mercoledì 20 maggio 2020

BAMBINI E ADOLESCENTI. TIMIDEZZA O ANSIA SOCIALE?

Distinguere l’ansia patologica dalla preoccupazione legata allo sviluppo tipico dell’individuo risulta, ancora oggi, molto complicato nonostante negli anni sia notevolmente aumentata l’attenzione clinica verso l’ansia sociale.

Tutti i bambini attraversano una fase della loro vita in cui si sentono a disagio quando entrano in contatto con persone che non conoscono bene o con gli estranei. Esiste infatti una tipologia di ansia passeggera, detta “ansia dell’estraneo” che di solito si manifesta per la prima volta entro i due anni di età per poi sparire del tutto intorno ai due anni e mezzo. Alcuni bambini potrebbero continuare a manifestare dei segni di timidezza anche dopo questa età, ma quando iniziano a frequentare la scuola e a trascorrere più tempo con altri bambini, di solito il problema tende a risolversi.

Tuttavia, in alcuni casi, l’aumento di interazioni sociali può non aiutare i bambini a sentirsi maggiormente a proprio agio, anzi la timidezza tende ad  intensificarsi configurandosi come un vero e proprio problema che causa un notevole senso di angoscia, interferendo con la capacità dei bambini di poter vivere serenamente nei contesti sociali.

Quando si verifica questa condizione è possibile considerare l’ipotesi che si sia instaurata una fobia sociale.

La caratteristica principale della fobia sociale è l’intensa paura, o l’ ansia, di esporsi a situazioni sociali in cui un individuo può essere osservato da altre persone. Chi soffre di fobia sociale, infatti, vive reazioni emotive intense collegate ad alcuni contesti sociali, in cui la persona ha paura di essere giudicata negativamente: paura di essere visti come persone deboli;  ansiose; non equilibrate; stupide; noiose o in generale giudicate in modo negativo. La paura porta ad evitare luoghi e situazioni che potrebbero attivare i sintomi ansiosi e l’individuo può ritrovarsi sempre di più a ridurre le proprie attività, i luoghi e le situazioni quotidiane, generando un circolo vizioso che lo conduce ad un inevitabile peggioramento del quadro fobico e a una importante riduzione della qualità di vita.

Mentre gli adulti con disturbo d’ansia sociale riconoscono il carattere eccessivo del disagio sperimentato in situazioni sociali, in età evolutiva questa consapevolezza può non esserci.

I bambini più piccoli possono fare capricci quando sono costretti ad allontanarsi dai genitori; quando devono incontrare nuove persone o compagni di classe; possono rifiutarsi di giocare con gli amici; fingere di essere ammalati al momento di un evento sociale e così via. Gli adolescenti, invece, tendono ad evitare incontri di gruppo oppure mostrano poco interesse nel fare nuove amicizie.

Il disturbo d’ansia sociale è spesso identificato intorno ai 12 anni, momento in cui i ragazzi dovrebbero aumentare le loro attività sociali con i coetanei, sia all’interno del contesto scolastico, sia all’esterno.

In età evolutiva, solitamente, il disturbo d’ansia sociale si manifesta con i seguenti sintomi:

  • Paura o mancanza d’interesse nel provare cose nuove;
  • Paura di parlare con persone sconosciute;
  • Estremo disagio quando si è al centro dell’attenzione;
  • Evitamento del contatto visivo;
  • Difficoltà nel parlare in pubblico o di fronte alla classe;
  • Difficoltà nel fare nuove amicizie;
  • Auto esclusione sociale;
  • Preoccupazioni relative a possibili valutazioni negative (anche quando non è in corso di valutazione);
  • Mal di stomaco;
  • Tremori;
  • Eccessiva sudorazione.

Come si comportano a casa i bambini con fobia sociale?

Quando i bambini con fobia sociale si trovano in casa propria, la loro sintomatologia varia in base alle situazioni che gli si presentano davanti. È possibile osservare i seguenti sintomi:

  • Paura estrema quando sono presenti degli estranei;
  • Paura estrema in situazioni sociali in cui sono richieste delle prestazioni, per timore di poter agire in modo imbarazzante;
  • Attacchi di ansia che si verificano prima o nel momento in cui i bambini devono intrattenere relazioni sociali: andare a una festa; parlare di fronte agli altri; chiedere qualcosa in prestito qualcosa. I sintomi possono essere così gravi da somigliare a veri e propri attacchi di panico caratterizzati da palpitazioni, dolore toracico, sudorazione, tremori, nausea, intorpidimento o formicolio, vampate di calore, mancanza di respiro e vertigini;
  • Alcuni bambini possono piangere, lamentarsi, o fare capricci per evitare degli incontri sociali. Altri possono essere in grado di tollerarli solo se in presenza di una persona a loro familiare. Questa condizione porta all’evitamento di luoghi o situazioni ansiogene;
  • Grave disagio durante l’espletamento di routine sociali, come ad esempio: mantenere una conversazione; parlare con un adulto: giocare in un piccolo gruppo; andare ad una festa di compleanno, ecc…;
  • Rifiuto per la scuola, causato dalle preoccupazioni relative a performance sociali e scolastiche;
  • Rifiuto di partecipare a gite o ad altre attività sociali. Il bambino può decidere di non incontrare gli amici, di non giocare con loro, di non partecipare ad attività extra scolastiche, ecc…;

E a scuola, come si manifesta questo disagio?

A scuola, un bambino con fobia sociale, può presentare diversi sintomi:

  • Difficoltà nell’ingresso a scuola, frequenti ritardi e capricci mattutini;
  • Rifiuto per la scuola;
  • Bassa autostima;
  • Difficoltà di concentrazione, che influiscono sulle prestazioni scolastiche;
  • Difficoltà nell’esecuzione dei compiti assegnati in classe, a causa delle difficoltà di concentrazione;
  • Difficoltà a parlare di fronte alla classe;
  • Difficoltà di esposizione durante le interrogazioni;
  • Blocchi o frequenti vuoti di memoria durante i compiti in classe o le interrogazioni;
  • Scarsa o assente partecipazione alle discussioni di classe;
  • Disturbi fisici, come mal di stomaco, vertigini, battito cardiaco accelerato, tremori, eccessiva sudorazione, ecc…;
  • Evitamento del contatto oculare;
  • Difficoltà di apprendimento.

Come possiamo risolvere il disturbo d’ansia sociale in età evolutiva?

Durante il trattamento sono elementi fondamentali il supporto e la collaborazione attiva dei genitori il cui grado di coinvolgimento varia in base all’età del soggetto in età evolutiva. Le tecniche maggiormente utilizzate per il disturbo d’ansia sociale sono quelle di tipo cognitivo-comportamentale.

Il trattamento si avvale di diverse metodologie che, una volta apprese e utilizzate con regolarità, favoriscono il superamento del disturbo d’ansia sociale ed evitano che si ripresenti in futuro. Tra le tecniche più comuni abbiamo:

  • L’individuazione e la modificazione dei pensieri disfunzionali. Con questa tecnica viene insegnato a bambini e ragazzi ad individuare i pensieri disfunzionali correlati agli eventi ansiogeni. Una volta individuati quali sono questi pensieri, gli si insegnerà a valutare le situazioni temute con maggiore oggettività, in modo da poterle affrontare con pensieri più funzionali e realistici;
  • L’esposizione. Questa tecnica consiste nell’affrontare le situazioni temute esponendosi ad esse in modo graduale. Questo metodo permetterà al bambino, o all’adolescente, di verificare che le situazioni da lui temute, non comportano un reale pericolo e imparerà che affrontare e gestire l’ansia è un’azione possibile;
  • Il rinforzo. Ogni comportamento del bambino che si avvicina all’obiettivo prefissato sarà premiato, sia che si verifichi a casa, che a scuola, che in terapia, al fine di renderne più probabile la ricomparsa;
  • Il modellamento. Attraverso questa tecnica l’adulto si pone come modello funzionale di comportamento nell’affrontare le situazioni temute;
  • Le tecniche di rilassamento e di mindfulness. Nel fronteggiare la problematica possono essere utilizzate diverse tecniche di rilassamento, come il rilassamento muscolare progressivo; la respirazione diaframmatica; il training autogeno e il rilassamento per immagini;
  • Il parent training. Il coinvolgimento dei genitori nella terapia con i bambini, come abbiamo detto, è di fondamentale importanza. Verrà loro insegnato come rispondere alle richieste e ai comportamenti dei bambini o dei ragazzi, in modo da non rinforzare le loro paure e, di conseguenza, il disturbo.

Adriana Mondello

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