“Ragazzi andrete a scuola a giorni alterni, la vostra classe sarà divisa in due gruppi. Ogni giorno un gruppo segue da scuola e l’altro gruppo da casa. Sarà così finché la indicazioni ministeriali non ci rassicureranno in base all’evolversi del virus”. Sono le parole di una professoressa del liceo scientifico di Nola (NA).
Annachiara piange, tra pochi giorni comincerà il primo anno del liceo scientifico,. Un nuovo percorso, un nuovo tratto di vita. Eppure mille dubbi e mille paure attanagliano la sua mente. “Come sarà? Come farò a fare amicizia con i miei nuovi compagni di classe? Ma questo incubo quando finisce?”.
Il rientro a scuola al tempo del COVID ha comportato molte novità per bambini, ragazzi, genitori e insegnanti. Cambiano le modalità di relazione (limiti al contatto fisico e alla condivisione di materiale). L’organizzazione degli spazi (aule, banchi singoli, percorsi, mensa in classe) e il modo di comunicare (uso della mascherina). Queste novità possono generare confusione e destabilizzazione nei bambiniperché distanti da ciò a cui si è abituati?
Interris.it ne ha parlato con la dottoressa Pamela Pace, psicologa e psicoterapeuta.
“Tutto ciò che è accaduto dal mese di marzo ha creato uno scombussolamento generale. Ha comportato destabilizzazioni in vari ambiti e registri della quotidianità e, potrei dire della vita di ognuno. Tale rivoluzione è stata trasversale all’età, al genere e anche, in quanto pandemia, al luogo di residenza! Dai più piccoli ai più grandi, anche i giovani si sono trovati a fare i conti con tale imprevista e virulenta contingenza“.
Cosa rappresenta il cambiamento per i ragazzi? Quanto pesa?
“I bambini sono tendenzialmente dei grandi abitudinari. Più il loro ambiente, sia familiare sia esterno, è ordinato, a misura delle esigenze e delle risorse del loro specifico momento evolutivo, più anche il loro mondo interno, psichico/mentale, è disteso. Ciò li aiuta ad affrontare al meglio le difficoltà e a proseguire fiduciosi il loro delicato compito di costruzione della propria identità e della relazione con gli altri e il mondo. Il ripetersi delle varie attività quotidiane, con i peculiari arredi, il ritrovare ogni giorno luoghi e presenze familiari, è senz’altro rassicurante e anche contenitivo”.
Ciò che più incide sui ragazzi
“E’ quindi possibile che gli effetti di interruzione, disancoramento, sospensione dovuti al Corona virus, al lock down, abbiano pesato sui giovani, ovviamente nei diversi modi soggettivi. Ritengo che ciò che più incide in un figlio sia il discorso familiare sottostante, cioè la lettura e il senso che padre e madre danno a quanto accade. Come i genitori hanno affrontato la pandemia e stanno facendo conti con le tante difficoltà attuali, influenza i figli”.
La figura degli adulti che conta nella fase di crescita
“Anche la ripresa della scuola mette i bambini di fronte a vari cambiamenti che dovranno essere affrontati e a determinate regole che ognuno dovrà fare proprie. Ogni giovane ha le sue risorse, le fragilità e i suoi tempi di elaborazione. Quindi è importante che tali peculiarità soggettive vengano rispettate dagli adulti di riferimento. Maestre, insegnanti e anche i genitori possono essere un valido sostegno, soprattutto se disposti a fare da interprete e traduttore, ad ogni bambino, rispetto a ciò che di diverso e/o di faticoso, deve affrontare”.
I genitori sono la principale categoria soggetta a forti crisi di panico e paura, come fare per non trasmettere questi stati d’animo ai propri figli?
“Non ritengo si possa definire i genitori, né la genitorialità il paradigma delle crisi di panico e di paura. Viceversa penso che tali vissuti emotivi siano costitutivi della natura umana: che si sia padre e madre oppure no. E’ senz’altro possibile che la nascita di un figlio e la conseguente responsabilità di crescerlo ed educarlo, possano generare ansie e timori”.
“Tuttavia esistono soggetti più ansiosi e apprensivi e altri meno e, innanzitutto, padre e madre sono due individui unici e diversi, così come il loro bambino. Certo non è un compito facile e spensierato crescere dei figli: ogni età, ogni conquista verso l’autonomia, implicano, per i genitori, il dover fare i conti con l’ignoto, con ciò che non si conosce. Padre e madre si assumono la responsabilità di aprire il proprio figlio alla vita, educarlo a diventare coraggioso e fiducioso e ad amare gli altri e il mondo. Tale impegno può in itinere generare ansie e timori. É comunque necessario e produttivo che queste ultime non siano così invadenti da fare del figlio il ricettacolo di un eccesso emotivo, per il piccolo sempre difficile da gestire”.
Crescita dei figli e ansia genitoriale
“Un genitore in grado di controllare e regolare il proprio stato emotivo, riuscirà ad evitare appunto un sovraccarico al figlio. Tuttavia l’amore di una madre e di un padre si manifestano anche in una quota di libertà che donano al figlio, anche in un momento incerto, difficile e delicato come quello attuale, accettando di essere confortanti e supportanti per come riescono. Il genitore perfetto non esiste!”.
Annachiara piange, tra pochi giorni comincerà il primo anno del liceo scientifico,. Un nuovo percorso, un nuovo tratto di vita. Eppure mille dubbi e mille paure attanagliano la sua mente. “Come sarà? Come farò a fare amicizia con i miei nuovi compagni di classe? Ma questo incubo quando finisce?”.
Il rientro a scuola al tempo del COVID ha comportato molte novità per bambini, ragazzi, genitori e insegnanti. Cambiano le modalità di relazione (limiti al contatto fisico e alla condivisione di materiale). L’organizzazione degli spazi (aule, banchi singoli, percorsi, mensa in classe) e il modo di comunicare (uso della mascherina). Queste novità possono generare confusione e destabilizzazione nei bambiniperché distanti da ciò a cui si è abituati?
Interris.it ne ha parlato con la dottoressa Pamela Pace, psicologa e psicoterapeuta.
“Tutto ciò che è accaduto dal mese di marzo ha creato uno scombussolamento generale. Ha comportato destabilizzazioni in vari ambiti e registri della quotidianità e, potrei dire della vita di ognuno. Tale rivoluzione è stata trasversale all’età, al genere e anche, in quanto pandemia, al luogo di residenza! Dai più piccoli ai più grandi, anche i giovani si sono trovati a fare i conti con tale imprevista e virulenta contingenza“.
Cosa rappresenta il cambiamento per i ragazzi? Quanto pesa?
“I bambini sono tendenzialmente dei grandi abitudinari. Più il loro ambiente, sia familiare sia esterno, è ordinato, a misura delle esigenze e delle risorse del loro specifico momento evolutivo, più anche il loro mondo interno, psichico/mentale, è disteso. Ciò li aiuta ad affrontare al meglio le difficoltà e a proseguire fiduciosi il loro delicato compito di costruzione della propria identità e della relazione con gli altri e il mondo. Il ripetersi delle varie attività quotidiane, con i peculiari arredi, il ritrovare ogni giorno luoghi e presenze familiari, è senz’altro rassicurante e anche contenitivo”.
Ciò che più incide sui ragazzi
“E’ quindi possibile che gli effetti di interruzione, disancoramento, sospensione dovuti al Corona virus, al lock down, abbiano pesato sui giovani, ovviamente nei diversi modi soggettivi. Ritengo che ciò che più incide in un figlio sia il discorso familiare sottostante, cioè la lettura e il senso che padre e madre danno a quanto accade. Come i genitori hanno affrontato la pandemia e stanno facendo conti con le tante difficoltà attuali, influenza i figli”.
La figura degli adulti che conta nella fase di crescita
“Anche la ripresa della scuola mette i bambini di fronte a vari cambiamenti che dovranno essere affrontati e a determinate regole che ognuno dovrà fare proprie. Ogni giovane ha le sue risorse, le fragilità e i suoi tempi di elaborazione. Quindi è importante che tali peculiarità soggettive vengano rispettate dagli adulti di riferimento. Maestre, insegnanti e anche i genitori possono essere un valido sostegno, soprattutto se disposti a fare da interprete e traduttore, ad ogni bambino, rispetto a ciò che di diverso e/o di faticoso, deve affrontare”.
I genitori sono la principale categoria soggetta a forti crisi di panico e paura, come fare per non trasmettere questi stati d’animo ai propri figli?
“Non ritengo si possa definire i genitori, né la genitorialità il paradigma delle crisi di panico e di paura. Viceversa penso che tali vissuti emotivi siano costitutivi della natura umana: che si sia padre e madre oppure no. E’ senz’altro possibile che la nascita di un figlio e la conseguente responsabilità di crescerlo ed educarlo, possano generare ansie e timori”.
“Tuttavia esistono soggetti più ansiosi e apprensivi e altri meno e, innanzitutto, padre e madre sono due individui unici e diversi, così come il loro bambino. Certo non è un compito facile e spensierato crescere dei figli: ogni età, ogni conquista verso l’autonomia, implicano, per i genitori, il dover fare i conti con l’ignoto, con ciò che non si conosce. Padre e madre si assumono la responsabilità di aprire il proprio figlio alla vita, educarlo a diventare coraggioso e fiducioso e ad amare gli altri e il mondo. Tale impegno può in itinere generare ansie e timori. É comunque necessario e produttivo che queste ultime non siano così invadenti da fare del figlio il ricettacolo di un eccesso emotivo, per il piccolo sempre difficile da gestire”.
Crescita dei figli e ansia genitoriale
“Un genitore in grado di controllare e regolare il proprio stato emotivo, riuscirà ad evitare appunto un sovraccarico al figlio. Tuttavia l’amore di una madre e di un padre si manifestano anche in una quota di libertà che donano al figlio, anche in un momento incerto, difficile e delicato come quello attuale, accettando di essere confortanti e supportanti per come riescono. Il genitore perfetto non esiste!”.
Dal Sito: interris.it
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