Il poeta Inglese John Donne diceva “Non faccio nulla contro me stesso, eppure sono il mio carnefice”, in pratica “mi tiro la zappa sui piedi”. Cosa ne pensate? Cosa vi suscita quest’affermazione? Oggi parliamo di autosabotaggio ovvero delle azioni che mettiamo in atto, più o meno consapevolmente, e che ostacolano il raggiungimento dei nostri obiettivi a lungo termine. Le forme di autosabotaggio più comuni sono: Avere paura del fallimento; Essere incapaci di dire “No”; Tendenza a compiacere gli altri; Preoccuparsi continuamente; Avere manie di perfezionismo;Giudicare e criticare continuamente noi stessi e gli altri; Lamentarsi; Paragonare costantemente la propria vita a quella altrui; Procrastinare.
Tutto questo può inficiare sui risultati che speriamo di ottenere, portandoci a perdere le occasioni che potrebbero migliorare la qualità della nostra vita. Vi capita mai, poco prima di mettervi in gioco o di raggiungere un obiettivo di pensare cose come: “Non ci riuscirò mai”, “Non sono capace”, “Non è il momento giusto”? Oppure di vivere una relazione da sogno ma sentire la necessità di interromperla? O ancora, di studiare sodo e lasciar perdere un esame a pochi giorni dall’appello? Oppure di abbandonare un proposito proprio a pochi passi dalla meta? Questo capita perché, pensiamo, che scappare è più facile, rimanere è difficile.
Ma perché, dopo tanti sforzi, si decide di non tagliare il traguardo? Può sembrare “assurdo” ma può capitare che ci autosabotiamo per paura del successo. Questa dinamica è frequente soprattutto in persone che hanno alle spalle una storia difficile, un’infanzia problematica. Questo accade perché in queste persone mancano informazioni relative al senso di vittoria, al senso di pienezza e completezza. È come se vincere le facesse uscire dalla loro comfort zone. Ma cerchiamo di capire meglio Il “perché dell’autosabotaggio”. Per qualche ragione il nostro inconscio può precluderci ogni possibilità di successo, stabilità sentimentale o crescita personale. In prima battuta, perché la mente umana odia, con tutte le sue forze, il cambiamento e tutto quello che ne consegue poiché lo interpreta come un potenziale pericolo, anche se la mente razionale sa benissimo che non è così. Questo fa sì che si creino delle barriere naturali che ci fanno sentire a disagio quando vogliamo o dobbiamo esplorare situazioni mai provate prima. La paura di cambiare ci fa restare ancorati al punto di partenza non permettendoci di “scommettere” su noi stessi, sulle nostre capacità e qualità.
Spesso, inoltre, cerchiamo degli alibi per non agire, rimandiamo in attesa di un momento migliore che, probabilmente, non arriverà mai, oppure, ci perdiamo, pianificando quello che potrebbe avvenire. È importante ricordare che l’autosabotaggio non è sempre una forma di comportamento attivo (mangio troppo, bevo troppo, procrastino, spendo troppo, mi relaziono in modo sbagliato…) può essere anche una forma passiva (non mi metto in gioco, non esco, non mi metto alla prova in nessun ambiente di lavoro, non prendo iniziativa….). Insomma, anche chi vive per inerzia sta sperimentando una forma di autosabotaggio! Il primo passo per non cadere nell’autosabotaggio è individuare e analizzare il nostro “nemico”, ovvero la strategia che attuiamo per “darci la zappa sui piedi” , così da rispondere in modo funzionale e non reagire secondo il nostro pilota automatico.
Ma perché, dopo tanti sforzi, si decide di non tagliare il traguardo? Può sembrare “assurdo” ma può capitare che ci autosabotiamo per paura del successo. Questa dinamica è frequente soprattutto in persone che hanno alle spalle una storia difficile, un’infanzia problematica. Questo accade perché in queste persone mancano informazioni relative al senso di vittoria, al senso di pienezza e completezza. È come se vincere le facesse uscire dalla loro comfort zone. Ma cerchiamo di capire meglio Il “perché dell’autosabotaggio”. Per qualche ragione il nostro inconscio può precluderci ogni possibilità di successo, stabilità sentimentale o crescita personale. In prima battuta, perché la mente umana odia, con tutte le sue forze, il cambiamento e tutto quello che ne consegue poiché lo interpreta come un potenziale pericolo, anche se la mente razionale sa benissimo che non è così. Questo fa sì che si creino delle barriere naturali che ci fanno sentire a disagio quando vogliamo o dobbiamo esplorare situazioni mai provate prima. La paura di cambiare ci fa restare ancorati al punto di partenza non permettendoci di “scommettere” su noi stessi, sulle nostre capacità e qualità.
Spesso, inoltre, cerchiamo degli alibi per non agire, rimandiamo in attesa di un momento migliore che, probabilmente, non arriverà mai, oppure, ci perdiamo, pianificando quello che potrebbe avvenire. È importante ricordare che l’autosabotaggio non è sempre una forma di comportamento attivo (mangio troppo, bevo troppo, procrastino, spendo troppo, mi relaziono in modo sbagliato…) può essere anche una forma passiva (non mi metto in gioco, non esco, non mi metto alla prova in nessun ambiente di lavoro, non prendo iniziativa….). Insomma, anche chi vive per inerzia sta sperimentando una forma di autosabotaggio! Il primo passo per non cadere nell’autosabotaggio è individuare e analizzare il nostro “nemico”, ovvero la strategia che attuiamo per “darci la zappa sui piedi” , così da rispondere in modo funzionale e non reagire secondo il nostro pilota automatico.
Ritagliati del tempo per te stesso per svolgere una sorta di “indagine scientifica”, vesti per qualche ora, i panni di un detective, cerca di capire in che modo ti stai sabotando, prova a farlo ora, perché quando siamo presi dallo sconforto del fallimento, spesso ci lamentiamo dicendo “lo sapevo, non dovevo provarci, la solita sfortuna,….”; ed in questo modo perdiamo l’occasione di capire davvero in che modo abbiamo sabotato noi stessi per l’ennesima volta. Quindi, per affrontare un problema è necessario avere una chiara consapevolezza: della natura del problema, delle sue cause, dei costi e conseguenze negative se non lo risolvi.
Vediamo qualche esempio pratico: Se ti capita di rinunciare ad un’uscita con gli amici, perché ti senti inadeguata/o, prova ad analizzare con obiettività l’atteggiamento degli amici nei tuoi confronti per capire se i pensieri sono infondati; Se vi capita di dire sì a tutti, anche quando questo vi danneggia, perché non volete “essere abbandonati”, o perché temente di essere giudicati potete rimandare risposta: vedo se posso farlo, ti farò sapere; E poi, provate a fare un esperimento: chiedete a un’amica/o di descrivervi. Rendetevi conto di come vi vedono gli altri, che nella maggior parte dei casi, molto meglio di ciò che credi di essere. Anche l’autosabotaggio presenta dei sintomi psicosomatici, i quali emergono quando l’anima cerca di avvertirci di cambiare qualcosa al fine di poter raggiungere il nostro obiettivo o perseguire la nostra rotta. Ecco i sintomi più frequenti:
Depressione: toglie energie ed entusiasmo spingendoci alla ricerca di ciò che ci sta accadendo.
Attacchi di panico: Spezza gli schemi e obbliga a fermarsi. Un grido di allarme per una coscienza che non vuole ascoltare.
Continui errori di distrazione: Soprattutto se ravvicinati nel tempo non sono casuali. L’inconscio usa gli atti mancati per dirci che qualcosa non va
Comportamenti incongrui: dopo un percorso rettilineo ecco la svolta inaspettata. Comportamenti all’apparenza inspiegabili che rendono impossibile arrivare alla meta
Cosa possiamo fare per smettere di autosabotarci? Oltre alle cose suddette, uno strumento efficace potrebbe essere la psicoterapia. Attraverso una psicoterapia potrai imparare delle utili strategie per ridurre il numero delle cose che fai in automatico e di conseguenza saprai muoverti in modo più consapevole nella tua vita. Ricordati che la frase “è troppo difficile” spesso è solo una scusa che usiamo con noi stessi per non metterci in gioco.
Vediamo qualche esempio pratico: Se ti capita di rinunciare ad un’uscita con gli amici, perché ti senti inadeguata/o, prova ad analizzare con obiettività l’atteggiamento degli amici nei tuoi confronti per capire se i pensieri sono infondati; Se vi capita di dire sì a tutti, anche quando questo vi danneggia, perché non volete “essere abbandonati”, o perché temente di essere giudicati potete rimandare risposta: vedo se posso farlo, ti farò sapere; E poi, provate a fare un esperimento: chiedete a un’amica/o di descrivervi. Rendetevi conto di come vi vedono gli altri, che nella maggior parte dei casi, molto meglio di ciò che credi di essere. Anche l’autosabotaggio presenta dei sintomi psicosomatici, i quali emergono quando l’anima cerca di avvertirci di cambiare qualcosa al fine di poter raggiungere il nostro obiettivo o perseguire la nostra rotta. Ecco i sintomi più frequenti:
Depressione: toglie energie ed entusiasmo spingendoci alla ricerca di ciò che ci sta accadendo.
Attacchi di panico: Spezza gli schemi e obbliga a fermarsi. Un grido di allarme per una coscienza che non vuole ascoltare.
Continui errori di distrazione: Soprattutto se ravvicinati nel tempo non sono casuali. L’inconscio usa gli atti mancati per dirci che qualcosa non va
Comportamenti incongrui: dopo un percorso rettilineo ecco la svolta inaspettata. Comportamenti all’apparenza inspiegabili che rendono impossibile arrivare alla meta
Cosa possiamo fare per smettere di autosabotarci? Oltre alle cose suddette, uno strumento efficace potrebbe essere la psicoterapia. Attraverso una psicoterapia potrai imparare delle utili strategie per ridurre il numero delle cose che fai in automatico e di conseguenza saprai muoverti in modo più consapevole nella tua vita. Ricordati che la frase “è troppo difficile” spesso è solo una scusa che usiamo con noi stessi per non metterci in gioco.
Dal Sito: ilgolfo24.it
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