martedì 23 aprile 2019

A new life - Storie di Panico La storia di Erika

     

"Le vostre storie, il vostro coraggio, la vostra forza."

Grazie Ansia. 

Mi chiamo Erika e ho 31 anni. Ho iniziato a soffrire di ansia due anni fa. Prima di allora ero una persona "normale" se così si può dire. Anzi, ero una persona fin troppo forte. Vi spiego il perché. A 13 anni decisi di frequentare il liceo classico. Scelsi di frequentare quella scuola non perché avessi particolari capacità intellettive o perché amassi passare le giornate sui libri, lo scelsi perché tutti mi dicevano che non sarei mai riuscita a terminarlo.Io, figlia di un operaio. Figlia di un operaio con un disturbo mentale: non avrei dovuto frequentare il classico. Infatti mi diplomai cinque anni dopo e nei tempi giusti al liceo classico, appunto. Poi presi la laurea affrontando anche la malattia fisica e la morte di mio padre. A 23 anni mi ritrovai, per ragioni parecchio complicate da spiegare, a gestire con il mio fidanzato una piccola attività. Tante persone dicevano che "saremmo durati si e no sei mesi" dentro a quell'attività. Sono passati nove anni e abbiamo ancora questa piccolo negozio. Ho superato grandi sfide. Ma poi due anni fa è arrivato qualcosa che, per la prima volta in vita mia, mi ha davvero fatto paura: l'ansia. Nel periodo più tranquillo della mia vita. Avevo la mia casa, un lavoro, un marito e una famiglia che mi voleva bene . Si però in quel periodo litigai con quella famiglia. Niente di irrisolvibile, ma credo che fu questo a innescare la bomba interiore dell'ansia. Non sto a dilungarmi sui sintomi che noi ansiosi conosciamo bene. Vi dico solo che per un anno intero ho trascinato quest'ansia con me, tra sintomi fisici, attacchi di panico e via dicendo. L'episodio più brutto lo ebbi in un supermercato mentre cercavo il pane. All'improvviso sentii la terra mancarmi sotto i piedi, il mondo intorno a me diventare più buio e irreale. Non sentivo più la parte inferiore degli arti. Ma continuai lo stesso la mia spesa, andai alla cassa sentendomi gli occhi di tutti addosso, convinta che si vedesse la mia follia stampata in faccia. Volevo solo uscite di lì e basta. Fuori respirai come non avevo mai fatto prima, ma avevo paura. In cuore mio sapevo che quello era stato un brutto attacco di panico, ma forse un po' speravo ci fosse qualcosa di fisico. Così feci tanti accertamenti e il risultato era sempre lo stesso:sana come un pesce. Per fortuna, sì, ma questo significava che dovevo per forza prendere coscienza di cosa stava succedendo e affrontare il mio disturbo d'ansia. Andai da una psicologa ma lo trovavo inutile. Poi arrivò un angelo inconsapevole che mi aiutò davvero: il mio medico. Lei mi aiutò perché mi prescrisse una cura. Una cura che io non volevo prendere. E sapete perché? Perché curarmi con degli psicofarmaci significava essere come mio padre. Quel padre che ho tanto amato quanto odiato ma che non cambierei con nessuno al mondo. Ecco qual'era il mio blocco. Il mio trauma più grande era stato la malattia mentale di mio padre. Io non dovevo prendere nessun farmaco perché esigevo perfezione nella mia persona, non una sbavatura, nulla che dovesse fare pensare alla follia. Infatti la mia ansia era anche correlata a segni di disturbo ossessivo compulsivo. Io sono guarita il giorno stesso che ho preso la mia prima pastiglia di antidepressivo. Perché mi sono arresa a me stessa, perché ho capito che non si può essere perfetti e che mio padre era così ma non vuole dire che lo sia anche io. Anzi, mio padre è riuscito a darmi lo stesso amore nonostante il suo disturbo bipolare, quindi in fondo che importanza ha? L'importante è curarsi. Fatevi sempre aiutare dagli specialisti, da chi vi ama, ma soprattutto da voi stessi, perché anche se qualcuno vi butta giù o vi dice che non potete farcela, ricordatevi che solo voi potete determinare il vostro successo. E' un mese che non assumo più antidepressivi. È un mese che sto bene solo con le mie forze. E sapete perché? Solo perché ho scavato dentro di me e ho capito cosa non andava. Abbiate il coraggio di guardarvi dentro. È fondamentale. Non so se avrò altri attacchi di panico o no. So che grazie alla mia ansia oggi sono una persona nuova e questo mi basta. Quindi posso dire Grazie Ansia!


Erika 



Dal gruppo: DAP attacchi di panico "Inarrestabile voglia di vivere" 
e la Pagina: Ansia-Attacchi di Panico-Agorafobia Associazione insieme Onlus 

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