giovedì 27 aprile 2017

Love addiction (dipendenza affettiva)


Con il termine inglese ‘love addiction ’ si intende la dipendenza affettiva, un tipo di dipendenza che non è stata ancora diagnosticata come patologia nei diversi manuali diagnostici.

E’ stato Giddens che, per primo, ha considerato la dipendenza affettiva come un disturbo autonomo e ne ha riconosciuto le seguenti caratteristiche:

- l’ebbrezza: è la sensazioni che si prova nel relazionarsi con l’altro, paragonabile a quella del tossicodipendente nel momento in cui sta per la prendere la sua dose di sostanza;

- la dose: rappresenta ciò che il dipendente affettivo trova nell’altro e, anche qui, come avviene per il tossicodipendente, cercherà sempre dosi maggiori, intese come presenza e tempo per stare con l’altro;

- la paura: una sensazione che accompagna ogni forma di dipendenza. Si tratta di una paura devastante, che possiamo riassumere nella massima del poeta latino Ovidio: “Non posso stare né con te, né senza di te.” Con te, a causa del dolore che si prova nel subire umiliazioni, offese e maltrattamenti; senza di te, perché l’angoscia che provoca il solo pensiero di perdere l’altro è assolutamente insopportabile.

Vorrei presentare una breve descrizione dei diversi stili di attaccamento, per mettere in luce l’importanza fondamentale che riveste l’infanzia e i suoi vissuti nella successiva formazione del proprio sé e della sua organizzazione nelle relazioni adulte.

1. Attaccamento sicuro – l’amore sicuro: la persona sicura di se stessa ha la capacità di riconoscere le persone alle quali legarsi sentimentalmente. Queste ultime saranno persone altrettanto sicure. Insieme, saranno consapevoli dei periodi di alti e di bassi che fanno parte di una relazione e avranno la capacità di affrontarli insieme. Queste saranno storie solide e durature.

2. Attaccamento ansioso/ambivalente – l’amore ossessivo: si tratta di persone molto passionali, convinte per questo di aver sempre trovato la persona giusta per loro. In realtà, scelgono inconsciamente persone che presentano proprio quei tratti di personalità che non sopportano. Restano sempre nella fase dell’innamoramento e la separazione viene vissuta con profonda ansia. Tutto viene vissuto in maniera estrema. Queste relazioni presentano un alto grado di rischio, soprattutto quando si tratta di persone che hanno modelli negativi del sé, per i quali non ci si sente degne di amore. Saranno fortemente e ingiustamente gelose, ossessive, possessive fino ad arrivare a condurre gesti estremi, quali i delitti passionali.

3. Attaccamento evitante/distanziante – l’amore freddo/distaccato: sono persone che soffrono profondamente. Non hanno avuto nell’infanzia una base sicura alla quale fare riferimento e questo comporta il fatto di non avere in età adulta alcun tipo di sicurezza affettiva. Il loro modello interiore della madre è quello di una madre cattiva che non elargisce nessuna cura o protezione. Hanno la sensazione di poter contare solo sulle proprie forze. Non hanno fiducia negli altri e soprattutto, per paura di essere rifiutate, sopprimono la loro emozionalità.

4. Attaccamento disorganizzato- l’amore patologico: si tratta di stili di attaccamento che rimandano a storie di maltrattamento o abuso infantili, da parte della figura allevante. Di conseguenza, in età adulta, avranno dei modelli interiori dell’interpretazione della realtà sempre inquinati, oscurati da una confusione e da una mancanza di controllo. Non hanno assolutamente la capacità di scegliere partners affidabili, e, quindi, presentano il rischio di farsi coinvolgere in relazioni distruttive, con persone violente e aggressive.

E’ importante quindi considerare il fatto che se nella nostra infanzia abbiamo vissuto esperienze negative, che non hanno portato alla strutturazione di un sé sicuro, e non intraprendiamo un percorso di conoscenza di sé per andare a vedere, naturalmente non senza dolore, il nostro passato, da adulti, cercheremo incessantemente e inesorabilmente situazioni e persone che ripropongono le nostre antiche relazioni, in quanto sono le sole che conosciamo.

Tra i sintomi della dipendenza affettiva troviamo:

- la paura di perdere l’amore;

- la paura dell’abbandono;

- la paura di mostrarsi per quello che si è;

- il senso di colpa;

- il senso di inferiorità nei confronti del partner;

- il coinvolgimento totale e una vita sociale limitata.

Nella nostra società, si tratta soprattutto di donne, spesso anche di successo, in carriera, ricche e anche belle; nel guardarle, apparentemente, diresti che sono donne con una vita piena ed appagante. Ma, sotto il vestito della superdonna, si nasconde la bambina richiedente che, anche se autonoma sul lavoro, non è in grado di difendere le proprie idee, accompagnate sempre da un senso di insicurezza, così profondo da chiedere continue rassicurazioni, ma mai appagate del tutto.

Si tratta di donne perché la componente affettiva appartiene maggiormente al mondo femminile che a quello maschile, soprattutto per ragioni culturali.

Infatti, sin da piccole, le donne sono invitate ad assumere una serie di comportamenti in sintonia con l’affettività, la comprensione dell’altro, l’essere materne, il sacrificio. Insomma, viene loro inviato un messaggio di invito alla dedizione, perché altrimenti non saranno mai delle brave donne, delle bravi moglie e delle brave madri.

Si tratta di donne che hanno chiaramente una bassa autostima e che, per questo, si sentono loro le colpevoli, le poco meritevoli e quindi destinate a non essere ricambiate dell’immenso amore che provano e dimostrano continuamente, annullando se stesse.

‘Ho bisogno che tu abbia bisogno di me’ è un bisogno di sopravvivenza che spinge la donna ad illudersi di cambiare l’altro.

La donna insegue un uomo inevitabilmente sfuggente, sempre impegnato in qualcosa di più importante di lei, che la maltratta e non teme di perderla. Tanto più lui usa questa forma di sadismo e trascuratezza, tanto più lei lo insegue, proseguendo un cammino di masochismo.

La ricerca inesausta delle conferme dell’altro proviene dall’incapacità di darsele da sé: l’altro diventa lo specchio ed il nutrimento dal quale si finisce col dipendere, anche se si tratta di qualcuno che non ci ama e non ci merita.

La dipendente affettiva dedica tutta se stessa all’altro, perché vede nell’amore la risoluzione a tutti i suoi problemi che, come detto, spesso hanno origini antiche, di ‘vuoti affettivi’. Il partner diventa ‘colui che la salverà’, quindi lo scopo della propria esistenza, e non può più farne a meno.

Per uscire dalla dipendenza affettiva, è necessario cambiare, scegliere nuovi ruoli, perseguire nuove mete, confidando in se stesse.

E’ necessario un percorso di conoscenza di sé, di accettazione dei propri vuoti, per arrivare ad amarsi e a scegliere l’altro spinte da un autentico desiderio e non da un incessante bisogno.

Non scordiamo mai che l’amore è scambio di gioia e presenza attiva nella sofferenza!

Di Alessandra Paulillo

Dal Sito: www.nienteansia.it

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