mercoledì 1 luglio 2020

Paola Perego: «Racconto i miei 30 anni di attacchi di panico per aiutare chi ne soffre»





Lei lo chiama il Mostro. Paola Perego cominciò a soffrire di attacchi di panico a 16 anni, quando ancora non si conoscevano e il massimo che un medico diceva era «ha l’esaurimento nervoso». L’hanno tormentata per 30 anni fino a quando, soprattutto grazie alla psicoterapia cognitivo comportamentale, ha smesso di «avere paura della paura». 
Martedì 30 giugno alle 18.30 presenterà sul canale Instagram del Circolo dei Lettori il suo libro Dietro le quinte delle mie paure, la storia della sua vita intrecciata agli attacchi di panico. Al termine del romanzo ci sono anche le testimonianze di Fedez, Elena Sofia Ricci, Michelle Hunziker, Federica Pellegrini.

Ha sconfitto il mostro? 
«Ci ho messo 30 anni, ma da una decina si. La psicoterapia è stata fondamentale, alla terza ho vinto la battaglia. Il mostro era parte di me, lo è per tutti. Con la terapia svisceri i tuoi difetti, emozioni, bisogni e, quando li conosci davvero, non fa più paura. La causa è sempre molto meno spaventosa degli attacchi di panico che genera. Per anni, per vivere, ho dovuto prendere dei farmaci». 

«Io potevo non guidare, non uscire, non mangiare, non vedere i miei amici. Ma mai stare senza lavorare. Perché ne avevo bisogno per vivere e perché mio padre mi ha trasmesso un senso del dovere fortissimo». 

Perché la decisione di scrivere un libro? 
«Era da un po’ che mi frullava in testa. È molto difficile parlarne anche se, come nel mio caso, non ne soffri più. Un pomeriggio, raccontai la mia storia a Verissimo. Qualche giorno dopo andai a fare spese con mia figlia e venni avvicinata da una ragazza che mi abbracciò e mi raccontò di soffrire di crisi di panico. Disse che, dopo avermi vista in tv, dopo una settimana che non metteva il naso fuori casa per la paura, si era infilata il suo vestito più bello ed era finalmente uscita. Piangemmo insieme. Ho scritto per testimoniare: se ce l’ho fatta io, ce la potete fare tutti. Mi ha aiutata la mia amica Serena».


E il libro è dedicato ai suoi figli.
«Ho passato una vita a nascondermi, a non far sapere loro come stavo. Ero la mamma che non li accompagnava da nessuna parte, che non riusciva a stare da sola con loro. Ho voluto dirgli tutto mettendolo nero su bianco. Spiegare perché sono stata così». 


Anche suo figlio ne ha sofferto. Gli è stata d’aiuto?
«Ero agitatissima. Nel libro c’è un suo disegno che descrive un attacco. È stato bravissimo, voleva venirne fuori presto. Gli dicevo: ti vengo a prendere? E lui tornava in macchina da solo. È stato molto forte. Ha fatto terapia e in un anno ne è uscito». 


Come le è stato vicino suo marito Lucio Presta? 
«Mi ha compresa. Non bisogna mai dire: non è niente, oppure basta la forza di volontà. Non mi ha mai giudicata, fatta sentire inferiore, debole. Mi stava vicino e mi distraeva. Lucio è un uomo molto solido: qualunque cosa possa accadere, lui chiama un elicottero e ti mette in salvo».


Dal Sito: torino.corriere.it

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