venerdì 21 febbraio 2020

Disturbi psicosomatici


Stress e quotidianità

Lo stress è uno degli elementi più importanti nella genesi dei disturbi psicosomatici. L’agire quotidiano richiede al nostro organismo di sapersi adattare a continui e improvvisi mutamenti della realtà che ci circonda. Molti di questi cambiamenti hanno un impatto positivo sulla nostra esistenza, assicurando piccoli momenti di piacevolezza o prefigurandosi come occasioni favorevoli alla crescita personale. Talvolta, tuttavia, le sollecitazioni ambientali possono avere un impatto negativo, generando forti pressioni, eccessiva emotività e condizione di stress. Eventi di questo tipo possono riguardare piccole seccature quotidiane (ad es. rimanere intrappolati nel traffico, prendere una multa), condizioni presenti della vita quotidiana (ad es. ambiente di lavoro ostile e competitivo, difficoltà economiche), o l’esposizione ad eventi estremi e inconsueti (ad es. incidenti stradali, terremoti, incendi, etc.).

 

Il legame mente e corpo

Contrariamente a quanto si suggerito dal senso comune, che identifica semplicemente le emozioni come un vissuto soggettivo di piacevole o spiacevole, le emozioni presentano una consistenza anche biologica. Le emozioni nascono, infatti, all’interno del nostro sistema nervoso centrale e determinano importanti mutamenti a livello periferico e nei principali sistemi del nostro organismo. Un esempio lo abbiamo quando proviamo ansia o paura. In questi casi possiamo avvertire diversi cambiamenti quali, per esempio: aumento del battito cardiaco, nausea, aumento della sudorazione, tremori, mal di testa, dolore al petto, nodo allo stomaco e respirazione accelerata. Le emozioni sono il ponte che collega la nostra mente a tali reazioni fisiche e sono un esempio dello stretto legame che intercorre tra mente e corpo. In virtù di questo legame una malattia organica può portare con sé alterazioni a livello psichico o di funzionamento cognitivo e, viceversa, un disturbo o una sofferenza di tipo psicologico può portare ad alterazioni del normale funzionamento dell’organismo. Per queste ragioni si è ormai diffuso un modello di malattia che viene definito bio-psico-sociale. Questo modello suggerisce che per curare la malattia e/o promuovere la salute non si può prescindere da un’attenta considerazione del dominio biologico, psicologico e sociale. Le emozioni, quindi, hanno in tutto ciò un ruolo molto importante in quanto strumenti che ci permettono di rispondere alle richieste adattive poste dal nostro ambiente.

 

Il contributo della psicosomatica

I medici si sono accorti da molto tempo che, tenendo in considerazione nel trattare le malattie unicamente gli aspetti chimici e fisici dell’organismo, i conti non tornavano. Sia le malattie che i dolori fisici spesso si riacutizzano o si acuiscono come conseguenza di una complessa interazione di fattori che chiama in causa anche gli aspetti sociali e psicologici. La psicosomatica, o meglio la medicina psicosomatica, studia la relazione esistente tra disturbi somatici e fattori psicologici che hanno un ruolo nell’origine, nell’esacerbazione o nel mantenimento di tali disturbi, identificando il meccanismo attraverso il quale la nostra mente è in grado di influenzare il funzionamento del corpo. In linea di massima i fattori psicologici e i fattori emozionali possono interagire con la salute fisica attraverso:

una diminuzione della frequenza di abitudini e comportamenti salutari (per es. esercizio fisico, corretta alimentazione, sonno tranquillo) e/o un aumento di abitudini e comportamenti non salutari (per es. consumo di caffeina, nicotina, alcol, droghe e cibi insani);

risposte eccessive del sistema nervoso centrale o alterazione dei pattern di risposta fisiologica con conseguenti effetti deleteri sui vari apparati e sistemi dell’organismo;

Influenze negative di taluni stili e/o tratti di personalità sulle modalità di gestione dello stress e conseguenti ripercussioni sui comportamenti legati alla salute e sulle reazioni psicologiche e fisiologiche allo stress.

 

I disturbi psicosomatici

Come anticipato, l’intensità e le modalità delle reazioni emozionali e comportamentali agli eventi stressanti, nonché il protrarsi nel tempo dello stress, possono alterare in maniera sostanziale l’equilibrio psicofisico della persona, andando a costituire un importante fattore di rischio per l’insorgenza e/o l’esacerbazione di malattie fisiche. Tali conseguenze possono comprendere alterazioni clinicamente significative dei principali sistemi e apparati dell’organismo: in particolare quello cardiovascolare (per es. tachicardia, aritmie, ipertensione essenziale), cutaneo (per es., psoriasi, acne, dermatite atopica, orticaria, sudorazione profusa), gastrointestinale (per es. gastrite, colite ulcerosa, ulcera peptica), respiratorio (per es., asma bronchiale, sindrome iperventilatoria), muscolo-scheletrico (per es., cefalea tensiva, crampi muscolari, torcicollo, artrite), endocrino, neurologico, e immunitario. In un certo senso, la maggior parte delle malattie sono psicosomatiche in quanto coinvolgono mente e corpo. Ogni malattia fisica può portare con sé disagio psicologico o una qualche alterazione del funzionamento cognitivo e, viceversa, molti disturbi mentali possono portare con sé sintomi fisici. Trovare un confine netto tra il dominio mentale e il dominio corporeo può quindi risultare difficile in quanto abbiamo visto esistere una sostanziale continuità tra i due. Questo grado di sovrapposizione, inoltre, sembra essere maggiore per alcuni disturbi piuttosto che per altri. Ad ogni modo, quando si parla di disturbi psicosomatici intesi in senso stretto, ci si riferisce a  disturbi nei quali i fattori mentali giocano un ruolo importante nello sviluppo, nell’espressione sintomatologica o nella risoluzione di problemi fisici. Questi disturbi si differenziano da quelli nei quali i fattori psicologici sono la sola causa dei sintomi fisici lamentati e in cui non è presente una malattia o disturbo fisico noto, come il disturbo di conversione. Tra i disturbi psicosomatici troviamo:

Fibromialgia;

Stanchezza cronica;

Sindrome dolorosa temporo-mandibolare;

Dolore lombare cronico;

Colite spastica;

Rettocolite ulcerosa;

Morbo di Crohn;

Psoriasi;

Dermatite atopica;

Alopecia;

Cefalea tensiva.

 

A chi chiedere aiuto per i disturbi psicosomatici

Se soffrite di uno dei disturbi psicosomatici sopra elencati, chiedere aiuto ad uno psicologo può essere una buona idea, ma non in prima battuta. Certamente imparare a gestire stress ed emozioni può aiutarvi a trovare un po’ di sollievo. Tuttavia occorre prima stabilire quanto delle manifestazioni del disturbo siano imputabili all’intervento di fattori psicologici e sociali. Quindi, se soffri di queste malattie è ad un medico specialista che devi affidarti prima di tutto. Solo a posteriori, se quest’ultimo riscontrerà che i sintomi e la loro comparsa sono verosimilmente influenzati da una particolare vulnerabilità allo stress, da una particolare suscettibilità o reattività emozionale, o da uno stile di vita non salutare, converrà rivolgersi ad uno psicologo. Le cure psicoterapeutiche e/o psicofarmacologiche possono essere d’aiuto, ma in casi selezionati.

 

Quali sono i trattamenti per la cura dei disturbi psicosomatici?

Ogni disturbo richiede un trattamento individualizzato sulla base delle caratteristiche della persona, del quadro sintomatologico e dai fattori che sembrano avere un influsso maggiore su di esso. Per i disturbi fisici il trattamento medico è chiaramente quello più importante e dal quale non si può prescindere. Uno psicologo invece può essere di aiuto per gestire gli aspetti inerenti alla sfera psicologica e sociale, che come abbiamo visto possono avere un ruolo tutt’altro che trascurabile. I trattamenti psicologici impiegati comprendono tutte quelle tecniche in grado di agire sulle emozioni, sull’umore e sullo stress. Il lavoro iniziale è centrato sia su interventi mirati a riportare in equilibrio l’attivazione psicofisiologica della persona in risposta agli eventi stressanti, che nell’accrescere il controllo sulle reazioni emotive. A ciò si accompagna, nelle fasi successive, anche un lavoro comportamentale e cognitivo. La componente psicofisiologica si avvale di tecniche ormai consolidate che permettono di regolare l’eccessiva o ridotta attivazione sperimentata di fronte ad eventi stressanti. Tecniche di questo tipo sono il training autogeno, il biofeedback e il rilassamento muscolare progressivo di Jacobson. Il lavoro comportamentale è invece mirato a modificare i comportamenti e le abitudini non salutari consolidatesi nel tempo e che incidono significativamente sulla patologia. Infine, la terapia cognitiva permette di ristrutturare il modo di interpretare gli eventi negativi. Spesso, infatti, le reazioni emotive sono eccessive perché la nostra mente compie un’errata valutazione del reale grado di minacciosità degli eventi e al contempo sottostima le proprie capacità di farvi fronte. In questo senso diventa fondamentale un lavoro sulle capacità di fronteggiamento, proprio per ridurre il divario che la persona percepisce tra la situazione e le proprie risorse.

Dal Sito: itcc.it

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