Hai presente quando ti hanno appena presentato una persona e dopo pochi secondi non ricordi più il suo nome? Oppure quando esci dall'ufficio e non ricordi più dove hai posteggiato l'auto? Oppure ancora quando eri in vacanza e provavi ansia al solo pensiero di dover rientrare al lavoro? Tutti questi sono piccoli episodi di mancanza di consapevolezza. Vediamo da vicino quanto è importante essere consapevoli e come questa può aiutarci nella vita quotidiana, apportando dei reali benefici al nostro organismo.
Uno degli errori piú comuni, fonte di malessere, è restare intrappolati nel passato o preoccuparsi eccessivamente del futuro, ossia di fatti non ancora accaduti. La maggior parte di noi non vive il presente e non si concentra sul “qui e ora”.
Viviamo la maggior parte del nostro tempo con una specie di pilota automatico inserito. Il nostro corpo è presente, fa le sue cose in maniera automatica, ma la nostra mente non c’è.
Ed ecco che entra in gioco la Mindfulness.
Mindfulness significa essere consapevoli e pienamente presenti in ciò che sta accadendo nella nostra vita quotidiana, calandosi nel momento presente.
Per comprendere pienamente questo concetto, farò riferimento al suo contrario, la Mindlessness, ossia la mancanza di consapevolezza.
Avete presente quando vi presentano una persona e solo dopo pochi minuti non vi ricordate più come si chiama? Oppure quando usciamo dal luogo di lavoro e non ricordiamo più dove abbiamo parcheggiato l’auto? Oppure, ancora più fastidioso, quando siamo in vacanza e il solo pensiero di tornare al lavoro vi crea ansia?
Questi sono piccoli ma frequenti episodi di mancanza di consapevolezza.
La tendenza a non essere completamente presenti alla vita può portarci numerose conseguenze importanti che ci fanno perdere esperienze e occasioni a cui teniamo, rischiare incidenti, maggiori incomprensioni nei rapporti con gli altri, ma soprattutto ci espone di più allo stress e ai problemi psicologici con tutte le conseguenze fisiche e mentali che ne possono derivare.
La Mindfulness si propone di aiutarci a sostituire nella vita quotidiana comportamenti reattivi, automatici e distruttivi con scelte consapevoli e funzionali.
Viviamo la maggior parte del nostro tempo con una specie di pilota automatico inserito. Il nostro corpo è presente, fa le sue cose in maniera automatica, ma la nostra mente non c’è.
Ed ecco che entra in gioco la Mindfulness.
Mindfulness significa essere consapevoli e pienamente presenti in ciò che sta accadendo nella nostra vita quotidiana, calandosi nel momento presente.
Per comprendere pienamente questo concetto, farò riferimento al suo contrario, la Mindlessness, ossia la mancanza di consapevolezza.
Avete presente quando vi presentano una persona e solo dopo pochi minuti non vi ricordate più come si chiama? Oppure quando usciamo dal luogo di lavoro e non ricordiamo più dove abbiamo parcheggiato l’auto? Oppure, ancora più fastidioso, quando siamo in vacanza e il solo pensiero di tornare al lavoro vi crea ansia?
Questi sono piccoli ma frequenti episodi di mancanza di consapevolezza.
La tendenza a non essere completamente presenti alla vita può portarci numerose conseguenze importanti che ci fanno perdere esperienze e occasioni a cui teniamo, rischiare incidenti, maggiori incomprensioni nei rapporti con gli altri, ma soprattutto ci espone di più allo stress e ai problemi psicologici con tutte le conseguenze fisiche e mentali che ne possono derivare.
La Mindfulness si propone di aiutarci a sostituire nella vita quotidiana comportamenti reattivi, automatici e distruttivi con scelte consapevoli e funzionali.
Il concetto di Mindfulness affonda le sue radici nelle tradizioni contemplative buddhiste. Ma la persona che ha tradotto gli insegnamenti buddhisti in concetti applicabili alla realtà moderna è stato Jon Kabat–Zinn, ricercatore universitario del Massachusets. È colui che è riuscito negli anni ’70 a tradurla in modo laico e accessibile a tutti, facendone emergere il valore scientifico per il quale é stata applicata poi in ambito terapeutico.
Egli praticava la meditazione con benefici personali, quando per lavoro entrò a contatto con malati cronici e terminali. Così si chiese se quello che lui praticava da anni potesse aiutare le persone sofferenti. I primi risultati furono molto significativi: da qui nacque il primo protocollo MBSR sulla riduzione dello stress (Mindfulness Based Stress Reduction), un protocollo della durata di 2 settimane nel quale egli insegnava ai suoi pazienti ospedalieri affetti da diverse patologie un modo diverso di stare con la loro esperienza e, di conseguenza, anche e soprattutto con la loro malattia.
Negli ultimi decenni la meditazione basata sulla consapevolezza ha conosciuto una sempre più ampia diffusione nella società. Oggi la piena consapevolezza è entrata ufficialmente a far parte degli standard occidentali e all’interno di numerosi ambiti come la medicina, lo sport, l’educazione, la psicologia e la psiconcologia, la scuola, l’azienda, il lavoro e molti altri.
Negli ultimi dieci-quindici anni si è verificato un crescente interesse per la relazione mente-corpo nella medicina occidentale, il che ha creato terreno fertile per una crescita esponenziale dell’attrattiva verso la meditazione in generale e la Mindfulness in particolare. I risultati evidenziano sempre di più come la meditazione della consapevolezza possa aumentare il benessere, riducendo non solo infelicità e lo stress, ma anche numerose malattie.
Ma la Mindfulness può realmente cambiare ilnostro cervello?
Ci risponde il dott. Massimo Bonucci, oncologo e anatomopatologo presidente e socio fondatore dell’ ARTOI, l’Associazione per la ricerca di terapie oncologiche integrate, una organizzazione no-profit, professionale multidisciplinare, dedicata allo studio, ricerca ed applicazione di trattamenti oncologici attraverso l’uso integrato di più opzioni terapeutiche.
“Una serie di studi pubblicati nell’ultimo decennio su riviste internazionali di Medicina Psicosomatica e Medicina Integrativa per il Cancro hanno documentato gli effetti dell’MBSR sui sintomi che maggiormente affliggono i pazienti oncologici: fatica, qualità del sonno, dolore, nausea, stati di ansia, depressione e rabbia. Non solo: anche la produzione di citochine infiammatorie mostra uno spostamento da un profilo tipico dello stato depressivo e del cancro ad un profilo più fisiologico”.
Gli interventi Mindfulness based, dunque, funzionano perché sono realmente in grado di cambiare il nostro cervello e le modalità con le quali noi entriamo in relazione con noi stessi e con gli altri.
Nel corso dell’ultimo decennio, infatti, eminenti neuroscienziati hanno monitorato gruppi di pazienti partecipanti ai protocolli MBSR attraverso rigorosissimi studi effettuati con tecniche di brain imaging e hanno riportato risultati davvero interessanti.
Quello che hanno riscontrato è una serie di cambiamenti permanenti nelle aree di funzionalità cerebrale direttamente connesse a tutta una serie di abilità e risorse psicofisiche, cambiamenti che non avvenivano nelle aree cerebrali dei gruppi controllo.
“I trattamenti Mindfulness Based sono pertanto particolarmente indicati per essere inseriti, come succede già nel panorama medico internazionale, nell’ambito della cosiddetta Medicina Integrativa”, continua il dott. Bonucci, “Sono di per sé Medicina Integrativa proprio perché vanno a connettere l’unità corpo mente a livello biologico, psicologico e sociale, proprio in relazione alla concezione multidimensionale di Salute (appunto fisica, mentale e sociale) descritta dall’WHO nel lontano 1947, concezione che ogni realtà che si occupa dell’UOMO dovrebbe auspicare a realizzare”.
Egli praticava la meditazione con benefici personali, quando per lavoro entrò a contatto con malati cronici e terminali. Così si chiese se quello che lui praticava da anni potesse aiutare le persone sofferenti. I primi risultati furono molto significativi: da qui nacque il primo protocollo MBSR sulla riduzione dello stress (Mindfulness Based Stress Reduction), un protocollo della durata di 2 settimane nel quale egli insegnava ai suoi pazienti ospedalieri affetti da diverse patologie un modo diverso di stare con la loro esperienza e, di conseguenza, anche e soprattutto con la loro malattia.
Negli ultimi decenni la meditazione basata sulla consapevolezza ha conosciuto una sempre più ampia diffusione nella società. Oggi la piena consapevolezza è entrata ufficialmente a far parte degli standard occidentali e all’interno di numerosi ambiti come la medicina, lo sport, l’educazione, la psicologia e la psiconcologia, la scuola, l’azienda, il lavoro e molti altri.
Negli ultimi dieci-quindici anni si è verificato un crescente interesse per la relazione mente-corpo nella medicina occidentale, il che ha creato terreno fertile per una crescita esponenziale dell’attrattiva verso la meditazione in generale e la Mindfulness in particolare. I risultati evidenziano sempre di più come la meditazione della consapevolezza possa aumentare il benessere, riducendo non solo infelicità e lo stress, ma anche numerose malattie.
Ma la Mindfulness può realmente cambiare ilnostro cervello?
Ci risponde il dott. Massimo Bonucci, oncologo e anatomopatologo presidente e socio fondatore dell’ ARTOI, l’Associazione per la ricerca di terapie oncologiche integrate, una organizzazione no-profit, professionale multidisciplinare, dedicata allo studio, ricerca ed applicazione di trattamenti oncologici attraverso l’uso integrato di più opzioni terapeutiche.
“Una serie di studi pubblicati nell’ultimo decennio su riviste internazionali di Medicina Psicosomatica e Medicina Integrativa per il Cancro hanno documentato gli effetti dell’MBSR sui sintomi che maggiormente affliggono i pazienti oncologici: fatica, qualità del sonno, dolore, nausea, stati di ansia, depressione e rabbia. Non solo: anche la produzione di citochine infiammatorie mostra uno spostamento da un profilo tipico dello stato depressivo e del cancro ad un profilo più fisiologico”.
Gli interventi Mindfulness based, dunque, funzionano perché sono realmente in grado di cambiare il nostro cervello e le modalità con le quali noi entriamo in relazione con noi stessi e con gli altri.
Nel corso dell’ultimo decennio, infatti, eminenti neuroscienziati hanno monitorato gruppi di pazienti partecipanti ai protocolli MBSR attraverso rigorosissimi studi effettuati con tecniche di brain imaging e hanno riportato risultati davvero interessanti.
Quello che hanno riscontrato è una serie di cambiamenti permanenti nelle aree di funzionalità cerebrale direttamente connesse a tutta una serie di abilità e risorse psicofisiche, cambiamenti che non avvenivano nelle aree cerebrali dei gruppi controllo.
“I trattamenti Mindfulness Based sono pertanto particolarmente indicati per essere inseriti, come succede già nel panorama medico internazionale, nell’ambito della cosiddetta Medicina Integrativa”, continua il dott. Bonucci, “Sono di per sé Medicina Integrativa proprio perché vanno a connettere l’unità corpo mente a livello biologico, psicologico e sociale, proprio in relazione alla concezione multidimensionale di Salute (appunto fisica, mentale e sociale) descritta dall’WHO nel lontano 1947, concezione che ogni realtà che si occupa dell’UOMO dovrebbe auspicare a realizzare”.
Dunque, perché non provare ad applicare quotidianamente piccoli esercizi di meditazione? D’altronde, perché meravigliarsi? Sappiamo bene che andando in palestra ed esercitando un muscolo siamo in grado di farlo sviluppare! Così come sappiamo bene che la memoria tenuta in esercizio rimanga nel tempo più stabile ed efficiente!
Dal Sito: ilformat.info
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