martedì 3 marzo 2020

Ti racconto una storia



Panico

Fino a quel momento non avevo mai vissuto un’esperienza di quel tipo, uno stato emotivo estremo. Ero andato molte volte allo stadio e avevo sempre vissuto la partita di calcio come un momento di svago e di rilassamento. Mi è sempre piaciuto andare prima per vivere l’atmosfera di gioia, di scambio di opinioni, di volti nuovi, molte volte ascoltavo le persone che parlavano tra di loro, osservavo le loro movenze, era divertente, molti con la radiolina a seguire magari i risultati dagli altri campi. La mano di mio padre mi aiutava a salire quei gradoni di legno e tubi innocenti, che scricchiolavano sotto i piedi di tutti e che facevano sobbalzare ognuno di noi come su un trampolino ogni volta che si segnava.
I colori, il profumo delle stagioni, quello del prato, le urla dei venditori di noccioline e degli amari nelle piccole boccette di plastica, le pubblicità dagli altoparlanti, le sciarpe, i vessilli, gli sfottò, quelli di un tempo, quelli sani che ti facevano sorridere, mica come adesso. I giocatori che si riscaldano e si preparano al mach, cercavo lo sguardo del mio beniamino, provavo a sentire le sue parole mentre parlava con i compagni. Poi immaginavo di vivere almeno per un attimo al posto suo, che figata, guardare dal rettangolo di gioco le 20.000 persone sugli spalti, tutte accalcate tra di loro, uniti dalla stessa passione. Quella domenica in cui mi immaginavo in calzoncini, maglietta e scarpini chiodati vicino al capitano della squadra, era esattamente come tutte le altre volte , ma da lì a poco la mia vita sarebbe cambiata, il mio corpo agile, atletico e scattante, pieno di vita, senza motivi apparenti, avrebbe attivato dentro me un campanello d’allarme, che avrebbe cominciato a suonare all’impazzata, un suono assordante, accompagnato dai battiti del mio cuore, che in quell’istante sarebbero aumentati in maniera esponenziale, tremori, sudorazione fredda, senso di svenimento, era come se i freni del mio motorino si fossero rotti in discesa e dietro di me ero rincorso da un animale preistorico, un velociraptor dai denti aguzzi, che non vedeva l’ora di farmi fuori, di mangiarmi. Fu quella una delle mie prime sensazioni che ricordo, l’idea di morire e di essere incapace di poter spiegare al mio babbo quello che mi stava succedendo, avevo perso il controllo e avevo paura di impazzire. E così la corsa all’ospedale, Pà ma che succede, mi sento strano, non voglio morire, più di 15 minuti d’inferno, cosa succede? Chiedeva un infermiere, non lo so, dice di non sentirsi bene, rispondeva mio padre. Neanche il tempo di potermi girare che al braccio mi era stato infilato un attrezzo per misurare la pressione arteriosa, che ad un certo punto stringeva come una morsa il mio arto sinistro, facendomi sentire i battiti in quel punto, tra il bicipite e l’avambraccio e non più sul mio petto come prima ma evidentemente era tutto nella norma perché dopo essere stato visitato velocemente da un medico di lì a poco mi sarei ritrovato dentro la macchina, quel tragitto che mi avrebbe portato a casa era diverso dalle altre volte, sentivo addosso un grande sfinimento, come se avessi giocato la partita della vita contro l’avversario più forte e non per vincere ma per sopravvivere ed era come se quella brutta avventura mi fosse capitata tanto tempo prima di allora ma non così tanto da farmi dimenticare di lei, ricordo anche un senso di dissociazione dalla realtà e le sensazioni percettive di quel pomeriggio invernale, tutto sembrava più illuminato, sia la luce fioca dei lampioni del viale e le piccole lampadine perpendicolari alla strada che simulavano la neve mi sembravano accecanti, non ho mai smesso di tenere la mano a mio padre, che sembrava essere tranquillo mentre guidava, io ancora sotto shock  mi facevo mille domande e il pensiero era sempre quello. Forse ho avuto un infarto e non se ne sono accorti ma in 
quel momento mi sentivo al sicuro, sarei tornato a casa, nei miei spazi dove non ci sarebbe stato più pericolo.

Monologo dell Dott. 
Felice Vecchione 
Psicoterapeuta Cognitivo comportamentale 
Analista Bioenergetico


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