giovedì 6 dicembre 2018

Disturbo da attacchi di panico: come riconoscerlo



Parlare di ansia e di panico ormai è un argomento diffuso e comune. È importante però capire che l'ansia in quanto tale, è uno stato di attivazione corporea da considerarsi positiva e sana. Quando dobbiamo affrontare delle situazioni difficili, stressanti, superare degli ostacoli che ci mettono alla prova, da un esame in classe a un colloquio di lavoro, l'ansia è utile e ci permette di tirare fuori le nostre energie e rimanere concentrati. Ma altre volte l'ansia può essere molto, troppo intensa e allora non è più utile, può insorgere apparentemente senza reali situazioni che la scatenino, può diventare uno stato fisiologico quasi costante, in questo caso diventa un problema da affrontare.
Un attacco di ansia molto forte va comunque distinto da una crisi di panico. Quando questo si presenta più volte si può parlare di disturbo da attacchi di panico, Dap.

Spesso oggi sentiamo parlare di ansia e attacchi di panico anche rispetto a ragazzini molto giovani, delle scuole elementari, non solo in relazione a persone adulte.
Molti ne soffrono, tanti non lo conoscono e altri pur sapendo cosa sia non lo affrontano tempestivamente o nella maniera corretta.
Il disturbo di panico è caratterizzato da forte tensione emotiva, inquietudine, terrore, paura che stia per accadere un'imminente catastrofe, che la morte colga all'improvviso.
Un elevato aurosal che porta la persona ad una complicata organizzazione del pensiero, difficoltà o senso di impossibilità ad organizzare le proprie strategie difensive. Una totale confusione può pervadere la persona, a volte fino alla perdita dei sensi. Dopo questa brutta esperienza, chi l'ha provata può essere terrorizzato dalla paura di riviverla e in questi momenti di ansia acuta non si riesce più ad essere se stessi.
I compiti quotidiani diventano complicati e impossibili da affrontare, dallo stare in mezzo alle persone, al guidare, a lavorare, oppure stare soli a casa. Il Dap danneggia la qualità di vita di chi ne soffre e di chi sta vicino a loro. Tra i sintomi fisiologici che si percepiscono ci sono le palpitazioni, sudorazione eccessiva, tremori, senso di soffocamento, nausea, vertigini, derealizzazione o paura di perdere il controllo, parestesie. La sensazione è soggettiva ma comunque terrificante e paralizzante. Il disturbo può insorgere sempre in una determinata situazione, oppure può essere legato ad alcuni fattori che si manifestano in varie circostanze o anche insorgere improvvisamente.
La paura spesso insorge da un processo mentale che riguarda la persona stessa e gli altri, il mondo circostante. L'immagine che un individuo si è creato di sé e quello che veramente sente di essere, improvvisamente sembra non coincidano più, questo non riconoscersi genera ansia, senso di perdita di controllo. Se questo quadro di sofferenza si protrae nel tempo si consolida ed è difficile uscirne da soli.
C'è una forte connessione tra il disturbo di panico e vari fattori: i tratti della personalità, il temperamento, i fattori sociali (lavoro, famiglia), molte volte sorge in comorbidità con altri disturbi: depressione, ansia generalizzata, fobie, disturbi ossessivi, disturbi del tono dell'umore. I tratti della personalità sono solitamente caratterizzati da evitamento. Le azioni mirate a evitare un problema legato a una situazione possono impedire alla persona di elaborare la tecnica giusta per affrontare le circostanze temute.
Il temperamento può dar luogo ad attributi comportamentali come sentire, pensare, percepire, agire, in concomitanza con le esperienze di vita personali, soprattutto dell'età evolutiva. Il temperamento come caratteristica energetica, come modalità e tempistiche nella reattività di un individuo, è una caratteristica che influenza e determina l'umore. Là dove l'umore è più altalenante può esserci una base più sensibile all'ansia e al panico. Le problematiche sociali non sono da sottovalutare nell'insorgenza del disturbo, per esempio la vita scolastica, lavorativa, le relazioni sociali, ma anche la vita all'interno del sistema familiare, le relazioni affettive, o anche le varie difficoltà organizzative della quotidianità, tutte le situazioni che possono portare ad alti livelli di stress. È importante non scordare anche la componente genetica e familiare con l'ansia e suoi disturbi, quando valutiamo i fattori di predisposizione al disturbo di panico.
Le caratteristiche biologiche e i comportamenti acquisiti durante la crescita determinano ulteriori elementi di rischio. L'ansia da separazione è spesso associata al panico.
Quando un quadro ansioso interagisce con caratteristiche della personalità, oppure quando quest'ultime interagiscono con l'ambiente, possono andare a creare la situazione in cui insorge il Dap. Tra i tratti che accomunano chi soffre di panico se andiamo a vedere la letteratura in merito, troviamo menzionato il comportamento inibito, ma anche la tendenza al perfezionismo e all'autocontrollo, che fanno spesso aumentare vertiginosamente la preoccupazione. È importante avere un quadro preciso di questi fattori, sociali, familiari, genetici, temperamentali, per poter affrontare una possibile prevenzione, ma anche per una diagnosi più rapida.
Può essere indispensabile un colloquio con il medico che aiuti a capire se data la sintomatologia, ci sia necessità di procedere con accertamenti medici, per escludere una complicazione organica. Conoscere i fattori di rischio potrebbe permettere un tempestivo intervento di prevenzione. Per pianificare un intervento preventivo o terapeutico è importante conoscere i vari aspetti del problema. Possiamo parlare di una prevenzione primaria quando l'obiettivo è di ridurre le insorgenze del disturbo, o secondaria, quando si pensa a intervenire ai primi segnali di sofferenza. Una prevenzione primaria possibile potrebbe prevedere un intervento di sostegno, aiuto rivolto alle famiglie o agli educatori, agli insegnanti. Per fare un esempio, con i genitori sarebbe utile intervenire nelle problematiche di comportamenti inibiti dei figli, oppure lavorare con gli insegnanti sostenendoli nei programmi scolastici, favorendo programmi in cui si va a incoraggiare i giovani alla scoperta, far vivere agli studenti dei piccoli momenti di sfida per aiutare l'autostima. La tendenza generale, oggi, sembra quella di spianare la strada ai giovani, dar loro la sensazione di poter affrontare tutto senza fallire, non fa sì che il bambino si misuri con le sue reali capacità cosi che possa acquisire fiducia in se stesso. Nel concreto personalmente vedo più realizzabile una prevenzione secondaria, cioè intervenire ai primi segnali di ansia molto forte o attacco di panico. Far capire che chiedere aiuto subito e valutare con un esperto un possibile intervento, può avere un grande impatto, può aiutare a mantenere una buona qualità di vita. Un colloquio con un esperto della relazione di aiuto potrebbe offrire un forte sostegno nell'affrontare il problema, ma diventare anche occasione per valutare il tipo di intervento migliore per quella persona e nella sua specifica situazione. Capire per esempio se è necessaria una psicoterapia o un lavoro psicoeducativo basato sul tecniche di respiro, ristrutturazione cognitiva, oppure anche rivolgersi a un gruppo di auto aiuto. Informare correttamente le persone è sicuramente un punto di inizio per prevenire, sostenere e aiutare sia chi ancora non conosce il problema del Dap sia chi ha gia provato la sensazione del panico.

dottoressa Claudia Soldatich
psicologa, floriterapeuta


Dal Sito: luccaindiretta.it

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