mercoledì 10 gennaio 2018

Gli stressati




I ventenni, generazione schiacciata dal confronto coi modelli social e dalle aspettative degli adulti.

10% l’aumento di perfezionismo orientato verso se stessi, inteso come un desiderio irrazionale di essere perfetti

Chiamala se vuoi perfezione imperfetta, un ossimoro che descrive una generazione che si affaccia al mondo adulto carica di aspettative su stessa, spinta a inseguire obiettivi e non la felicità. E in questa corsa in molti cadono, inciampando nell’ansia, nel confronto impossibile con modelli imposti, dai social, ma anche da una società che alza sempre di più l’asticella delle richieste. Altro che Sdraiati, come li definisce il libro di Michele Serra e il film della Archibugi tuttora nelle sale. Questi ragazzi sono stressati: se le generazioni precedenti sono cresciute con l’idea rassicurante di avere sempre e comunque una rete di protezione, che in qualche modo ce la avrebbero fatta, i ventenni di oggi si sono sempre sentiti ripetete parole come difficoltà, merito, competizione, traguardi. E soprattutto «fretta». Tutto deve essere anticipato, accorciato in una corsa contro il tempo che non lascia spazio.  

 

Lo racconta bene Giacomo, giovane studente di Economia a Roma. «Ho sempre dato il massimo, costruirmi un curriculum, avere voti che mi facessero entrare nelle migliori Università del mondo. E così a 17 anni mi sono ritrovato a Londra, alla facoltà di ingegneria a Ucl, un ateneo prestigioso, ma non stavo bene. Sono crollato, non dormivo, mi sentivo inadeguato, incapace di reggere quei ritmi. E il mio unico problema era come dirlo ai miei, come spiegargli che non me la sentivo di rimanere a Londra e che avrei voluto del tempo per riprendermi. Alla fine non ho avuto scelta e sono tornato in Italia, mi sono preso un anno di libertà prima di iscrivermi di nuovo all’Università. E ho fatto un percorso con uno psicoterapeuta esperto in problemi dell’ansia che mi ha molto aiutato, dandomi un punto di vista esterno alla famiglia».  

La famiglia  

Ecco, l’altro punto dolente, la famiglia, come ci ricorda Caterina Cerminara, neuropsichiatra dell’età evolutiva a Tor Vergata. «Non solo la società spinge a “perfomare” a cercare l’eccellenza, ma prima ancora è la famiglia che preme sugli stessi tasti. La struttura familiare, che è poi la prima forma sociale, fa richieste molto elevate. Spesso i genitori in nome di un presunto “bene dei figli”, li spingono i maniera eccessiva, prima a scuola, poi all’Università. Pensando così di aiutarli a farsi strada nella vita con l’ansia di chi ha conosciuto sulla propria pelle le difficoltà di anni difficili e di una società che negli anni diventa sempre più competitiva ed esclusiva.  

 

Ma sotto la forza di queste «spinte» (dei genitori, della scuola, dei social) i ragazzi possono piegarsi. «Non viene mai dato spazio alla possibilità di “mollare” anche solo un attimo. E così si creano dei perfezionisti che in realtà portano con se una grande fragilità data dalla difficoltà di adattamento, e così ogni contrattempo sfocia nell’ansia», continua l’esperta. 

 Le soluzioni  

E allora? Quale potrebbe essere la soluzione? Difficile cambiare gli ingranaggi della società in tempi brevi e allora molto si può fare in famiglia, un luogo dove si dovrebbe avere tempo e spazio per ragionare su se stessi. Quando invece l’ansia già ha avuto la meglio si può ricorrere a una «terapia cognitivo comportamentale - spiega la Cerminara - . Breve, strategica, efficace». 

 

E quando cerchi il massimo da te stesso lo pretendi anche dagli altri, con conseguenze inevitabili sulla capacità di mantenere relazioni di amicizia e sentimentali stabili. Perché come diceva Sant’Agostino l perfezione dell’uomo consiste proprio nello scoprire le proprie imperfezioni. Insomma i dati americani sui giovani perfezionisti a rischio salute mentale in realtà non hanno confini, sembrano validi anche oltreoceano, qui da noi. E sarebbe difficile il contrario in una società globale perennemente connessa.  


MARIA CORBI

Dal Sito: www.lastampa.it

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