giovedì 26 giugno 2014

Storie di panico - Il coraggio di raccontarsi di Armando



Sono guarito da Ansia e Attacchi di Panico dopo un percorso lungo, accompagnato da una sofferenza che non auguro a nessuno. Il primo attacco di panico lo ho avuto subito dopo essermi laureato, avevo 25 anni. Una sensazione di “ morte imminente “ che mi terrorizza anche ora solo a ricordarla. Al pronto soccorso le solite domande: “ si droga? ha preso pastiglie eccitanti? Etc. “ Dopo una iniezione intramuscolo di un calmante, rivedo la “ luce “. Informo i miei, i quali mi fanno sottoporre a un  controllo generale ( che poi, come ex calciatore semi professionista si poteva evitare ), ma informo anche il mio Medico di base. La prima diagnosi medica fu: “ Armando, non preoccuparti assolutamente, dopo un periodo di stress è normale che, a volte, accadano questi episodi.”. A volte? Iniziò tutto. Extrasistole, dolori vari, mancanza d’aria, e, ovviamente, un altro attacco di panico. Nel frattempo vengo assunto da una multinazionale farmaceutica, nella loro direzione Marketing, e mi sposo. Avevo 27 anni. Con mia moglie condivido il mio malessere, e devo riconoscere che mi fu di molto aiuto. A 30 anni divento padre. Inutile che sottolinei che ansia e paure erano accanto a me, difatti la nascita del mio primo figlio l’ho festeggiata al pronto soccorso la notte stessa. Ma la molla che ha fatto si che cominciassi a guardare oltre fu una frase della mia, da anni, ex moglie: “ ….io non posso farti da pseudo medico, né da infermiera confidente. Io ho bisogno di un uomo accanto a me…..curati”. Decisamente fu scioccante prendere atto di una realtà così, cruda e nuda. 

Ma fu produttiva. Tornai dal Medico di base e gli dissi che così non potevo andare avanti, gli feci presente che perdendo me, perdevo tutto ciò che avevo attorno. Mi suggerì uno Psichiatra, specializzato in terapia cognitiva/conoscitiva. Con riluttanza iniziai. Nel frattempo divengo Padre per la seconda volta. Avevo 34 anni. Nello stesso periodo vengo contattato da una grande azienda, sempre direzione marketing. Il nuovo lavoro aveva un scopo preciso: viaggiare per circa otto mesi l’anno per realizzare meeting e avere un feed back commerciale. Accettai, dovevo mantenere una famiglia. Iniziarono i viaggi accompagnati dai farmaci prescritti dal Medico. Praticamente un supplizio all’inizio. Io, che sudavo solo all’idea di andare in treno a Firenze, mi ritrovai catapultato a Algeri, Kuala Lumpur, Singapore, Emirati Arabi uniti, Miami, altro. Il mio rapporto con il terapeuta durò quasi due anni . Al momento del distacco mi disse: “…..rimango a sua disposizione, ma, ora che le ho aperto una finestra sulle sue antiche problematiche familiari, il cammino lo deve proseguire da solo, diversamente io, o altri, saremmo solo sue stampelle….” Fu dura. Ma avevo imparato una cosa in quei due anni. Avevo “ materializzato “ il panico, lo avevo reso tangibile, era il mio nemico. Devastato dagli inutili elettrocardiogrammi, giocai il tutto per tutto. Già, perché questa patologia ti leva tutto, dalle tue emozioni di vita, agli affetti più cari. Più stavo male, più viaggiavo, più avevo ansia ad affrontare riunioni, più ne convocavo. Forse autolesionismo. Fui fortunato, perché la mia carriera lavorativa, paradossalmente, andava sempre meglio. Ma c’è un perché, esiste sempre, secondo me, un punto di domanda nella vita. Potevo risultare dinamico e affidabile solo perché avevo “ materializzato “ una patologia? Me la posi, e la risposta era davanti a me: l’alcol. Bevevo, non prendevo più farmaci, non avevo più paura né di aerei, luoghi e riunioni, ma bevevo. Che uomo furbo eh? Il lavoro andava bene, guadagnavo, mi ero separato, non avevo problemi con le donne, anzi, più sei “ viveur “ più hai riconoscimenti come maschio, non come uomo. Ma il gioco durò poco, aspetto che accade a tutti quelli che si credono furbi. Le persone più vicine, affettivamente e nel lavoro, non ci misero molto a capirlo, e mi avvertirono. Niente da fare. Li ascoltavo e pensavo: “ …..non è un mio problema se non sapete reggere l’alcol….io lo faccio e non sono mai ubriaco, allegro si….” Avevo raggiunto il top della mia stupidità. Fui fortunato ancora. Un amico vero, un Medico, aveva capito da parecchio, e con una banale scusa di un emocromo mi mise di fronte nuovamente, alla realtà. Il mio fegato iniziava a cedere, e mi disse: “ …..comprendo tutto, ma ora sei a un punto di non ritorno…..puoi scegliere due strade: smettere di bere e vivere, oppure attendere la tua morte con la mente annebbiata…..”  Scelsi si di vivere, e mi ricordai della “ materializzazione “  che avevo sviluppato verso la mia patologia. Pensai: ” ….mi hai tolto tutto, in silenzio, aspettando anni, sei una bastarda malattia……ma ora sono davvero stanco di te, se devo crepare tu crepi con me…..almeno i miei figli non mi sputeranno sulla lapide.” Mi dimisi appositamente dal lavoro per ritagliare un poco di spazio in più per “ allenarmi “ contro la “ bestia “. Altra voluta avventura, un poco calcolata.  Sono stato nuovamente male da cani. Soffrivo ma in silenzio, solo, senza condividere niente con nessuno. Il combattimento è stato lungo, ho ancora le cicatrici e, a essere sincero, mi piacciono pure. Ma c’è stato un vincitore: lo scrivente. Eccomi qui, più magro ma con i muscoli allenati nuovamente, senza grassi, ma, soprattutto, un punto di riferimento per i miei figli e per la mia compagna. Sono guarito.
Mi rendo conto che la mia guarigione sia stata frutto di un voluto estremismo. Ma niente mi leva dalla testa (ovvio che è solo la mia opinione ) che se non si arriva a comprendere che dipende esclusivamente da te, dal tuo più profondo io, arrivare a stare meglio, a vivere, a non farsi problemi mentali, a non essere vittimistici, a contare solo sulle proprie forze, ma, soprattutto, a prendere conoscenza che si deve affrontare una “ battaglia vera “, la guarigione può essere davvero lunga e pericolosa, dannatamente pericolosa, a volte drammatica.


Armando

3 commenti:

Ale ha detto...

Forse è quello che ha sbagliato, e sta sbagliando ancora mio marito... che mi è vicino e cerca di fare tutto lui, spesa, pranzo, cena, curare il figlio, ecc.ecc.
Sono da sempre così, non so quando passerà...
Buon cammino Armando

Anonimo ha detto...

Complimenti Armando..io sto lottando contro l ansia e gli attacchi di panico da anni..e voglio e sono certa che riuscirò a vincere questa guerra. Devo farcela e ce la farò!!!

Anonimo ha detto...

Grazie per questa testimonianza che mi fa sperare