  • Una prima fase di informazione sulle cause del problema e su tutti i fattori che lo mantengono (evitamento e comportamenti protettivi).
  • Una seconda fase in cui vengono insegnate tecniche di respirazione diaframmatica e rilassamento muscolare progressivo, per gestire i sintomi del panico.
  • Una terza fase che comprende interventi di esposizione graduale alle situazioni temute.

Successivamente vengono apprese tecniche per individuare e modificare i pensieri negativi responsabili dello scatenarsi dell’attacco.


Dal Sito: ulisseonline.it


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