venerdì 31 maggio 2019

Conosci la depressione sorridente? Dietro il sorriso si nasconde il disagio

Alcune persone sembrano felici sempre, ma dietro il loro sorriso si nasconde una forma di depressione atipica che rivela un mondo interiore ben diverso da quello mostrato

Abbiamo difficoltà a definire e riconoscere le emozioni. Ad affrontarle, a starci dentro. Spesso le banalizziamo oppure le drammatizziamo. Gli stati d'animo “negativi” li vogliamo buttare via, sopprimere, anestetizzare, mascherare come fossero un impiccio inutile perché l'importante è essere felici e sorridenti a tutti i costi. Come se i momenti bui non servissero a niente e la nostra vita profonda potesse essere manipolata. 

Tendiamo a confondere la tristezza con la depressione, condizioni molto diverse. Mentre infatti la tristezza può spronare a ripartire, la depressione è una risposta non adattiva al dolore che travolge emotivamente, rende demotivati e fiacchi. Non tutti la vivono allo stesso modo però. Può presentarsi in modi molto diversi dal modello classico della persona costretta a letto incapace di funzionare. Può avere ad esempio a che fare con la rabbia. A volte è mascherata, si esprime prevalentemente attraverso disturbi fisici. Anche se sembra impossibile, si può addirittura essere depressi e riuscire a sorridere, interagire e lavorare, gestendo tutto sommato apparentemente bene la propria vita. E quando accade questo è ancora più difficile rendersi conto, o far capire agli altri, di aver bisogno di aiuto.
 

Essere depressi e apparire felici

Si usa il termine “smiling depression” in questi casi per indicare l'atteggiamento del “sto bene”, “è tutto a posto”, un sorriso e via mentre dentro ci si sente persi, fragili, tristi, abbandonati, senza speranza. Si tratta di una forma di depressione atipica in termini tecnici che permette di condurre una vita apprentemente normale, di sembrare soddisfatti e sereni davanti agli altri nascondendo un mondo interiore ben diverso da quello mostrato. 
Non si riferisce ai vissuti comuni e naturali di sconforto, tristezza, delusione, dolore che tutti sperimentiamo in alcuni periodi storti o difficili e che non sempre condividiamo con altri, ma ad una condizione permanente di “maschera” che fa sembrare all'esterno tutto fantastico, sotto la quale stanno ansia, bassa autostima, disperazione, paura, rabbia, sconforto, vuoto. Talvolta pensieri suicidi. 

Chi sono i soggetti a rischio

Ne parla la ricercatrice Olivia Remes, dottoranda all'Università di Cambridge (UK) in un articolo pubblicato recentemente sulla rivista on line The Conversation. Tale depressione, spiega la psicologa, può iniziare presto nella vita e durare a lungo. Diversamente da altre nelle quali l'insonnia è un campanello di allarme, in questa forma il bisogno di dormire in genere aumenta e l'angoscia tende a salire soprattutto di sera. Colpisce tra il 15 e il 40 per cento dei soggetti depressi, e risulta più comune nelle persone con determinati tratti come rimuginare eccessivamente sul passato e sugli errori commessi, avere difficoltà a superare situazioni imbarazzanti, essere ipersensibili alle critiche. 
Secondo la ricercatrice si tratta di una depressione subdola e pericolosa in quanto invisibile e quindi difficile da individuare. Espone tra l'altro a un rischio maggiore di suicidio. Proprio perchè queste persone sono in grado di portare avanti attivamente la propria vita, possono riuscire anche ad attuare i loro propositi diversamente dalla forma “classica” nella quale è più difficile trovare le energie necessarie per agire davvero.
 

Come uscirne

Ci sono inoltre altri motivi che rendono questa depressione più pericolosa. Apparire felici agli altri e soffrire profondamente dentro può voler dire non rendersi conto della propria condizione, non volerne prendere coscienza, pensare di non avere un problema visto che si è in grado di affrontare la routine quotidiana. Si può aver paura di essere considerati deboli, incapaci ammettendo la propria difficoltà. Possono affiorare sensi di colpa per il fatto di soffrire pur non vedendone motivi veri. L'idea di aver bisogno di rivolgersi a uno psicologo può sembrare esagerata o far pensare di essere gravemente disturbati. E questo porta a non parlarne con nessuno, a soffocare la sofferenza dietro un'immagine di sé non realistica.

Smettere di razionalizzare i problemi pensando che non siano abbastanza gravi è invece il vero inizio per rompere un ciclo negativo. È questo che porta a capire che è il momento di prendersi cura di Sè, che non sempre ce la possiamo fare da soli, che è necessario chiedere aiuto e abbiamo diritto a trovarlo perchè la depressione è una condizione che stravolge la vita ma dalla quale si può uscire. Meditazione e attività fisica sembrano aiutare ma, come per tutti i casi di depressione seria, è necessario un intervento di tipo psicologico.

Dal sito: d.repubblica.it


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