martedì 3 dicembre 2019

Autorilassamento e benessere



La visione del benessere collegata alla salute della mente e del corpo interconnessi tra di loro è un concetto ben radicato in Psicologia ed ampiamente diffuso nella nostra società; la cura e l’attività fisica associati al benessere ha trovato nel termine anglosassone di “Fitness” dagli anni ’90 la sua espressione più occidentale, altri riferimenti più tipicamente mutuati dalla cultura orientale, sono state le tecniche meditative e lo Yoga, che nell’occidente si sono diffuse più che come percorso filosofico, religioso e trascendentale, come insieme di attività psicofisiche e tecniche respiratorie finalizzate al rilassamento.

Esiste poi un orientamento al benessere psicofisico che è mutuato dall’ambito clinico: il Traning Autogeno. Questa è una tecnica di rilassamento ideata nella prima metà del ventesimo secolo da Jhannes Heinrich Schultz, neurologo e psichiatra, nato nel 1884 a Gottingen. Da allora il Traning Autogeno si è diffuso in tutto il mondo e ha subito un grande numero di verifiche sperimentali. L'obiettivo di Schultz, quando pensò a questo tipo di terapia, era quello di rendere il paziente meno vincolato al terapeuta e divenire lui stesso, in prima persona, autore del proprio miglioramento e del proprio benessere. Con il termine Training Autogeno (T.A.) Schultz definì un metodo di autorilassamento attraverso la concentrazione mentale, il quale consente di alleviare tensioni sia psichiche che corporee. Come indica il nome stesso, il Training Autogeno è una tecnica di allenamento che "si genera da sé", ovvero l'individuo la mette in pratica in prima persona sotto la guida di un esperto.

Una volta appresi, gli esercizi possono essere praticati da soli a casa propria. Il training autogeno è una tecnica di rilassamento usata in ambito clinico nel controllo dello stress, nella gestione delle emozioni e nelle patologie con base psicosomatica. E’ utile inoltre nella cura di ansia, insonnia, emicrania, asma, ipertensione, attacchi di panico. Viene utilizzato anche in altri ambiti quali lo sport e in tutte quelle situazioni che richiedano il raggiungimento di un alto livello di concentrazione. Indurre volontariamente, a livello corporeo, delle risposte tipiche degli stati di quiete di un soggetto ha, da una parte, riflessi sull'autopercezione, a livello cognitivo, della propria condizione emozionale e dall'altra produce una risposta somatica coerente con l'induzione stessa. In pratica la modifica dell'assetto psicofisiologico del soggetto si inserisce in un processo che si auto determina (autogeno, appunto) partendo dal soma per arrivare alla psiche per tornare al soma e così via. La differenza, pertanto, tra questa tecnica e le altre tecniche di rilassamento o meditazione risiede proprio nei correlati fisiologici, rilevabili con mezzi obiettivi, legati ad una effettiva e stabile modifica a livello neurofisiologico che produce a sua volta una modifica nella risposta emozionale che un soggetto ha rispetto ad un evento di natura stressante. Il Traning Autogeno viene praticato, frequentemente, con intenti psicoterapeutici in tutti quei casi dove l'aspetto emozionale sia centrale. Questa tecnica possiede, infatti, una intrinseca capacità di favorire "associazioni" significative, rispetto ad eventi traumatici considerati minori, dimenticati o, frequentemente, "rimossi". Il termine training significa allenamento; infatti è solo allenandosi che si riesce ad ottenere una modifica reale e non immaginaria nel complesso assetto alla base della risposta emozionale. Sarà fondamentale l’autogenicità: affinché questa si realizzi è importante che il paziente svolga gli esercizi in modo costante e autonomo; il compito del terapeuta è dunque quello di illustrare progressivamente il metodo, supervisionare il lavoro individuale del paziente e favorire l’elaborazione del vissuto che emerge durante l’apprendimento degli esercizi. Gli effetti diretti del T.A. sull’individuo si possono così riassumere: un più profondo e rapido recupero di energie, autoinduzione alla calma tramite il rilassamento interiore, autoregolazione di funzioni corporee involontarie (apparato cardiocircolatorio, respiratorio, viscerale) miglioramento della capacità di concentrazione e delle prestazioni mnemoniche, diminuzione della percezione del dolore (attraverso la modificazione del vissuto di sofferenza) autodeterminazione per mezzo di proponimenti che permettono di superare specifiche difficoltà, introspezione e autocontrollo attraverso l’ascolto del proprio corpo, quel “tuffo in se stessi” (Schultz) che permette una migliore coscienza di sé.

Il Traning Autogeno è una delle migliori tecniche preventive per evitare di cadere in varie forme patologiche psicofisiche nelle quali generalmente i sintomi sono sopravvalutati dal paziente. I cambiamenti a livello psicologico sono strettamente connessi a quelli ottenuti a livello fisiologico: il Traning Autogeno equilibra il Sistema Nervoso Vegetativo attraverso una messa a riposo del Simpatico, il sottosistema responsabile di buona parte delle attivazioni fisiologiche (aumento battito cardiaco, innalzamento della pressione sanguigna, aumento del tono muscolare, accelerazione del ritmo respiratorio, rallentamento delle funzioni digestive…). Inoltre, con l’esercizio, i muscoli scheletrici, che influenzati negativamente dalla nostra volontà possono essere sottoposti a contratture protratte nel tempo, vengono gradualmente sottratti a questo controllo negativo. Anche il Sistema Endocrino, che esercita un ruolo importante nel regolare fisiologicamente l’umore, trae giovamento dall’allenamento autogeno, in quanto esso consente ad esempio un rilascio più limitato di adrenalina nel sangue e quindi di risentire meno degli effetti negativi associati all’ingresso massiccio di questo neurotrasmettitore in circolo. Oltre che direttamente all’interno di un possibile percorso di psicoterapia, il Traning Autogeno può essere appreso e praticato in sessioni di gruppo con un trainer psicologo o abilitato ad insegnare questo metodo, dove conclusa l’esperienza di apprendimento e pratica, si rimanda ad un feedback sul vissuto appena concluso e si approfondiscono le sensazioni fisiche psichiche provate durante gli esercizi. Questo metodo risulta essere efficace per la maggior parte delle persone ed una volta appreso può essere praticato ed interiorizzato come possibile strumento utile a far fronte alle piccole e grandi difficoltà della vita quotidiana.



Monica Locatelli, psicoterapeuta

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