Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo stress è il male del XXI secolo; ci colpisce più delle generazioni precedenti, a tal punto che 9 italiani su 10 soffrono di stress cronico.
Se in passato si incontravano minacce reali alle quali era possibile reagire (o dalle quali poter scappare), mai come oggi siamo confrontati a minacce “virtuali”: spesso si tratta di pensieri nocivi (come quella paura irrazionale che possa accadere qualcosa di brutto alla persona che amiamo appena esce da casa), di cattive abitudini mentali (interpretiamo in modo errato la realtà intorno a noi in base ad alcuni filtri interiori con congruenti) oppure di pensieri pesanti che la nostra mente non riesce a lasciar andare. E tra una frustrazione sul lavoro e un colpo di nervosismo nel traffico, ci perdiamo il presente e rischiamo di fare ammalare il corpo.
Il problema è che se la nostra società si è evoluta e possiamo (razionalmente parlando) fare la differenza tra reale e virtuale, la nostra mente funziona ancora come in passato e innesca di fronte ad una minaccia presunta le stesse reazioni fisiologiche che in caso di minaccia reale: metterà il corpo nelle condizioni di lottare o scappare. Ma se obiettivamente non c’è nulla da cui scappare, come potrebbe andare a finire?
“Gli uomini non sono prigionieri dei loro destini, ma sono solo prigionieri delle loro menti.”
(Franklin D. Roosevelt)
Quando la mente si perde in un bicchiere d’acqua
Quando siamo di fronte ad un problema reale e dobbiamo agire in fretta, il corpo entra in una modalità che gli consente di concentrare tutta la sua energia in un’azione precisa: dopo la scarica di adrenalina e l’azione concreta (lotta o fuga), seguirà un attimo di rilassamento durante il quale l’organismo potrà recuperare le energie disperse.
Ma se siamo confrontati a problemi “virtuali”, come i loop mentali, le frustrazioni lavorative, i problemi economici, le preoccupazioni per il futuro, ecc., l’energia rilasciata dalla scarica di adrenalina non potrà essere usata per agire (o scappare), e quindi non ci sarà la fase di rilassamento. E finché ciò che ci stressa rimarrà ben presente, saremo sottoposti a continui rilasci di adrenalina, come se fossero delle piccole scosse elettriche. Se vogliamo evitare che queste subdole sedute di tortura durino settimane, mesi, anni, sarà utile apprendere a staccare la spina.
Il problema è che se la nostra società si è evoluta e possiamo (razionalmente parlando) fare la differenza tra reale e virtuale, la nostra mente funziona ancora come in passato e innesca di fronte ad una minaccia presunta le stesse reazioni fisiologiche che in caso di minaccia reale: metterà il corpo nelle condizioni di lottare o scappare. Ma se obiettivamente non c’è nulla da cui scappare, come potrebbe andare a finire?
“Gli uomini non sono prigionieri dei loro destini, ma sono solo prigionieri delle loro menti.”
(Franklin D. Roosevelt)
Quando la mente si perde in un bicchiere d’acqua
Quando siamo di fronte ad un problema reale e dobbiamo agire in fretta, il corpo entra in una modalità che gli consente di concentrare tutta la sua energia in un’azione precisa: dopo la scarica di adrenalina e l’azione concreta (lotta o fuga), seguirà un attimo di rilassamento durante il quale l’organismo potrà recuperare le energie disperse.
Ma se siamo confrontati a problemi “virtuali”, come i loop mentali, le frustrazioni lavorative, i problemi economici, le preoccupazioni per il futuro, ecc., l’energia rilasciata dalla scarica di adrenalina non potrà essere usata per agire (o scappare), e quindi non ci sarà la fase di rilassamento. E finché ciò che ci stressa rimarrà ben presente, saremo sottoposti a continui rilasci di adrenalina, come se fossero delle piccole scosse elettriche. Se vogliamo evitare che queste subdole sedute di tortura durino settimane, mesi, anni, sarà utile apprendere a staccare la spina.
Se chiedi ad una persona dove si trova nel suo corpo, con grandi probabilità ti risponderà che è nella testa; e in parte è così: siamo talmente abituati a pensare che abbiamo dimenticato come abitare il nostro corpo, ormai diventato una sorta di accessorio ingombrante, un appendice, della nostra mente.
L’ironia vuole che senza il corpo non puoi vivere, ma senza i pensieri asfissianti della tua mente puoi benissimo farcela. Detto ciò, è doveroso fare una precisazione: mentre il risolvere problemi, creare, progettare qualcosa di nuovo, possono essere delle attività mentali positive, il perdersi in loop mentali o pensieri disfunzionali invece non lo è. La differenza sta in un concetto semplice: la concretizzazione.
Se le tue idee rimangono nell’etere e non ti portano da nessuna parte, non portano nulla di concreto che possa influenzare il piano materiale, con grande probabilità la tua mente ti sta prendendo in giro, oppure si è persa da qualche parte. Per riprendere il controllo della situazione, ti converrà dare ascolto al tuo corpo e scendere da lì su.
Ritrovarsi nel corpo, un esercizio di consapevolezza
Forse ti sta capitando ora: il tuo respiro è corto, le spalle sono contratte e la schiena è inarcata in avanti? Non è una posizione sana, né l’espressione di un organismo sereno e che sta bene. Riportare la tua attenzione sul corpo, sulla sua posizione, le tensioni muscolari, i piccoli fastidi, può aiutare a capire quale pensiero di sottofondo ti sta togliendo energia.
Potresti fare un esercizio di scanning corporeo per individuare meglio quale parte del tuo corpo è in sofferenza.
Se le tue idee rimangono nell’etere e non ti portano da nessuna parte, non portano nulla di concreto che possa influenzare il piano materiale, con grande probabilità la tua mente ti sta prendendo in giro, oppure si è persa da qualche parte. Per riprendere il controllo della situazione, ti converrà dare ascolto al tuo corpo e scendere da lì su.
Ritrovarsi nel corpo, un esercizio di consapevolezza
Forse ti sta capitando ora: il tuo respiro è corto, le spalle sono contratte e la schiena è inarcata in avanti? Non è una posizione sana, né l’espressione di un organismo sereno e che sta bene. Riportare la tua attenzione sul corpo, sulla sua posizione, le tensioni muscolari, i piccoli fastidi, può aiutare a capire quale pensiero di sottofondo ti sta togliendo energia.
Potresti fare un esercizio di scanning corporeo per individuare meglio quale parte del tuo corpo è in sofferenza.
Lo scanning corporeo, un esercizio per dare voce al corpo
Poni la tua attenzione sulle tue sensazioni fisiche (non pensare il corpo, sentilo, percepiscilo) e risali lentamente dai piedi alla testa, passando per le gambe, il bacino, le braccia, ecc. Concentrati ogni volta sul percepire il corpo e sentire se la sensazione che ti rimanda è piacevole oppure no. Se ti accorgi di tenere involontariamente le spalle alzate, volontariamente riportale ad una posizione naturale. Fallo con pazienza e gentilezza verso te stesso.
Questo esercizio ti aiuta a ridare importanza al linguaggio corporeo e alle tue sensazioni fisiche e nello stesso tempo, ti permette di riprendere per un po’ le redini in mano. La tua mente dovrà aspettare che tu abbia finito di controllare che il tuo corpo stia bene prima di avere di nuovo la tua attenzione.
Noterai che, man mano che proseguirai con questa semplice pratica, ti sentirai più presente, più calmo e meno ansioso; le frustrazioni e i pensieri inutili avranno gradualmente meno importanza e porrai maggior attenzione nel trovare delle soluzioni concrete ai tuoi problemi invece di lasciare che la tua mente ti porti a spasso chi sa dove. Il tuo corpo è la tua ancora, usalo quando ti senti perso.
Se in futuro sentirai di perderti nei tuoi pensieri o di essere talmente fossilizzato nella modalità “pilota automatico” da non riuscire più a concentrarti su un pensiero costruttivo senza perdere il filo, svolgi la tua attenzione su ciò che percepisce il corpo in quel momento, e vedrai che con pazienza e gentilezza, la tua mente ti riconsegnerà docilmente le redini. Col tempo e la pratica, capirai che non è la tua mente ad avere il reale controllo della tua vita, anche se per molto tempo te lo avrà lasciato credere, e che pure il tuo corpo ha molto da insegnarti se gliene lascerai l’opportunità.
Poni la tua attenzione sulle tue sensazioni fisiche (non pensare il corpo, sentilo, percepiscilo) e risali lentamente dai piedi alla testa, passando per le gambe, il bacino, le braccia, ecc. Concentrati ogni volta sul percepire il corpo e sentire se la sensazione che ti rimanda è piacevole oppure no. Se ti accorgi di tenere involontariamente le spalle alzate, volontariamente riportale ad una posizione naturale. Fallo con pazienza e gentilezza verso te stesso.
Questo esercizio ti aiuta a ridare importanza al linguaggio corporeo e alle tue sensazioni fisiche e nello stesso tempo, ti permette di riprendere per un po’ le redini in mano. La tua mente dovrà aspettare che tu abbia finito di controllare che il tuo corpo stia bene prima di avere di nuovo la tua attenzione.
Noterai che, man mano che proseguirai con questa semplice pratica, ti sentirai più presente, più calmo e meno ansioso; le frustrazioni e i pensieri inutili avranno gradualmente meno importanza e porrai maggior attenzione nel trovare delle soluzioni concrete ai tuoi problemi invece di lasciare che la tua mente ti porti a spasso chi sa dove. Il tuo corpo è la tua ancora, usalo quando ti senti perso.
Se in futuro sentirai di perderti nei tuoi pensieri o di essere talmente fossilizzato nella modalità “pilota automatico” da non riuscire più a concentrarti su un pensiero costruttivo senza perdere il filo, svolgi la tua attenzione su ciò che percepisce il corpo in quel momento, e vedrai che con pazienza e gentilezza, la tua mente ti riconsegnerà docilmente le redini. Col tempo e la pratica, capirai che non è la tua mente ad avere il reale controllo della tua vita, anche se per molto tempo te lo avrà lasciato credere, e che pure il tuo corpo ha molto da insegnarti se gliene lascerai l’opportunità.
Dal Sito: eticamente.net
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