sabato 14 dicembre 2019

Il 91% delle cose di cui ti preoccupi non accadrà mai: è scientifico


Tutte quelle serate trascorse a mangiarsi le unghie e immaginare i peggiori scenari per il proprio futuro. Molti di noi le hanno vissute, prima o poi. Le preoccupazioni che ci divorano sono di vario tipo: vanno dal farò una figuraccia, non sarò all'altezza, fino al sarò licenziata, non troverò mai lavoro, il mio ragazzo mi lascerà. E poi quelle più senza senso: l'aereo potrebbe cadere, questo strano dolore al dente potrebbe essere sintomo di una grave malattia. Ci sono anche quelle sul futuro del pianeta, per esempio l'ansia dei cambiamenti climatici, che sono poi quelle che hanno più probabilità di avverarsi.

Uno studio della Penn State University, pubblicato sulla rivista Behaviour Therapy, ha mostrato che in media il 91% delle preoccupazioni delle persone parte del campione utilizzato non si sono poi avverate. E voi, ansiosi e pessimisti, non pensate che l'angoscia che ora vi affligge è di sicuro in quel 9% e succederà di sicuro. La percentuale più comune di preoccupazioni non veritiere per persona, infatti, è stata del 100%.

Secondo gli psicologi, preoccuparsi fa parte della natura umana. Se le persone non si preoccupassero, non sarebbero in grado di anticipare e prepararsi alle sfide della vita. Per alcune persone, tuttavia, la preoccupazione diventa travolgente e si parla di Disturbo di Ansia generalizzata.

Lo studio della Penn State University

Lo studio in grado di tranquillizzare anche il più ansioso del mondo ha coinvolto 29 persone con disturbo d'ansia generalizzato: dovevano scrivere tutto ciò di cui si preoccupavano per un mese e registrare anche i risultati delle loro preoccupazioni. I ricercatori hanno scoperto che il 91% delle preoccupazioni delle persone non si è avverato. Per molte persone nello studio, non è successo proprio nulla di quello di cui si preoccupavano.

Anche in quelle rare occasioni in cui la preoccupazione di una persona si è tradotta in realtà, il risultato è stato spesso migliore di quanto la persona avesse temuto, secondo lo studio. Quando è stata presentata questa evidenza e i 29 partecipanti hanno capito che le loro preoccupazioni erano in gran parte infondate, molti di loro hanno sperimentato miglioramenti nei loro sintomi di ansia.

Italiani popolo ansioso

Perciò, questo studio ci dice che non ha senso passare notti a ruminare su qualcosa che potrebbe non accadere mai, anzi è molto probabile. Il Rapporto Censis 2019 sulla situazione sociale del Paese, dice che lo stato d’animo dominante tra il 65% degli italiani è l’incertezza.

Nel giro di tre anni (2015-2018) il consumo di ansiolitici e sedativi (misurato in dosi giornaliere per mille abitanti) è aumentato del 23,1% e gli utilizzatori sono ormai 4,4 milioni (800 mila in più dal 2015).

La reazione immediata a questa incertezza, secondo il rapporto, è stata “una formidabile resilienza opportunistica, con l’attivazione di processi di difesa spontanei e molecolari degli interessi personali”. Ma la situazione è andata peggiorando perché dagli stratagemmi individuali si è passati allo “stress esistenziale, logorante perché riguarda il rapporto di ciascuno con il proprio futuro”.


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