martedì 7 luglio 2020

Ansia generalizzata, come riconoscerla e come curarla per non vivere nella preoccupazione costante


L'incertezza del futuro, la perdita del lavoro, la precarietà diventata regola hanno incrementato: stress, nervosismo, insonnia, ansia e depressione.


L'emergenza Covid-19 ha prodotto conseguenze rilevanti non solo in ambito clinico ed economico, ma ha anche lasciato significative ripercussioni psicologiche.


La vita di moltissime persone è stata completamente stravolta dalla pandemia e dalle misure adottate per limitare il contagio. L'incertezza del futuro, la perdita del lavoro, la precarietà diventata regola hanno incrementato: stress, nervosismo, insonnia, ansia e depressione.


In una società dove si viveva sull'onda della velocità e degli obiettivi da raggiungere, tutto all'improvviso si è fermato. Progettare il futuro, soprattutto economico e lavorativo, è diventato difficile.

Uno dei disturbi già molto presente nella popolazione, ma che dopo il lockdown è prepotentemente emerso, è il disturbo d'ansia generalizzata, detto anche DAG o GAD (Generalized Anxiety Disorder) (American Psychiatric Association, 2013).

La parola “ansia” deriva dal termine latino “anxius”che significa affannoso, inquieto e la radice di questo termine è quella del verbo latino “angere” che vuol dire stringere, soffocare.

L'ansia infatti si caratterizza come una condizione di tensione che si manifesta con timore, apprensione, attesa inquieta. Inoltre, ci sono alcuni correlati fisiologici come: tremori, sudorazione, palpitazioni, senso di affaticamento, difficoltà a respirare normalmente.

Tra le possibili cause e fattori di rischio per sviluppare il disturbo d'ansia generalizzata si evidenziano:

- esperienze negative o traumatiche (recenti o passate);

- esposizione prolungata a  fattori stressanti;

- malattie croniche e invalidanti;

- personalità evitanti, introverse e pessimiste;

- una componente genetica che aumenta il rischio di sviluppare il disturbo.

L'elemento centrale del disturbo è il rimuginio, ovvero il continuo pensare e ripensare agli eventi negativi che potrebbero capitare, con l'obiettivo di prevederli, prevenirli e prepararsi a affrontarli. Il rimuginio riguarda la preoccupazione verso eventi futuri, percepiti come pericolosi, per i quali l'individuo sente la necessità di prepararsi e di trovare le soluzioni possibili per gestire queste minacce.

I criteri diagnostici

I criteri diagnostici per il disturbo d'ansia generalizzata proposti dal DSM-5 (American Psychiatric Association, 2013) sono riassumibili  come segue:

- presenza di ansia e preoccupazioni eccessive, che si manifestano per la maggior parte dei giorni per almeno sei mesi. Presenza di almeno due ambiti diversi di preoccupazione;

- la persona ha difficoltà nel controllare la preoccupazione;

- l'ansia e la preoccupazione sono associate con almeno tre dei sintomi seguenti: irrequietezza, facile affaticabilità, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare, alterazioni del sonno;

- l'ansia, le preoccupazioni e i sintomi fisici provocano una significativa riduzione della qualità di vita del soggetto;

- l'ansia non è dovuta agli effetti di una sostanza o a una condizione medica;

- il disturbo non è specificato da altre condizioni mediche di natura psichiatrica.

La maggior parte dei pazienti con disturbo d'ansia generalizzata riconoscono di trascorrere molto tempo della loro giornata preoccupandosi per cose di secondaria importanza. Le loro preoccupazioni tendono a riflettere una vulnerabilità nel senso di minaccia percepita (ad es.: “qualche cosa andrà male”) e la mancanza di risorse personali nel fronteggiamento delle situazioni (ad es.: “non sono in grado di farcela”).

Le cure

Riguardo alle cure per il disturbo d'ansia generalizzata si possono prevedere: psicoterapia, tecniche di rilassamento e trattamento farmacologico.

Attraverso la psicoterapia si possono affrontare in modo separato le varie situazioni in cui l'ansia si presenta tramite tecniche comportamentali e di ristrutturazione cognitiva.

Tecniche di rilassamento possono servire ad interrompere il processo di autoalimentazione dell'ansia e abbassare lo stato di tensione generale.

Riguardo alla terapia farmacologica per molto tempo le benzodiazepine sono state i farmaci di prima scelta nel controllo dei sintomi ansiosi e tuttora sono considerate il trattamento più indicato per il controllo rapido dell'ansia e per gestire le situazioni in cui non vi sia comorbidità con un disturbo depressivo.


Dal Sito: milleeunadonna.it



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