Il rifiuto è considerato uno dei maggiori danni emotivi che una persona possa soffrire: ma perchè fa così male? Perchè il rifiuto ci fa sentire una sensazione così sgradevole e a volte devastante? Quali sono le cause della paura del rifiuto?
Come nasce la paura del rifiuto
Molte sono le persone che soffrono di “paura di essere rifiutate” e, per difendersi da questo dramma interiore finiscono per rifiutare sé stesse e gli altri, senza essere minimamente consapevoli dei comportamenti e del ruolo che giocano nella dinamica e nel favorire certi tipi di situazione.
Chiaro che l’atteggiamento “rifiutante” nasce dall’aver sperimentato il rifiuto più e più volte nella vita, ma il vero problema è che questo ha strutturato una serie di meccanismi di difesa che comportano una fuga e una chiusura di fronte a qualsiasi persona che potrebbe offrire comprensione e affetto. Una sorta di circolo vizioso, come del resto lo sono tutte le dinamiche psicologiche.
Cosa comporta l’essere rifiutati?
L’essere stati respinti comporta il non fidarsi mai di sé stessi e, di conseguenza, degli altri e produce il bisogno – del tutto inconsapevole – di respingere proprio quelle persone che potrebbero avvicinare il soggetto al “cuore del problema”. Infatti, l’essersi sentiti “rifiutati”, ha colpito in profondità il diritto di “esistere” e ha prodotto un costante senso di inadeguatezza che si manifesta proprio sotto il profilo del sentimento e del valore personale.
Il rifiuto come meccanismo di difesa
Queste persone hanno imparato a compensare “facendo molte cose” sentendosi così utili ed efficienti in modo da essere accettati in quanto “capaci e abili”; tutto il resto è rimasto praticamente allo stadio infantile e, l’inadeguatezza sul piano sentimentale, continua ad alimentare il senso di disagio e il ritiro in sé stessi, cosa che non solo non favorisce il contatto con gli altri ma, è finalizzata a tenere distante da sé proprio chi vorrebbe entrare in relazione profonda perché fornirebbe l’opportunità di contattare il “problema” .
Infatti, il meccanismo di difesa è altamente sofisticato: per evitare di andare a toccare quel nucleo rimasto fragile e sofferente, la psiche si organizza per selezionare ed attrarre proprio le persone che rifiuteranno e che non creeranno quindi il problema di affrontare il proprio “rifiuto personale”.
In questo modo la sofferenza è praticamente continua ma, nell’inconscio del soggetto, è comunque considerata sopportabile rispetto a quanto si pensa che si dovrebbe soffrire se si arrivasse veramente al punto critico che comprende il “non accettarsi, il non piacersi e il non amarsi”.
Sentirsi rifiutati, la maschera caratteriale
Questi soggetti, quando si trovano di fronte a qualcuno che li accetta e li ama, devono confrontarsi con sé stessi e superare il senso di soffocamento che sperimentano: hanno un’enorme fame di affetto, ma temono di ammettere questo bisogno e, il sintomo del soffocamento manifesta e materializza appieno il conflitto che hanno all’interno.
Le persone che sono state rifiutate finiscono per sentirsi sempre a disagio e sviluppano, anche fisicamente, un corpo minuto che non occupi troppo spazio: sono quindi “ritirate e chiuse”, hanno le spalle curve e portate in avanti e, proprio da questa postura, si nota la loro “maschera caratteriale” che copre la sensazione di “non esistere e di non disturbare”.
Queste persone hanno bisogno di imparare a credere in sé stesse, ad affermare i loro bisogni e a sostenere le loro potenzialità e capacità. Per ottenere questo devono permettersi di essere avvicinate in modo da avvicinarsi alla loro ferita infantile fino al punto da accettarla.. solo allora sarà possibile ritrovare il contatto con il mondo delle emozioni che è stato completamente tagliato fuori da quello della ragione e dell’istinto.
Sono persone che si sono sentite sole e che, per questo, cercano inconsciamente sempre quell’isolamento e quella solitudine che, in realtà è al loro interno più che all’esterno. Hanno bisogno di recuperare il contatto con il “bambino ferito” che ancora piange e cerca consolazione.
Le reazioni più comuni al rifiuto
Ondate di rabbia
La rabbia è una delle reazioni più comuni al rifiuto. Infatti, di solito è la prima risposta, una reazione automatica. Un rifiuto potrebbe sconvolgere i nostri piani e questo non ci piace, di conseguenza ci arrabbiamo. Ma questa rabbia non è temporanea come potremmo pensare.
Diversi studi hanno dimostrato che, dopo un rifiuto, la rabbia rimane, solo che viene diretta verso le persone che ci circondano. Pertanto, senza rendercene conto, possiamo reagire in modo eccessivo ad un commento banale da parte di un’altra persona anche ore dopo il rifiuto.
Senso di colpa
Il senso di colpa di solito appare in un secondo momento, quando riflettiamo su quanto accaduto e, invece di assumerci solo la parte di responsabilità che ci compete, ci sentiamo in colpa per quello che è successo. La situazione più comune è che reagiamo con rabbia, perdiamo il controllo e, più tardi, ci sentiamo in colpa. In seguito facciamo una lista mentale di tutti i nostri errori e ci puniamo per questi.
Ossessione malsana
In alcuni casi il rifiuto causa una vera e propria ossessione. In sostanza, ciò che ci è stato negato si trasforma nel “frutto proibito” che vogliamo a tutti i costi, per il quale siamo anche disposti a sacrificare il nostro equilibrio psicologico. Accade spesso quando una persona viene respinta da qualcuno che ama.
Ovviamente, nessuna di queste reazioni è positiva, tutte ci introducono in un circolo vizioso di emozioni e comportamenti negativi. Infatti, il rifiuto colpisce la nostra capacità di concentrazione, come un mal di denti. Infatti, alcuni psicologi della Case Western Reserve University, hanno scoperto che pensare semplicemente a una situazione in cui siamo stati respinti risveglia molte emozioni negative ed è così destabilizzante che il nostro quoziente d’intelligenza diminuisce addirittura del 30%.
Come reagire efficacemente al rifiuto
La maggior parte delle persone pensano di soffrire per ciò che gli accade, che se il loro curriculum viene rifiutato o se il partner decide di porre fine alla relazione, queste sono le cause della loro sofferenza. In realtà questa è solo una parte della storia.
Noi non reagiamo agli eventi, ma alla percezione che abbiamo di questi, reagiamo secondo le nostre aspettative e, soprattutto, secondo l’importanza che attribuiamo a tale situazione. Pertanto, per affrontare meglio il rifiuto e ridurre al minimo le conseguenze negative, è opportuno cambiare alcune convinzioni.
Non è qualcosa di personale
L’unica ragione per cui soffriamo a causa di un rifiuto, è perché ci teniamo molto. Perché infatti, può solo farci male ciò a cui conferiamo valore. Quindi, imparando a praticare il distacco otterremo che il rifiuto ci faccia meno male, fino al punto in cui non ci importerà, perché non saremo più legati alle persone e alle cose in modo possessivo, non le considereremo più come una estensione del nostro “io”.
Infatti, uno degli errori di giudizio che commettiamo è quello di assumere il rifiuto come un affronto personale, ma il più delle volte non è così. Quello che succede è che quando veniamo rifiutati tendiamo a generalizzare, convincendoci di non essere abbastanza buoni, capaci o pronti per ricevere attenzione. Ma ricordate sempre che la persona che rifiuta conosce solo una parte di voi, ma voi siete molto più di questo.
Non sei tu, sono le tue paure
Di solito non reagiamo in modo maturo di fronte a un rifiuto, le nostre paure e le insicurezze prendono il controllo e rispondiamo generando una sensazione di disagio. Ma la persona ferita che diventiamo quando veniamo rifiutati non siamo noi, è solo un riflesso della nostra insoddisfazione, della paura e dell’incapacità di affrontare il mondo così com’è.
Ricordate che quella voce che vi parla non siete voi stessi, ma solo un riflesso di quella parte del vostro “io” che si concentra esclusivamente sui fallimenti e i rifiuti. Ma voi siete molto più di questo. Quindi è importante imparare a ricucire i pezzi più velocemente possibile. Di fronte a un rifiuto, non reagite immediatamente, prendetevi del tempo per pensare al prossimo passo che farete. Quando vi sforzate di pensare, il cervello razionale prende il sopravvento e mette a tacere quelle emozioni che non gli consentono di analizzare la situazione in modo obiettivo.
Non è la prima volta che ricevi un rifiuto
Il rifiuto è qualcosa che quasi tutti viviamo durante l’infanzia. In quella fase della nostra vita quando dipendiamo dagli adulti, il rifiuto lascia delle cicatrici molto profonde perché indica che dobbiamo cambiare qualcosa al fine di ottenere l’accettazione e garantire la nostra sopravvivenza nella società. Pertanto, è probabile che questa esperienza abbia lasciato un marchio profondo in qualche luogo nascosto nella vostra memoria e viene riattivata ogni volta che tornate a vivere un rifiuto.
In questo caso è probabile che reagiate in modo esagerato al rifiuto, mostrandovi estremamente sensibili, arrabbiati o risentiti. Pertanto, è necessario guardare indietro per trovare la fonte primaria che genera questa reazione eccessiva più tipica di un bambino che di un adulto maturo.
Allo stesso modo, dovete considerare che il rifiuto fa parte delle relazioni sociali. Non sarete la prima persona a essere respinta e tanto meno l’ultima. Conoscere un poco di storia può essere utile, perché ci insegna che i grandi successi non sono stati costruiti sulla fortuna, ma con la perseveranza, passando da un rifiuto al successivo senza mai perdere la speranza. Molte persone di successo hanno assaporato il rifiuto più volte.
Non è una porta che si chiude, ma altre mille che si aprono
Siamo abituati a pensare al rifiuto come ad una porta che si chiude, una opportunità persa. Ed è così. Tuttavia, nell’universo delle possibilità, una porta chiusa non è necessariamente una cosa negativa, ma implica la possibilità di incontrare mille altre porte aperte. La nostra vita non è altro che la concatenazione di una serie di decisioni, alcune delle quali sono state prese a causa di un rifiuto. Quindi il rifiuto può diventare l’occasione per iniziare qualcosa di nuovo, prendere un’altra strada, che non è necessariamente migliore o peggiore, solo diversa.
Pensate al rifiuto come ad un arazzo intessuto visto dal basso. Se si guarda la cosa da questo punto di vista, si vedrà solo un groviglio di nodi e colori senza alcun senso. Tuttavia, se si guarda da sopra si vedrà l’arazzo in tutto il suo splendore e con un senso preciso. Cambiare la prospettiva può richiedere tempo, perché non sempre si dispone degli strumenti psicologici necessari, o forse perché siamo troppo sopraffatti dalle emozioni, ma rilassarci e cambiare il nostro punto di vista è qualcosa che vale veramente la pena. In ogni caso, un rifiuto implica la possibilità di crescere, maturare e diventare più resilienti.
Hai lo stesso diritto di rifiutare, come gli altri di rifiutarti
Se non vi piace qualcosa non dovete comprarla. Allo stesso modo, se una persona non vi piace non è necessario che continuiate a coltivare la sua amicizia. Le persone che incontriamo ogni giorno hanno lo stesso diritto, il che significa che il rifiuto è una delle carte a loro disposizione e la possono giocare in qualsiasi momento. Non dobbiamo sentirci a disagio per questo.
Se una persona vuole farvi entrare nella sua vita è meglio non insistere, è probabile che i nostri sogni, idee e valori non coincidano con i suoi. In ogni caso, stressarsi è solo uno spreco di energia e tempo. La cosa più intelligente da fare è trovare delle persone in grado di valorizzarci, accettarci come siamo e farci sentire speciali. Il fatto che qualcuno vi rifiuti non vuol dire che valete meno, ma solo che siete diversi. Se qualcuno non apprezza il vostro talento o non è disposto a prendersi del tempo per conoscervi, non è un vostro problema, è suo.
In ogni caso, ricordate sempre che un rifiuto non è il rifiuto assoluto ai nostri sogni e obiettivi, è semplicemente un segnale a indicare che non siamo sulla strada giusta.
Dal Sito: psicoadvisor.com
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