L’ansia è attualmente tra i disturbi psichici più diffusi e dopo i recenti fatti di cronaca relativi all’influenza COVID 19 pare possibile registrare un ulteriore aumento di questo tipo di disturbo.
Ma cos’è, psicologicamente parlando, l’ansia?
E’ un’emozione che, al contrario della paura, deriva da un pericolo futuro ed incerto; ci segnala che c’è qualcosa che potrebbe accadere e che potremmo non riuscire ad affrontare.
E’ quindi generata più dai pensieri relativi ad un evento, che dall’evento stesso come invece potrebbe essere la paura. Di per sé non è quindi patologica, anzi si è evoluta per permetterci di sopravvivere ed evitare i pericoli potenzialmente fatali.
L’ansia è classificata quindi come un’emozione adattiva che però può diventare rapidamente un disturbo se viene provata intensamente per lunghi periodi.
In quali casi quindi, si può parlare diansia patologica?
Si può parlare di patologia quando l’ansia perde la sua caratteristica di funzionalità: quando viene provata frequentemente in più contesti, anche e soprattutto quando non c’è un pericolo vero a proprio.
In questi casi può essere di grande aiuto uno psicologo o uno psicoterapeuta. Nell’ultimo periodo infatti si sono sviluppate diverse psicoterapie e interventi, operati però sempre da psicologi o psicoterapeuti, per rispondere alla maggiore richiesta da parte delle persone di tecniche e metodi per gestire gli stati ansiosi in cui si ritrovano.
L’intervento di uno psicologo può aiutarci a riconoscere i triggers, cioè quelle situazioni o eventi che ci provocano uno stato d’ansia e, al contempo, insegnarci determinate tecniche per affrontarli in maniera più adattiva.
In ogni caso, è bene tenere presente che essere in uno stato d’ansia o di forte stress per lunghi periodi è deleterio non solo per la nostra salute psicologica, ma anche per quanto riguarda il benessere del nostro corpo.
I nostri pensieri infatti agiscono direttamente sul nostro fisico grazie a degli ormoni come il cortisolo e l’adrenalina, che vengono rilasciati quando ci sentiamo in pericolo.
Quando proviamo ansia si attiva infatti un insieme di circuiti cerebrali che innescano il sistema di attacco e fuga (fight or flight) che prepara il nostro corpo a rispondere ad un’eventuale minaccia; essere però spesso in questo stato, ci impedisce di espletare altre funzioni per cui il nostro corpo deve necessariamente essere tranquillo come dormire, digerire e rigenerarsi.
Una mancanza di sonno prolungatadovuta a difficoltà a dormire, spesso determinata all’ansia, può avere effetti deleteri sulle nostre funzioni cognitive superiori, come la concentrazione, l’attenzione e la regolazione emotiva.
Un ulteriore aiuto che può venire dalla psicologia riguarda quelle tecniche di rilassamento che possono aiutare ad avere un sonno più riposante.
Queste strategie permettono di imparare a riconoscere e bloccare pensieri ripetitivi negativi che stanno alla base dell’ansia, accettandoli e mettendoli da parte con pazienza ed empatia verso se stessi.
Un consiglio generale, soprattutto quando si parla di problematiche psicologiche, è di non aspettare che la situazione diventi grave o addirittura ingestibile prima di chiedere aiuto ad un professionista.
L’ansia non diventa patologica in breve tempo, ma è il risultato di mesi, se non addirittura anni, di pattern di pensiero disadattivi.
Chiedere aiuto quando il disagio è agli inizi, permette di ottenere risultati migliori e più veloci in terapia, evitando anche sofferenza alla persona stessa: non è mai sciocco chiedere aiuto, se ci si sente in difficoltà!
L’ansia è classificata quindi come un’emozione adattiva che però può diventare rapidamente un disturbo se viene provata intensamente per lunghi periodi.
In quali casi quindi, si può parlare diansia patologica?
Si può parlare di patologia quando l’ansia perde la sua caratteristica di funzionalità: quando viene provata frequentemente in più contesti, anche e soprattutto quando non c’è un pericolo vero a proprio.
In questi casi può essere di grande aiuto uno psicologo o uno psicoterapeuta. Nell’ultimo periodo infatti si sono sviluppate diverse psicoterapie e interventi, operati però sempre da psicologi o psicoterapeuti, per rispondere alla maggiore richiesta da parte delle persone di tecniche e metodi per gestire gli stati ansiosi in cui si ritrovano.
L’intervento di uno psicologo può aiutarci a riconoscere i triggers, cioè quelle situazioni o eventi che ci provocano uno stato d’ansia e, al contempo, insegnarci determinate tecniche per affrontarli in maniera più adattiva.
In ogni caso, è bene tenere presente che essere in uno stato d’ansia o di forte stress per lunghi periodi è deleterio non solo per la nostra salute psicologica, ma anche per quanto riguarda il benessere del nostro corpo.
I nostri pensieri infatti agiscono direttamente sul nostro fisico grazie a degli ormoni come il cortisolo e l’adrenalina, che vengono rilasciati quando ci sentiamo in pericolo.
Quando proviamo ansia si attiva infatti un insieme di circuiti cerebrali che innescano il sistema di attacco e fuga (fight or flight) che prepara il nostro corpo a rispondere ad un’eventuale minaccia; essere però spesso in questo stato, ci impedisce di espletare altre funzioni per cui il nostro corpo deve necessariamente essere tranquillo come dormire, digerire e rigenerarsi.
Una mancanza di sonno prolungatadovuta a difficoltà a dormire, spesso determinata all’ansia, può avere effetti deleteri sulle nostre funzioni cognitive superiori, come la concentrazione, l’attenzione e la regolazione emotiva.
Un ulteriore aiuto che può venire dalla psicologia riguarda quelle tecniche di rilassamento che possono aiutare ad avere un sonno più riposante.
Queste strategie permettono di imparare a riconoscere e bloccare pensieri ripetitivi negativi che stanno alla base dell’ansia, accettandoli e mettendoli da parte con pazienza ed empatia verso se stessi.
Un consiglio generale, soprattutto quando si parla di problematiche psicologiche, è di non aspettare che la situazione diventi grave o addirittura ingestibile prima di chiedere aiuto ad un professionista.
L’ansia non diventa patologica in breve tempo, ma è il risultato di mesi, se non addirittura anni, di pattern di pensiero disadattivi.
Chiedere aiuto quando il disagio è agli inizi, permette di ottenere risultati migliori e più veloci in terapia, evitando anche sofferenza alla persona stessa: non è mai sciocco chiedere aiuto, se ci si sente in difficoltà!
Dal Sito: lavocedibolzano.it
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