La presenza è la chiave per accedere alla libertà
Segui il flusso, cogli l’attimo, vivi il presente, mindfulness, carpe diem, sono tutti sinonimi del qui ed ora. Quante volte ci siamo sentiti ripetere come un mantra queste parole, magari accompagnate da sguardi celestiali ed eterei.
Il famoso qui ed ora non è solo una moda o una trovata new age, ma è un concetto spirituale molto radicato. Fin dai tempi antichi, studiosi, filosofi, teologi e maestri spirituali sposavano questo principio ritenendolo fondamentale per entrare nella dimensione spirituale. Già nel secolo I a.C. Orazio con il suo Carpe Diem evidenziava l’importanza del presente. Albert Camus scrittore diceva: “la vera generosità verso il futuro, consiste nel donare tutto al presente”. Una domanda tipica della tradizione Zen è: “Se non ora quando?”. Un famoso detto Sufi recita: “Il Sufi è figlio del tempo presente”. Anche nel Vangelo secondo Matteo, Gesù disse “Non preoccupatevi del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso”.
Che cos’è allora il “qui ed ora”? E’ il presente, semplicemente adesso. Ora mentre state leggendo questo articolo, state nel qui ed ora, non nel “là e dopo”, ma qui e adesso. Il passato e il futuro sono illusioni, non esistono veramente. Nulla è mai avvenuto che non si trovasse nel presente, in quanto il presente è lo spazio nel quale si svolge la nostra vita. Tutti gli eventi che abbiamo vissuto si sono svolti nel momento presente, adesso. Invece noi cosa facciamo? Quando siamo al lavoro pensiamo alle vacanze, quando siamo in vacanza non vediamo l’ora di ritornare al lavoro. Non siamo mai nel posto giusto al momento giusto. Alcuni maestri Zen per mettere alla prova la presenza dei propri allievi, si avvicinano di soppiatto da dietro per colpirli con un bastone. Se l’allievo è pienamente presente e vigile si sposterà in tempo, se è immerso nel futuro o nel passato, riceverà una bastonata.
Siamo perennemente nel passato, nel futuro, altrove o nella testa delle altre persone. Ad esempio un collega al lavoro ci saluta freddamente, e noi pensiamo: “sicuramente ce l’ha con me, non ha digerito la mia promozione, è invidioso, ma adesso la musica cambierà, da ora in poi manterrò io le distanze”. Ci troviamo nel bel mezzo di una simulazione mentale, stiamo pensando quello che avviene nella mente di altre persone. A meno che non siamo dotati di poteri soprannaturali, non possiamo sapere con certezza cosa pensa un’altra persona. A tale proposito vale la pena ricordare che il nostro atteggiamento è solo una proiezione della nostra mente.
Spesso viviamo tra i rimorsi e i fallimenti del passato e l’ansia e la paura del futuro. E così ci roviniamo l’esistenza. La nostra mente, che spesso è uno strumento meraviglioso, a volte si trasforma proprio come Dottor Jekyll e mister Hyde. E’ lei la causa dei nostri problemi, non gli altri, come spesso ci conviene pensare. E’ lei che ci fa tornare indietro nel passato e ci fa viaggiare nel futuro. Si può interrompere però questo circolo vizioso, basta arrendersi all’adesso. Bisogna comprendere che non siamo la nostra mente. La mente è solo uno strumento al nostro servizio, va domata e controllata, altrimenti potrebbe travolgerci e sopraffarci. Se avessi detto…, se fossi stato…, se avessi avuto… sono espressioni inutili adesso. Il passato è passato e non lo possiamo cambiare.
Stare fermi sui torti subiti, sugli errori, è come vivere in prigione, immaginate una stanza angusta un metro per un metro, senza finestra, solo una piccolissima porta, troppo piccola per attraversarla.
Voglio raccontarvi una storia. Due monaci Zen,Tanzan ed Ekido, stavano camminando lungo una strada fangosa dopo una forte pioggia. Vicino ad un villaggio incontrarono una giovane donna che cercava di attraversare la strada, ma c’era così tanto fango che avrebbe rovinato il bellissimo kimono di seta che indossava. Il monaco Tanzen, la prese in braccio e la portò dall’altra parte della strada. I monaci proseguirono in silenzio. Dopo alcune ore Ekido non riuscì più a trattenersi e chiese: “perché hai portato la ragazza al di là della strada, sapendo che a noi monaci non è permessa una cosa simile?” Tanzen rispose: “Ho deposto ore fa la ragazza a terra, tu invece la stai ancora portando addosso”.
Questa magnifica e significativa storia ci spiega che quando non si è in grado di lasciar scorrere il passato, si accumulano dentro macigni che ci rendono impossibile vivere in modo sereno il presente, sia a livello mentale che a livello emozionale. Questo ci impedisce di sviluppare le nostre potenzialità, ci fa perdere le opportunità del presente e apre le porte all’insoddisfazione. Sia ben chiaro che ciò non vuol dire che dobbiamo vivere con passività e farci travolgere dalle situazioni, restando in attesa e buttando via gli orologi. Guardare al futuro, progettando in quale direzione andare, questo vuol dire vivere nel presente con le idee chiare. Tutto il resto è solo ansia, dispersione di energie inutile.
Come mettere in pratica il qui ed ora?
Attraverso la meditazione. Potete incominciare adesso: leggete attentamente, piano, senza fretta ogni parola, ogni riga. Osservate le emozioni che le frasi vi procurano.Tornate indietro a rileggere, se non avete capito qualcosa. Mentre leggete respirate lentamente, il silenzio vi tiene compagnia, siete "nel presente".
La meditazione ci rende più attenti, vigili, pur essendo rilassati. E’ ossigeno per la nostra mente. Il 90% dei pensieri che facciamo durante la giornata è lo stesso delle giornate precedenti. Ricicliamo gli stessi schemi, spazzatura, e se cerchiamo tra la spazzatura cosa possiamo trovare? Niente di buono, il marcio, l’inutile. Inoltre, dobbiamo prestare attenzione anche alle nostre frequentazioni, perchè la mente è come la radio, capta le frequenze vibrazionali, cioè i pensieri. Qualche giorno fa per festeggiare il compleanno di un’amica siamo andati al ristorante, su un maxi schermo, trasmettevano una vecchia partita. Gli appassionati di calcio hanno iniziato ad alterarsi per un fallo, ad un tratto anche le persone non interessate al calcio, hanno incominciato ad irritarsi: chi si lamentava perchè il servizio era lento, chi raccontava l’ultimo litigio che aveva avuto con il coniuge, altri descrivevano episodi di stress a cui erano quotidianamente sottoposti. Io osservavo e ascoltavo, intorno a me frequenze vibrazionali negative, spazzatura. Anche se fossi stata un Budda non avrei avuto scampo in quel vortice. Era indispensabile agire. Ho attirato l’attenzione dei presenti battendo le mani, ho preso il bicchiere e ho detto: "propongo un brindisi, ognuno di noi rivolga un augurio, un pensiero anche solo un aggettivo per la nostra amica". Hanno accolto con entusiasmo la mia iniziativa. Abbiamo trascorso circa 20 minuti a rivolgere complimenti e positività alla festeggiata, tanto da farla commuovere. La serata è proseguita con leggerezza nel presente, nel "qui ed ora". E’ fondamentale ricordare che la qualità dei nostri pensieri, determina la qualità delle nostre giornata.
In fondo, la felicità è a portata di mano, basta un brindisi!
Dal Sito: internationalwebpost.org
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