Di questi oltre il 50% ha sofferto d’ansia. Questi disturbi possono compromettere seriamente la vita sociale.
L’ansia è un problema più che mai attuale nella nostra società e il numero dei soggetti colpiti in Italia è enormemente scresciuto negli ultimi anni. Questa tendenza è dovuta essenzialmente allo stile di vita che la società moderna impone. Viviamo tutti i giorni immersi in situazioni stressanti. In ambito lavorativo, i ritmi sempre più frenetici, gli impegni sempre più onerosi in termini di tempo, la competizione portata all’eccesso e la mancanza di tempo libero costituiscono il detonatore per l’esplosione di fenomeni ansiosi; così come la precarietà, la mancanza di alternative, una crisi economica che dura ormai da dieci anni e l’incertezza di un solido futuro.
Per comprendere questo fenomeno dobbiamo capire che in realtà l’ansia è una reazione positiva dell’individuo di fronte ad un pericolo e che ha permesso la sopravvivenza dell’uomo nel corso della storia. Se non fosse costitutiva della nostra psiche, non avremmo percezione di una minaccia e non potremmo adottare le strategie necessarie per metterci in salvo. Di fronte ad serpente siamo istintivamente portati ad allontanarci che sia o meno velenoso. Questa reazione ci salva la vita e quindi un certo livello di ansia è giusto che ci sia ed è positivo.
I problemi nascono quando questa sale troppo e si manifesta per diverse ore durante la giornata senza alcuna giustificazione. In questi casi siamo di fronte ad processo disfunzionle, cioè che non “aiuta” la persona.
Esistono diverse forme, le più comuni sono: l’ansia generalizzata e l’ansia somatizzata.
Ansia somatizzata: l’individuo non manifesta il proprio disagio psichico esternamente ma lo incanala dentro di sé. I sintomi più diffusi sono la cefalea e il reflusso esofageo. Il primo è la conseguenza di una eccessiva rigidità cervicale che genera un’infiammazione delle strutture muscolo – tendinee del collo. Questa prolungata rigidità e infiammazione porta al manifestarsi di cefalee e dolori cervicali.
Un altro organo spesso colpito è lo stomaco (non a caso assieme all’intestino è indicato come il secondo cervello). I processi che portano allo sviluppo di gastriti e reflussi sono dovuti ad un’aumentata produzione di succhi gastrici e ad un malfunzionamento del cardias ossia la valvola, posta tra stomaco e esofago che impedisce la risalita del cibo e dei succhi gastrici. Ciò che rileva è individuare la corretta terapia per una completa guarigione. Se quest’ultima prevede solamente un approccio farmacologico, senza affrontare il disagio psichico, i sintomi sono destinati a perdurare con il dato negativo di assumere inutilmente dei farmaci che non porteranno ad alcun beneficio.
Ansia generalizzata: è una condizione di grave e duratura preoccupazione che coinvolge l’individuo e tutti gli aspetti della sua vita. Le preoccupazioni possono riguardare la salute, la famiglia e l’ambito lavorativo. Bisogna distinguerla dall’ansia occasionale. Quest’ultima è un fenomeno comune e normale che può capitare nel corso della vita e che l’individuo normalmente riesce a superare senza un supporto terapeutico e farmacologico. Si parla di disturbo di ansia generalizzato quando lo stato di preoccupazione è continuo, sproporzionato e ingiustificato.
Una forma molto frequente di ansia generalizzata èl’ansia anticipatoria: si manifesta quando si avverte un’eccessiva preoccupazione molte ore prima che si verifichi un evento che non necessariamente è pericoloso ma è percepito come tale dall’individuo. Questa forma d’ansia può compromettere seriamente la vita sociale dell’individuo, fino ad impedire di svolgere anche le attività più semplici come ad esempio andare al cinema o al ristorante.
I sintomi:
Sono diversi e molteplici possono verificarsi anche singolarmente:
Cefalea
Vertigini
Nausea
Sudorazione incontrollata
Tachicardia
Sensazione di grande debolezza
Formicolio alle mani, gambe molli
Problemi gastrointestinali (diarrea, stitichezza e reflusso esofageo)
Irritabilità, scatti di rabbia
Evitare gli eventi che ci preoccupano (evitamento)
Sensazione di continuo pericolo
La cura
I disturbi di ansia devono essere trattati farmacologicamente e congiuntamente con l’aiuto terapeutico. Il medico curante dovrà innanzitutto escludere cause di salute (problemi alla tiroide, cardiologici, menopausa e abuso di alcool e droghe).
Il trattamento farmacologico deve essere necessariamente prescritto da un medico specialista e prevede normalmente l’uso controllato di benzotiazepine facendo attenzione alla tolleranza (la necessità di ricorrere a dosi sempre più elevate per controllare le manifestazioni ansiose) e alla dipendenza che questi farmaci danno.
Il trattamento cognitivo comportamentale mira ad individuare quali sono nel soggetto i pensieri disfunzionali, cioè quelle erronee convinzioni che sono generatrici di ansia per sostituirle con pensieri funzionali che aiutano la persona. Questo lento processo (un percorso terapeutico completo dura circa 4-6 mesi) deve essere necessariamente svolto da uno psicoterapeuta per essere veramente efficace. Normalmente le sedute di gruppo sono quelle che riscontrano una percentuale di successo ancora maggiore. Qui infatti attraverso la comprensione che anche altre persone soffrono dello stesso disturbo, il processo di guarigione, ostacolato dal senso di vergona che opprime chi soffre di questo disturbo, procede più velocemente.
Accettare l’ansia è il primo passo. Successivamente lo psicoterapeuta introduce nel gruppo il concetto di esposizione graduale. Questa fase va affrontata con estrema cautela, si procede con l’esporre gradualmente la persona alle situazioni che generano ansia. E’ assolutamente necessario procedere senza fretta. Se ipotizziamo che la persona provi ansia nel frequentare luoghi affollati si inizierà accompagnandolo (un amico o una persona di fiducia del gruppo) in posti poco affollati e che il soggetto percepisce come non eccessivamente preoccupanti. Una volta che il soggetto acquisisce sicurezza si passerà a posti leggermente più affollati, si procede quindi con un esposizione graduale che prevede la cementificazione di “sicurezza” partendo da uno stadio a bassissimo livello di ansia per poi passare ad uno successivo e via dicendo.
In questo modo alla fine del percorso il paziente avrà convintamente sostituito i pensieri disfunzionali (generatori di paure) con pensieri funzionali (positivi - reali) e attraverso il percorso dell’esposizione graduale, saprà affrontare grazie all’esperienza acquisita, con la necessaria sicurezza, le situazioni che una volta scatenavano l’ansia.
La terapia cognitivo comportamentale (individuazione dei pensieri disfunzionali – esposizione graduale) è quella che ad oggi garantisce la percentuale di guarigione più alta; se eseguita correttamente arriva all’87% dei soggetti trattati.
Dal Sito: lindiscreto.it
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